Ennesimo grido di allarme al governo: e la lotta alla mafia?

L’imprenditore sotto scorta di Rizziconi, Nino de Masi, lancia al governo, l’ Ennesimo grido di allarme che si unisce a quello di giuristi e magistrati, già caduto nel vuoto.

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L’imprenditore sotto scorta di Rizziconi, Nino de Masi, lancia al governo, l’ Ennesimo grido di allarme che si unisce a quello di giuristi e magistrati, già caduto nel vuoto.

Siamo ancora a Rizziconi, una delle tante “Frittole” del nostro evoluto paese, pieno di città medievali, dove la legge di Stato non arriva, dove la nostra tanto decantata “civiltà” esportata altrove, anche con le armi, non ha mai messo radici.

Territori abbandonati al loro destino, in mano alle mafie, le stesse che regolano tutta l’economia nazionale ma che in quei luoghi, fanno qualcosa in più, da sempre.

Aziende mitragliate, piantonate dall’esercito, persone per bene, costrette a vivere sotto scorta a vita, giornalisti silenziati, Comuni commissariati, attentati, omicidi, continue dimostrazioni di potere sul territorio messe in atto dalla cosca “Crea”, una delle tante, i cui vertici sono attualmente tutti in carcere, in quel regime duro e inaccettabile per i “garantisti”, il temibile 41 bis, dal quale dirigono comunque la loro orchestra.

Come regalo di natale ai boss, nel 2018, gli scagnozzi dei Crea, assassinarono Marcello Bruzzese, fratello del Collaboratore di giustizia Girolamo  Biagio, unico testimone fuoriuscito dalla cosca e lo uccisero mentre si trovava sotto protezione, fra le braccia e nella casa dello Stato, il giorno di Natale. Praticamente uno sputo in faccia.

Trovati i presunti assassini, si scopre che stavano pianificando altri omicidi e vere e proprie stragi.

Nel mirino un altro fratello di Bruzzese e i Testimoni di Giustizia, che hanno deciso di restare a Rizziconi sotto scorta, rei di aver testimoniato contro i Crea.

Oltre 14 persone scortate e limitate nella propria libertà, in una cittadina di poco più di 7000 anime. Anime provate da decenni di soprusi e di abbandono da parte dello Stato.

Andiamo in Afganistan ad impegnare l’esercito per esportare civiltà ma non siamo capaci di riprenderci i territori dominati da un troglodita mezzo analfabeta e dalla sua organizzazione di esseri primitivi e sanguinari che maneggiano bombe, kalashnikov, pistole ed esplosivi, come niente fosse, dato che niente accade.

Forze dell’ordine, Procuratori, investigatori e cittadini eroici, lasciati soli a combattere una guerra impari, mentre a Roma si parla solo di virus e si ergono alberi di natale sempre più scintillanti e costosi, per invogliare allo shopping della ripresa economica.

I presunti assassini di Marcello Bruzzese, sono stati trovati anche in possesso di una bomba a mano Jugoslava, una M75, esattamente uguale a quella rinvenuta due giorni fa, nella vicina Taurianova, davanti al ricovero dei mezzi del Comune.

Antonino de Masi, vive scortato da 10 anni ma suo padre fu già il primo a chiudere un’azienda per minacce mafiose. Da quella terra, Nino de Masi, ha lanciato ieri, un grido disperato attraverso le pagine del Domani e gli schermi della 7:

La richiesta di un doveroso segno di presenza da parte delle istituzioni. Un appello ai massimi vertici dello Stato, per sapere che fine ha fatto, la lotta alla mafia.

Ci siamo ritrovati al solito, un governo non eletto, il cui massimo rappresentante, nel suo lungo discorso d’insediamento, neppure ha nominato la mafia, che da sempre, si sa, sguazza nel silenzio. Come prima mossa, è stato nuovamente pagato “il pizzo” alla stampa compiacente, benché il nostro infimo livello di libertà di stampa, gridasse ben altre priorità.

Ci si preoccupa solo di ricevere tutto il denaro in arrivo dall’Europa, ben sapendo che senza un’azione forte e mirata, la maggior parte finirà in mano alla criminalità organizzata.

La corruzione dilaga in questo paese, abituato ormai ad ogni nefandezza.

Ogni giorno scandali fra i colletti bianchi, che pur mettendo in mostra tutto il marciume possibile, non perdono prestigio, né credibilità nei salotti del giornalismo televisivo, dove si parla di Berlusconi come prossimo candidato alla presidenza, come se fosse normale, per abituarsi al fetore, come fa la capra, che dorme col pastore.

Le mafie si sono allargate in tutto il mondo, insinuandosi nell’economia sana, grazie alla connivenza diffusa e annidata in apparati di Stato deviati, servizi segreti deviati, massoneria deviata, al punto che gli unici deviati veramente, sono rimasti quei pochi che la mafia la combattono davvero, a costo della propria vita.

Depistaggi su stragi che restano misteriose, colletti lerci ma sempre impuniti e protetti.

Uno Stato che tratta con la mafia, senza che costituisca reato. Uno Stato che non è mai venuto a capo di niente circa stragi ed attentati.

Un motivo però, ci dovrà pur essere.

Decenni di insabbiamenti e depistaggi, a riprova di connivenze sempre attive, mentre testimoni e collaboratori, vengono perlopiù abbandonati al proprio destino, senza voce.

Il più grande processo contro la ‘Ndrangheta, si svolge da tempo, sotto silenzio stampa.

Personaggi straordinari, come Nicola Gratteri e Nino di Matteo, lanciano messaggi forti e disperati che cadono nel solito vuoto, nel silenzio. Quello mafioso.

Chi combatte la mafia è sempre più solo, sempre più isolato, spesso calunniato, come sempre. Qui non cambia mai niente.
Non sarà certo il governo dei “migliori” a raccogliere questi appelli disperati, un governo che ha approvato una riforma della giustizia vergognosa, la peggiore degli ultimi decenni, pur dominati dall’espansione della criminalità organizzata e della corruzione.

Nel mondo, la mafia ha imparato ad espandersi senza lasciare cadaveri per terra, senza le bombe ma da noi no, da noi si può fare il tiro a segno in piazza, con le teste mozzate,qui saltano le autostrade, si vive sotto scorta, aspettando che ti scoppi l’auto, o che ti sparino una smitragliata di colpi mentre scendi.

Poi si faranno nuove commemorazioni e lì accorreranno tutti, con i colletti inamidati e le facce contrite, in attesa del lauto pasto a seguire.

L’Italia dei misteri. La Commissione Parlamentare Antimafia fa continue audizioni per cercare di sollevare il velo di mistero che copre tutto, da sempre. Persone ascoltate dopo vent’anni dai fatti, testimonianze che nessuno ha mai voluto, perché in realtà non vi è nessun mistero, solo responsabilità ben chiare, da coprire, da insabbiare.

Un appalto di movimentazione terra, svolto con impegno da Stato e mafia.

Dai tempi del bandito Giuliano, ci hanno addomesticati ad accettare sempre, come unica certezza, il fatto che sia morto. Siamo pieni di persone che vengono suicidate e silenziate, ci parlano di una Magistratura diretta dalla stessa politica corrotta, la quale, grazie alla vergognosa riforma, dettera’ in futuro, anche le priorità alla magistratura, sorvolando vette, che corruzione e potere non avevano ancora mai violato. Sticaxxi, siamo o no, i migliori!

Gli accorati appelli invece, della parte migliore di noi, quella vera, quella sotto scorta, cadono nel vuoto di un abisso che ci attende tutti.

Intanto vi mettono sapientemente l’uno contro l’altro, con i green pass, i migranti da far annegare, il reddito di cittadinanza, che in quanto unica misura sociale, va cancellato, perché vi fanno credere che sia destinato a giovani nerboruti sdraiati sul divano, che voi mantenete lavorando.

Così passa in silenzio il fatto che gli unici mantenuti che non lavorano, sono proprio loro, quelli che ogni giorno si riconoscono nuovi privilegi, fino al vitalizio ai condannati, che sembra uscito dall’inferno dantesco.

Tutto questo, nel silenzio agghiacciante degli organi di stampa, proni a rincorrere gli unici valori rimasti ovunque in campo…denaro e potere. Watever it takes.

E noi ammiriamo gli alberi, uccisi e portati a Roma, per essere riempiti di luci sfavillanti.

Cadaveri vestiti a festa, da ammirare con gli occhi lucidi, come le commemorazioni dei nostri eroi, vestite di fiori e di alte uniformi ma private di verità, giustizia e decenza.

No, non sarà il governo dei migliori ad accogliere questi appelli, queste grida d’allarme. Da lungo tempo la massoneria si è voluttuosamente concessa alla mafia, spinta dalla brama di potere dei matrimoni ben combinati. Ed ora questo potere aleggia su tutto, misterioso, inafferrabile.

La mafia,che era da poco uscita dal silenzio, già vi è ritornata.

Una mafia che cambia volto ed abito, a seconda delle occasioni. Che sa cosa indossare alle lussuose cene di beneficenza, così come nei territori abbandonati dallo Stato, nelle mani dei vari “U Murcu”. Cavernicoli che vengono chiamati persino “onnipotenti”, poiché si continua a permettere che lo siano, dominando con leggi medioevali e sanguinarie, territori che solo sulla carta, appartengono ad uno Stato democratico all’avanguardia.

Raccogliamoli noi, questi appelli disperati. Cercate da voi, le informazioni che vi celano.

Non è vero che agli Italiani non interessano questi temi, basta guardare gli ascolti di Report, quando si parla di Stato-mafia.

Non avremo mai la verità se aspettiamo quella giudiziaria ma la verità storica, quella vera, urla nuda da tempo, seppellita sotto omertà e connivenze ma ancora viva, ancora in grado di rendere testimonianza a chi interessasse udirla.

C’è qualcosa di molto peggiore del virus, qualcosa che avanza silenzioso, cavalcando l’emergenza… qualcosa di endemico e letale come la mafia, che ci sta sopraffacendo.

Oltre al panettone, fanno parte della nostra tradizione, Golpe, colpi di Stato, stragi più o meno mafiose, omicidi e suicidi eccellenti. Vi ricordo che Natale e Ferragosto, sono sempre stati periodi propizi, oltre che simbolici, spesso utilizzati per far passare le peggio schifezze, coperte dal suono delle campane a festa o dei gavettoni radenti.

Riprendiamoci le notizie, l’informazione. Andiamo a cercare quelle vere e facciamone regali.

Una rivoluzione culturale vera e profonda, figlia di una presa di coscienza collettiva, è l’unica cosa che potremmo mettere dignitosamente, sotto l’albero di natale, quello a casa, di plastica, che la mafia smaltira’, con ricchi appalti, triturandolo e vedendolo come concime per le verdure che metteremo in tavola ai nostri figli.

Regaliamo invece, il nostro impegno nel recuperare un po’ di Giustizia e di verità. Mettiamo speranze, nei pacchi regalo, mettiamoci conoscenza.

L’Afghanistan è qui ma non ci mandano l’esercito, impegnato al fronte delle punture.

I nostri territori sono dominati da bande di feroci assassini che portano avanti una sottocultura fatta di prevaricazione violenta, strategia del terrore e patriarcato della peggior specie. Una società che alleva bambini soldato, tratta le donne come merce guasta, uccide, prevarica e prolifica in questo ricercato clima, di indifferenza generale.

Se proprio non sapete trattenervi dal comprare qualcosa, sono usciti da poco due bellissimi libri che con piacere, vi segnalo.

Il primo è “I nemici della giustizia” di Nino di Matteo e Saverio Lodato, l’altro è “Luigi Ilardo. Omicidio di Stato” Testimonianza della figlia, Luana Ilardo, scritto da Anna Vinci. Se vi appassionate al genere, tranquilli, ne avrete a centinaia da leggere, pieni di storia e di scatti rubati al re, ritratto ancora una volta, in tutta la sua oscena nudità.

Francesca Capretta / Redazione / Cronaca Giudiziaria

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