Fuga dei giovani cervelli. Altra conseguenza della costituzionalizzatasi corruzione nazionale

Ogni anno esce (vanamente) un rapporto, nella fattispecie della Corte dei conti, che segnala la fuga di cervelli (dalla rafferma Italia)

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Negli ultimi 10 anni l’Italia ha visto aumentare costantemente la fuga dalla Penisola dei suoi laureati. Le cause sono da ricercare nelle «persistenti difficoltà di entrata nel mercato del lavoro» e nel fatto che «la laurea non offre possibilità d’impiego maggiori rispetto a quelle di chi ha un livello di istruzione inferiore». E proprio per via delle «limitate prospettive occupazionali», correlate a una «remunerazione non adeguata», sempre più laureati lasciano il Paese.

Un’emorragia continua di “cervelli” – laureati, scienziati e ricercatori – che la Corte dei Conti ha fotografato nel suo Referto sul sistema universitario 2021 sottolineando come in otto anni (dal 2013 ad oggi) ci sia stato un aumento del 41,8% dei trasferimenti per lavoro. Il rapporto evidenzia come nell’ultimo decennio sia aumentata quota di laureati tra i più giovani (25-34 anni).

Nel 2019 il 34% delle donne in quella fascia d’età e il 22% dei coetanei era in possesso di un diploma di laurea ma rispetto agli altri Paesi Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, conta attualmente 36 paesi membri: Australia, Austria, Belgio, Canada, Cile, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Giappone, Grecia, Irlanda, Islanda, Israele, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Messico, Norvegia, Nuova Zelanda, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Repubblica di Corea, Repubblica Slovacca, Regno Unito, Slovenia, Spagna, Stati Uniti, Svezia, Svizzera, Turchia, Ungheria) siamo ancora molto indietro (la media Ocse è del 51% per le donne e del 39% per gli uomini).

Fuga dei giovani cervelli. Altra conseguenza della costituzionalizzatasi corruzione nazionale

Un fenomeno riconducibile sia alle persistenti difficoltà di entrata nel mercato del lavoro sia al fatto che il possesso della laurea non offre, come invece avviene in area Ocse, possibilità d’impiego maggiori rispetto a quelle di chi ha un livello di istruzione inferiore (solo il 68% dei laureati italiani ha un lavoro contro la media Ocse dell’85%). Le limitate prospettive occupazionali, con adeguata remunerazione, spingono sempre più laureati a cercare fortuna all’estero.

Si registra altresì un abbandono dell’istruzione universitaria dei giovani provenienti da famiglie con redditi bassi, la cui causa è attribuita dalla Corte dei conti, oltre che a fattori culturali e sociali, al fatto che la spesa per gli studi terziari, caratterizzata da tasse di iscrizione più elevate rispetto a molti altri Paesi europei, grava quasi per intero sulle famiglie, vista la carenza delle forme di esonero dalle tasse o di prestiti o, comunque, di aiuto economico per gli studenti meritevoli meno abbienti. È questo un aspetto che, per la Magistratura contabile, richiede un’opera di aggiornamento e completamento dell’attuale normativa per dare piena attuazione alla disciplina del diritto allo studio con la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni (LEP) e l’attivazione degli strumenti per l’incentivazione e la valorizzazione del merito studentesco.

Fuga dei giovani cervelli. Altra conseguenza della costituzionalizzatasi corruzione nazionale

Il Referto della Corte dei conti evidenzia, inoltre, profili di criticità nell’ambito della ricerca scientifica in Italia con particolare attenzione a quella del settore università:”nel periodo 2016-2019 l’investimento pubblico nella ricerca appare ancora sotto la media europea“, mentre le attività di programmazione, finanziamento ed esecuzione delle ricerche si caratterizzano “per la complessità delle procedure seguite, la duplicazione di organismi di supporto, nonché per una non sufficiente chiarezza sui criteri di nomina dei rappresentanti accademici in seno ai suddetti organismi, tenuto conto della garanzia costituzionale di autonomia e indipendenza di cui all’art. 33 della Costituzione”. In più, la notevole percentuale del lavoro precario nel settore della ricerca determina la dispersione delle professionalità formatesi nel settore.

Risultano, poi, ancora poco sviluppati i programmi di istruzione e formazione professionale, le lauree professionalizzanti in edilizia e ambiente, energia e trasporti, ingegneria, e mancano i laureati in discipline STEM (scienze, tecnologia, ingegneria e matematica) e questo incide negativamente sul tasso di occupazione.

UNA NAZIONE RUGGINOSA DI COSTITUZIONALIZZATASI CORRUZIONE

Nel febbraio 1960 il Presidente de Senato, Cesare Merzagora, pronunciò a Palazzo Madama un durissimo discorso contro il “malaffare” attaccando i partiti. Quattro giorni dopo, il 29 febbraio, Merzagora si dovette dimettere.

Nel 2014 la Commissione europea pubblicò la prima relazione dell’Unione sulla lotta alla corruzione. Come si legge nel comunicato: “La corruzione è un fenomeno che interessa tutti gli Stati membri e che costa all’economia europea circa 120 miliardi di euro l’anno.”. Nel riferimento all’Italia scrisse «In alcuni paesi, come il Portogallo, la Slovenia, la Spagna e l’Italia, le tangenti sembrano rare, ma la corruzione in senso più ampio solleva gravi preoccupazioni: un numero relativamente ridotto di intervistati ha dichiarato di aver ricevuto richieste esplicite o implicite di tangenti negli ultimi 12 mesi. Sebbene l’esperienza diretta del fenomeno sia apparentemente rara (1-3%), la percezione è influenzata così pesantemente dai recenti scandali politici e dalla crisi economica e finanziaria che gli intervistati hanno un’impressione negativa della corruzione in generale (rispettivamente 90%, 91%, 95% e 97%) … I paesi in cui gli intervistati sono più propensi a considerare la corruzione un fenomeno diffuso sono la Grecia (99%), l’Italia (97%), la Lituania, la Spagna e la Repubblica ceca (95% ciascuna) … I paesi in cui gli intervistati sono più propensi a ritenere che esista una diffusa corruzione tra i funzionari che aggiudicano le gare d’appalto sono la Repubblica ceca (69%), i Paesi Bassi (64%), la Grecia (55%), la Slovenia (60%), la Croazia (58%) e l’Italia (55%) …».

Fuga dei giovani cervelli. Altra conseguenza della costituzionalizzatasi corruzione nazionale

A gennaio 2021, nell’Indice di percezione della corruzione, classifica stilata annualmente da Transparency International che monitora e classifica 180 paesi raccogliendo e misurando le opinioni di esperti e dirigenti di azienda, all’Italia è stato attribuito lo stesso punteggio del report dell’anno scorso (53 punti), che posiziona l’Italia al 52esimo posto in classifica, in batteria con Grenada, Malta, Mauritius e Arabia saudita.

L’OPINIONE

A detta di tutti, ma detto in privato a bassa voce o a microfoni spenti, non è mai cambiato nulla, neanche nelle annose retoriche di fine anno. Anzi di tutta evidenza è solo più diffusamente peggiorata la situazione financo agli ultimi sgabelli della società. In Italia conta la raccomandazione, la corruzione, il favoritismo, il mercimonio, il familismo, la conoscenza, l’appartenenza a logge, confraternite, consorterie, correnti, associazioni, per carità, tutto costituzionalizzatosi, tanto le leggi e la giurisprudenza le fa il medesimo persistente trasversale sistema Governativo-Parlamentare-Ministeriale-Giuridico, quindi tutto legale per l’endemico quanto imbellettato e tronfio intreccio pubblico-politico-istituzionale-burocratico, professionale-ecc.

Fuga dei giovani cervelli. Altra conseguenza della costituzionalizzatasi corruzione nazionale

Chi non ha la possibilità di immettersi in questo sistematico sistema, oppure non vuole perdere ai propri occhi la dignità umana allineandosi, se non pure prostituendosi o anche pagando sotto banco, o ancora non riesce proprio a starci in tale stagnante generalizzato “acquitrino” – su cui ogni mattina da decenni un presidente di turno spruzza dello “chanel” per non farne sentire il fetore di marcio interiore che ammorba ogni persona e cosa dalle Alpi a Capo Passero mentre tutti coloro che vi appartengono fanno benaltrismo – allora ineluttabilmente, avendo capito per tempo, se può fugge da questa culturalmente ipocrita e dissimulatrice Penisola (e Isola) e tanto più se giovane e ha capacità, qualifiche, specializzazioni o lauree.

Parallelamente a tutto ciò, le mafie, native d ‘importazione, avendo immense disponibilità di soldi, soprattutto con il mega affare della droga, dietro le quinte da sempre ci vanno notoriamente a nozze.

Fino a che dura.

 Adduso Sebastiano

(tutte le altre informazioni regionali le trovi anche su Vivicentro – Redazione Sicilia)

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