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Castellammare di Stabia

Juve Stabia, Peppino Rizza: Festeggiò la promozione in B del 19 giugno. Un Cuore Gialloblù che batte ancora.

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volte, la vita ci mette di fronte a prove incomprensibili, strappandoci via persone troppo presto e lasciando un vuoto incolmabile e un senso di profonda ingiustizia. È il caso di Giuseppe Rizza, un giovane calciatore il cui sogno è stato interrotto da un destino crudele. Nonostante il tempo passi, il suo ricordo rimane vivo e intatto, specialmente nel cuore di chi ha avuto il privilegio di conoscerlo e vederlo onorare la maglia della Juve Stabia.

“Peppino”, come lo chiamavano affettuosamente tutti, non era solo un calciatore; era un ragazzo dal sorriso contagioso, una determinazione ferrea e una passione smisurata per il pallone. La sua prematura scomparsa, avvenuta il 6 luglio 2020 a soli 33 anni a causa di un aneurisma cerebrale, ha lasciato un’eredità che va ben oltre i campi da gioco, un’eco di talento e umanità che risuona ancora forte.

Dalla Juventus a Castellammare: Nascita di un Legame Indissolubile

Nato a Noto l’8 aprile 1987, il talento di Rizza fu subito evidente. Il suo percorso calcistico iniziò nelle prestigiose giovanili della Juventus, un’esperienza che forgiò il suo carattere e affinò la sua tecnica. Tuttavia, fu a Castellammare di Stabia che il suo nome divenne leggenda.

La sua prima avventura con le Vespe risale alla stagione 2007-2008. In un campionato di Serie C1 difficile per i colori gialloblù, Giuseppe Rizza emerse come uno dei simboli, se non il simbolo, di quella squadra. Con le sue 27 presenze e 2 gol, divenne un autentico trascinatore, un faro nella lotta per la salvezza. La sua grinta, i suoi dribbling sulla fascia sinistra e la sua instancabile dedizione lo resero un beniamino indiscusso dei tifosi, che in lui vedevano non solo un grande giocatore, ma un ragazzo che incarnava la voglia di non arrendersi mai.

Una Carriera Segnata dalla Sfortuna, Ma Non dalla Resa

La carriera di “Peppino” fu purtroppo costellata da tanti, troppi infortuni che ne limitarono l’ascesa. Dopo le esperienze con Livorno, Arezzo e Pergocrema, il destino lo riportò a casa, a Castellammare. Nel gennaio del 2011, Rizza tornò a vestire la maglia della Juve Stabia, giusto in tempo per scrivere una delle pagine più gloriose della storia del club con la conquista della Coppa Italia di serie C (prima e unica volta per le Vespe) ed il ritorno in Serie B dopo quasi 60 anni. Fu parte integrante della squadra che, al termine di una cavalcata trionfale, conquistò la Coppa Italia di Lega Pro e soprattutto una storica promozione in Serie B.

Anche in questa seconda esperienza seppur con un contributo numericamente inferiore a causa dei problemi fisici il suo carisma e il suo spirito di squadra furono fondamentali per il gruppo. La Juve Stabia, per lui, non era solo una squadra ma “un pezzo di cuore” come amava ripetere sui social e nelle interviste, circondato dall’affetto di amici che avevano imparato ad apprezzare prima l’uomo e poi il calciatore.

Un’Eredità di Luce e Passione

Le sue gesta in campo non erano solo espressione di abilità tecnica ma di una gioia di vivere e di un amore autentico per il gioco. Giuseppe incarnava i valori più puri dello sport: sacrificio, lealtà e la capacità di lottare contro ogni avversità. Era un esempio per i compagni, un punto di riferimento per gli allenatori e un idolo per i tifosi.

Ma il ricordo di Giuseppe non è fatto solo di tristezza per un sogno interrotto. È un ricordo fatto di luce, di energia, di quel sorriso che sapeva illuminare ogni ambiente. È un monito a non dare mai nulla per scontato, a vivere ogni istante con la stessa intensità e passione che lui metteva in ogni partita in ogni allenamento.

L’eco delle sue corse sulla fascia, l’amore per quella maglia gialloblù e il calore del suo sorriso rimangono un segno indelebile nei cuori di tutti. Giuseppe Rizza ci ha lasciato troppo presto, ma il suo spirito continua a vivere nel ricordo di chi lo ha amato un ragazzo che ha trasformato una partita di calcio in una lezione di vita.


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