Primo Maggio, l’Italia commemora la Festa del Lavoro e dei Lavoratori

L’Italia commemora il Primo Maggio,  celebrando la Festa del Lavoro e dei Lavoratori con cortei e concerti nelle maggiori città.

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L’Italia commemora il Primo Maggio,  celebrando la Festa del Lavoro e dei Lavoratori con cortei e concerti nelle maggiori città.

Tutta Italia si appresta a celebrare la Festa del lavoro con manifestazioni che vedranno coinvolti Sindacati, rappresentanze politiche e tanti, tanti Lavoratori che credono ancora nell’etica del Lavoro.

La nostra Carta Costituzionale proclama solennemente al primo rigo che la Repubblica italiana è “fondata sul lavoro”.  Lavoro che quindi è la pietra angolare del nostro essere Stato e Società civile, unita nella concordia del lavorare tutti insieme per il benessere della collettività.

Lavoro che, però, non tutti riescono ad avere e a godere dei suoi frutti che fanno vivere dignitosamente. Al Sud – addirittura! – per trovare un lavoro bisogna farsi raccomandare o emigrare, sradicandosi dai propri affetti e dalla propria terra.

Chi ha un lavoro non possiede garanzie adeguate, specialmente nel settore sicurezza. Già in questo scorcio di 2022 le morti sui luoghi di lavoro si contano a centinaia. Solo nello scorso marzo sono state 75 le vittime. E si stima che ci sia un aumento del 2,2% rispetto allo scorso anno. Il presidente Mattarella nel suo discorso di insediamento affermava che: “Dignità è azzerare le morti sul lavoro, che feriscono la società e la coscienza di ciascuno di noi. Perché la sicurezza del lavoro, di ogni lavoratore, riguarda il valore che attribuiamo alla vita. Mai più tragedie come quella del giovane Lorenzo Parelli, entrato in fabbrica per un progetto scuola-lavoro. Quasi ogni giorno veniamo richiamati drammaticamente a questo primario dovere della nostra società”.

Lavoro ce n’è poco e se c’è è precario. Ormai non si ha sicurezza del proprio lavoro e bisogna essere pronti a cambiare lavoro, con il senso di insicurezza che tutto questo comporta. La chiamano flessibilità. Ma è più logico chiamarla precarietà. Perché non esistono più i contratti di lavoro con validità nazionale, ma solo a titolo aziendale. Col risultato che i lavoratori non si riconoscono più a far fronte comune, frammentati per come si ritrovano nei loro interessi “particolari”. Il Sindacato non ha più il monopolio della rappresentanza sindacale che si traduceva anche in leva politica della classe lavoratrice. Già i Romani ne avevano fatto strumento del loro inossidabile potere secolare: dividi et impera!. Più i lavoratori avranno interessi diversi più sarà difficile che riescano a fare fronte comune. Bisogna disincentivare i contratti a tempo determinato e tornare alla contrattazione collettiva.

La pandemia ha fatto emergere esigenze e modalità di lavoro diverse fino ad ora impensate, per estensione e d importanza, quali il lavoro da remoto che la vasta informatizzazione ormai consente. Ma anche questo approccio al lavoro aspetta di essere organizzato e normato con la dovuta riflessione e ponderatezza. Infatti non si tratta solo di smart working. Sarebbe riduttivo. Somiglia più ad una trasformazione antropologica, si prende consapevolezza che si vive una volta solo e che la scelta del lavoro deve tener conto anche della qualità della vita.

Oggi più che mai c’è bisogno di lavoro, di dignità e sicurezza nel lavoro, e bisogno di recuperare il sentimento di gratificazione che il lavoro procura.

A chi difende il posto di lavoro,

A chi cerca il lavoro,

A chi lo ha perso,

A chi vede i propri diritti negati e delegittimati,

Ai famigliari dei tanti, troppi Morti sul lavoro,

A tutti, Buon Primo Maggio!

 

Primo Maggio, l’Italia commemora la Festa del Lavoro e dei Lavoratori // Carmelo TOSCANO/ Redazione Lombardia

 

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