Differenze di stile e trattamento, nei diversi “Programmi di protezione”.

Differenze di stile: I "mostri" sciolgono i figli dei "Collaboratori" nell'acido, altri li buttano via con l’acqua che hanno debitamente sporcata

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Differenze di Stile: i “mostri” sciolgono i figli dei “Collaboratori” nell’acido, altri sporcano talmente tanto l’acqua, da non far notare il bambino buttato via.

A volte, pensi alla Fallaci a Ilaria Alpi o Spampinato, per dare un senso al tuo lavoro, poi ti dicono di accendere la TV, che si parla di mafia e ti ritrovi la solita tipa siliconata, intenta a dare dello “sceriffo” ad un uomo immenso, come il dottor Gratteri, superiore anche sotto il profilo erotico poiché, dire la verità, in questo paese, è quanto di più rivoluzionario e sensuale tu possa fare con la bocca… altro che silicone a culo di gallina.

Si ambisce sempre a ciò che è raro e introvabile.

Il valore, anche sul mercato, è dato da quello, non certo dall’ampia offerta di patetiche vendute e sordidi personaggi, legati alla politica ed all’informazione, che spopolano nelle maggiori emittenti e testate nazionali.

Testate che in molti casi, ti costringono anche, sadicamente, a finanziare.

Testate proprio come quelle che ti verrebbe voglia di dargli ma che finisci, “civilmente”, col dare contro il muro, felice di raggiungere, almeno per un attimo, quello stato di leggero stordimento, simile a quello che prevale fra buona parte della popolazione, quella che vede le cose con ottimismo, dai salotti del Grande Fratello…

In tema di “Programmi speciali di protezione”, oggi vogliamo esaminare, quanto emerso nell’ultima puntata di Quarta Repubblica, dove si trattava proprio quell’argomento che, come da tempo vi annuncio, sarà fulcro dei prossimi teatrini del potere ovvero: lo screditamento della Magistratura e dei Collaboratori di giustizia, strumenti temuti ed insostituibili, nella lotta alla massomafia, fuori e dentro le istituzioni e la politica.

Da mesi ormai, mi dedico a raccogliere dati e informazioni, proprio sui Collaboratori di Giustizia, i quali, al contrario di quel che vi raccontano, ricevono dallo Stato ogni sorta di abbandono, leggerezza ed ingiustizia, fino a subire in alcuni casi, vere e proprie angherie od abusi, persino su minori innocenti dei quali non possono neppure parlare, perché il programma di protezione li riduce ancora una volta, al silenzio.

Una guerra impari, quella fra le ricche redazioni piene di menzogne preconfezionate da sdoganare e le montagne di appunti dei poveri cronisti d’inchiesta, tutti da sistemare e rivedere cento volte, per schivare le querele sempre in agguato, molto più dei lettori.

Una ben diversa visibilità, caratterizza questa guerra mediatica sempre più sporca.

Ma noi, fino all’ultimo, nuoteremo nel fango con appunti e documenti in bocca come castori inferociti, per costruire almeno qualche diga, ad arginare, in qualche modo, i torrenti di menzogne in piena che vi scaricheranno addosso.

Si vuole rivedere la legge sui Collaboratori di Giustizia, al fine di eliminarli, in quanto veramente troppo utili.
Diversi di loro li hanno anche eliminati fisicamente, uccidendoli o “suicidandoli” ma, aumentando questi di numero, la faccenda diventa complessa da gestire, così è arrivato il momento di farli eliminare direttamente a voi, come funziona, dai tempi di Barabba.

Per fare questo, selezioneranno calunniatori di comprovata esperienza, condannati vari, oppure delusi e traditi dal sistema, tutti da inserire nei loro speciali “programmi di protezione”, quelli realizzati, per proteggere i mafiosi e smontare le leggi esistenti fino a poter finalmente chiudere la “trattativa”, sospesa tempo fa a causa proprio della vostra indignazione, oggi sopita, ottemperando finalmente a tutte le richieste di “cosa nostra” contenute nel famoso, almeno spero, “papello” di Riina.

Oggi parliamo nello specifico del programma di Quarta Repubblica di lunedì scorso ma vedrete come i “programmi di protezione speciale”, aumenteranno fino a reti unificate…

Presto pubblicheremo le prove dei soprusi e dell’abbandono nel quale spesso vivono i veri Collaboratori di Giustizia. Intanto accontentatevi di sapere che vi hanno raccontato una massa informe, e vergognosa, di bugie, a sostegno delle loro tesi…

I Collaboratori di Giustizia, prendono 2.500 euro al mese più 500 euro per ogni familiare a carico…

“Sticazzi” avrete pensato voi… ma quando mai… ve lo diciamo noi.

I Collaboratori prendono circa 900 euro al mese, più 220 per ogni familiare a carico.

Vero che ai tempi di Falcone venissero trattati con maggior riguardo, ma questa è la media attuale.

Lo Stato gli trova il lavoro.
No, lo stato, di fatto, impedisce loro di lavorare e quando se lo trovano da soli, il lavoro, devono chiedere un’autorizzazione per farlo, che spesso viene negata.

Lo Stato offre nuove identità, cancellando il casellario giudiziario.
No, lo Stato, offre loro solo dei documenti falsificati, che non sono, a quanto pare, neppure disposti a duplicare, in caso di smarrimento, come già accaduto.
Nessuna nuova identità quindi, ne’ cancellazioni dal casellario giudiziario. Quello succede in America e in altri Stati, non in quello della “trattativa”.

Lo Stato regala loro terreni e attività commerciali.
A noi risulta il contrario, ovvero che tutti i terreni e le attività commerciali di proprietà dei Collaboratori, vengano giustamente confiscati, mentre quelli dei loro partenti sotto protezione, estranei alla mafia e vittime loro stesse di mafia, finiscano in malora, quando questi vengono trasferiti. Subendo ovvi “spregi” e danneggiamenti in loco, mentre lo stato esige semplicemente le tasse… ma anche su questo vi documenteremo esattamente.

Abbiamo già tutto, ci mancano solo i mezzi ed il personale delle ricche redazioni ma, con un po’ più tempo alla fine arriveremo a tagliare il traguardo anche noi.

Se poi si facessero avanti un po’ di “castori volontari”, disposti a collaborare per sete di conoscenza e verità, magari riusciremo ad accelerare anche noi, il nostro lavoro di indagine e di Cronaca Giudiziaria, benché stamani apprendiamo con terrore da un articolo di adnkronos , che anche la libera ricerca storica, sulla verità dei fatti, stia diventando reato.

Una visitina della Digos, del resto, l’abbiamo avuta anche noi… ecco anche perché, sarebbe forse ora che l’opinione pubblica ricominciasse ad interessarsi della politica e del suo operato.

Ma torniamo a quanto, per ora, vi stavamo segnalando.

DICONO:

Lo Stato provvede alle spese sanitarie, ai viaggi, e a tutte le esigenze personali, non meglio specificate e già che c’erano, c’hanno aggiunto anche le vacanze… tanto a loro di sicuro non costa niente… ne’ in termini economici, essendo falso, né in termini legali, tanto a questi, notoriamente, non succede mai niente.

Avrebbero fatto molto meglio a spiegarci tutti i complessi cavilli e gli escamotage, che permettono ai boss stragisti di accedere a sconti o posizioni che non gli spettano, visto che di questo sì, che sono veri esperti.

Se non mi credete basterà un giro su Wikipedia, per leggervi i “curriculum” degli opinionisti in questione, ivi comprese, incomprensibili assoluzioni, le solite prescrizioni, finti attentati, vere calunnie, finanziamenti illeciti fino a storie di Comuni sciolti guarda caso, proprio per mafia.

Anche su cavilli ed escamotage vi documenteremo, benché si tratti di un lavoro infame districarsi nei meandri di “fatta la legge, trovato l’inganno”, attitudine posseduta e ben pagata invece, dai “migliori” avvocati, quelli che salvano tutti, dal boss, al politico…

A tale proposito, spero non vi sia sfuggita l’opera di beatificazione del generale Mario Mori, ex comandante dei Ros e direttore del Sisde, sempre guarda caso, impegnato proprio in questi giorni, nel processo di secondo grado sulla “Trattativa stato-mafia”.

Orbene, questi cavalieri della verità, lo definiscono in coro un uomo prezioso dello stato, forse del loro, il quale verrebbe accusato solo da Brusca, senza null’altro a suo carico.
Qui “sticazzi” lo diciamo noi, sempre ammesso che la redazione ci confermi che si possa farlo, senza incorrere in querele e già che ci siamo ne approfittiamo per ricordare che lo stesso “Bellusccone” (come lo pronunciano loro) è un delinquente e malavitoso, almeno stando a precise sentenze che lo affermano e consentono, quindi, di dirlo.
Stesse sentenze, deposizioni e atti, ormai pubblici che potrete trovare ovunque anche sul generale Mori, il quale fu apertamente accusato già da Luigi Ilardo, che venne quindi, prontamente ammazzato, prima che entrasse di diritto, fra i Collaboratori di Giustizia. Uno che esordisce dicendo al generale “queste schifezze, le avete fatte voi” riferendosi alle stragi di stato, alla politica ed ai servizi segreti, andava certo silenziato…

Questi poveri giornalisti incompetenti, non sono neppure a conoscenza di quanto ampiamente testimoniato dal Colonnello Riccio e da altri pezzi del nostro, di Stato…
Mentre, quell’omino innocente, che fu al centro della trattativa, pare che permise, non solo di far giustiziare Ilardo ma che anche impedì la cattura di Provenzano e la perquisizione del covo di Toto Riina. Tutte cose dimostrate nei processi ma per molte delle quali non è stato comunque condannato.

Qui mi riallaccio alle esternazioni di Sgarbi, che ci mette su pure il carico, facendovi notare che non sia mai emerso il nome dei politici, ovvero dei veri mandanti.
Vorremmo fargli notare che per ottenere quelli, al 41/bis ci dovevano mettere proprio Mori con tutti i “deviati” e “pungiuti” del caso, così avrebbero cantato pure loro, che sono proprio quelli che hanno inquinato le prove, distrutto documenti, fatto menare dei poveracci perché si spacciassero per collaboratori depistanti, (tipo lo Scarantino, più volte citato) e che sanno bene chi stanno coprendo, mentre questi lo stanno proteggendo.

Ma di tutte le cose che questi “grandi giornalisti” non sanno o non dicono, quella che colpisce di più in assoluto è la vera storia del piccolo Giuseppe Di Matteo, il bambino strangolato e sciolto nell’acido per ordine di “cosa nostra”, del quale peraltro Brusca fu fra i mandanti ma non esecutore materiale. Poco cambia in questo caso ma tant’è.

Cambia invece, e molto, il fatto di non dire che il padre di Giuseppe, il boss Santino Di Matteo, aveva da poco deciso di collaborare con la giustizia, proprio sulla strage di Capaci e che il figlio fu rapito, per indurre Santino al silenzio, cosi ‘ come in seguito ucciso, per punirlo delle dichiarazioni rese. Questo, purtroppo è esattamente quello che in moltissimi casi, avviene ai parenti dei Collaboratori di Giustizia, non le balle che vi raccontano loro.

A Buscetta ne uccisero due di figli oltre ad una decina di parenti, sempre per vendetta o per impedirgli di parlare, questa è la mafia.

Quando, strumentalmente vi hanno parlato con dovizia di strazianti particolari della morte del piccolo Giuseppe Di Matteo, lo hanno fatto senza dire e ribadire che era figlio di un “pentito”, un Collaboratore di giustizia: perché? Non vi avrebbe più fatto pena, in quel caso, secondo loro? O lo hanno forse omesso per non farvi capire cosa e quanto, davvero pagano i mafiosi quando decidono di collaborare, ribaltando completamente le loro tesi? Solo loro possono saperlo ma, di sicuro, un certo olezzo si avverte.

Fatto sta che Santino di Matteo, che Dio lo benedica, continuò a parlare lo stesso, forse più di prima, sapendo meglio di altri, che la mafia è solo una montagna di merda e che oramai, qualunque cosa lui avesse fatto, il suo bambino sarebbe stato comunque ucciso.
Brusca cercava di spiegarvi questo, circa i Collaboratori di Giustizia e la catena di morte che portano stretta alle caviglie tutti i loro familiari, prima vittime della mafia, poi della giustizia che dovrebbe proteggerli.

Nel caso terribile del piccolo Di Matteo, l’unica cosa che un vero giornalista poteva chiedere ad un Magistrato come Sabella, è che cosa ci facesse quel povero bambino, ancora in Sicilia, alla mercé di tutti gli zii di “cosa nostra” e non protetto con nuova identità in località segreta, ben lontana da quei luoghi…

È regola delle mafie che, ad eliminare il Collaboratore di Giustizia, già sull’intenzione siano proprio i più stretti congiunti. A Luigi Bonaventura, ad esempio, fu il padre a sparare per primo. Ma queste sono le regole e se oggi le conosciamo è solo grazie ai Collaboratori di Giustizia che da Buscetta in poi ce le hanno raccontate.

Il primo in verità fu un certo Leonardo Vitale, libero e non in cerca di “sconti”, bensì in piena crisi di coscienza, ma anche quello lo condannarono, lo infilarono in manicomio per screditarlo e poi lo rimisero in mano alla mafia che gli sparò due pallettoni in testa, tanto per cambiare…

Ma queste storie, dai giornalisti selezionati negli speciali programmi di protezione, temo che non le ascolterete mai… benche’ possiate trovarle ovunque, volendo.

Inutile aggiungere che la Magistratura, insieme ai Collaboratori, sia proprio quella nel mirino dell’antimafia “deviata” e di tutti i “deviati” del caso.

Praticamente, ‘a dovete fa’ finita co ‘sti maxiprocessi”.

Dalle loro descrizioni ne esce una Magistratura piena di incompetenti, dei poveretti alla mercé delle menti sopraffine di falsi pentiti, tant’è vero, che lo stesso giorno, il dott. Gratteri era impegnato a rifiutare la richiesta avanzata dal boss Grande Aracri al quale, forse in calabrese, avrà detto di andare a prendere per i fondelli qualcun altro, e peccato, perché se davvero parlava quello, in molti avrebbero abbassato subito la cresta…

Siamo noi, gente civile, siamo noi che non facciamo affari con la mafia, che non siamo in politica, ad avere bisogno dei Collaboratori di Giustizia, non loro di noi.

Ad un boss (questo sì), se resta zitto e buono in carcere, la mafia passa alla famiglia oltre 3000 euro mensili e copre tutte le spese legali, disponendo sempre dei migliori avvocati, quelli che sanno arrivare a far impietosire i giudici del Tribunale dei diritti umani, la nostra stessa Avvocatura di stato oltre alla stragrande maggioranza dei politici, mentre ad alcuni collaboratori, lo stato non paga neppure gli avvocati per andare a deporre in interesse dello stato stesso..

Se invece sei uno grosso davvero, resti direttamente latitante anche quarant’anni, come ci hanno ampiamente dimostrato i vari Provenzano, Riina, Franconieri o Matteo Messina Denaro, mentre ai tuoi figli spetteranno le migliori università all’estero, poi un posto fra i migliori avvocati, i migliori imprenditori o politici futuri.

Del resto Sansonetti ci ha spiegato bene come la mafia che uccide sia un fenomeno ormai rientrato, come oggi la mafia “rubi e basta”…

Così, semplicemente, “oggi le mafie rubano e basta”: ma cosa? Cosa a parte vari beni materiali ai quali tutti penseranno soprattutto se non se ne fa elenco? Proprio come non si fa elenco di tutti i miliardi che recuperiamo, grazie ai Collaboratori di Giustizia.

Ed allora proviamo a farcene uno più ampio, e chiaro.

La mafia, oggi come sempre del resto, a noi tutti ruba soprattutto:

● la giustizia,
● La sanità,
● una società civile e meritocratica,
● una politica “pulita” eletta con i voti dei cittadini e non con gli “scambi” mafiosi,
● Il futuro dei nostri figli.

E non è vero nemmeno che non uccide e ruba solamente visto che oggi, come sempre:

● uccide ogni forma sana di commercio ed imprenditoria,
● uccide tutti i nostri valori, sterminando coscienze e menti con le armi della disinformazione di massa… perché, nel tempo si è comprata effettivamente, anche diversi magistrati e tutte quelle parti deviate dello Stato che lavorano in piena sinergia tra loro a contrastare quelle sane.

Oggi infatti possiamo godere di una massoneria “deviata”, carabinieri deviati, poliziotti deviati, politici deviati, servizi segreti deviati, avvocati deviati, collaboratori deviati e via di questo passo, i quali tutti insieme formano uno stato nello Stato, oppure un bel castello, deviato pure quello.

Marcondirondirondello

Forza e coraggio ai nostri valenti magistrati, che stanno indagando proprio su questo, capiamo bene le difficoltà ma in effetti un occhio ai colleghi andrebbe buttato e di questo Sansonetti ha convinto tutti, perché se questi ancora parlano, qualche problema c’è…

Se volete rivedervi gli esperti del settore, potrete cercare la trasmissione di Porro, Quarta Repubblica, del 7 giugno e vedere cosa dicono in merito al tutto quanto sopra vi ho riportato/richiamato.

Se invece, volete ascoltare la testimonianza diretta di alcuni Collaboratori, cliccando QUI potrete rivedere un servizio delle Iene, a dimostrazione del fatto che i giornalisti a volte, puoi trovarli dove meno te lo aspetti, esattamente come fra i Collaboratori, si trova di tutto, persino personaggi straordinari, dotati di inatteso rigore e coerenza che con coraggio e dignità, pagano le conseguenze delle proprie scelte, prima e dopo.

Buscetta abbracciò e offrì il proprio perdono, all’assassino dei suoi figli, poiché sapeva bene che un ordine impartito dalla mafia, può solo venir eseguito e proprio per questo, in tanti hanno colto l’occasione, che lo Stato ha offerto loro, per uscire da quella montagna di merda della mafia.

Loro non vi racconteranno mai, che “ruba e basta” e per questo noi vi racconteremo qualcuna delle loro storie.

Se nel frattempo vi doveste annoiare sotto l’ombrellone e voleste farvi una vaga idea anche circa l’operato dei migliori avvocati, vere eminenze grigie… sempre dalla nostra collezione di “filmati erotici, vi consigliamo, cliccando QUI, l’ascolto di uno dei centomila interrogatori subiti da Gaspare Mutolo, in questo caso con uno degli avvocati di Andreotti…
Lo riascolto spesso e quando sono molto arrabbiata, quando magari vorrei dare la famosa testata, penso beh, se c’è l’ha fatta uno come lui a resistere, posso farlo anche io.

Buon fine settimana e buon divertimento a tutti!

Differenze di stile e trattamento, nei diversi “Programmi di protezione” / Francesca Capretta / Redazione

 

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