Corbo: “De Laurentiis, il futuro in cinque mosse”

Antonio Corbo su La Repubblica Per De Laurentiis il calcio ricomincia a 67 anni. Nei...

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Antonio Corbo su La Repubblica

Per De Laurentiis il calcio ricomincia a 67 anni. Nei giorni del suo compleanno ha realizzato il formidabile colpo di teatro. Lette le prime critiche sull’inutile braccio di ferro con Sarri, ha convocato d’urgenza il protagonista della stagione record. Smontando la gabbia di un contratto feroce, con rinnovi automatici per altri 4 anni, ne ha raddoppiato la cifra. Da 700mila a 1 milione e mezzo, con congrui premi a vincere. Sarri è passato dall’ira a un emozionato plauso. In poche ore, venerdì, De Laurentiis ha reinventato se stesso, cambiando la sua figura di presidente avaro e ingrato nell’immagine di un imprenditore parternalistico nei toni, ma attuale nel premiare la produttività del dipendente. Si apre uno scenario inedito che può segnare un’altra svolta nel Napoli, a 12 anni dalla sua rinascita. Senza più temere pregiudizi né quelle odiose scritte sui muri della città, De Laurentiis può rendere la società più forte senza indebolirne il bilancio. Interessante osservare la stima di Kpmg, società che studia i servizi e quota le imprese. Ha esaminanto i primi 32 club di calcio, nel rapporto “European Elite 2016”. Il Napoli è al 18esimo posto, con un valore di 394 milioni. Non male. Ma ancora poco: non si capisce come la società con bilanci da anni in attivo sia al di sotto di Inter (399, 17esima) e Milan (545, 15esima), le milanesi zavorrate da debiti con le banche. La Juve è nona con un valore di 983. Il Real Madrid, che ha vinto non a caso la undicesima Champions, è primo, quotato 2905. Giusto che i tifosi sognino, ma queste cifre fanno riflettere. Sono elaborate secondo il prestigio del marchio, di coppe e campionati vinti, di strutture di proprietà. Per il Napoli che non possiede nulla, il 18esimo posto deriva dalla sua capacità operativa e dai risultati tecnici, 3 ingressi Champions in 5 anni sono rilevanti come il recente secondo posto. Da queste riflessioni deriva il futuro. Senza più temere fiammate di impopolarità, De Laurentiis può pianificare i 5 snodi della stagione. Higuain, ingaggi, mercato, stadio, marketing. I tifosi chiedono: «Se ne va Higuain o no?». Non lo sa nessuno, neanche lui. Sarà tutto più chiaro nel giro di un mese. Parte se dà il suo consenso e un altro club invia un bonifico di 94 milioni. La società non decide. Incassa e lo molla. Non incassa e gli rinnova il contratto. A una cifra superiore agli attuali 5,5 milioni. Quanti? Se nessuno spedisce i famosi 94 vuol dire che il mercato boccia quella cifra e anche Higuain ridimensionerà le sue pretese. Per la prassi del 10% non avrà più di 7 milioni. Contenere gli ingaggi è obbligo. Un club saggio non si impegna per cifre esorbitanti, perché non ha la garanzia di qualificarsi sempre per la Champions e fatturare 40 milioni in più. L’Inter è rimasta impiccata quando ha smesso di vincere continuando a pagare stipendi stratosferici. De Laurentiis farà bene a chiarire le sue strategie. Fa spesso cose giuste ma le comunica quasi sempre male. Non può annunciare acquisti impossibili come nello scorso inverno: senza contraddittorio, il metodo del tweet non dissolve, ma consolida i pregiudizi dei tifosi. Risolto il caso Higuain, dovrà decidere gli obiettivi. Vincere. Ma in che modo: spendere meno o incassare di più? Sarri farà la sua parte, ma non basta. Se contano i fatturati, il Napoli deve elevare il suo. Migliorare il marketing. Quei 6 milioni di tifosi nel mondo sono potenziali clienti: sta al Napoli raggiungerli con geniali offerte.

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