Mascherine irregolari e ricaricate; trasporti pericolosi; agenzia aperta. La GdF sulle strade siciliane

Nei controlli della quarantena epidemiologica in corso sono state ancora accertate mascherine irregolari e ricaricate...

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Nei controlli della quarantena epidemiologica in corso sono state ancora accertate mascherine irregolari e ricaricate di prezzo.

I Finanzieri del Comando Provinciale di Siracusa hanno recentemente concluso un’indagine di polizia giudiziaria mirata a contrastare i comportamenti illegali che sfruttano l’emergenza sanitaria determinata dal “Covid-19”. L’operazione, denominata “Bad Mask”, ha portato al sequestro, su delega dell’A.G. di Siracusa, di oltre 9.000 mascherine su gran parte del territorio nazionale, importate e immesse in commercio senza rispettare le regole della normativa di settore. A finire sotto la lente di ingrandimento delle Fiamme Gialle siciliane, a seguito di alcuni controlli richiesti dai colleghi di Bologna, è stata una società di Lentini (SR), operante nel settore della distribuzione di dispositivi di protezione individuale, risultati accompagnati da una certificazione inattendibile di conformità alla normativa europea. Infatti, da una ricerca effettuata sul data base pubblico della società polacca è emerso che il codice relativo al certificato è risultato estraneo all’ente certificatore e, quindi, falso. Le ulteriori attività hanno rivelato che l’amministratore della società etnea, originario di Augusta, ha acquistato le protezioni da una società romana, già oggetto di attenzione mediatica a livello nazionale che, in questo periodo di emergenza, ha importato dalla Cina e immesso sul mercato nazionale grossi quantitativi di dispositivi di protezione individuali. Successivi approfondimenti eseguiti dai militari della Tenenza di Lentini, hanno permesso di accertare che i dispositivi appartengono a una partita di merce per la quale il Direttore Centrale dell’INAIL (competente a ricevere le comunicazioni da parte di produttori e importatori come previsto dell’attuale normativa derogatoria di cui all’art. 15 del D.L. 18/2020) ha espressamente vietato alla società importatrice l’immissione in commercio. Acclarata la falsità della certificazione europea nonché il diniego di ratifica espresso dall’Autorità centrale lavoristica, è scattata la ricostruzione dell’intera filiera commerciale con la collaborazione dei Comandi del Corpo delle diverse Regioni di Italia. Il teatro delle operazioni si è sviluppato lungo le provincie di Milano, Roma, Bologna, Ravenna, Forlì, Siracusa, Caltanissetta, Catania e Ragusa: numerose le attività commerciali destinatarie del provvedimento di perquisizione emesso dalla locale Procura finalizzato al sequestro di mascherine di protezione facciali. Le attività di polizia giudiziaria sono state estese anche alle sedi della società importatrice e, nel corso delle operazioni, si è appreso che alcuni esercizi commerciali erano già stati oggetto di attenzione operativa da parte di alcuni Reparti, come la Tenenza di Pozzallo. L’importatore romano e il distributore lentinese sono stati segnalati alla locale Autorità Giudiziaria per il reato di frode nell’esercizio del commercio nonché per l’immissione sul mercato di prodotti non conformi ai requisiti essenziali di sicurezza.

I Finanzieri della Compagnia di Partinico (PA), nell’ambito di specifici controlli coordinati dal Comando Provinciale volti a verificare la corretta osservanza in materia di disciplina prezzi nonché eventuali manovre speculative poste in essere su generi di prima necessità al fine di garantire il rispetto delle norme in vigore volte al contrasto della diffusione dell’epidemia Civid-19, hanno denunciato l’amministratore di un’impresa operante nel settore del commercio all’ingrosso di altri prodotti alimentari per il reato di manovre speculative su merci  sottoponendo contestualmente a sequestro 520 mascherine igieniche in tessuto vendute con ricarichi esorbitanti. Le Fiamme Gialle, insospettite dall’elevato prezzo di vendita di tali dispositivi di protezione individuati all’interno di un supermercato di Partinico, hanno proceduto a risalire la filiera giungendo ad individuare il fornitore delle mascherine in questione. La successiva attività ispettiva ha permesso ai Finanzieri di constatare che il titolare della società produttrice, con sede a Partinico, approfittando della carenza sul mercato locale di presidi individuali di protezione, imponeva un prezzo di vendita maggiorato rispetto a quello solitamente praticato sugli altri prodotti commercializzati. In particolare, la ricostruzione investigativa operata dalle Fiamme Gialle consentiva di accertare che l’imprenditore, rifornendosi da una locale sartoria, aveva acquistato dal mese di marzo 2020 oltre 5.400 mascherine – tra l’altro risultate prive del parere di conformità da parte dell’Istituto Superiore di Sanità e dell’INAIL in deroga alla normativa sul commercio – al costo unitario di 1,00 Euro rivendendole poi sul mercato locale, gravato dalla carenza di dispositivi, tra i 2,80 Euro e i 3,50 Euro cadauna. Il riscontro analitico delle fatture di acquisto e di vendita ha consentito così di determinare un ricarico medio ponderato mai inferiore al 165%, con picchi tra il 180% e il 235% in alcuni casi, nettamente superiori ai ricarichi applicati per la vendita dei prodotti normalmente trattati dall’azienda i quali, invece, prima dell’emergenza da CoVid-19, si attestavano sempre tra il 15% e il 106%.

I Finanzieri del Nucleo di polizia economico finanziaria di Palermo, nell’ambito di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica del capoluogo, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal G.I.P. del Tribunale di Palermo nei confronti di cinque soggetti, di cui quattro ristretti agli arresti domiciliari (i coniugi Sammartino Giuseppe, cl. ‘67 e Lunetta Maria, cl. ‘78; Consiglio Gaspare, cl. ’73; Alaimo Calogero, cl. ‘62) e uno sottoposto all’obbligo di dimora nel comune di residenza (D’errigo Gennaro, cl. 70).  Con il medesimo provvedimento il G.I.P. ha disposto il sequestro preventivo della Onlus Cuore Giovane, con sede in Monreale, nonché di oltre un milione di euro quale profitto dei reati contestati. La Cuore Giovane svolge, per conto dell’ASP di Palermo, il servizio di trasporto emodializzati e, per conto della SEUS, il servizio di emergenza-urgenza 118 “in eccedenza” (ossia quando, a giudizio della centrale operativa, i mezzi del 118 non sono sufficienti). Le indagini degli investigatori del Gruppo Tutela Spesa Pubblica del Nucleo di polizia economico finanziaria hanno consentito di accertare che la Cuore Giovane, dietro le mentite spoglie di organizzazione non lucrativa di utilità sociale, celava invece un’autentica attività d’impresa, gestita, oltre che da Consiglio prima e da Lunetta poi quali legali rappresentanti, anche, di fatto, da Sammartino, dipendente della SEUS. L’associazione è stata gestita con scopo di lucro, perseguendo gli interessi privati degli amministratori, in contrasto con le norme c.d. terzo settore e camuffando gli stipendi elargiti ai “volontari” (in realtà dipendenti) come rimborsi. Inoltre, in sede di stipula e rinnovo delle convenzioni con l’ASP, gli indagati hanno prodotto falsi attestati relativi alla partecipazione degli autisti soccorritori e barellieri a corsi BLSD (basic life support and defibrillation), formalmente rilasciati da associazioni abilitate, ma di fatto auto-procurati con la complicità di Alaimo (dipendente dell’ASP di Caltanissetta con la qualifica di infermiere) e D’errigo (dipendente della SEUS).

I Finanzieri della Compagnia di Bagheria (PA), durante un servizio di controllo del territorio finalizzato al rispetto delle prescrizioni in materia di contenimento dell’emergenza sanitaria per la diffusione della Covid-19, hanno individuato un’agenzia immobiliare che svolgeva normale attività lavorativa nonostante il divieto imposto dal DL 19/2020. Nello specifico, le Fiamme Gialle avevano dapprima notato la titolare mentre faceva ingresso nell’agenzia e, poco dopo, altri due cittadini che la raggiungevano all’interno del locale. I clienti della società, interpellati dai militari, giustificavano la loro presenza sostenendo che erano stati convocati in sede dalla titolare per ritirare una caparra precedentemente versata relativa ad un affare immobiliare non andato a buon fine. Per quanto sopra, non essendo l’agenzia immobiliare ricompresa tra le attività essenziali elencate dalle norme vigenti in materia di contrasto alla diffusione dell’epidemia da COVID-19, i militari hanno proceduto a contestare la violazione del mancato rispetto dell’obbligo di chiusura dell’attività che prevede una sanzione amministrativa che va da 400 a 3.000 euro nonché la sanzione amministrativa accessoria della chiusura temporanea per un periodo massimo di 30 giorni. Nelle more della definizione delle sanzioni, i militari procedenti hanno applicato d’ufficio, al fine di evitare la reiterazione della violazione, la chiusura temporanea dell’attività. Analogamente ai due clienti è stata contestata la violazione degli obblighi previsti dal D.L. 19/2020, poiché circolavano privi di una valida necessità.

Continuano incessanti i controlli della Guardia di Finanza, così come concordato in sede di Comitato per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica, al fine di controllare il rispetto delle misure di sicurezza adottate dall’Autorità governativa nonché contrastare possibili speculazioni o insidie alla sicurezza derivanti dalla commercializzazione di materiale non conforme alle norme. L’immissione tra l’altro sul mercato di mascherine non idonee mette a serio repentaglio la sicurezza dei cittadini i quali, pensando di essere tutelati da tali dispositivi, si espongono al rischio epidemiologico. Per questi motivi la problematica della sicurezza rimane oggetto di costante attenzione da parte della Guardia di Finanza chiamata, in un momento come questo, di particolare emergenza sanitaria ed economica, alla salvaguardia della salute dei cittadini nonché tutela degli imprenditori che si muovono in linea con la normativa di settore.

Sebastiano Adduso

mascherine irregolari e ricaricate di prezzo

 

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