Nel 2022 in Sicilia si andrà a votare e, guarda caso (come accade da sempre anche negli Enti locali), l’anno precedente alle votazioni, cioè in questo 2021, la classe politica regionale siciliana sembra risvegliarsi, comunicando ed elargendo finanziamenti, contributi, indicendo opere e appalti, eventi e spettacoli, ma soprattutto, annunciando l’agognato posto pubblico alla Regione, oppure se è un Ente locale al Comune.
L’annuncio del posto pubblico in particolare è risaputamente garanzia di stabilità e prosecuzione della trasversale annosa nomenclatura (e non solo siciliana ma anche italiana, lo hanno capito anche i nuovi arrivati al Governo nazionale). Chi ancora può e vuole vedere, sa bene infatti che nella Penisola e tanto più nell’Isola, i cittadini siamo da decenni assoggettati, assuefatti e quindi addestrati ad ogni pre-elezione al clientelismo e al voto di scambio sociale.
E così, come scrive Repubblica oggi, improvvisamente spuntano dalla Giunta regionale siciliana circa 1.740 posti, ma che nelle intenzioni (e specialmente nelle promesse) potrebbero lievitare fino a oltre 2000.
Ma d’altronde, pochi giorni addietro anche l’attuale Presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, ha confermato di volersi ricandidare alla guida di Palazzo d’Orléans.
Tutto un complesso sistematico sistema politico-istituzionale-brucoratico-professionale-imprenditoriale-sociale, da destra a sinistra, si è pertanto riattivato e ingegnato in prospettiva delle prossime elezioni, poiché, in Sicilia, in genere, non si vota per opinione, ma in maggioranza per il favore ricevuto per se oppure famiglia, impresa, occupazione, incarico, nomina o persona vicina. Ciò principalmente a causa del decennale stato di “bisogno” per assenza di sviluppo reale che non sia principalmente pubblico e in una certa parte mafioso. Prevale dunque ancora il tracotante favoritismo della classe politica che nel tempo è divenuto socio-culturale, quasi incarnandosi come normale in buona parte della società, pure in quella cosiddetta civile, tramandandosi dalle vecchie generazioni a quelle nuove. Insomma non è pressoché cambiato ancora nulla nell’etica interiore della politica siciliana. E chi non si allinea, anche solo implicitamente, viene tagliato fuori. Per carità, tutto legalizzatosi.
La più corposa delle assunzioni è quella di altri 1.135 dipendenti nei Centri per l’impiego che seppure era stata annunciata nel 2019, una serie di ritardi l’hanno fatta slittare ad oggi “Entro quest’anno – diceva la settimana scorsa l’assessore regionale al Lavoro, Antonio Scavone – partiranno le procedure. Le prove saranno celebrate fra gennaio e febbraio”.
Un altro concorso è quello di 80 persone alla Regione, previsto inizialmente per 40 posti ai quali se ne sono aggiunti altrettanti poiché nel frattempo, guarda caso, si sono liberate delle risorse finanziarie.
C’è anche il contratto per circa 265 dipendenti, sempre alla Regione, ma in atto con termine di tre anni. Il bando, sarebbe prossimo nelle settimane a venire e, prevederebbe l’ingaggio di due esperti nel settore economico- finanziario, cinque professionisti della pianificazione, 48 esperti nel settore amministrativo e 215 tecnici, tutti da distribuire fra Regione e Comuni.
Intanto si sta procedendo con l’assunzione di 23 super- esperti che – con un contratto da appena 220 giorni, ma pagato complessivamente quasi 50mila euro lordi – entro lunedì prossimo devono candidarsi per partecipare ai bandi pubblicati nelle settimane scorse dalla presidenza della Regione e dall’assessorato alla Formazione per ottenere un aiuto, anche in questo caso, in vista del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Si starebbe anche sbloccando il concorso per circa altri 600 forestali entro il prossimo quinquennio.
Le partecipate della Regione Siciliana (ma anche in quelle comunali), coincidenza vuole, stanno avviando delle assunzioni. L’AST (Azienda Siciliana Trasporti) di proprietà regionale, ha redatto un piano del fabbisogno che prevede 250 nuovi dipendenti. Al momento è stato dato il consenso per 150 posti, rinviando il resto al prossimo anno.
Bisogna tenersi pronti per tutto, assunzioni, lavori, opere, infrastrutture, ecc. in quanto poi passate le elezioni del 20022 se ne parlerà unicamente e come sempre nell’anno prima di quelle successive, che saranno nel 2027. Così funziona nella vera realtà siciliana (anche comunale).
Fino a che dura (…durano i soldi del debito pubblico e le tasse dei contribuenti noti).
(le altre informazioni regionali le trovi anche su Vivicentro – Redazione Sicilia)
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