I siciliani sono andati al voto per eleggere il presidente della Regione. Stando agli exit poll (lo spoglio inizia stamattina) il candidato di centrodestra Nello Musumeci è avanti: per lui il 30-40% dei voti. A un soffio il grillino Cancelleri (33-37%). Nettamente indietro il pd Micari (16-20%) e il candidato della sinistra Fava (6-10%).
Musumeci parla già da presidente e annuncia che sarà «libero dai pupari», mentre il rivale M5s spera ancora e Grillo incalza: «In ogni caso noi siamo i vincitori morali»
Renzi prova a rompere l’assedio post-sconfitta aprendo più decisamente alle coalizioni e annuncia: «Se vogliono le primarie, io ci sto».
Ribaltone alle elezioni regionali in Sicilia
Gli exit poll: centrodestra avanti di poco sui grillini, sconfitti il Pd e gli alfaniani. Record negativo per l’affluenza. Oggi lo spoglio
Fabrizio Micari, al terzo posto, risparmia il paventato smacco da parte delle formazioni di sinistra che con Claudio Fava e la sua lista «Cento passi per la Sicilia» arrivano quarti. Ma il dato politico dice che i dem in Sicilia sono in grave difficoltà, anche per l’esperienza dell’uscente governatore Crocetta, da molti definita deludente. I due exit poll sono simili: Micari tra il 16 e il 20 per cento sia per Emg sia per Piepoli-Noto; Fava tra il 6 e il 9 per Emg e tra 7 e 11 per Piepoli-Noto. Da prefisso telefonico la performance del candidato di Siciliani Liberi, Roberto La Rosa, tra 0 e 2.
Per quanto riguarda le liste, i risultano il primo partito con una percentuale tra il 30 e il 34%. Nella coalizione di centrodestra la parte del leone la farebbe Forza Italia (tra il 13 e il 16% per Emg) ma il risultato della Lega – in una lista in comune con Fratelli d’Italia accreditata di un 5-8 per cento – sarebbe un successo per Salvini, oltre che per Meloni (che rivendica di essere stata la prima a credere in Musumeci, ndr), in una terra che fino a qualche anno fa i leghisti definivano «sprecona», ricambiati dai siciliani che li consideravano «razzisti». Non entusiasmante il dato della lista di Musumeci #diventeràbellissima, tra il 4 e il 7 per cento, mentre l’Udc oscillerebbe tra il 6 e il 10% e i Popolari e autonomisti di Saverio Romano sarebbero tra il 3 e il 6% (che rivendica: «Noi i primi a credere in Musumeci»), in una terra che fino a qualche anno fa i leghisti definivano «sprecona», ricambiati dai siciliani che li consideravano «razzisti». Non entusiasmante il dato della lista di Musumeci #diventeràbellissima, tra il 4 e il 7 per cento, mentre l’Udc oscillerebbe tra il 6 e il 10% e i Popolari e autonomisti di Saverio Romano sarebbero tra il 3 e il 6%.
Sul fronte centrosinistra, il Pd rischia perfino di ottenere un dato a una cifra, visto che per Emg la forchetta è tra il 9 e il 13 per cento. Delude Alternativa popolare, del ministro agrigentino Alfano, che viaggia tra il 2 e il 5%, quanto la lista di Micari. Fa meglio la lista di Pdr-Sicilia Futura di Salvatore Cardinale (3-6%). Comunque vada, il voto delle liste rischia di offrire al vincitore una Assemblea regionale senza maggioranza, con il rischio che il nuovo presidente debba aprirsi ad alleanze.
L’affluenza alle urne è stata anche stavolta bassa, da record negativo: il 46,76% degli elettori; ancora meno di quel 47,41 che cinque anni fa portò a Palazzo d’Orleans Rosario Crocetta. Nella notte le prime reazioni. «Abbiamo fatto un miracolo», commenta il commissario di Forza Italia Gianfranco Miccichè. Lorenzo Guerini (Pd) parla di una «sconfitta netta e indiscutibile». Mentre Micari dice: «Parleremo con i dati reali».
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