Corbo: “L’ordine di uscire dall’Europa è giunto dall’alto”

L’ordine di lasciare l’Europa arriva dall’alto, scritto nell’ambiguo messaggio di un tiro non tiro, un...

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L’ordine di lasciare l’Europa arriva dall’alto, scritto nell’ambiguo messaggio di un tiro non tiro, un cross che non è un cross, ma che voleva fare Pina? Segna intanto il gol che vale gli ottavi. Il Villareal lo cerca e lo trova proprio nella migliore fase di un Napoli che esce tuttavia tra gli applausi, dopo una serata di coraggio e fatica. Non si esagera se si pensa alla beffa. Più smaliziati, gli spagnoli conoscono le segrete vie del calcio europeo. Non difendono l’1-0 dell’andata, ma cercano subito il gol che in trasferta vale doppio. Ci pensa Reina a negarlo sulle prime, per posizione e tempismo allungando la manona destra sul tiro di Bakambu, gigante d’ebano. Deve rassegnarsi Marcelino, il minuto allenatore in abito scuro, perché ricomincia un’altra partita. Quel brivido dà la scossa al Napoli rinnovato con corretto turnover, 5 su 11. Il suo capitano si libera dei torpori iniziali, all’improvviso, con un destro di plastica bellezza, un gol da mostrare mille volte nei settori giovanili. Ci voleva, una squadra che aveva segnato appena un gol nelle ultime tre si rimette finalmente sugli schemi. La squadra eleva il ritmo, guadagna campo, comprime il Villareal poggiato su un solido 4-4-2, con Soriano punto di forza. Sarri tenta di sorprendere sulle corsie esterne. Rinunciando a Callejon, schiera insieme Insigne e Mertens. Evidenti i disagi: è risaputo che non possano coesistere, ma il mercato non ha dato un valido esterno di ricambio per Callejon. Quindi: Mertens dopo poco va a sinistra, Insigne si rassegna a destra dove non riesce a girare sul piede migliore, deve fermarsi e passare dietro. Non inverte l’azione. Anomalia che sa mascherare con sacrificio, arretra e contrasta, come usa Callejon, o quando dalla sua zona crea pressione. Dalla destra conclude male anche una buona azione, lì proprio non ci sa stare. Non solo gli squilibri, c’è qualcosa che non va intorno a Higuain. Caricato da Sarri di una decisione ingrata, decidere se giocare o no, il bomber sembra calato da un paracadute su una squadra che vive in una strana crisi di rigetto. Non riconosce i meccanismi offensivi, senza Callejon? Di certo non si riconosce lui, è un periodaccio, e non lo nascondono le sue smorfie. Si fa notare solo quando protesta con l’arbitro, una volta ha anche ragione, quando il tedesco Aytekin vede ma perdona il pugno di Pina per respingere un tiro di Mertens. Nel finale la ormai solita e inutile giostra delle sostituzioni, per schiodare una squadra compassata ma esperta. Non si può tacere sul mercato. Non solo la prudenza negli acquisti. Sembra sia mancata la competenza di chi doveva garantirla, Giuntoli. Giusto bloccare Gabbiadini per farlo deprimere in panchina?

Antonio Corbo-La Repubblica

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