Mi scusi Signor Presidente della Regione …

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Mi scusi Signor Presidente della Regione: non condivido che noi siciliani siamo rassegnati e non viviamo il futuro, poiché storicamente e nel quotidiano, siamo invece forzosamente indifesi …

Mi scusi Signor Presidente della Regione Sicilia, ho ascoltato con attenzione il suo appassionato discorso di oggi 29 gennaio a Palermo, in occasione della “Conferenza stampa di presentazione del calendario di iniziative di Palermo Capitale della Cultura 2018”

Ma non condivido che noi siciliani siamo rassegnati e non viviamo il futuro, poiché  storicamente e nel quotidiano, siamo invece forzosamente indifesi contro annose leggi, sentenze e regolamentazioni, arroganti e misantrope, fatte solo per il sistema parlamentare-istituzionale-giuridico-burocratico-economico-sindacale-professionale-intellettuale con annessi e connessi. La mafia su tutto questo s’innesta e si ciba. Se non ci fosse il primo probabilmente non ci sarebbe quasi la seconda.

Eloquente d’altronde la storia dei “Fasci siciliani”, il “movimento di massa di ispirazione libertaria, democratica e socialista spontaneista, sviluppatosi in Sicilia dal 1891 al 1894 e diffusosi fra il proletariato urbano, braccianti agricoli, minatori ed operai e contro cui, il presidente del consiglio, il siciliano Crispi, adottò la linea dura con un intervento militare comprendente esecuzioni sommarie e arresti di massa. Il movimento fu sciolto nel 1894 e i capi vennero arrestati …”.

Come pure è significativa, almeno per chi può e vuole vedere, la situazione degli ultimi decenni e ancora oggi, in cui la generale asocialità  politica non è poi così diversa dopo oltre un secolo, salvo nel non avere prodotto sviluppo per creare di contro attività e occupazione clientelare, voto di scambio, favoritismo, sussidi, ecc. così da tenere al guinzaglio pure i siciliani di buona volontà, assoggettandoli e trattandoli come un parco buoi a cui è permesso solo muggire, mentre devono obbedire e pagare, estorti fiscalmente per mantenere apparati, palazzi, carrozzoni, alcove, superremunerazioni, superpensioni, vitalizi, fannulloni, accidiosi, ingordi, sprezzanti, arroganti, cortigiani, lucciole, codazzi, ecc.

Sicché i siciliani sono indebitati con il Fisco e quando rateizzano una cartella già ne arriva un’altra e poi altre e così via.

Insomma i siciliani, ormai stanchi, avviliti e anche disperati, subiamo di fatto e da tanto tempo un “pizzo” costituzionale, la cui differenza culturale con quello richiesto dalla mafia è che quest’ultimo è illegale.

E ai siciliani non si può neanche rimproverare che non li abbiamo civilmente provati “tutti”: dal centro (ondivaghi), alla destra (gonfiati) fino alla sinistra (cantastorie), mancano ormai solo i pentastellati per chi ci vorrà tentare alla prossima tornata.

Subiamo infatti da decenni, i siciliani, un’evidente trasversale dittatura, guarda caso, sempre elettoralmente ed istituzionalmente analoga, che quando anche cambia colore è solo per consegnarsi dai padri ai figli, i nipoti, i parenti, ecc. e che coercizza in modo forzoso la gente operosa, lavoratrice, privata e produttiva onesta, la quale è civilmente pressoché impotente, poiché il sistema “assoggettante” è legale ed è formato da autocratiche pletore di corporazioni a “cupola” fatte di presidenti, parlamentari, istituzionali, giudici, burocrati, professionisti, luminari, esperti, consulenti, ecc. che, nel caso della Sicilia, si giovano anche di uno “statuto autonomo” esistente solo per loro.

A questo si unisca lo strapotere condizionante dei (loro) rispettivi innumerevoli eserciti nel sistema pubblico, di stipendiati, incaricati, nominati, precari, ecc. per il consenso elettorale e sindacale, con cui si controlla pure il voto a seconda del momento, della convenienza e del “ritorno”.

E quando in una (pseudo)democrazia si veicola il voto, si domina pure la società, l’economia, la cultura, l’esistenza, ecc. I restanti cittadini comuni (e nella fattispecie siciliani), per quanto di buona volontà, non possiamo civilmente fare quasi nulla contro questo conclamato sistema politico-giuridico-burocratico, in modo risaputo, deontologicamente subdolo, regnante e asservente.

A questo si aggiunga che ci tengono sotto scarpa con l’arretratezza scolastica, infrastrutturale, viaria, ferroviaria, ecc. sicché per questo che molti giovani (e non) i quali non vogliono entrare (o anche che non ci riescono) nel conclamato “sistema”, se possono, vanno via per tempo da questo legittimato “organismo” regionale-provinciale-comunale, intellettualmente “prepotente”.

Se poi a tutto questo si assomma la (guarda caso) parallela criminalità sparsa e organizzata, la domanda è: Come civilmente se ne può uscire o ribellarsi ?

Signor Presidente, spero e le auguro, riesca a tenere il timone di questa Isola baciata dalla Natura e dal Sole, ma purtroppo anche ammorbata da rancida ipocrisia.

Una Terra circondata dalle acque, che avrebbe dovuto essere un supertraghetto da crociera nel Mediterraneo con collegamenti per tutto il mondo. E invece è stata ridotta negli anni ad una carretta del mare “senza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello”.

Adduso Sebastiano

 

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