Luca Dal Monte in esclusiva a Passione Formula Uno

Tra Formula Uno e non solo; le parole di Luca Dal Monte in esclusiva  ...

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Tra Formula Uno e non solo; le parole di Luca Dal Monte in esclusiva

 

Luca Dal Monte in esclusiva a Passione Formula Uno

 

Lo scrittore Luca Dal Monte è intervenuto in esclusiva ai microfoni di Marco Palomba e Carlo Ametrano nel corso della rubrica “Passione Formula Uno” per fare un punto sull’inizio di questa scoppiettante nuova stagione. Ecco le sue dichiarazioni:

 

Luca, abbiamo assistito a un inizio di Formula Uno fantastico, confermi?

“Domenica ho vissuto il  Gran Premio di Jeddah con una tensione pazzesca, che non ho avuto la settimana prima quando la  Ferrari a dire la verità ha anche vinto… forse perché il circuito è di una pericolosità incredibile. C’è stata una tensione veramente pazzesca e ti posso assicurare che se facessimo altre 21 gare così, sarà un campionato meraviglioso ma dovremmo poi andare tutti in vacanza senza far nulla per i successivi 3 mesi”.

 

Come valuti la scelta della Formula Uno di correre a Jeddah, nonostante i bombardamenti avvenuti durante le libere alla centrale Armaco?

“Sono molto critico nell’andare a correre in determinati Paesi, uno tra tutti proprio l’Arabia Saudita. Parliamo di uno Stato in cui la settimana prima del Gran Premio ci sono state 81 esecuzioni della pena capitale in pubblico. Non so come il mondo occidentale, con la sensibilità che abbiamo sviluppato, possa sopportare una situazione del genere e andare a correre lì facendo finta di niente. Se da un parte la Formula Uno dice, anche giustamente, ‘We race as one’, però alla fine solo i piloti scelgono di schierarsi da qualche parte. La grande macchina invece ci va sempre. Parliamoci però chiaro: come fai ad ritornare a casa, lasciando il Paese dal quale è uscito l’attuale presidente della FIA? E’ una cosa persa in partenza. Ci sono per forza di cose dei palesi motivi economici e politici. C’è da dire che la Formula Uno non ha mai brillato per coerenza, e questo lo sappiamo molto bene:  si andava a correre in Sud Africa quando c’era l’Apartheid. Mi chiedo a questo punto che tipo di giocattolo sia diventata la Formula Uno”.

 

Venendo alla pista: Mercedes è un po’ in difficoltà, si riprenderà?

“La Mercedes non può permettersi di essere così indietro e hanno già dimostrato negli anni passati che sanno rimettersi in gioco, anche velocemente. Hanno dominato le  stagioni precedenti e hanno una grandissima forza. Ti dico la verità: a me è piaciuta particolarmente la loro soluzione di andare controcorrente, sviluppando una vettura con questo nuovo fondo e con queste fiancate totalmente diverse rispetto agli altri team. Detto questo, ci sono ancora 21 gare. C’è davvero tanto tempo per cercare di adattarsi alla situazione e tornare subito competitiva”.

 

Ti aspettavi invece quest’inizio dalla Ferrari?

“Penso di esser stato tra i pochi ad aver applaudito l’uscita di Elkann un anno e mezzo fa. Lui disse che nel 2022 si sarebbe iniziato un nuovo ciclo. Indipendentemente se sia vero o meno, perché per iniziare un nuovo ciclo devono esserci varie componenti, quella frase ha portato tutte le attenzioni su di lui, permettendo a Binotto e agli ingegneri di poter lavorare con tranquillità in vista del 2022. Sono stato a Maranello all’inizio di marzo e ho parlato con un paio di persone della gestione sportiva. Ti dico: altamente professionali  ma soprattutto ottimisti e vedere una Ferrari così sicura, anche nel body language tra Binotto e i piloti, capisci che si respira tranquillità”.

 

 

Facendo un attimo un passo indietro: come valuti la scelta di licenziare Masi come direttore di gara?

 “Quello visto ad Abu Dhabi è stata una cosa vergognosa. Si sono giustificati varie volte dicendo che è uno spettacolo, quando in realtà la Formula Uno è prima di tutto uno sport. E’ stato giusto aver mandato un segnale: prendere delle decisioni in tempi così è sempre difficile, ma per quello che è successo non potevi non agire. Anche la gara di Jeddah, se ci pensiamo, è stata rovinata da questi interventi: immaginiamo Perez che era in testa e che per la safety car si ritrova quarto; Charles invece, che vuole andare all’attacco di Verstappen, non può perché viene sventolata bandiera gialla nel primo settore. Allora a questo punto dico: la sicurezza non si discute neanche, sia chiaro, ma se non c’è un incidente come quello di Mick in qualifica, possiamo lasciarli correre? Ci deve sempre essere una safety car o una virtual, che francamente ancora non ho capito come funzioni. Stanno americanizzando troppo questo sport. Se voglio vedere lo spettacolo, vado al cinema”.

 

Una delle ultime notizie è il ritorno di Las Vegas in calendario: che ci dici e quanto l’America si sta appassionando alla Formula Uno?

“Quello è inevitabile per via di Liberty Media che resta americana e ha un modo diverso di concepire le corse, principalmente privilegiando lo spettacolo sullo sport. Su Las Vegas ti dico: basta che non si vada a correre nel parcheggio del Ceasars Palace e poi siamo apposto. Oggi Las Vegas è un circuito ovviamente più all’altezza rispetto ai tracciato di tanto tempo fa. Si corre dunque ancora in America, con gli USA che finalmente stanno rendendo giustizia alla Formula Uno. Quando ero in America a studiare, quasi quarant’anni fa, c’erano i Gran Premi in diretta con delle pause pubblicitarie di circa 10 minuti. Si tornava live e non ti raccontavano che cosa ti eri perso e tante volte dovevi intuirlo leggendo la classifica. Oggi invece, anche grazie allo streaming, il servizio Formula Uno in America non ha nulla da invidiare a quello europeo. L’offerta è senz’altro aumentata; che invece anche gli americani si siano appassionati di più alla Formula Uno,  è ancora da capire. Senz’altro  Liberty Media ha lavorato molto bene, per l’appassionato invece non lo so, voglio ancora capirlo”.

 

Quali sono invece i tuoi prossimi impegni?

“Per Baldini+Castoldi con Umberto siamo usciti prima di Natale con un libro su Gilles Villeneuve, che devo dire è andato molto bene! Siamo già alla terza edizione. Abbiamo già altre cose in programma, sia insieme che singolarmente. Questa grande collaborazione va avanti così come avanza anche la carriera a livello individuale”.

 

Che ne pensi invece delle attività che svolge Carlo per ricordare Ayrton Senna, in particolare il Sennda Day in programma il 30 aprile?

“Le cose che fa Carlo sono fantastiche. Ci mette la testa e il cuore, quindi le sue iniziative sono sempre ben bilanciate e fatte benissimo, poi quando si parla soprattutto di uno come Ayrton alzi le mani. Parliamo di quei piloti che, come Gilles, saranno ricordati per sempre”.

Se vuoi ascoltare l’intervista a Luca Dal Monte clicca sul link che segue: http://chirb.it/2APE94

 

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