25 aprile, Festa della Liberazione. La Resistenza nasce nel Sud

25 aprile Festa della Liberazione. Celebrazioni in tutta Italia per commemorare la liberazione nazionale dall’oppressione nazifascita durante...

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25 aprile Festa della Liberazione. Celebrazioni in tutta Italia per commemorare la liberazione nazionale dall’oppressione nazifascita durante la seconda guerra mondiale.

Il 25 aprile di 74 anni fa, con la liberazione di Milano e Torino dall’occupazione tedesca, si concludeva quella fase della storia italiana che prese il nome di Resistenza.
Quando si parla di Resistenza, si pensa subito ai partigiani della “Linea gotica”, alle stragi di Marzabotto, di Sant’Anna di Stazzema e delle Fosse Ardeatine, ignorando che una Resistenza, col suo tributo di sangue, c’è stata anche nel Sud.
Per molti decenni è gravato infatti sulle popolazioni meridionali il giudizio negativo che la lotta partigiana sia stata fatta solo dalle popolazioni dell’Italia settentrionale e che la gente del Sud abbia invece aspettato in una sorta di inerzia l’arrivo degli Alleati.
Ma nuovi e più recenti studi dei vari Istituti Storici della Resistenza presenti in tutta Italia, anche grazie alla scoperta di documenti che fino a pochi anni fa erano stati volutamente occultati, hanno riaperto una delle pagine più tristi della nostra storia.
Questi studi hanno messo in luce quanto la lotta contro l’invasore sia nata proprio nel Meridione e come la gente del Sud, esasperata dai soprusi nazisti, abbia impugnato le armi, sacrificando la vita per la pace, la giustizia e la libertà.
La Resistenza del Mezzogiorno ebbe luogo nell’estate del 1943 e culminò nelle cosiddette “Quattro giornate di Napoli” dal 28 al 30 settembre dello stesso anno, quando la popolazione, ribellandosi all’occupazione nazista, si liberò da sola, prima dell’arrivo degli Alleati.
Ma già parecchi giorni prima della metropoli partenopea, la città di Castellammare di Stabia, importante polo industriale in provincia di Napoli, stanca dei soprusi nazisti, impugnò le armi nel tentativo di difendere le sue industrie e la sua gente.
I cittadini di questa operosa città campana, come testimoniano numerosi studi, furono tra i primi a cadere vittima della barbarie nazista nei venti giorni che precedettero l’arrivo degli Alleati. In questi giorni funesti per la città si contarono 32 morti, 16 feriti ed oltre 2000 deportati nei campi di concentramento di Germania, Austria e Polonia.
Altri figli della “Città delle acque” furono uccisi dai tedeschi per rappresaglia o in combattimento nei comuni vicini o in varie parti d’Italia.

Tra essi:

  1. Manfredi Talamo, tenente colonnello dell’Arma dei Carabinieri, nato a Castellammare di Stabia il 2 gennaio 1895 e trucidato con altri 334 civili o militari nell’eccidio delle Fosse Ardeatine a Roma, il 24 marzo 1944;
  2. Renato Rajola, cittadino stabiese nato nel 1916 , comandante partigiano in Emilia Romagna, che fu fucilato dai tedeschi in provincia di Piacenza nel 1944 e Attilio Uvale, partigiano stabiese di 23 anni, fucilato a Firenze con altre undici persone.

I prodromi della Resistenza stabiese all’invasore tedesco si ebbero già dal 1° settembre (l’Armistizio di Cassibile con le forze alleate anglo-americane fu firmato solo l’8 settembre successivo, con tutte le nefaste conseguenze che ne derivarono).
Quel giorno, circa 1000 operai dell’Avis Meccanica sfilarono per le strade del centro, chiedendo “pace e pane”. Al corteo parteciparono anche molte donne e ragazzi, ma i manifestanti furono dispersi con i lacrimogeni, si ebbero alcuni feriti e 80 arresti. Dopo 17 giorni, i prigionieri furono liberati dal Carcere circondariale di Salita S. Giacomo da un tumulto popolare, organizzato dalle donne stabiesi, salvandoli così dalle deportazioni nei campi di concentramento.
L’11 settembre fu uno dei giorni più tragici per la cittadinanza, perché persero la vita valorosi civili stabiesi e marinai della Regia Marina, nel vano tentativo di difendere i Cantieri Navali e le navi ancorate nel porto dalla furia distruttrice tedesca.
Alla notizia dell’Armistizio, i nazisti tentarono di entrare nei cantieri per distruggere i macchinari e far saltare le navi, ma furono fermati dal fuoco dei marinai agli ordini del comandante Baffigo. Ai combattimenti si unirono gli eroici partigiani stabiesi che cercarono di fermare l’avanzata del nemico. La parola d’ordine: salvare i Cantieri Navali, simbolo della città, ad ogni costo.
La guerriglia urbana cominciò con l’attacco di una colonna tedesca a Piazza Quartuccio. Una bomba a mano lanciata dal tetto di un palazzo centrò in pieno una camionetta tedesca.
Tutti i civili e i militari italiani iniziarono a sparare, da Piazza ferrovia a Piazza Quartuccio e a Via Gesù, con perdite da entrambe le parti. Altri scontri si ebbero nei pressi dell’Avis e del Cmi.
Intanto i pochi marinai riuscivano ad arginare la debordante forza nemica, ma i nazisti con l’inganno ebbero la meglio: alzando bandiera bianca e chiedendo di parlamentare, dissero che, se i marinai italiani avessero cessato le ostilità, avrebbero risparmiato i Cantieri Navali. Così non fu.

Domenico Baffigo
Domenico Baffigo

Il comandate Domenico Baffigo*, fidando nelle tradizioni militari, uscì dalle mura dei Cantieri per trattare col nemico, ma i tedeschi lo catturarono.

Nei giorni seguenti fu fucilato insieme ai tenenti Francesco Bottino ed Ugo Molino, e al marinaio stabiese Vincenzo De Simone, non si sa precisamente dove, forse a Napoli. Alcuni marinai furono fucilati sul posto ma non ne conosciamo i nomi.

Nei giorni seguenti, i Cantieri Navali vennero distrutti e le navi affondate.

Nelle azioni di guerriglia urbana, tra i civili persero la vita il meccanico Agostino Circiello e l’operaio dei Cantieri Navali Santolo Contaldo, eroici cittadini stabiesi.

Dal 21 al 28 settembre furono deportati circa 2000 uomini dai 18 ai 45 anni. Finita la guerra, soltanto 627 di essi fecero richiesta per ottenere i benefici pensionistici: molti morirono di stenti.
Dal 26 al 28 settembre furono distrutte tutte le altre industrie stabiesi: la Cirio, l’Avis, il Cmi, l’Oleificio Gaslini, la Voiello e gli altri pastifici, che vennero bruciati e saccheggiati.

Il 28 settembre le armate tedesche finalmente si ritirarono, lasciandosi però alle spalle altri morti innocenti: 8 in località Pozzano (3 per atti di sabotaggio e 5 per rappresaglia, tra cui un bambino di otto anni); altri 2 stabiesi furono uccisi dai tedeschi il 30 settembre e il 1° ottobre.
Le truppe alleate, i Rangers della 5° armata neozelandese, comandata dal generale Mark Clark, entrarono in città soltanto il 29 settembre, dispensando sorrisi , cioccolata e sigarette: erano sbarcati a Salerno il 9 settembre e, stanziati ad Agerola, aspettarono che i tedeschi si ritirassero!

A sessant’anni dagli eventi, la città di Castellammare di Stabia ha ricevuto dal Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, la Medaglia d’Oro al Valore Civile con la seguente motivazione:

“Importante centro del Mezzogiorno, all’indomani dell’armistizio, fu oggetto della violenta reazione delle truppe tedesche, che, in ritirata verso il Nord, misero in pratica la strategia della terra bruciata, distruggendo il Cantiere Navale simbolo della città, altamente difeso dai militari del locale presidio e gli altri stabilimenti industriali. Contribuì alla guerra di liberazione, con la costituzione spontanea dei primi nuclei partigiani, subendo deportazioni e feroci rappresaglie, che provocarono la morte di numerosi concittadini. 1943, 1945, Castellammare di Stabia.”

La Resistenza partigiana nacque qui. Migliaia furono le vittime in tutta l’Italia meridionale nei pochi giorni dall’8 settembre 1943 all’arrivo degli Alleati. Ogni anno, con la scoperta di nuovi documenti, si fa sempre più luce su
questi eventi per i quali la storia è ancora tutta da riscrivere.

25 aprile, Festa della Liberazione. La Resistenza nasce nel Sud / Adelaide Cesarano

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