Napoli, sfigurata dal silicone liquido ritrova il sorriso dopo 8 anni: la storia di Giovanna

Nonostante l’uso del silicone liquido in medicina estetica sia vietato da oltre vent’anni, nel nostro...

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Nonostante l’uso del silicone liquido in medicina estetica sia vietato da oltre vent’anni, nel nostro Paese esistono ancora medici senza scrupoli che lo iniettano a pazienti inconsapevoli. Come nel caso della 30enne napoletana Giovanna Mele, che ha passato 8 anni con le labbra sfigurate ed è stata operata più volte per rimuovere la sostanza, senza successo.
La sua storia ha avuto però un lieto fine grazie ai chirurghi Raffaele Rauso e Pierfrancesco Bove che operano in un centro estetico che è tra i pochi in Italia a saper intervenire sui danni del silicone liquido.

Questa la sua storia:

Giovanna Mele prima dopoGiovanna Mele, 30 anni, di Napoli, era stata ingannata da un medico che le aveva iniettato una sostanza illegale, il silicone liquido. Dopo anni di sofferenze e tre operazioni sbagliate si è rivolta agli specialisti di un centro estetico che si occupa di Medicina e Chirurgia Estetica in Lombardia, Toscana, Lazio e Campania, che hanno eseguito un complesso interevento per restituirle labbra belle e armoniche

Voleva realizzare un piccolo desiderio, avere delle labbra un po’ più piene. Ma per colpa di un medico che le ha iniettato una sostanza illegale in Italia da più di vent’anni, il silicone liquido, si è trovata con la bocca sfigurata e ha vissuto otto anni di calvario fra consulti, visite e tre interventi che avrebbero dovuto essere riparativi, e invece hanno peggiorato la situazione. La sua storia, però, ha avuto un lieto fine: oggi Giovanna Mele, 30enne di Napoli, può di nuovo sorridere perché rimediare ai danni causati dal silicone liquido è possibile. A patto di scegliere specialisti in grado di eseguire un intervento complesso e delicato, come i chirurghi plastici Raffaele Rauso e Pierfrancesco Bove, che hanno rimosso la sostanza permanente dalle labbra e le hanno rimodellate per restituire alla paziente l’aspetto di un tempo.

«Il silicone labiale è un biopolimero si interseca nelle maglie tissutali e diventa molto difficile rimuoverlo senza dare un pessimo risultato estetico. Difficile ma non impossibile – spiegano Bove e Rauso –. L’intervento è reso tecnicamente complesso dal fatto che le labbra sanguinano molto durante l’operazione. In più bisogna considerare che in un caso come quello di Giovanna, dove c’erano già stati tentativi di rimozione del silicone, rioperare un’altra volta è molto più complicato».

Per restituire a Giovanna il sorriso i chirurghi Rauso e Bove hanno dovuto prima di tutto rimuovere una sostanza, il silicone liquido, che in Italia è illegale dal 1992 perché, fra le altre cose, si smembra e migra nei tessuti, causando, come nel caso della paziente, granulomi e asimmetrie.

Dopodiché hanno dovuto rimodellare le labbra intervenendo con tecniche complesse: «Un altro grande problema – spiegano Rauso e Bove – è nato dalla resezione di tessuto proprio della paziente, nel quale il silicone si era intersecato. In quel caso abbiamo dovuto girare un lembo di muscolo orbicolare per cercare di limitare il gap che si era formato».

Per rendere la cicatrice invisibile i due chirurghi sono riusciti a intervenire sulla zona di transizione tra la mucosa umida e secca che caratterizza i tessuti labiali. Il tutto si è svolto in sedazione completa.

«Sono un’altra persona, me l’hanno confermato tutti coloro che mi hanno vista subito dopo quest’ultimo intervento – commenta la stessa Giovanna Mele –. O meglio, sono tornata quella che ero a 22 anni, prima di rivolgermi a un chirurgo che mi ha ingannata, perché gli avevo richiesto un filler non permanente e naturale, e invece mi ha iniettato una sostanza artificiale e proibita, lasciandomi sfigurata». Le sofferenze di Giovanna sono proseguite per otto anni, fra costosi consulti e visite finiti con un nulla di fatto ma anche, purtroppo, tre interventi in day hospital presso una struttura pubblica male eseguiti, in cui non solo il silicone liquido non era stato rimosso, ma si erano create delle brutte cicatrici. «La sofferenza è stata anche psicologica, perché io, che lavoro come commessa, non avevo più il coraggio di truccarmi ed ero a disagio nel farmi vedere in pubblico – racconta sempre Giovanna –. Non mi sono però arresa e finalmente ho trovato una sede ed un’équipe fantastica composta dai dottori, dall’anestesista e dalle infermiere, che mi hanno seguita con professionalità prima, durante e dopo l’operazione. Non finirò mai di ringraziarli».

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