Castellammare, caso ex Cirio, Scala: “Cimmino ha usato un artifizio linguistico per nascondere ritardi”

Castellammare, caso ex Cirio, Scala: “Cimmino ha usato un artifizio linguistico per nascondere ritardi. Perché...

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Castellammare, caso ex Cirio, Scala: “Cimmino ha usato un artifizio linguistico per nascondere ritardi. Perché siamo arrivati all’11 marzo del 2020? Perché si è perso troppo tempo.”

Castellammare di Stabia – Il consigliere Tonino Scala ha attaccato il sindaco Gaetano Cimmino, sui ritardi della sua Amministrazione sul caso della riqualificazione dell’ex area Cirio colpita dal terremoto giudiziario che ha coinvolto alcuni esponenti di spicco del suo partito, nonchè uno dei suoi principali sostenitori in campagna elettorale, Adolfo Greco.
Il consigliere di Liberi e Uguali ha estrapolato un pezzo del comunicato pubblicato dal primo cittadino stabiese per smentire la sua ricostruzione:

“E ciò anche in ragione della mozione, vertente in materia, presentata il 14 marzo 2019 dal consigliere comunale Antonio Scala”, mi sembra un artifizio linguistico, ingeneroso, non corrispondente al vero, non solo per il fatto che mi abbia chiamato Antonio.
Dico questo non in polemica, ma per provare a ricostruire la verità storica dei fatti.
Perché siamo arrivati all’11 marzo del 2020? Perché si è perso troppo tempo.
La mozione come giustamente dice il sindaco la presentai il 14 marzo del 2019 dopo aver chiesto più volte a partire delle linee di indirizzo il 4 agosto 2018 di discutere della vicenda, ci sono i verbali.
La stessa mozione, per essere discussa, c’ha messo ben quattro mesi, quasi cinque a dire il vero, fu approvata all’unanimità il 30 di luglio del 2019. Dopo l’approvazione, la nota del dirigente all’urbanistica firmata 1 ottobre, arriva ai consiglieri comunali a fine novembre inizio dicembre.
Il giorno 3 dicembre mi vidi costretto a scrivere una nota indirizzata al sindaco nella quale dicevo:

“Mi rivolgo a lei con una lettera, invece di utilizzare i normali strumenti a disposizione di un Consigliere Comunale, per rappresentarle l’estremo disagio che provo nel dover constatare che sedi istituzionali come quella del Consiglio sono, da quando è iniziato il suo mandato, svuotate di ogni funzione.
Nei diciotto mesi trascorsi i temi e le emergenze che la città vive, la maggior parte delle volte, tranne i casi in cui l’opposizione riesce a riportare la discussione nel luogo deputato, sono rimasti fuori dall’aula consiliare; e – cosa ancor più grave – le decisioni assunte dal Consiglio vengono diluite nel tempo se non del tutto abbandonate, come nei casi di Fincantieri e di Terme, dell’appalto dei rifiuti, del Piano casa, della condizione dei quartieri, del dissesto idrogeologico, nonché delle azioni da mettere in campo per contrastare la camorra ed ogni forma di illegalità.
Su vicende delicate, come quella che riguarda la Cirio, abbiamo appreso solo a fine novembre dell’esistenza di una atto ricognitivo protocollato il 1 ottobre, atto richiesto fin da luglio dal Consiglio con una mozione. Ciò che più ancora mi appare grave, dopo aver letto l’atto del dirigente all’urbanistica, è che non sia stata assunta nessuna iniziativa da parte sua, o almeno non se ne ha contezza, su almeno due aspetti rilevanti:
• Poiché la puntuale ricostruzione elaborata non solo fa emergere responsabilità amministrative e la necessità di chiarire strani ritardi e dimenticanze nell’assumere le determinazioni necessarie a tutela dell’Ente, ma evidenzia i limiti dell’azione politica e delle stesse gestioni straordinarie, sarebbe stata opportuna l’immediata trasmissione dell’atto ai Magistrati che stanno indagando sulla vicenda come ha riportato la stampa.
• La conclusione cui giunge il dirigente: “si rende necessario procedere con un atto di diffida assegnando un congruo termine per l’adempimento (30 giorni), nonché contestualmente richiedere tutti gli adempimenti indicati nell’istanza di accoglimento del P.d.C”, non solo va nella direzione opposta a quella auspicata dal Consiglio, ma nei fatti riattiva la procedura e la validità del permesso a costruire, invece di prendere atto della sua decadenza.
Sindaco, lei cosa ne pensa?, quando intende discutere in Consiglio di questa vicenda e delle possibili ricadute del piano casa sul nostro territorio?
Mi auguro, auspico, che trascorsi ormai più di sessanta giorni dalla nota in questione chi di dovere abbia attivato la procedura (30 giorni) prevista nell’atto ricognitivo. In mancanza, sarebbe una vicenda di una gravità inaudita.
Nel frattempo le ribadisco la richiesta di trasmettere, senza ulteriore indugio, la relazione del dirigente alla Procura della Repubblica.”

“La nota del dirigente non chiudeva la questione, questo va detto in modo chiaro ed inequivocabile, anzi dava alla proprietà altri trenta giorni. Il sindaco come ha ricostruito nel lungo comunicato ha invito lettera al dirigente in data il 13 dicembre 2019 il quale concretizzava la cosa il 10 di gennaio. In pratica quei 30 giorni da ottobre son diventati 100, che per arrivare alla revoca ci ha messo altri 60 giorni quindi complessivamente 160 giorni, ovvero sei mesi.
La cosa fondamentale è che ci sia stata revoca, ma dire “anche in ragione della mozione” mi sembra un’offesa alla mia e alla sua di intelligenza.
Detto questo, come sto continuando a dire da due anni ormai da inizio consiliatura, la non decisione nel Dos sulla questione via A. De Gasperi, sulla questione Marina di Stabia, (Sindaco lei ha deciso di non decidere è il mio mantra in consiglio chi partecipa alle sedute lo sa), getta ombre su un futuro che purtroppo visti i fatti pregressi, già vedo davanti ai miei occhi.
Poiché non c’è il coraggio di decidere, mi prenderò l’onere di scrivere anche un documento in tal senso, una mozione, un atto di indirizzo insomma.
Al sindaco e alla sua maggioranza gli onori, come hanno fatto sulla vicenda Cirio da me presentato, di approvarlo. Ci auguriamo non a fine legislatura. La questione non è solo giudiziaria, ma politica. Si tratta di scelte da fare. La maggioranza è disponibile?”

Castellammare Scala

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