Comuni siciliani indebitati. L’appello di 360 sindaci

I Comuni chiedono legittimamente aiuto. Ma chiedano anche il ripristino del CoReCo chiudendo decenni di spartizioni costituzionalizzatesi

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I Comuni chiedono legittimamente aiuto. Ma chiedano anche il ripristino del CoReCo chiudendo decenni di spartizioni costituzionalizzatesi

I sindaci dell’Isola, durante un incontro organizzato dall’ANCI Sicilia, si sono confrontati questo pomeriggio con senatori e deputati nazionali delle diverse forze politiche per analizzare le difficoltà del sistema delle Autonomie locali e l’inadeguatezza dell’attuale quadro normativo, con riferimento ad aspetti di carattere finanziario e organizzativo. In totale accordo i sindaci hanno pienamente condiviso l’analisi delle problematiche e l’urgenza di avviare tempestivamente modifiche di carattere legislativo, urgenza che hanno sottolineato nelle delibere che stanno inviando alle istituzioni.

Il presidente dell’Associazione dei comuni siciliani, Leoluca Orlando, dopo aver ringraziato la deputazione nazionale eletta in Sicilia che ha preso parte all’incontro, ha esposto le maggiori criticità degli enti locali dell’Isola evidenziando come troppo spesso a livello nazionale non si conoscano compiutamente le reali esigenze, le potenzialità e le difficoltà che caratterizzano la Regione Siciliana, anche in ragione della sua speciale autonomia.

Dopo aver rinnovato la richiesta di avviare un tavolo di confronto tra Stato, Regione e sistema delle Autonomie locali, il presidente Orlando ha sottolineato come le devastanti conseguenze della mancata applicazione del federalismo fiscale e di interventi perequativi abbiano penalizzato i comuni al punto da non metterli nelle condizioni di chiudere i bilanci e, di conseguenza, garantire i servizi essenziali ai cittadini.

Nel corso dell’incontro numerosi sindaci hanno poi illustrato le principali criticità degli enti locali riferendosi, in particolare, alla riduzione dei trasferimenti regionali e nazionali, alla difficoltà nella gestione dei tributi locali e all’inadeguatezza di Riscossione Sicilia, all’alto numero di comuni in dissesto e pre dissesto, al ritardo dei pagamenti dei debiti commerciali e alla carenza di figure professionali nei servizi finanziari, negli uffici tecnici e nei servizi sociali.

Dopo aver accolto con soddisfazione la piena disponibilità dei deputati e dei senatori che si sono detti pronti ad intervenire e a sostenere le iniziative necessarie per garantire lo sviluppo dei comuni dell’Isola, i sindaci, ribadendo la necessità di un tavolo istituzionale Stato, Regione, Enti locali, hanno sollecitato l’attuazione dello Statuto Siciliano “dopo decenni di rinvii e di interventi tampone di anno in anno, secondo logiche emergenziali e in quantità inadeguate”.

Gli amministratori locali hanno, quindi, sottolineato la necessità di chiedere al Governo nazionale “lo stanziamento straordinario di 500 milioni di euro all’anno per un triennio a favore degli enti locali siciliani, una iniezione di risorse fino alla definizione dell’attuazione dello Statuto siciliano con interventi compensativi previsti dallo stesso federalismo fiscale e mai riconosciuti in Sicilia in danno dei livelli essenziali delle prestazioni e dei bisogni standard”.

Il presidente dell’ANCI Sicilia ha concluso l’incontro sottolineando la necessità “di prevedere interventi significativi per l’allentamento dei vincoli del Fondo di garanzia per i crediti commerciali e del Fondo Crediti di Dubbia Esigibilità (FCDE). Bisogna, inoltre ricorrere anche alla cessione allo Stato del solo 50% dell’ammontare complessivo dei crediti – richiesti dai comuni ai cittadini ma non riscossi da Riscossione Sicilia – per compensare in parte i difetti inaccettabili e le criticità del sistema di riscossione regionale e nazionale”.

“Nei prossimi giorni – ha concluso il presidente Orlando – chiederemo un incontro al Presidente Mario Draghi sottolineando il carattere di assoluta urgenza delle misure richieste al fine di evitare il tracollo finanziario e funzionale dei comuni siciliani”.

L’OPINIONE

Quante volte da queste pagine si è argomentato – per carità non da “luminari” bensì da persone normali che però cercano di essere franchi con i concittadini – sui nostri Comuni e Città Metropolitane (ex Provincie) nonché della loro gestione.

Non stiamo qui a ripeterci (anche perché occorrerebbero alcune pagine pur sintetizzando), rinviando ad alcuni nostri articoli “11 Ottobre 2018 Il dr. Gratteri: ripristinare il Co.Re.CoQuando il capomafia concorre a votare il sindaco, perché la cosa terribile per i politici solo le ultime 48 ore quando hanno paura di non essere eletti, fanno patti con il diavolo. Bisognerebbe incatenare i candidati gli ultimi tre giorni per non farli andare nelle case dei capimafia. Oggi rispetto a venti anni fa sono loro che vanno a casa dei mafiosi a chiedere pacchetti di voti in cambio di appalti perché la mafia è più credibile di loro. Trenta quaranta anni fa era il contrario: era il boss che andava dal politico a chiedere il posto per la nuora, o di non far fare la leva al figlio”,  “12 Maggio 2019  In Sicilia alle europee il passato si ricicla“; “6 Settembre 2019 Un dibattito a Francavilla di Sicilia con due deputati regionali” (vano come altri incontri, impegni e presenze); “4 Ottobre 2020 Si va a votare come “buoi” senza poi forzosamente contare nulla”;

Si ribadisce però un concetto di massima, ovverosia: sono le leggi e la giurisprudenza – quando però zampillate da interiorità umane, oneste e indipendenti – che fanno anche evolvere una società civile, democratica e progressista.

E le norme in Italia, purtroppo, sono risaputamente come “studiate” in modo ingannevole. L’amministrazione dei Comuni non fa differenza, anzi quest’ultima appare quanto di più culturalmente sottomettente, prezzolato e compromissorio.

E trattandosi di Comuni, ovverosia le fondamenta della società, il resto della piramide sovrastante: Città Metropolitane, Enti, Partecipate, Regioni e Stato, non può che intrinsecamente essere più deviato.

Nessuna Forza politica d’altronde (guarda caso) sia essa vecchia o nuova, oppure di destra, sinistra, centro e movimento, affronta mai seriamente e con regolarità questa evidente (almeno per chi ancora può e vuole vedere) problematica della generalizzata regressione politico-burocratica- socio-economica-etica nei nostri Comuni.

Eppure basterebbe già in parte rivedere il Titolo V della Costituzione (il decentramento, ovverosia la grande parcellizzata manciugghia legalizzata) – maldestramente modificato nel 2001 dal centrosinistra e poi ratificato nello stesso anno dal centrodestra con un referendum votato dagli italiani –  per ripristinare almeno il Co.Re.Co. (Comitato regionale di controllo con rispettive Commissione Provinciale di controllo) chiaramente in una forma più attuale, con dentro a rotazione un Magistrato e tre Ufficiali rispettivamente della Guardia di Finanza, Carabinieri e Polizia.

Il cittadino di buona volontà civile, come anche il consigliere di opposizione – assumendosene le responsabilità – potrebbero così, attraverso questo strumento snello e ordinariamente affrontabile, partecipare e controllare concretamente il proprio Comune e le Città Metropolitana e, implicitamente per sano riflesso elettorale, miticare anche la devianza nelle Istituzioni superiori. Non invece come da anni e tutt’ora, che il cittadino può solo fare scruscio – schiamazzi – sui social e retoriche nelle televisioni, circondato pure dal benaltrismo dei codazzi di partiti e movimenti.

Ma ancora peggio, molti cittadini oggi finiscono con il doversi assuefare o accodarsi alla generalizzata omertà ed elusività, per bisogno oppure necessità di quieto vivere e anche per salvaguardare i propri familiari dalla mentalità tronfia del sistema pubblico-politico (e parallelamente criminale) che si ritorce pure trasversalmente.

Sicché di solito il cittadino deve, specialmente nel lavoro o nelle attività, allinearsi alla spartizione, razzia, assoggettamento, ricatti, mercimonio, clientelismo, prostituzione elettorale, cecità quotidiana, sordità morale e voto di scambio sociale se non anche mafioso, tutti elementi notoriamente quanto in modo dissimulato, imperanti nel sistema pubblico-politico locale, provinciale e regionale. Tutto però legale per carità, poiché ormai costituzionalizzatisi.

Adduso Sebastiano

(tutte le altre informazioni regionali le trovi anche su Vivicentro – Redazione Sicilia)

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