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Castellammare di Stabia

Eroi gialloblù: Il ricordo indelebile della Juve Stabia 2011 che il 19 giugno trionfò al Flaminio di Roma

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Una data, un luogo, un’emozione che restano scolpiti nella memoria di un’intera città: 19 Giugno 2011, Stadio Flaminio di Roma. È il giorno in cui la Juve Stabia, al termine di una stagione memorabile, conquistò un’agognata promozione in Serie B, riportando le Vespe nel calcio che conta dopo sessant’anni. Quella squadra, entrata di diritto nella leggenda del club, porta il volto e l’impronta indelebile di un uomo: Piero Braglia. L’allenatore di Grosseto, con il suo carisma e la sua sapienza tattica, seppe plasmare un gruppo straordinario, diventando uno dei tecnici più amati nella storia gialloblù.

Alle sue spalle, una società solida guidata con passione dalla coppia di presidenti Franco Giglio e Franco Manniello, e un mercato oculato orchestrato dal direttore sportivo Salvatore Di Somma, capace di assemblare un mix perfetto di gioventù, esperienza e puro talento.

Quella del 2010-2011 fu una stagione trionfale su tutti i fronti. Prima ancora dell’apoteosi dei playoff, le Vespe misero in bacheca la Coppa Italia Lega Pro, a testimonianza della forza di un organico completo in ogni reparto. Tra i pali, si alternarono due portieri che si rivelarono entrambi protagonisti: la sicurezza di Ermanno Fumagalli e l’esplosività del giovane Simone Colombi le cui parate furono decisive in innumerevoli occasioni.

La difesa era un fortino eretto su pilastri di carisma ed esperienza. Su tutti svettava Morris Molinari, il “Gigante Buono”, che in quel finale di stagione si trasformò in un eroe inaspettato, segnando gol pesantissimi e decisivi nei playoff contro il Benevento e, soprattutto, nella finalissima di Roma. Al suo fianco, la leadership silenziosa ma efficace di Alessandro Fabbro, ragazzo dal sorriso contagioso che in campo si trasformava in un marcatore arcigno. A completare il reparto, l’affidabilità di Stefano Dicuonzo, un uomo sempre al posto giusto nel momento giusto, l’ordine tattico di Donovan Maury, la grinta e il cuore di Salif Dianda sulla fascia, l’esperienza di Luigi Pezzella e la solidità di Gennaro Scognamiglio, una vera roccia dal cuore gialloblù. E come non ricordare la corsa instancabile di Giuseppe Rizza, la “Freccia Siciliana”, strappato troppo presto all’affetto dei suoi cari e dei tifosi che lo ammiravano.

Il centrocampo era il motore pulsante della squadra, un concentrato di qualità, quantità e leadership. Adriano Sartorio Mezavilla, non a caso soprannominato “Il Sindaco” di Castellammare, era l’anima della mediana, un uomo capace di trascinare i compagni e abituato a vincere. Accanto a lui, la dinamicità di Riccardo Cazzola, un talento purissimo che legherà poi il suo nome all’Atalanta prima di una carriera sfortunata a causa degli infortuni, e le geometrie raffinate di Ciro Danucci, faro di eleganza in mezzo al campo. Un contributo importante, soprattutto nella prima parte di stagione, arrivò anche dal giovane Guido Davì e dall’esperto Nicola Ciotola.

In attacco Braglia poteva contare su un arsenale variegato e letale. Andrea Raimondi “il furetto” con le sue accelerazioni improvvise era capace di spaccare le difese avversarie. Nazzareno Tarantino era semplicemente una leggenda in maglia gialloblù, un giocatore il cui nome non ha bisogno di presentazioni per i tifosi stabiesi. A guidare l’attacco, l’esperienza e il fiuto del gol di Giorgio “Re” Corona, che siglò il gol della sicurezza al Flaminio facendo esplodere di gioia il suo popolo. E poi i giovani, talenti pronti a esplodere: la classe di Diego Albadoro, autore di gol di pregevole fattura, e la velocità dirompente di Jerry Mbakogu, capace di accendere le partite con la sua potenza.

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astellammare di Stabia è una città che vive di calcio, un luogo dove la passione per la maglia gialloblù si tramanda di generazione in generazione. E in ogni stagione, in ogni vittoria, in ogni impresa che resta impressa nella memoria, ci sono figure che trascendono il ruolo di semplici calciatori o membri dello staff.

Sono gli eroi, coloro che con il loro impegno, la loro dedizione e il loro amore per i colori stabiesi hanno lasciato un segno indelebile. Per questo, Castellammare ringrazia. E ringrazierà per sempre i suoi eroi del 2011. Il loro ricordo è la fiamma che continua ad alimentare la passione e a ispirare le future generazioni di Vespe.


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