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Castellammare di Stabia
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Abou Diop: Peccato non aver vinto. Dedico il gol a Manniello.. VIDEO (Raffaele Izzo)

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Riportiamo le dichiarazioni di Abou Diop, autore della rete che ha portato al pareggio la Juve Stabia al Pinto di Caserta.

Abbiamo fatto una grande partita contro una squadra veramente forte e siamo contenti per il punto portato a casa.
Sono doppiamente felice perché il buon risultato è arrivato anche grazie bal mio gol; sono stato bravo as approfittare della distrazione della difesa degli avvesari.
Peccato per le altre occasooni da rete mie e di Del Sante non caoitalizzate, ho fatto del mio meglio ma non sono riuscito ad indirizzare la palla verso la porta. 
Sono felice di essere importante per la squadra, dall’inizio o a partita in corso non fa differenza, l’importante è il risultato di squadra.
È stato bellissimo fare gol sotto il settore dello stadio pieno di nostri tifosi. Speriamo che anche in casa si possa vedere uno stadio pieno. Dedico il gol al Patron Manniello che oggi compie gli anni.

Zavettieri: Finalmente ho visto la cattiveria che volevo.. VIDEO (Raffaele Izzo)

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Al termine del match con la Caserta, Mister Zavettieri si è soffermato ai nostri microfoni.

Ecco le parole del tecnico stabiese:

Sono soddisfatto a metà per il risultato, la differenza l’hanno fatta quei dieci minuti iniziali della ripresa, quando non siamo quasi scesi in campo. Abbiamo però dimostrato di essere vivi ed abbiamo reagito alla grande, sfiorando la vittoria in un campo così difficile. 
Dobbiamo essere bravi ad acquisire maggiore continuità e serenità perché serve a poco fare buoni risultati se poi la partita successiva si sbaglia tutto.
Ho deciso di schierare dall’inizio Navratil per testare quanto egli potrà dare, così come Diop è partito dalla panchina perché lo volevo fresco nella ripresa, sapendo quanto potesse far male agli avversari. 
I complimenti vanno fatti anche a Russo, tornato ai suoi livelli dopo il brutto infortunio. Non è stato facile lasciare in panchina Polito, ma Russo sta bene ed ora merita di giocare, come dimostrato oggi.
Sono felice soprattutto per po spirito ed il coraggio messi in campo, era quellp che volevo.

Clemente Filippi “Dobbiamo ripartire dalla reazione del secondo tempo..” – VIDEO (Raffaele Izzo)

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Abbiamo ascoltato il D.G. delle Vespe Clemente Filippi. Ecco il suo commento dopo io pareggio tra Casertana e Juve Stabia:

Ci troviamo a commentare un risultato importante contro una squadra che si gioca il primato e che ha un organico da categoria superiore.
Fa molto piacere la reazione che c’è stata nella squadra dopo il vantaggio della Casertana ed, anzi, con un pò più di precisione sotto porta avremmo portato i tre punti a Castellammare. 
La Casertana è partita fortissimo nella ripresa e abbiamo rischiato seriamente di capitolare ma siamo stati molto bravi a non perdere la calma e a riprendere il risultato. 
Ringrazio i circa 500 tifosi stabiesi arrivati fin qui per sostenere i ragazzi. Questo non mi sorprende perché lo zoccolo duro del tifo è stato, è e sarà sempre con noi. 
Speriamo di dare continuità a questo importante risultato. 

Ecoturismo, una risorsa da sfruttare

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La Legambiente ha premiato le strutture turistiche italiane più green, ovvero più attente all’ambiente, distribuendo i cosiddetti “oscar dell’ecoturismo”.

Sono stati distribuiti 26 oscar, di cui addirittura nove sono finiti in Emilia Romagana che è stata la regione più premiata.

La Toscana con 6 strutture premiate e Abruzzo con 4 sono le regioni che seguono la primatista Emilia.

Per la prima volta sono state premiate anche 9 aree protette: Parco delle Dune Costiere, Parco Nazionale Arcipelago Toscano, Parco Nazionale Gran Paradiso, Parco nazionale Alta Murgia, Area marina protetta Isole Egadi, Parco regionale dell’Adamello Brenta, dell’Appennino Tosco Emiliano, della Maremma, del Conero.


“Questi Oscar rappresentano le eccellenze del panorama nazionale nell’ambito del turismo amico dell’ambiente – afferma Angelo Gentili, responsabile nazionale Legambiente Turismo”.

Si tratta di strutture ricettive che hanno scelto la sostenibilità e il rapporto con il territorio come ingredienti essenziali per differenziare la propria proposta ai clienti, che sembrano sempre più attenti a questo tipologia di turismo.

Come indicato dai dati più recenti, per il turismo ambientale e la green economy il 2016 potrebbe essere l’anno boom per i turisti ecosostenibili. Per Legambiente il 79% dei viaggiatori (61% dei quali stranieri) considera oggi importanti gli accorgimenti eco-friendly quando sceglie una struttura ricettiva.

Non va inoltre dimenticato il cicloturismo, che oggi conta un giro d’affari veramente importante; in Italia è pari a circa 2 miliardi di euro.


Per la nostra Italia quindi la green economy legata al turismo, potrebbe essere una risorsa veramente importante, che deve essere sempre più sostenuta non solo favorendo e incoraggiando gli investimenti privati, ma anche con una concreta partecipazione da parte delle pubbliche autorità.


Francesco Alfano

Casertana-JuveStabia (1-1) – L’incontro minuto per minuto

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Tempo di derby al Pinto di Caserta. Tempo cupo e nuvoloso, tanta pioggia e manto erboso pesante proprio a causa dell’abbondante pioggia caduta sulla Campania e sul Sud Italia. La Casertana, per la ventiduesima giornata del campionato di Lega Pro girone C, affronta fra le mure amiche la Juve Stabia. Nella passata stagione fu una rete di Maurizio Vella al minuto 88’ a regalare i 3 punti alle vespe di Pancaro in terra casertana. I padroni di casa sono in corsa per la promozione in B, le vespe invece devono uscire da un lunghissimo periodo di crisi per raggiungere una fondamentale salvezza. Ecco le formazioni scelte da Romaniello e Zavettieri:

CASERTANA (3-5-2): GRAGNANIELLO, POTENZA, IDDA, BONIFAZI, TITO, AGYEI, MANCOSU, DE MARCO, MANGIACASALE, GIANNONE, DE ANGELIS. A Disposizione: SIGNORIELLO, RAINONE, MUROLO, FINIZIO, SOM, MATUTE, PEZZELLA, GUGLIELMO, JEFFERSON, ALFAGEME, VARSI, DE FILIPPO.

JUVE STABIA (4-4-2): RUSSO, ROMEO, NAVRATIL, POLAK, CONTESSA, CANCELLOTTI, MAIORANO, OBODO, LISI, DEL SANTE, NICASTRO. A Disposizione: POLITO, ROSANIA, LIOTTI, IZZILLO, CARROTTA, FAVASULI, GRIFONI, GATTO, DIOP.

1’: Inizia il match!

10’: Mangiacasale semina il panico sull’out destro, supera Navratil e Contessa ma a tu per tu con Russo si allunga la palla

13’: MIRACOLO DI GRAGNANIELLO! Del Sante tira a colpo sicuro da 1 metro ma Gragnaniello para

14’: Lisi serve Nicastro al limite dell’area, il quale tira ma spara alto

23’: Russo respinge malissimo una punizione di Giannone, Tito spreca e strozza il tiro fuori

27’: CLAMOROSA occasione per la Casertana! Giannone strozza il tiro praticamente sul dischetto del rigore

32’: Giannone salta secco Navratil che lo stende, ammonito

36’: Occasione ghiotta per la Juve Stabia! Bel cross di Cancellotti e Lisi, di testa, per poco non porta in vantaggio le vespe

39’: Lisi riparte in velocità, Mangiacasale lo stende a centrocampo, ammonito

45’: tiro insidioso di Agyei dal limite, Russo respinge in angolo, finisce cosi il primo tempo

46’: inizia la ripresa!

47’: miracolo di Russo! De Angelis, ben imbeccato da Agyei, colpisce bene di testa ma Russo respinge

48’: Solo Casertana in campo, Giannone fa quello che vuole in area ma poi spara fuori

49’: ancora Casertana! De Angelis lancia Giannone in area che a tu per tu con Russo sbaglia lo stop.

50’: Juve Stabia assente, 6 occasioni nitide in 5 minuti per la Casertana, Mangiacasale prima e Agyei poi, per un non nulla non portano in vantaggio i padroni di casa

52’: MERITATO GOL DELLA CASERTANA: Cross di Giannone e gol al volo di Bonifazi.

58’: Tiro a giro di Giannone, palla fuori

60’: Giannone supera Obodo che lo stende, ammonito, salterà il Martina

67’: Cross di Contessa da angolo, Romeo di testa spreca

71’: GOL JUVE STABIA!! Lancio di Maiorano per Diop che si invola verso la porta e pareggia i conti

72’: ingenua ammonizione per Del Sante

73’: Cambio Casertana, entra Alfageme esce De Marco

74’: Cambio Juve Stabia, esce Maiorano entra Favasuli. Nella Casertana esce De Angelis entra Jefferson

75’: bruttissimo fallo di Agyei sull’appena entrato Favasuli, ammonito

78’: CLAMOROSO errore di Diop! Del Sante crossa e Diop a porta vuota spara fuori

80’: CLAMOROSA occasione per la Casertana! Romeo sbaglia il rinvio e Tito tira al volo dal limite dell’area, palla di poco fuori

86’: Cross di Contessa, ancora Romeo di testa spara fuori

87’: Mangiacasale fa quello che vuole sulla destra, serve al centro ma Jefferson tira alto da ottima posizione

88’: occasione Juve Stabia! Cross di Cancellotti, tiro al volo di Del Sante ma Gragnaniello respinge

89’: Ammonito Cancellotti per fallo su Tito

90’: 3 di recupero

92’: cambio Casertana, esce Jefferson entra Varsi

93’: finisce 1-1 al Pinto, decidono Bonifazi e Diop

ISCHIA, IL D.G AIELLO: ”AD AGRIGENTO 11 LEONI!”

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Ieri pomeriggio l’Ischia Isolaverde ha svolto la rifinitura presso il campo “La Pinetina” di Agrigento, messo a disposizione dalla locale società grazie ai buoni uffici del d.s. gialloblù Ciro Femiano. I venti convocati hanno provato e riprovato le situazioni di gioco proposte in settimana dallo staff tecnico, soffermandosi come di consueto sulle situazioni da palla inattiva. I calciatori hanno riposato per un paio d’ore per smaltire la levataccia mattutina. Ricordiamo che gli unici assenti sono il difensore Sirigu (infortunato) e l’esterno De Clemente (ha giocato con la Berretti). La squadra è stata incitata da un gruppetto di tifosi che è giunto in Sicilia con un giorno d’anticipo per sostenere l’Ischia in questa delicata trasferta. “Domani lotteremo come leoni, suderemo la maglia – commenta il d.g. Mario Aiello –. Con la qualità dei nostri giocatori cercheremo di portare a casa la vittoria. Non sarà facile visto l’ottimo momento dell’Akragas ma noi ci crediamo. Per i nostri tifosi e per la nostra isola”.

Dallo spazio l’invito a nuove sfide. MAURIZIO MOLINARI*

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La scoperta delle onde gravitazionali intuite da Albert Einstein lascia intendere che la Scienza bussa alle nostre porte per suggerirci di guardare a questo secolo con un’ottica diversa da crisi finanziarie, populismi politici e conflitti endemici.  

La finestra sul Big Bang da cui si originò l’universo rivoluziona lo studio dell’astronomia, permette di sentirci più a casa nel cosmo, spinge a guardare ai 260 mila robot impiegati nell’economia americana come a possibili compagni di viaggio nell’esplorazione oltre i confini del sistema solare e aumenta le attese per il progetto del lanciatore Nasa per far sbarcare gli esseri umani su Marte. Ma ciò che più conta è quanto Gillian Lester, preside della Scuola di Legge dell’Università di Columbia, suggerisce agli alunni dei nuovi corsi invitandoli a immaginare il proprio lavoro nel futuro sovrapponendo materie e competenze apparentemente inconciliabili. Un esempio viene dalla possibilità di rispettare i diritti di proprietà nello spazio esterno alla Terra.  

Il presidente americano Barack Obama alla fine dello scorso anno ha promulgato la legge «Us Commercial Space Launch Competitiveness Act» che riconosce e promuove i diritti delle aziende Usa – come «Deep Space Industries» e «Planetary Resources» – di esplorare ed estrarre risorse da «asteroidi ed altri corpi celesti» ponendo le basi giuridiche per la creazione di miniere sulla Luna oppure per riuscire a «catturare» ricchezze minerarie contenute dagli oggetti che orbitano attorno al nostro pianeta.  

La Nasa ha allo studio d’altra parte due progetti concorrenti per estrarre acqua dalla superficie lunare. Si tratta di una strada pionieristica, fra giurisprudenza e astronomia, che contrasta con il testo del Trattato internazionale sullo Spazio Esterno, siglato nel 1967 e ratificato da tutte le nazioni con programmi spaziali, che impedisce a qualsiasi azienda privata di appropriarsi di risorse celesti. Ma quella proibizione, risalente a 49 anni fa, stride con le prospettive di coesistenza fra esseri umani ed universo che invece accelerano davanti a noi.  

Da qui la necessità che anche altri Paesi, a cominciare dalle democrazie industriali più avanzate – Unione Europea, Giappone, Canada, Australia – inizino a cimentarsi con la sfida che Barack Obama ha accettato, il Congresso di Washington ha fatto propria a dispetto delle diatribe bipartisan e che Gillian Lester sottopone ai nuovi arrivi sui banchi della Columbia University di New York. Non farlo esporrebbe a gravi rischi, ovvero alla possibilità che la solitudine americana nella protezione legale dei diritti privati di esplorazione celeste possa portare a squilibri giuridici, contrasti politici – se non addirittura conflitti armati – internazionali sulla gestione di risorse che costituiscono il vero obiettivo di investimenti globali, privati e pubblici, nella ricerca spaziale che negli ultimi 10 anni hanno superato il tetto dei 50 miliardi di dollari.  

Per avere un’idea della posta in palio basti pensare che secondo il sito «Asternak», che pubblica una lista aggiornata degli asteroidi presenti nel sistema solare aggiornandone il valore sulla base dei prezzi di mercato delle materie prime, si tratterebbe di risorse minerarie pari ad oltre 100 mila miliardi di dollari. Una cifra stratosferica per gli abitanti del pianeta.  

Da qui la sorpresa per il fatto che nell’Unione Europea, al momento, l’unica nazione che sembra aver compreso l’entità della sfida è il Lussemburgo, dove Jean-Jacques Dordain, ex direttore dell’Agenzia spaziale europea, è al centro di un’iniziativa governativa tesa a sfruttare le tecnologie esistenti per realizzare un progetto futuristico con basi solide. 

*lastampa

Le onde di gravità cambiano da Einstein fino a Renzi. EUGENIO SCALFARI*

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Quella appena conclusa e quella che seguirà sono settimane mai vissute prima d’ora, almeno negli ultimi trent’anni. Credo sia dunque necessario un elenco per ordine di importanza e al primo posto credo si debba mettere la conferma ottenuta nei giorni scorsi da due équipe di ricercatori scienziati americani ed europei per quanto riguarda le onde gravitazionali, immaginate e predette cent’anni fa da Albert Einstein ma fino ad ora mai dimostrate.

I giornali hanno dato ampia notizia dell’avvenuta conferma ed anche hanno tentato di mettere in chiaro il suo significato; secondo me però in questo non sono riusciti. Personalmente ho avuto la fortuna di innamorarmi a diciott’anni dei libri di Einstein. Li ho letti quasi tutti e hanno contribuito alla mia formazione mentale. Perciò tenterò adesso di spiegare con brevità e chiarezza il significato di questa scoperta finalmente dimostrata.

La struttura gravitazionale è un equilibrio che cambia di continuo di attimo in attimo, quando i corpi celesti, ciascuno dei quali ha una sua propria densità, entrano in contatto e il corpo più denso attira quello più leggero fino a modificare le orbite della gravitazione e talvolta addirittura a inghiottirlo.

Questi fenomeni avvengono continuamente in ogni punto dell’universo e modificano la struttura gravitazionale repercuotendone gli effetti sullo spazio che li circonda sia dal punto di vista della macrocosmica che da quello della microcosmica, dagli astri alle particelle elementari che viaggiano in tutto l’universo cambiando di continuo i loro rapporti specifici e quelli con la curvatura spazio-temporale.

Questo è quanto avviene e la conclusione è che l’universo è cangiante. Se vogliamo applicare queste verità scientifiche ai valori che interessano più da vicino la nostra specie, ne deduciamo che il potere domina l’universo intero, le sue densità, le sue gravitazioni, le sue velocità fino a quando quel potere passerà di mano ad altri corpi celesti, ad altri buchi neri, ad altre stelle e galassie. Ma la natura cangiante non avrà nessuna modifica: il cambiamento resta agganciato alle onde gravitazionali. A queste conclusioni Einstein era già arrivato nel 1915. Prima di lui Copernico e Galileo avevano dato inizio alla storia della scienza nuova che sta attualmente continuando.

Il secondo evento di questi giorni è stato l’abbraccio di papa Francesco con Kyril, il patriarca ortodosso di tutte le Russie. Sarà un percorso lungo ma finalmente è cominciato. E porterà prima o poi all’affratellamento di tutte le religioni cristiane all’insegna del Dio unico e del Cristo, sua incarnazione.

Ho già più volte ricordato che il prossimo 31 ottobre Francesco incontrerà i rappresentanti di tutta la Chiesa luterana per siglare la pace dopo mezzo millennio di guerre religiose. Ciò che penso di questo Papa è noto: un profeta, un rivoluzionario, un diplomatico, un politico, un gesuita e un devoto di Francesco d’Assisi. Il suo vero Vangelo è quello che dettò al Santo il “Cantico delle creature”. La fede del santo era quella ed è quella che gli accomuna il Papa che ha preso il suo nome. Ama tutti, a cominciare dai poveri, dai deboli e dagli esclusi. Se c’è una persona che oggi rappresenta il cambiamento è lui. Tuttavia l’obiettivo di comprendere la modernità e avviare la Chiesa missionaria a predicare e incoraggiare la vocazione del bene rispetto a quella del male, accade talvolta che ci sia una retroguardia desiderosa di rallentare se non addirittura di fermare questa visione della Chiesa missionaria. Un segnale di questi problemi è avvenuto pochi giorni fa: la dichiarazione del cardinale Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, sulle modalità che il Senato deve adottare a suo avviso per impedire le adozioni alle coppie omosessuali.

Bagnasco ha provocato una reazione molto ferma e veramente giustificata dai rappresentati dello Stato laico italiano, Renzi e i presidenti del Senato e della Camera. Quanto a Francesco, per lui ha parlato l’arcivescovo Galantino, segretario della Cei, il quale ha preso con la necessaria diplomazia le distanze da Bagnasco. Era la voce di Francesco per interposta persona.

Così l’incidente è chiuso. È augurabile che Bagnasco privilegi la preghiera e tenga conto che se la retroguardia non solo cerca di rallentare i processi di cambiamento in corso nella Chiesa ma addirittura si inoltra su un percorso completamente diverso, allora volutamente esce da questa Chiesa missionaria e sinodale.

Il mio ultimo tema riguarda la politica e l’economia in Italia e in Europa. Riguarda soprattutto la lettera che Renzi ci ha inviato e che è uscita su questo giornale giovedì scorso. Nelle prime righe il presidente del Consiglio si rivolge a me e lo fa con gentilezza cortese. Lo ringrazio, ne sono onorato e – fatta questa premessa – vengo ai fatti e alle considerazioni che meritano di essere esposte.

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Primo: la legge sulle Unioni civili, i diritti che vengono riconosciuti, le coppie omossessuali, le adozioni dei figli naturali del partner o di figli contrattati con donne che affittano l’utero in cambio di adeguate ricompense. Questa è la materia sulla quale si discute ma sull’ultimo punto il governo è decisamente contrario e anzi si propone di estendere la nostra posizione proponendone l’approvazione da parte dell’Onu.

A parte il tema dell’utero in affitto, su tutto il resto il governo è fermissimo e vuole ottenere al più presto l’approvazione di entrambe le Camere.

Ho detto il governo, ma debbo modificare: è Renzi che vuole e una parte rilevante del suo partito, con qualche voto in più proveniente da senatori e deputati di altri gruppi. Contro la legge Cirinnà, che è il testo base su cui si discute e su cui si voterà, ci sono invece riserve e contrasti con la componente cattolica del Pd, con la Nuova destra di Alfano e con le opposizioni di destra. Grillo è d’accordo su molte norme ma contrario su altre. E poi ci saranno alcune votazioni segrete che potrebbero capovolgere gli schieramenti emersi dai voti palesi.

Renzi per ora è fermo su tutto (salvo l’utero in affitto) ma ha preso qualche giorno in più di tempo per riflettere. È possibile che la settimana prossima conceda qualcosa che plachi sia Alfano sia i cattolici del Pd.

Personalmente ritengo che stia operando molto bene su questo tema e anche se farà qualche piccola concessione, sarà comprensibile. L’importanza viene dal fatto che con un ritardo di trent’anni da quando il tema delle Unioni civili si pose, ci sarà finalmente un governo che sarà stato capace di realizzare l’obiettivo. È una battaglia di civiltà e di modernità e questo merito a Renzi ed ai suoi collaboratori va riconosciuto.

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Ed ora il secondo tema, che a differenza del primo riguarda l’assetto economico e politico dell’Europa e dell’Italia nell’ambito europeo. Il tema ha preso il via da una proposta di qualche tempo fa, formulata da Mario Draghi nella sua qualità di presidente della Bce e dalla pubblicazione avvenuta pochi giorni fa di un documento firmato dai governatori della Banca centrale tedesca e di quella francese, di cui il nostro giornale ha pubblicato il testo integrale, uscito sulla Süddeutsche Zeitung e su Le Monde.

La proposta di Draghi prevede la creazione di un ministro del Tesoro europeo, incardinato nell’Eurozona. I poteri sarebbero esattamente quelli di un ministro del Tesoro: un bilancio da amministrare, un debito sovrano da gestire, la facoltà di emettere titoli del Tesoro, facilitare l’emissione di azioni da parte delle imprese, il finanziamento di investimenti pubblici, una politica di crescita e di stretto coordinamento tra le economie dei 19 paesi dell’Eurozona. Ed anche d’essere l’interlocutore diretto della Bce che finalmente, come le Banche centrali di tutti gli Stati, avrebbe un solo riferimento e non 19 come finora avviene o addirittura 28 come alcune volte è già avvenuto.

Inutile dire che una riforma del genere è subordinata ad una cessione di sovranità dei 19 paesi dell’Eurozona e forse addirittura dei 28 dell’Ue ed è altrettanto inutile sottolineare che una novità del genere rappresenterebbe un passo della massima importanza per realizzare l’obiettivo degli Stati Uniti d’Europa che fu alla base dell’europeismo di Spinelli, Rossi, Colorni, con un principio d’attuazione che portò alla Comunità del carbone e dell’acciaio e poi ai Trattati di Roma e alla nascita della Comunità europea, poi Unione e infine, nel 2000, alla moneta comune.

Ebbene, a questa proposta, della quale mi ero permesso di incoraggiare Renzi di farla propria e a sostenerla, la risposta del presidente del Consiglio è stata negativa. Non ha escluso che in un lontano futuro possa diventare realizzabile, ma non ora. I problemi di oggi riguardano molti temi, primo tra tutti quelli degli immigrati e del Califfato terrorista. Ma riguardano anche soprattutto la politica di crescita e di flessibilità che ogni paese deve perseguire con i propri criteri, rispettando ma forzando in qualche modo le regole europee e sottolineando l’autonomia di ciascuno Stato nazionale. Di qui il dissenso con Juncker, con la Commissione di Bruxelles, con la Germania e il suo rigore che secondo Renzi può forse giovare alla Germania ma non certo agli altri paesi dell’Unione.

Bene. Anzi male. Personalmente sono rimasto deluso dall’atteggiamento di Renzi. Pensavo che capisse l’importanza politica della proposta Draghi, tanto più che nel frattempo era avvenuto un altro fatto, prevedibile e infatti previsto: i due firmatari del documento in favore della tesi Draghi avevano formulato nel documento suddetto una alternativa: qualora la creazione d’un ministro del Tesoro non fosse stata accettata, si sarebbe dovuti tornare ad una politica più meticolosa delle regole emanate dalla Commissione e approvate dal Parlamento, con un controllo più rigoroso delle politiche nazionali, nella gestione dei rispettivi debiti, nel deficit rispetto al Pil, nella produttività industriale e insomma ad una crescita abbinata al rigore.

Molti ritengono (ed io tra questi) che questa fosse la vera motivazione di quel documento. In realtà il governatore della Bundesbank, con l’aiuto del fraterno suo amico della Banque de France, aveva usato la mossa pro-Draghi perché sapeva che non sarebbe stata approvata proprio per l’opposizione degli Stati nazionali a cedere sovranità su un tema di quell’importanza. Questa mossa rafforzava la loro posizione diventando protagonisti di una politica del rigore.

Questo è il quadro. Che cosa dovrebbe fare Renzi? Forse non mi ero spiegato bene o forse lui non ha capito, perciò brevemente mi ripeterò.

***

Renzi sa che la proposta Draghi per ora non passerà perché i diciannove Stati dell’Eurozona diranno di no. Non solo: con loro ci sarà anche il governo di Gran Bretagna come ha già preannunciato Cameron il quale come condizione per aderire alle proposte di rafforzare i vincoli con l’Europa, chiede che il suo governo possa intervenire anche quando si discute dell’euro. Questa sua richiesta è ritenuta inconcepibile da un gruppo di grande autorevolezza in una denuncia pubblicata ieri da Repubblica e firmata da personaggi come Bini Smaghi, Saccomanni, Toniolo, Tosato, e parecchi altri. È concepibile che il governo inglese amministri la sterlina e la più grande Borsa del mondo insieme a Wall Street, ed abbia anche il potere di dettar legge sulla sorte dell’euro? Il vantaggio di Renzi a sostenere la proposta Draghi è evidente: il Tesoro dell’Eurozona per ora non si farà ma sostenere decisamente quell’ipotesi darebbe all’Italia un ruolo di ben altro livello che quello di rivendicare autonomia: ce la concederanno tutt’al più col contagocce. L’Italia diventerebbe l’alternativa europea e potrebbe rivendicare il ruolo di interlocutore col fascio di luce che le viene dal Manifesto di Ventotene, da un passato di avanzamento sia pur lento verso l’Europa federale, che prima o poi dovrà comunque essere realizzata in una società globale dominata da Stati di dimensioni continentali.

Ricordi, Matteo Renzi, la legge gravitazionale di Einstein e si comporti in conformità. Questo mi auguro e soprattutto gli auguro.

“Sull’orlo del precipizio / giochiamo danzando / sull’orlo del precipizio /
giochiamo sorridendo / e sull’orlo
del precipizio / continua l’orizzonte /
di chi continua a restare”.
Fernando Pessoa, 1927.

*larepubblica

Refugium Peccatorum (Mauro Lo Piano)

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Nel mese di Dicembre, a Messina vi e’ stato un’incontro che per certi versi si puo’ definire storico tra Gianfranco Miccichè commissario di Forza Italia in Sicilia, l’On. Francantonio Genovese,l’On. Franco Rinaldi (PD), e l’On. Maria Tindara Gullo (PD) al suo primo mandato elettorale.
Poter contare anche solo approssimativamente su un numero rilevante di voti (ventimila le preferenze che Genovese aveva portato a casa vestendo la  vecchia casacca) , avranno fatto gola al Partito di Forza Italia, anche se i Deputati Genovese e Rinaldi non potranno correre alla prossime elezioni perche’ “rimandati” a giudizio per una serie di reati di indiscussa rilevanza penale… truffa e peculato. 
Del resto il capostipite di Forza Italia, il Silvio Nazionale, aveva passato in questi ultimi anni, piu’ tempo nelle aule dei Tribunale che negli scanni di Montecitorio e Palazzo Madama. Il partito Forza Italia potrebbe diventare un “Refugium Peccatorum” per molti altri esponenti di partiti politici “toccati all’ala” dalla scure della Giustizia. 
Renzi, maestro e cultore della lingua italiana, studioso di quella inglese, avrebbe usato il termine “Refuge of Sinners”. 
Per non perdere il filo :
Genovese,  indossera’ una maglia nuova fiammante, gli sara’ andato stretto il pigiama a righe fornito dallo Stato Italiano, su ordinazione della Procura di Messina, poi commissionato dal Governo Renzi. 
Nel caso in questione, il Genovese al momento della votazione che gli avrebbe spalancato le porte del carcere di Gazzi ( ME ), e’ stato “abbandonato” dal Partito, le prove della sua colpevolezza in merito ai “Corsi D’Oro” saranno state talmente schiaccianti, che i suoi parrocchiani hanno optato per il suo arresto.. 
Conoscere, per capire e spiegare meglio :
E’ importante, almeno una volta nella vita, per un politico varcare le porte di un carcere, perche’ da un lato offre la possibilita’ ai rappresentanti dei Cittadini di verificare personalmente le condizioni di vita delle persone private della propria Liberta’, dall’altro dovrebbero essere in grado di confortare le persone detenute che oggi piu’ che mai si sentono abbandonate dalle Istituzioni. 
Non sappiamo se questo incidente di percorso sia stato di giovamento al giovane rampollo di una dinastia di politici, alcune volte percorrere la Via Crucis puo’ giovare a capire.

Le Motivazioni che hanno spinto Maria Tindara Gullo che per la prima volta era stata chiamata a svolgere il ruolo di Parlamentare sono state fornite dall’interessata :
“La decisione di aderire a Forza Italia e’ stata da me presa, perche’ e’ un partito di centro, che si sta rinnovando, e guarda con sensibilita’ simili a quelle mie e del mio elettorato, alle problematiche dell’Italia e della Sicilia in particolare”. 
Nulla da eccepire sulla sua scelta e sulle motivazioni, come del resto sia Genovese che Rinaldi avranno avuto le proprie, potranno fare “correre” in politica uomini a loro vicini, cosi Messina potra’ contare ancora sul “peso” della loro dinastia. 
La Politica e’ una brutta bestia, per accaparrarsi voti non si guarda in faccia nessuno, si arriverebbe a rinnegare anche i propri natali pur di avere un posto nel paradiso istituzionale. 
Non esiste ne’ faccia ne’ vergogna, cosi’ mentre e’ ancora in corso il procedimento penale presso il Tribunale di Messina, questo “patto” e’ stato siglato, manca solo il Sigillo Notarile e la Benedizione Apostolica.
Oggi e’ San Valentino auguri a tutti gli innamorati, anche a quelli Politici.

Sanremo 2016, le pagelle della finale: vincono gli Stadio, seconda Michielin, terzo il duo Caccamo-Iurato. Ma la classifica fa discutere

Vincono gli Stadio. Dietro Francesca Michielin e il duo Caccamo-Iurato. Un podio tutto sommato prevedibile, bookmakers alla mano, che concilia la storia, il giovane talento e lo stile Jalisse.

I VOTI

CARLO CONTI 7: Padrone di casa. Senza polemiche, sempre col sorriso. Conduzione efficace e puntuale, ironico quanto basta e mai di troppo. La musica al centro. Questa volta è verità. Che siano in cantanti in gara o gli ospiti poco importa. Bene anche la scelte delle canzoni. Un frullatone- come dice lui- che accontenta tutti e che ci tartasserà, per tanto. L’anno prossimo ci sarà ancora lui, il Conti tris è appena iniziato.

VIRGINIA RAFFAELE 9: Fuoriclasse. La più bella. La più ironica. Esce lei e finalmente si sorride. Con Belen, Donatella Versace e Carla Fracci. Cambia tanto, non ha paura e affronta anche temi tabù. Ma lei può farlo. Perché sa cosa dire, come dirlo e soprattutto quando fermarsi. La comicità non è roba semplice, ma una questione seria. La Raffaele è talento, ma non pensate che non ci sia lavoro. Geniale, talmente geniale, che sembra strano sia ancora qui, con noi, in prima serata su Rai 1. Merita altro. Merita tanto. Speriamo che qualcuno se ne accorga.

GABRIEL GARKO NC: Okey, dividiamo. 0 per le discutibili capacità da valletto, co-conduttore, attore, ballerino e lettore di gobbi. Ma 10, senza alcun dubbio, perché senza di lui non sarebbe stato lo stesso. Mancherà, a molti stasera. Disastroso quanto irrestitibile. Il suo occhiolino, le sue presentazioni imbarazzanti, il mood da Antonio Fortebbracci, saranno per sempre parte di questo Sanremo. Probabile che non lo rivedremo mai più in TV, se non perché qualche fiction insieme alla Arcuri, ma Garko, almeno, può vantare di essere diventato l’idolo dell’intero web. Mica male. Emessing.

MADALINA GHENEA 6: Grazie Madalina per averci ricordato in questa settimana che siamo tutti un po’ brutti e che madre natura non è che poi ci ha voluto così tanto bene. Molto democraticamente, ha abbassato l’autostima a tutti. Ti ricorderemo per i tuoi outfit e per le tue scalinate. Per le storie su mamma e papà, e per esserti scusata per il tuo italiano, non poi così fluido. Ma non scusarti Madalina, non scusarti: Gabriel Garko ancora non l’ha fatto.

LE CANZONI 

GLI STADIO 6,5: Quando ti chiami Gaetano Curreri e canti di un padre che parla a sua figlia, commevente e rock allo stesso tempo, non ti stupisci di una vittoria al Festival. Ha vinto la storia, la carriera, nel nome di Lucio Dalla. Hanno trionfato e rinunciato all’Eurovison. Si sono messi da parte, consapevoli che questa è roba da giovani.

FRANCESCA MICHIELIN 7,5: 20 anni signori. Talento cristallino e voce che arriva dritta, affilatissima. Canzone forte, radiofonica, ma con un testo importante e che darà i tormenti( in positivo) nei prossimi mesi. Non all’altezza, forse, dei suoi precedenti lavori, ma comunque non male per un festival che ha forse peccato un po’ di leggerezza. La bambina è diventata una splendida donna, adesso. Il secondo posto è solo l’inizio.

GIOVANNI CACCAMO E DEBORAH IURATO 5: “Fiumi di parole, tra noi”, ricordate? Per un attimo il brivido. Di quel che sarebbe potuto essere. Di quel Jalisse bis. Terzo posto che sa di ingiusto per una settimana vissuta da entrambi nell’anonimato. E dispiace per Caccamo e per la canzone che brutta non è( dire grazie a Giuliano Sangiorgi, prego), ma la Iurato è un grande no. E non parliamo degli outfit. Ma della voce, possente e gelida che con quella del compagno proprio non si fonde. Via da qui, via da qui, finalmente, potremmo dire. A stufare, hanno un po’ stufato in queste serate.

ALESSIO BERNABEI 4,5:  Noi siamo infinito, ma sarebbe potuto essere pure One Last Time e nessuno se ne sarebbe accorto. Male Alessio Bernabei che, al debutto da solista, ritorna sul palco dell’Ariston con una canzone mal copiata e scialba, acchiappa ragazzine, che però non arriva. Al primo ascolto la definirono ballarissima, all’ultimo anche meno. Se vuoi iniziare una carriera così, caro Alessio, stai sulla strada che porta a Marco Carta. Sei avvisato.

CLEMENTINO 6+: Inaspettatamente Clementino. Arriva settimo e convince un po’ tutti all’Ariston. La canzone cresce, il ritornello, però, ancora non si capisce. Bello il testo e il messaggio. Qualche fra di troppo, ma l’emozione c’è e si sente. Una bella sorpresa. Ci si aspettava di peggio, e invece.

PATTI PRAVO 7:  Ritorna all’Ariston da diva. Lo potrebbe fare da super ospite, ma si rimette in gioco. Primo punto a favore. Canta, almeno ci prova, ma emoziona. Secondo punto a favore. Il testo, scritto da Federico Zampaglione, è bello. Terzo punto a favore. “Ma tu chi sei, che cosa vuoi” diventerà la frase più utilizzata da molti, il lunedì mattina, per mandare a quel paese in modo elegante. Game. Set. Match.

LORENZO FRAGOLA 5,5: Il fatto è che ti aspetti di più da uno come lui. Vuole fare Marco Mengoni, ma proprio non gli viene. La canzone, sanremese per eccellenza, arriva al primo ascolto, ma stanca. Alla terza serata, poi, già sei stufo. Il testo è furbo, forse anche troppo, e si perde. Il timbro c’è, la voce pure, anche se Fragola non ne fa un uso adeguato. Qualche imperfezione c’è. A 20 anni, però, tutto è abbastanza giustificabile. Che trovi la sua di strada, lontano dall’Ariston, preferibilmente.

NOEMI 8: Una interprete al servizio della canzone. La coccola, la accarezza e non esagera, mai. Spinge quando necessario ed emoziona. Quando il testo è di una tale bellezza, basta questo e tutto viene di conseguenza. Noemi ritorna all’Ariston e lo fa nei migliori dei modi, con un ottavo posto che sta estremamente stretto.

ELIO E LE STORIE TESE 6: Portano 7 ritornelli all’Ariston e li chiamano geni. Anche se il pezzo non è bello, non passerà in radio e non venderà. Ricorda la canzone monotona di un paio di anni fa, ma nessuno sembra farci caso. Perché sono geni. Se poi le cose proposte sono sempre le stesse, poco importa. 6, perché almeno hanno portato un po’ di leggerezza sul palco. E perché sono geni, non dimentichiamolo.

ARISA 8,5: Una voce sublime. Parole dirette. Una canzone, insomma, che meritava il podio e che si trova, inspiegabilmente, al decimo posto. Misteri sanremesi, a volte. Un testo che fa inumidire gli occhi, accarezzato dalla voce di Arisa che, come una lama, spezza in due. Brava, bravissima.

ANNALISA 9: Occhi grandi ed umidi. La musica è emozione. Lei si emoziona. Noi ci limitiamo ad ascoltarla e ad emozionarci insieme a lei. Il diluvio universale è un fiume in piena che ti travolge, basta solo essere disposti a farlo.

ROCCO HUNT 5: Quest’anno aveva davvero poco da dire. Molto da ballare, ma poco da trasmettere. Rocco ci ha abituati a pezzi di gran lunga superiori. Quelle canzoni emblema di un paese, di denuncia e soprattutto coraggiosi. Wake up sembra solo dire: “Compra me, scegli me, vota me”. Meglio tornare indietro.

DOLCENERA 8: Girls power. E per davvero. Dolcenera che non ti aspetti emoziona, con un pezzo non immediato, ma che arriva. Piano e voce e nient’altro. Lei canta, lei suona, lei dirige. E ti dimentichi tutto il resto, pure il 15esimo posto.

ENRICO RUGGERI 7: Si diverte, come un ragazzino. E alla fine viene premiato con un bel 4 posto. Si scrive Enrico Ruggeri si legge storia e rock. Ben festival per lui.

VALERIO SCANU 6+: Se avesse cantanto come l’ultima sera, staremmo parlando altro. Finalmente piove è un gran bel pezzo, Scanu è ingessato, ma finalmente si emoziona ed emoziona. Deve continuare su questa strada, perché voci come lui, non se ne trovano.

IRENE FORNACIARI 6: E che gli vuoi dì. Brava, perché in mezzo a tutto questo pop si distingue. La canzone non verrà ricordata, ma pazienza. La Fornaciari arriva in finale e questa, di per sé, è già una vittoria.

 

 

 

Immigrati napoletani allo Stadium nonostante il divieto

Tuttosport scrive sulla folta rappresentanza di tifosi napoletani allo Stadium nonostante il divieto: “Con l’inizio della gara si scorgono alcuni napoletani in incognito, immigrati che sono riusciti ad accaparrarsi tagliandi in vendita libera per seguire gli azzurri nella speranza possano ripetere le gesta di Maradona e compagni. La curva Scirea incita senza sosta i bianconeri, ma non appena i big napoletani si impossessano del pallone, Higuain in testa, vengono prontamente sommersi di fischi. Al 39° minuto l’intero Stadium si scioglie in commosso applauso quando la Sud srotola uno striscione con una enorme scritta “+39”, le vittime della tragedia dell’Heysel, e una richiesta: “rispetto!” Si tratta della risposta ad alcuni sfottò che nei giorni scorsi avevano accompagnato l’attesa del big match. La ripresa si svolge con pathos e partecipazione ancor maggiori, fino al gol vittoria di Zaza all’88’, poi gli ultimi minuti di passione fino al fischio liberatorio di Orsato salutato dall’intero Stadium che intona le strofe di “O surdato ‘nnammurato””

L’ironia de La Stampa: “Bisognerà cambiare il coro: un giorno all’improvviso…”

L’ironia de La Stampa verso i tifosi del Napoli: “Bisognerà cambiare il coro: un giorno all’improvviso, il Napoli perse sotto il Monviso. Il nuovo verso, e la nuova classifica con la Juve in testa al campionato, li scrive Simone Zaza quando ormai tutti s’erano sintonizzati su Sanremo. Un gol dei suoi, sparando contro tutti e tutto, a due minuti dal gong, il cui peso lo diranno le settimane a venire: a giudicare dalle facce degli sconfitti, è stata una brutta botta, arrivata quando il pericolo pareva scampato”

La Gazzetta su Sarri: “Va contro-natura, dà l’impressione di accontentarsi del pari”

La Gazzetta dello Sport scrive su Maurizio Sarri: “Persa una grande occasione: quando gli ricapiterà allo Stadium di ritrovarsi davanti una Juve in emergenza? Va contro-natura, dà l’impressione di accontentarsi del pari. Sarri in versione Mazzarri”.

Corbo: “Il gruppo di Sarri non è tagliato fuori, c’è tempo per sognare ancora”

Dal trionfo del calcio tattico esce il verdetto più ingrato. In un finale che brucia come una frusta. Il tema lo detta all’inizio il tecnico bianconero Allegri con la prudenza di chi si affida alla forza quieta di una squadra rodata da 14 vittorie di fila. La classifica propone alla Juventus il sorpasso dell’inattesa capolista. Altri si lancerebbero in un folle, cieco, spregiudicato assalto. L’atteggiamento dei quattro volte campioni d’Italia invece sorprende due volte: si ispira al calcolo piuttosto che al coraggio. La prima decisione è un cenno di profondo rispetto per il Napoli: la nuova formula difensiva, linea che passa da tre a quattro. Non si ripete quindi l’errore del Torino che con uno smagrito e corto terzetto difensivo lasciò due zone franche negli angoli, quella di sinistra scelta subito come zona operativa di Insigne, decisivo anche per gli assist. La difesa di Allegri regge nel primo tempo con il sofferente ma risolutivo Bonucci. Che deve arrendersi nella ripresa, quando il ginocchio colpito pericolosamente cigola. Ma in fase difensiva si rivela prezioso un altro accorgimento: due centrocampisti, quasi sempre Khedira e Marchisio o Marchisio e Pogba, si stringono formando una doppia transenna che chiude la linea verticale di collegamento tra Jorginho e Higuain. Il bomber rimane quindi solo e senza più contatti in avanti, abbandonato al suo destino come un missionario in terra straniera. La seconda è di pari rispetto per il Napoli: spunta, come quarto a destra nella linea mediana, Sami Khedira. Evidente: Allegri sa che nel Napoli gioca il più temibile specialista di inserimenti, Hamsik, proprio il giocatore che la Juve aveva tentato di portare a Torino quando era con Benitez campione irrisolto, giocando spalle alla porta, sacrificato ad un ruolo nebuloso e mille polemiche. Khedira concorre a ridurre il rendimento di Hamsik, con cresta sempre nera ma troppo bassa ieri. Faticano senza splendere anche Insigne e Callejon: è fatale che il Napoli limiti quei triangoli capaci di bucare come trapani le zone esterne dei rivali. Stavolta sulle fasce la Juve punta sulla eccessiva fisicità a sinistra di Pogba, bilanciando l’azione a destra con Khedira e Lichtsteiner, il secondo al rimorchio del primo. Sarri non può sperare di più contro una Juve massiccia, deve riconoscerne forza e velocità di uscita. Ma non si rassegna neanche quando i suoi non riescono ad occupare posizioni costantemente avanzate, ne deriva un pressing decoroso ma non asfissiante: ha tuttavia carte alte da giocare, ci prova, ci spera, perché Koulibaly è la solita colonna, Albiol l’altra, ma Torino certifica anche la maestosa duttilità di Hysai, che non teme neanche di misurarsi a tratti con Pogba. In una partita che si risolve in uno scontro stretto, con confronti ravvicinati in poco spazio, da far sembrare il campo piccolo come un ring, sono esemplari nella solidità Allan e Jorginho, frequenti antagonisti di Pogba quando si accentra e di Dybala che fa spesso velo sul centrale di Sarri. Le buone stelle, e la Juve ne ha tante, spostano nel finale la soluzione. Mertens subentra a Insigne, ma non cambia nulla. Allegri elimina prima Morata, poi Dybala. Il secondo è una moneta lanciata in aria: Alex Sandro, un difensore che rischia di aggrovigliare ancora di più la partita. Quello di Allegri sembra un tentativo per mettere in freezer lo 0-0. Ma in campo era entrato anche Simone Zaza. Ha lui la chiave per far volare la Juve nello scatto finale per il sorpasso. Una accelerazione che non butta certo il Napoli fuori pista, c’è ancora tempo per correre, vincere, sognare.

Antonio Corbo – La Repubblica

Higuain sfoga il suo nervosismo con tre compagni

Uno dei grandi assenti della serata di ieri sera allo Juventus Stadium è stato Gonzalo Higuain, e l’edizione odierna del Corriere dello Sport non manca di farlo notare: “Doveva essere il Messia dell’impresa, il bomber che avrebbe dovuto dare il là a una notte da ricordare per gli azzurri allo Stadium. Stavolta invece Higuain ha steccato: e ha sfogato tutto il suo nervosismo con i compagni che, a suo giudizio, non lo hanno servito nel modo giusto”. Alla fine sotto accusa sono finiti Lorenzo Insigne, Allan ed anche Dries Mertens: “Sa bene che ci vorranno i suoi gol per rivitalizzare il Napoli. Tra 8 giorni contro il Milan proverà a farsi perdonare, ma intanto la notte di Torino l’ha finita masticando amaro. Non ci era più abituato e per questo ha sofferto ancora di più”.

Le foto di Juventus 1 – Napoli 0

Guarda le foto realizzate dal nostro fotografo Giovanni Somma, che ci racconta così la sconfitta al fotofinish del Napoli allo Juventus Stadium contro i bianconeri di Mister Allegri.

Davanti a circa 50000 spettatori di fede bianconera presenti allo stadio (il settore ospiti è stato chiuso n.d.a.), il Napoli di Sarri viene sconfitto ma non ridimensionato. Nel big match di giornata con la seconda della classe che riesce con Zaza ad avere la meglio e a portarsi al primo posto con un punto di vantaggio, il Napoli non  ha saputo osare ma ha mostrato una grande solidità difensiva.

 

 

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Tre azzurri hanno tradito Sarri allo Stadium

La Gazzetta dello Sport punta il dito contro la mentalità del Napoli allo Juventus Stadium: “La manovra è quella, a memoria, ennesimo attestato della bravura di Sarri. Ma non c’è velocità, non c’è profondità. E mancano l’appuntamento diversi protagonisti. Quello che delude di più è forse Insigne: sente troppo la partita, soffre Lichtsteiner, non riceve appoggio da Hamsik. Stesso discorso per Callejon, ipnotizzato da Evra: non gli riesce il solito doppio non gioco, non «taglia» in mezzo, non fa l’ala, rendendo vano il movimento di Allan. Male Hamsik. Male la mentalità. S’è limitato a gestire, per una sera, con meno personalità”.

Hamsik si inabissa senza riemergere, ad Insigne non gliene va bene una

Tra i peggiori in campo, per il Napoli, sicuramente Marek Hamsik e Lorenzo Insigne che non sono riusciti ad assicurare alla squadra azzurra il consueto contributo di qualità. Anche per il Corriere dello Sport lo evidenzia: “La partita l’attende a lungo e lui si fa aspettare, avendo Khedira intorno a sé: non ha campo quasi mai, non ha l’ispirazione e finisce per inabissarsi senza riemergere” per lo slovacco, “Non gliene va bene una, sente il «piedino», forse sarà la tensione o magari è anche la guardia svizzera che non gli permette d’intrufolarsi come saprebbe” per il ragazzo di Frattamaggiore. 

Sarri prima fa i complimenti nello spogliatoio, poi muove un appunto

Nonostante la delusione per la sconfitta, Maurizio Sarri nella notte di Torino ha elogiato la prestazioni dei suoi ragazzi. Al fischio finale è rientrato negli spogliatoi e ha fatto i suoi complimenti alla squadra: prima nel chiuso dello spogliatoio e poi davanti a telecamere e taccuini. Come racconta l’edizione odierna del Corriere dello Sport, “dopo i complimenti però Sarri ha mosso anche qualche appunto ai suoi” e lo ha detto in conferenza stampa affermando che “forse bisognava essere più sfrontati in fase offensiva, far circolare la palla in maniera più veloce e cercare di creare qualcosa di più, pochi di questi ragazzi avevano giocato un incontro così importante in passato e forse questo ha pesato”. Non ha voluto parlare troppo dello scudetto e del primo posto perso, Sarri. Anche perchè la striscia record di otto vittorie azzurre è finita, “colpa anche di una prestazione di Higuain che non è stata all’altezza delle prove del Pipita del passato”. 

Ars: seduta della commissione Bilancio e Finanze (Mauro Lo Piano)

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Nella notte degli Innamorati finisce a Buddellu la seduta della commissione Bilancio e Finanze

Tiratina D’Orecchie.
L’insonnia puo’ fare brutti scherzi, alcune volte fa perdere il lume della ragione, notte di follia nel Palazzo Reale sede del Parlamento dell’Assemblea Regionale Siciliana, quando preso da un improvviso raptus il Parlamentare PD Giovanni Panepinto, è salito sui banchi per “agguantare” il Deputato del Movimento 5 Stelle, Giorgio Ciaccio. Cosa avesse in mente di fare lo si puo’ solo supporre, certamente tra i due non ci sarebbe stata solo una tiratina d’orecchie.

E cosi’ iniziarono i “festeggiamenti” per San Valentino.

La prontezza di riflessi di alcuni parlamentari ha impedito che l’Assemblea si trasformasse in un ring, e che altri  appartenenti degli opposti gruppi se le dessero di santa ragione.Prima che gli animi si raffreddassero sono passati alcuni interminabili minuti.Un atto incivile e gravissimo – dicono i Cinquestelle – che non può passare inosservato, chiederanno al Presidente  Giovanni Ardizzone  Presidente dell’Assemblea Regionale, di adottare come prima misura,la sospensione del Deputato Panepinto, come previsto dal regolamento del Palazzo d’Orleans.

Certamente coloro che siedono nel Palazzo dell’Assemblea non rappresentano il fiore all’occhiello della Sicilia, le cravatte abbondano ve ne sono di tutti i colori, quelle variopinte sono di moda, mancano in questo scintillio di colori, “accessori” molto piu’ importanti :

IL Decoro

Crocetta fortunatamente era il grande assente, sarebbe stato “Neutrale”, non avrebbe mai osato entrare nella mischia, sarebbe stata messa a rischio la sua incolumita’.

La Campana dei Grillini

Daremo battaglia in aula, anche perché questa disastrosa finanziaria, serve solo a mettere qualche toppa qua e là, senza dare nulla di veramente concreto ai Siciliani.

La Campana dei Parlamentari PD :

Di diverso avviso sono gli esponenti del Governo, che dicono di aver fatto tanto per la Sicilia, e di aver contribuito fattivamente alla sua rinascita.

Sicuramente una delle due campane sta suonando a morto, saranno i Siciliani nelle prossime elezioni a decidere quale delle due accompagnare al cimitero.

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