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Castellammare di Stabia

No ergastolo no, non l’avevo considerato. Stragisti e diritti umani

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<strong> No ergastolo no: la Corte Costituzionale si è espressa contro l’ ergastolo ostativo*. Esultano I boss stragisti, il diritto al silenzio mette tutti d’accordo.

* Quando si parla di ergastolo ostativo si fa riferimento alla disciplina di cui all’art. 4-bis dell’ordinamento penitenziario, elaborata nei primi anni 90 nel contesto di quella “legislazione d’emergenza” che rappresentò la risposta dell’ordinamento alle stragi di mafia che avevano insanguinato il paese.

La Consulta ha preso la sua attesissima decisione, in perfetto stile prudente e prefettizio, da Ponzio Pilato, rimette i nostri martiri in mano ai politici, perché siano loro a scegliere Barabba, pero’ più avanti, con calma, spenti i clamori popolari e i microfoni, nel solito rassicurante silenzio.

Del resto, lavarsene bene le mani, di questi tempi è quasi d’obbligo e i nostri luminari del diritto non potevano certo esimersi dal farlo.

In verità, hanno già detto che Barabba ha ragione ma che concedono un anno di tempo ai nostri amati legislatori per trovare il modo di tirarsi fuori dalle attuali peste.

Niente da fare, tu puoi aver ucciso Giovanni Falcone e la sua scorta, altre 150 persone fra cui vittime giovani e innocenti, senza pentirti di niente ma l’ergastolo no… non lo avevo considerato… così cantò Totò l’unica volta e noi ben sappiamo che i diritti dei delinquenti, nel nostro martoriato paese, non vengono mai disattesi, per tutta una serie di motivi legati al garantismo.

Garantismo che nacque roseo e paffutello al tempo dei ribelli per proteggere noi dagli abusi dei politici, ma che crescendo e capito come funziona la faccenda, ci ha subito abbandonato lasciandosi corrompere dai bunga bunga e diventando il difensore ufficiale proprio di certi politici.

No l’ergastolo no: Il trasformismo è insito in noi almeno quanto le mafie.

Dopo le riviste porno per una sana sessualità, e i figli concepiti durante il durissimo regime carcerario, ancora un diritto riconosciuto doverosamnte ai nostri boss stragisti.

Quel diritto al silenzio, che non mostra alcuna uscita dalla scena criminale ma vale comunque l’uscita dal carcere, perché l‘ergastolo no, non lo avevan considerato… ed evidentemente, neppure i nostri padri costituzionalisti lo fecero.

Certo non conoscevano ancora il fenomeno Mafia in tutto il suo splendore, tantomeno nei successivi sviluppi.

Poi pero’ così facendo e fregandocene perché tanto si ammazzano fra di loro, la mafia ha preso campo, c’è stata la Trattativa e ora a trovare i politici negativi al tampone per cambiare le leggi necessarie… si fa un po’ fatica… questo poi è anche un anno catartico, la vedo durissima.

Barabba aspetterà pazientemente questo annetto e poi schizzera’ fuori come un tappo di champagne a festeggiare al paesello con tutta la famiglia… stesso paesello che il boss pentito, Collaboratore di giustizia, grazie al quale è stato arrestato lui e tanti alti… non potrà rivedere mai più, se non in cartolina.

Felici saranno anche tutti i compaesani, specialmente quelli che, in un momento di entusiasmo post strage, avevano creduto che stavolta lo stato avesse deciso veramente di combattere la mafia e si erano pure lasciati andare a qualche delazione.

Loro sanno bene e noi ora anche, che la mafia invece non riconosce diritti a nessuno, non perdona e non dimentica.

La mafia è a vita ma l’ergastolo no, non è stato considerato.

Ottima la simbologia espressa anche con l’avvocatessa figlia del boss non pentito, ma figlia anche di quello stato che rappresenta, un dualismo magico e transitorio che la vede intenta a seguire i diritti e perorare la causa del boss stragista, fedele a cosa nostra.

Walt Disney, per quanto geniale, dubito che avrebbe trovato di meglio sull’ergastolo.

Complimenti davvero.

L’Avvocatura di Stato dal canto suo, rinnegando le deposizioni assunte in precedenza, ha rinunciato subito a svolgere il suo noioso lavoro in difesa delle leggi di Stato e si è fatta trovare già in piega per non far perdere troppo tempo ai giudici di Strasburgo con i  preliminari.

Ecco, affiderei proprio ad uno di loro l’agognato ruolo del giudice di sorveglianza chiamato a decidere sulla prima scarcerazione o meno di un boss stragista in attesa come il coccodrillo di Capitan Uncino.

Talvolta è difficile comprendere i termini dell’Antimafia ma sono certa che il boss saprebbe spiegare in un attimo e senza bisogno di tanti giri di parole, il concetto di “giudice esposto”.

O plata o plomo diceva il buon Escobar e così funzionano le organizzazioni criminali… o sparo in testa a tuo figlio o mi liberi e gli compri la mercedes. Nessuno ha mai discusso circa la marca o il modello e in un modo o nell’altro i boss hanno sempre sistemato i loro interessi.

Ora mi chiedo, possibile che con tutti i tristi primati che abbiamo, fra i quali naturalmente quello di essere mafiosi e massoni fino all’osso, un eccellenza mondiale detenuta dal tempo di Garibaldi a nessuno salti fuori un po’ di italico orgoglio? L’unica volta che potremmo salire in cattedra e spiegare al mondo come si dovrebbe fare una cosa, ce lo facciamo dire dai giudici del nodd?

Dico come si dovrebbe fare, perché come si farebbe i nostri Procuratori delle D.D.A lo saprebbero bene, così come lo sapevano Falcone e Borsellino, però non sempre riescono a farlo, perché, diciamocelo onestamente, noi Al Capone non avremmo mai potuto arrestarlo per evasione fiscale, visto che qui è quasi un fiore all’occhiello da esibire nei salotti televisivi.

No, da noi è durissima buttarli dentro, ci vogliono prove schiaccianti, scie di sangue infinite, testimonianze che costano la vita, anni e anni di indagini in collaborazione con i servizi segreti di penelope, per poi alla fine stremati, seguire due pizzini e due mutande stirate per arrivare al boss latitante da oltre 40 anni, che stava giusto nel suo casolare dal quale si è mosso solo per motivi di lavoro, vacanze e salute come previsto dai decreti.

Qui è durissima davvero, che vengano a vedere i parrucconi di Strasburgo, i paladini dei diritti umani…

Vengano a vedere come sono trattati i Collaboratori di Giustizia, quelli veri, quelli che con le loro testimonianze hanno permesso di scoprire i segreti della piovra e punire centinaia di colpevoli, loro per primi.

Forse loro guardano a Buscetta, che Falcone preferì sapere protetto in America, ma qui e ora non funziona mica così. Qui spesso fanno più paura quando parlano che quando tacciono.. forse da questo deriva quel diritto al silenzio che trova tutti d’accordo.

Si perché ieri abbiamo visto un post con l’auto crivellata di colpi di un pentito che è sfuggito all’ennesimo attentato mentre oggi ne leggevamo un altro di un noto Collaboratore di Giustizia che ringraziava il suo avvocato per il fatto di assisterlo gratuitamente quando depone come testimone per lo Stato nei tribunali di tutta Italia.

Stesso stato che per tutelarlo non gli ha mai fornito una nuova identità e manco gli paga l’avvocato.

Sempre ieri ho seguito un interessante servizio di una tv tedesca sul maxi-processo del mitico pool del dott. Gratteri, veramente bello, ne potrete trovare in tutte le lingue meno che in italiano ma spesso ci sono anche i sottotitoli.

In quel filmato intervistavano anche il Collaboratore in questione e suo figlio al quale altrettanto lo stato non è in grado di fornire sicurezza, nuova identità e il diritto allo studio che ne consegue.

Forse se anziché avvalersi del gratuito patrocinio dell’avvocato di buon cuore del padre pentito si fosse avvalso del figlio di un boss avvocato e ammanicato, ora studierebbe ad Harvard o a New York, e con la scorta, se il padre anziché credere nella giustizia avesse continuato la brillante carriera di boss della ‘ndrangheta.

Con questo lavorano i nostri distretti Antimafia i nostri Procuratori.

Si accomodino i giudici di Strasburgo a parlarci dei diritti violati delle vittime, dei collaboratori e degli stessi uomini di Stato.

Da noi se sei incorruttibile, coraggioso e denunci un superiore mafioso, ti mettono sotto processo, ti infamano, mica ti danno la medaglia come dalle vostre parti.

Siamo il paese europeo col più alto tasso di corruzione e il minor numero di detenuti per corruzione, qui la corruzione è ovunque, in cielo in terra e in ogni luogo… proprio per quello non c’è, come le mafie e Dio stesso.

Gratteri ha impiegato un anno solo per “derattizzare” la Procura, dentro la quale vive, carcerato a rischio e volontario al nostro servizio, altro che i boss frignoni difesi da loro.

Dovrebbero sedere intorno a lui come i bambini con Gesù e pendere dalle sue labbra, per capire cosa significa fare Antimafia e contro quali mostri si è chiamati a combattere.

Invece no, non rispettiamo mai le indicazioni europee in materia di civiltà e progesso ma alla Corte di Strasburgo e al fascino di Sissi, non sappiamo resistere e ci inchiniamo compatti.

I tedeschi, o gli americani, faranno forse notare che sembra tanto la fine della trattativa Stato-Mafia, avvenuta qui ma nota solo altrove.

Proprio oggi leggevo una signora lanciare strali e minacciare querele a un tipo ardito che attribuiva collegamenti mafiosi a Berlusconi, forse non conosceva Luttazzi la signora, al quale invece io vi rimando con fiducia.

Su YouTube troverete tutte le spiegazioni psicologiche del caso, circa la terza fase freudiana, quella che proprio non riusciamo a superare.

Francesca Capretta /Cronaca Giudiziaria

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