14.8 C
Castellammare di Stabia
Home Blog Pagina 6570

ISCHIA, UFFICIALI DI VICINO E MODESTI

0

La Società Sportiva Ischia Isolaverde comunica di essersi assicurata le prestazioni sportive dei giocatori Giorgio Di Vicino centrocampista e il portiere Nicola Modesti . Entrambi hanno siglato un contratto fino a Giugno 2016.

LE SCHEDE TECNICHE:

GIORGIO DI VICINO: Centrocampista, nato a Napoli il 16 Luglio 1980, cresce nel settore giovanile del Napoli che nella stagione 1999-2000 lo gira in prestito alla SPAL in Serie C1. Nel campionato successivo torna alla base: con la maglia del Napoli racimola 6 presenze prima di passare nuovamente in prestito al Crotone (Serie B). Nell’estate del 2001 viene acquistato a titolo definitivo dalla Salernitana (Serie B). Dopo una stagione in prestito al Lecce, con il quale conquista la promozione in Serie A, torna in Campania disputando la sua miglior stagione, totalizzando 8 reti in 40 partite. L’anno successivo firma un quadriennale con la Ternana. Non è delle più positive la parentesi con la squadra umbra che nelle due stagioni successive lo gira in prestito a Piacenza, Salernitana e Bari. Dopo una breve esperienza con Spezia e Pescara, nel 2009 trova l’accordo con la Cisco Roma. Con la compagine capitolina, ottiene la promozione in Prima Divisione tramite i play off. Negli ultimi anni ha vestito le maglie di Sambenedettese (Serie D), Campobasso (Seconda Divisione) e Aversa Normanna (Seconda Divisione). Nell’ultima stagione ha giocato nella massima divisione estone con il Jalgpalliklubi Sillamäe Kalev, ottenendo il quinto posto in classifica.

NICOLA MODESTI: Portiere, nato a Teramo il 9 Maggio 1990, dopo aver esordito con la maglia della squadra della sua città, nella stagione 2008-2009 veste la maglia del Morro d’Oro (Serie D). Nell’estate del 2009 passa a L’Aquila dove vi rimane fino al Gennaio del 2013 quando passa al Martina Franca. In Valle d’Itria totalizza 24 presenze. Nella prima parte di questa stagione ha difeso i pali della Juve Stabia.

ISCHIA, IN SILENZIO STAMPA FINO ALLA GARA DI SABATO CONTRO LA LUPA CASTELLI ROMANI

0

L’Ischia sabato è attesa dalla trasferta di Rieti contro la Lupa Castelli Romani, fanalino di coda del girone. I gialloblu sono chiamati ad una svolta, ma non solo in campo, anche perché un ennesimo passo falso potrebbe costare cara la panchina di mister Bitetto e il suo staff, dopo la riconferma avuta in settimana. La società proprio per questo ha deciso,di divulgare il silenzio stampa. La comunicazione è arrivata proprio nella giornata di ieri da parte dell’addetto stampa Giovanni Sasso:

” Gentili colleghi,fino all’incontro di sabato prossimo in casa della Lupa Castelli Romani,nessun tesserato rilascerà dichiarazioni. Sono certo della vostra comprensione,considerato il delicato momento che sta vivendo la Società Sportiva Ischia Isolaverde. Vi ringrazio. A disposizione per le notizie riguardanti gli allenamenti,l’infermeria e le novità di mercato”.

LUPA CASTELLI ROMANI-ISCHIA ISOLAVERDE ARBITRA ZINGARELLI DI SIENA

0

La gara Lupa Castelli Romani-Ischia Isolaverde, valida per la 18^ giornata del girone C, in programma sabato 16 Gennaio alle ore 14.00 sarà diretta dal signor Andrea Zingarelli di Siena che sarà coadiuvato da Antonio Donvito di Monza e Sante Selicato di Siena. Nessun precedente con i gialloblù.

Le gare dirette dal signor Zingarelli in questa stagione:

(DATA COMPETIZIONE GARA RISULTATO)

  • 30 Agosto 2015 Coppa Italia Lega Pro Padova-Pordenone  0-1
  • 12 Settembre 2015 Primavera Gir.B Perugia-H.Verona  0-2
  • 19 Settembre 2015 Lega Pro Gir A. Pavia-SudTirol  2-1
  • 26 Settembre 2015 Primavera Gir.C Empoli-Latina  1-0
  • 10 Ottobre 2015 Lega Pro Gir.A Reggiana-Renate  4-0
  • 7 Novembre 2015 Lega Pro Gir.A Pro Piacenza-Cremonese  0-1
  • 19 Novembre 2015 Primavera Gir.A Virtus Entella-Spezia  3-0
  • 28 Novembre 2015 Lega Pro Gir.C Paganese-Catanzaro  1-2
  • 6 Dicembre 2015 Primavera Gir.B Milan-Bologna  1-2
  • 12 Dicembre 2015 Lega Pro Gir.A Cuneo-Pordenone  0-1
  • 19 Dicembre 2015 Primavera Gir.B Cesena-Atalanta  0-2

BCC Agropoli – Coach Paternoster:” Chi parla di crisi non sa nulla di noi”

0

Le dichiarazioni di Antonio Paternoster, head coach della BCC Agropoli

L’aplomb misto a savoir ar fer tipico di un lord inglese, ma con all’occorrenza il fuoco dentro; è tutto questo Antonio Paternoster.

Il capo allenatore della BCC Agropoli, team cestistico cilentano che da quest’anno milita per la prima volta nella sua seppur breve ma intensa storia in un massimo campionato dilettantistico (nella pallacanestro italiana soltanto la Serie A è considerato campionato professionistico ndr), sta stupendo anche i più scettici disputando un favoloso torneo di A2 grazie ad un mix di esperienza e freschezza giovanile che si sta rivelando vincente.

Agropoli è attualmente la quarta forza del torneo a quota 18 punti, a pari merito con squadre ben più blasonate come Casale Monferrato ed addirittura più in alto di team del calibro di Casalpusterlengo, Siena, Roma, Barcellona e Biella soltanto per citarne alcune. Un successo senza precedenti per una cittadina di appena 21mila abitanti che mai, prima d’ora, aveva calcato i palcoscenici del secondo campionato italiano di basket.

Nonostante un grandissimo avvio, i cilentani sono reduci da due successi e ben sette sconfitte nelle ultime nove uscite stagionali; totalmente fantascientifico pensare che potessero vincerle tutte fino alla fine, in fondo. Esattamente da qui, la BCC Agropoli riparte nelle parole di Coach Paternoster che spiega, nel dettaglio, cosa non è andato in queste ultime gare:

”Non è questo un periodo felice – dichiara Paternoster – soprattutto dal punto di vista degli infortuni (Trasolini, Spizzichini e Carenza ndr). Nell’ultima gara disputata a Barcellona abbiamo fatto una partita convincente tirando anche con una buona percentuale, unica pecca la percentuale realizzativa dei liberi (soltanto il 50%) e la scarsa predisposizione al rimbalzo. L’assenza di Marc Trasolini si è fatta sentire, il suo valore è fondamentale in maniera esponenziale per il nostro equilibrio di squadra. Certo dopo queste sconfitte non ci fasceremo la testa dato che non credevamo nemmeno di essere la squadra più forte dopo le quattro vittorie consecutive ad inizio campionato; il nostro obiettivo è e resta la salvezza.”

Un’ analisi lucida, ma soprattutto sacrosanta che rispecchia la bontà e l’onesta del lavoro svolto dai cilentani fino a questo punto del torneo, tuttavia numeri alla mano c’è chi ha azzardato la parola ”crisi” e l’ha accostata in maniera decisa alla squadra di Patron Russo – ”ci tengo a dire innanzitutto che non voglio fare assolutamente polemica ma la parola crisi è una parola che non ci appartiene e che non può essere accostata mai ad una squadra che al suo primo anno di A2 gira a +1 in media inglese e che, oltretutto, è il secondo migliore attacco del girone. Chi parla di crisi non sa nulla di noi, quasi mi viene da pensare che queste persone non abbiamo mai assistito ad un nostro allenamento e che non vengano nemmeno a vedere le nostre partite. La crisi è un’altra cosa.”

Più chiaro di cosi.

Mario Miccio

Riforme, scontro sul calendario dei lavori. Sel: “Mercimonio di voti”. Lega: “Ricatti della maggioranza”

0

Il nuovo voto sul ddl Boschi al Senato è previsto per il 20 gennaio. Questo farà slittare il rinnovo delle presidenze delle commissioni di Palazzo Madama. Dure le proteste delle opposizioni.

ROMA – È scontro al Senato per la calendarizzazione del voto sulle riforme costituzionali. La conferenza dei capigruppo, infatti, ha fissato per il 19 gennaio l’approdo in Aula del ddl Boschi per la discussione generale, con votazione finale prevista per il giorno successivo (il 20). Questo ha fatto slittare al 21 gennaio il rinnovo delle presidenze delle commissioni di Palazzo Madama.

Durissima la protesta di Sel: “Hanno spostato il rinnovo delle commissioni per acquisire i 161 voti necessari sulle riforme – accusa la presidente dei senatori Sel Loredana De Petris – strozzando così i tempi  e commettendo una forzatura enorme. Non hanno voluto evitare l’ombra pesante del mercimonio dei voti sulle riforme. È molto grave, e questo io lo chiamo voto di scambio”.

Anche della Lega Nord punta il dito contro la maggioranza. ll senatore Roberto Calderoli ha detto di sentirsi “raggirato con l’inganno”, e tutto solo “per assicurarsi di avere i 161 voti necessari sulle riforme”. Con “rammarico” Calderoli aggiunge che “avremmo avuto tutto il tempo per affrontare tranquillamente, discutere e approfondire” l’esame delle riforme “e vivaddio parlare”, invece con la decisione sul calendario preso dalla capigruppo, che comprime i tempi, “questo è il ‘silenziamento’ non è il Parlamento”. Insomma, per il vicepresidente del Senato “ormai è dimostrato che con questi ricatti, prima quello delle presidenze delle commissioni, poi ci saranno le caselle del governo, la maggioranza non esiste più ma va avanti solo con lo scambio di poltrone”.

Al coro di proteste delle opposizioni si uniscono anche i 5 Stelle che replicano l’accusa, rivolta alla maggioranza, di mettere in atto uno ‘scambio’ tra i voti per licenziare il ddl riforme e le presidenze delle commissioni. “Siamo passati dalla democrazia alla cleptocrazia – ha detto in Aula Michele Giarrusso – sono tutti lì a cercare di trarre il massimo profitto da qualsiasi cosa, persino da una vicepresidenza di commissione. Così si svendono le riforme – accusa ancora il senatore grillino – per un migliaio di euro in più: è un atto vile, un tradimento, siamo al mercimonio ed è una cosa gravissima”.

Perugia: donna uccisa in casa, scarcerato il figlio

0

L’ordinanza di custodia cautelare è stata annullata per questioni procedurali dal Tribunale del Riesame

 PERUGIA – È uscito dal carcere Federico Bigotti, il giovane arrestato per aver ucciso la madre Annamaria Cenciarini a Città di Castello, in provincia di Perugia. Il Tribunale del Riesame ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nei suoi confronti per questioni procedurali. Il collegio ha quindi disposto “l’immediata liberazione” di Bigotti.

L’omicidio. Anna Maria Cenciarini, casalinga, 55 anni, è stata uccisa da una decina di coltellate all’addome e alla gola, una delle quali è risultata fatale per aver reciso la carotide. Quando è stato trovato il corpo in casa – un casolare isolato sulle colline che circondano la cittadina – c’era soltanto il figlio minore, Federico, di ventuno anni. Agli inquirenti aveva detto di aver udito un urlo mentre si trovava in camera sua, di essere andato in cucina e di aver visto la madre, in pigiama, che si colpiva con un coltello poi ritrovato accanto al cadavere. Il giovane aveva quindi sostenuto di avere cercato di soccorrere la donna ma di essersi allontanato dopo che questa gli aveva gridato di andare via, temendo una sua reazione, di essersi chiuso in camera e di aver chiamato il padre, meccanico, che era al lavoro con il fratello maggiore in un’azienda della zona che produce macchinari per l’agricoltura. Erano poi stati loro a dare l’allarme. Gli investigatori non avevano trovato alcun segno di effrazione e si erano da subito orientati sulla pista dell’omicidio maturato in ambito familiare.

Petrolio a 20 dollari, ora ci credono in tanti. E il rischio di default dell’Arabia è più alto del Portogallo. RAFFAELE RICCIARDI*

0

Dal pubblico al privato, sono in molti a soffrire il calo del barile: la Malesia perde 68 milioni di dollari per ogni dollaro in meno di quotazione del greggio. Il valore delle assicurazioni contro il fallimento di Riad è più che raddoppiato in un anno.

MILANO – C’è chi, come Ed Morse di Citigroup, potrebbe tranquillamente girare nelle sale operative ad affermare: “L’avevo detto”. Quasi un anno fa avvertiva che il petrolio sarebbe potuto arrivare a 20 dollari (e allora si veleggiava sui 60 dollari). Ora il greggio ha infranto al ribasso – per la prima volta in oltre 12 anni – la soglia dei 30 dollari e quella quota non sembra più una provocazione, o un miraggio. “La soglia di 20 dollari è qualcosa di cui si deve parlare”, ha detto lo stesso Morse, citato in un’analisi di Bloomberg. “Quando il Wti tratta solo leggermente al di sopra di 30 dollari, la possibilità di arrivare nel range dei 20 è chiaramente elevata. Ovviamente, i mercati non possono mantenere un prezzo sotto 30 dollari a lungo. Ma la domanda è: quanto a lungo?”. Un interrogativo che oggi trova una risposta inquietante per la Russia: “Per decenni”, dice il ministro dello Sviluppo Economico di Mosca, Aleksey Ulyukaye.

Il passaggio sotto 30 dollari è avvenuto martedì, solo per pochi istanti, ma si ha dato forma a un simbolo di un momento delicatissimo per il mercato dell’energia. L’Arabia Saudita, afflitta da bilanci in rosso come accade per la Russia o l’Oman, sta cercando di correre ai ripari e vorrebbe quotare il suo gioiellino Aramco per far quadrare il bilancio pubblico: potrebbe diventare la maggior compagnia (petrolifera e non solo) al mondo sui mercati. Quanto gli investitori siano preoccupati di questa situazione è rappresentato dalla denamica dei Cds (Credit default swap), ovvero le assicurazioni contro il rischio di fallimento di un emittente. Questi titoli sull’Arabia sono schizzati a 190 punti base, martedì, un livello più che doppio rispetto a dodici mesi or sono. Per coprirsi dal rischio i default di Riad, in pratica, si spende più di quanto serva per il Portogallo (185 punti base), nonostante Lisbona sia valutata dalle agenzie di rating con un giudizio ben inferiore rispetto a quello dei sauditi (è ancora a livello ‘spazzatura’ dopo il salvataggio internazionale).

In Alaska si sta pensando per la prima volta di tassare a livello statale i redditi, in Oman è partita una spending review obbligata che limerà del 15% le uscite. Anche i privati non stanno bene: molte major hanno sospeso i programmi di trivellazione più arditi, ad esempio nel Mar del Nord. Ultime in ordine di tempo, Bp ha messo in agenda il taglio di 4mila dipendenti e Petrobras di un quarto degli investimenti. Per non parlare delle società Usa dello shale, impossibilitate a competere a livello internazionale con questi prezzi da miseria che rendono la loro struttura industriale inadeguata e troppo costosa: per il Wsj, un terzo di loro è a serio rischio di finire gambe all’aria. Negli Stati Uniti la questione è molto sentita. Da una parte, è vero che gli americani hanno ottenuto la loro indipendenza energetica e anzi hanno abolito il divieto di esportare greggio, una mossa storica. Ma i prezzi bassi causano grandi problemi finanziari a quelle società che hanno debito legato a parametri (‘covenants’ in gergo) di redditività, e per loro – secondo l’analisi di Fitch – sarà difficile anche finanziarsi per proseguire l’attività ordinaria.

Il trend non sembra destinato a cambiare: il Bloomberg Commodities Index è sceso ai minimi dal 1991 con la domanda dai mercati emergenti in continua contrazione. Il problema si estende dal pubblico al privato, dai petro-Stati alle compagnie: la Malesia perde 68 milioni di dollari per ogli dollaro in meno di prezzo del crudo, la ConocoPhillips perderà 1,79 miliardi di profitto ogni trimestre, per ogni calo del prezzo del barile di 10 dollari, secondo Barclays. Dopo Citigroup, la schiera dei ‘gufi’ del petrolio si è ampliata e con essa anche la fila di chi scommette proprio su un ribasso. Goldman Sachs Group ha dato il 50% di possibilità al petrolio di scivolare verso 20 dollari e Morgan Stanley ha richiamato il concetto lunedì, quando ha connesso la possibilità di scendere sotto 30 dollari con il rafforzamento del dollaro.

*larepubblica

Christie Brinkley, Elle Macpherson, Yasmina Rossi: aliene della bellezza?

0

Una mattina ti svegli, ti alzi dal letto e fra un cornetto al volo e il jeans che vuoi far salire distrattamente fino alla vita ti guardi allo specchio: eccola, una piccola, estesa RUGA (o un capello bianco se si vuole essere ancora più pessimisti)!

L’invecchiamento è il terrore di tutti, l’incubo delle showgirl, il fascino per il cinquantenne dall’alto sex appeal, ma soprattutto è l’addio alla vita da giovane, con tutte le sue caratteristiche positive, come correre e andare in discoteca.

Eppure.. c’è sempre un’eccezione, anzi, più di una: Christie Brinkley, Elle Macpherson, Yasmina Rossi.

Tre modelle, tre simboli di bellezza eterna che sono fra i 50 e 60 anni (rispettivamente 62, 51, 60) e sembrano essere in possesso dell’elisir di lunga vita.

christie brinkleyChristie Brinkley è considerata una supermodella statunitense. Celebre principalmente negli anni settanta e ottanta per le sue molteplici copertine su Sports Illustrated e Vogue , la Brinkley ha anche lavorato come attrice,  illustratrice,  fotografa,  scrittrice e stilista.

Oggi continua ad essere un’icona di moda e il segreto della sua eterna giovinezza sarebbe una dieta vegetariana fatta di verdure e frutti come grano, more, mirtilli, avena e lamponi. Inoltre nel suo tempo libero pratica molto sport, soprattutto yoga e palestra.

 A vedere le foto degli ultimi mesi i dubbi nascono però spontanei: è tutto naturale? Un sorriso un po’ irrigidito e gli zigomi molto marcati lasciano però perplessi…

Elle MacphersonElle Macpherson è una  supermodella,  attrice e imprenditrice australiana,  soprannominata The Body (il corpo) per via delle sue misure, anche dopo due parti e una vita lunga ben 50 anni.

E’ diventata famosa dopo essere apparsa sulla copertina di sulla quale compare su ogni numero per sei anni consecutivi. In seguito la Macpherson si è guadagnata altre copertine, come Sports Illustrated e Playboy. Ha inoltre lavorato per Versace, Dior, Yves Saint Laurent, Valentino, Prada ed altri.

“Sommariamente” tutto il mondo invidia e adora le sue curve e il suo corpo. Il segreto del suo corpo statuario? Drena regolarmente i suoi linfonodi e testa la sua pipì, per far sì che il suo PH sia bilanciato. Inoltre segue una dieta “alcalina” e fa molto sport: escursionismo, corsa, nuoto, sci nautico e yoga.

Sembra proprio che non ci siano mai stati interventi chirurgici sulla sua pelle, è tutta una questione di acidità del corpo…. e di fortuna.

Yasmina RossiYasmina Rossi, originaria della Corsica, è una modella , fotografa, Donna con la D maiuscola. A “soli” 30 anni, età in cui gran parte delle modelle interrompe la propria carriera, ha cominciato a lavorare come indossatrice per Yves Saint Laurent, Hermes e Jil Sanderper, dimostrandosi non solo anticonformista ma anche capace. Il successo è arrivato ai 45 anni nella Grande Mela, quando ha collaborato con Macy’s e Mastercard, e successivamente con Mark & Spencer. Oggi è nonna di due nipoti ma continua ad esibire il suo corpo da adolescente fra shooting e sfilate. Il suo segno particolare è la sua lunga chioma argentea, unico segno del mezzo secolo e più che ha già vissuto.

“Sono più felice e mi sento più bella ora rispetto a quando avevo 20 anni”, sostiene Yasmina, che per mantenersi in forma mangia cibo organico, fa esercizio fisico, usa olio di colza per i capelli e una volta a settimana applica al viso uno scrub con olio d’oliva e zucchero”.

Noi comuni mortali purtroppo possiamo solo adeguarci alle rughe e ai capelli bianchi, sperando che lo sport, il cibo sano e le creme ci aiutino a sembrare almeno più “accettabili”… 

ESCLUSIVA – Mario Turi: bisogna sfruttare il fattore Menti. Sabato arriverà un Melfi sbarazzino

0

Nel corso della trasmissione radiofonica “Il Pungiglione Stabiese”, abbiamo ascoltato in esclusiva Mario Turi, ex allenatore della primavera stabiese.

Con Turi in panchina la primavera della Juve Stabia ha raggiunto i quarti di finale nel torneo di Viareggio. Ha anche battuto la Juventus, un ricordo importante.

“Per noi campani è sempre particolare battere la Juventus, è  un ricordo indelebile che ho. Potranno passare gli anni  ma i ricordi di quella partita non si dimenticano”.

Si è parlato anche di mercato ma soprattutto del ruolo dei giovani stabiesi che stanno offrendo il proprio contributo nelle altre squadre. Padovano, Pagano e Buondonno sono stati ceduti. Un’ importante opportunità di crescita per questi ragazzi.

“Non sono gli unici, ad esempio Russo a Pomigliano gioca con continuità. Gisonni a Torre del Greco ha avuto qualche problema ma non è da sottovalutare. A Castellammare quest’ anno si è dato spazio a qualche giovane, cosa che in passato non si era mai fatta. Mi riferisco a Carrotta. Le vicissitudini della prima squadra non sono state le migliori e lanciare i giovani quando la classifica non da tranquillità è molto difficile. È chiaro che ci si augura che la Juve Stabia possa riprendere a vincere, soprattutto in casa propria, al Menti. Credo che alla classifica della Juve Stabia manchino  i punti in casa. Deve tornare un po’ più di entusiasmo, i calciatori si devono sentire a casa propria nel proprio stadio. Se migliorano le condizioni in classifica si può tentare di lanciare dei ragazzi senza correre il rischio di bruciarli. Vista la situazione penso siano state fatte scelta giuste ma la Juve Stabia ha anche due portieri importanti in prestito che potrebbero tornare benissimo l’anno prossimo. Mi riferisco a Capuano e Mennella che giocano a Campobasso e San Severo. La Serie D è piena di giovani della Juve Stabie e credo lo sarà anche nei prossimi anni. Anche la formazione Berretti è composta da ottimi elementi. I ragazzi ci sono, bisogna avere pazienza. Partire bene con la prima squadra e pian piano lanciarli qualcuno alla volta, è giusto che vadano a “farsi le ossa” nei campionati minori. Bisogna seguire questi ragazzi perché sono interessanti e non vanno trascurati.”

Non è mancato un pensiero al campionato che vede la Juve Stabia al decimo posto con 21 punti. Sabato alle ore 14,30 affronterà il Melfi di Guido Ugolotti che ha raccolto 17 punti nel girone di andata.

“Il Melfi come ogni anno è una squadra giovanissima. Quest’anno, forse, ha un po’ più di qualità degli altri anni, anche alla luce del mercato che stanno facendo.  La Juve Stabia deve tornare a sfruttare il fattore Menti. Credo arriverà un Melfi “Sbarazzino” perché è nell’ indole dei giovani, giocare e correre. Quello che mi sento di poter dire è che quando incontri una squadra così, puoi soffrire, soprattutto quando sono in campo calciatori come  Eric Herrera. Giocatori con brillantezza fisica, velocità e una buona tecnica.”

Emilio D’Averio

Cari senatori, la mia famiglia ha due mamme SIMONA

0

Sulle unioni civili pubblichiamo la testimonianza di una lettrice, che preferisce firmarsi con il solo nome, genitrice di una bambina con due mamme

Carissimi politici, uomini e donne che state per votare la proposta di legge sulle unioni civili, mi rivolgo a voi con parole semplici e trasparenti.  

A voi che non sapete se far passare la legge approvando la cosiddetta stepchild adoption, ovvero l’adozione del figlio naturale del partner. Inizio a scrivere d’impulso dopo che la nostra piccola (non più tanto piccola, ha otto anni) si è rivolta alla mia compagna chiamandola come sempre «mamma» per mostrarle un disegno. Si sa, a volte, gli impulsi prendono forma nei momenti più inaspettati…

Non desidero che le mie parole siano polemiche o provocatorie, ma piuttosto mi auguro che stimolino a una comunicazione. 

 

Prima di noi ci sono state ad esempio le famiglie con un bambino portatore di handicap. Ci sono anche adesso ma, quando io andavo a scuola, non c’era la possibilità di far frequentare le scuole pubbliche a un bambino con una disabilità. Si diventava quindi una famiglia di serie B, con un figlio non riconosciuto pienamente dalla società, perché non visto. Era un altro tipo di non riconoscimento, è vero, ma pur sempre un’assenza di riconoscimento dell’umanità che ci attraversa perché esseri umani, al di là di tutto. 

Prima ancora ci sono stati i neri, che non potevano salire sullo stesso autobus dei bianchi, e così via. Qual è la difficoltà? È difficile pensare che i bambini che vivono all’interno di una coppia omosessuale siano stati concepiti dalla natura di questo incontro tra due persone? Perché, se io non avessi incontrato la mia attuale compagna, non avrei probabilmente mai concepito la nostra bimba. Allora voglio raccontarvi come ci si sente all’idea di un affido speciale fino ai 18 anni. Ci si sente offesi, calpestati, violati nell’intimità ancor più che non riconosciuti. Allora si preferisce rimanere di serie B, non essere riconosciuti nemmeno come nucleo familiare. 

Non vi racconto invece della nostra intimità, non ho bisogno di convincere qualcuno che nostra figlia è una bambina come tante altre, che la nostra è una famiglia come tante altre. E così, pur non volendo farvi entrare nella nostra intimità (perché anche questo può essere in certi casi un «violare»), vi dirò solo che, secondo me, può esserci sempre una normalità

Ci può essere normalità con un figlio diversamente abile, in un legame affettivo omosessuale, con due madri, con due padri, con due nonni, con una cultura «altra», con odori diversi, con profumi diversi, con una storia che non è la mia.Negli altri posso incontrarmi, e questa preziosa opportunità la perdiamo ogni volta che pensiamo di considerare gli altri di una diversità inconciliabile con noi, con diversi doveri, diversi diritti.  

Invece i bambini sono liberi da queste barriere. Io e la mia compagna, con la nostra bimba, che già da qualche anno ci chiede perché non possiamo sposarci, non usufruiremo di una legge a metà, più calunniosa (perdonatemi l’intemperanza) di una non legge.  

Con perseveranza,  

Simona 

 

Juve Stabia-Melfi, parte la prevendita

0

S.S. Juve Stabia rende noto che, da mercoledì 13 gennaio, saranno disponibili in prevendita, fino alle ore 14,30 del 16 gennaio, i tagliandi di ingresso per assistere alla gara Juve Stabia-Melfi, che si disputerà sabato 16 gennaio alle ore 14,30 allo Stadio “Romeo Menti”, valevole per la 18a giornata del Girone C della Lega Pro Divisione Unica 2015/2016.  

JuveStabia Melfi locandinaIn occasione di questa gara, resterà chiusa la Tribuna Varano (distinti) 

Di seguito i prezzi relativi agli altri settori:

  • Curva San Marco € 8 + € 2 diritti di prevendita
  • Tribuna Quisisana (scoperta) € 12 + € 2 diritti di prevendita
  • Tribuna Monte Faito (coperta) € 18 + € 2 diritti di prevendita
  • Tribuna Panoramica VIP € 80

I punti vendita abilitati all’erogazione dei tagliandi d’ingresso sono:

  • Bar Dolci Momenti – Via Cosenza
  • Bar Gialloblù – Viale Europa
  • Light Break – Corso Vittorio Emanuele
  • Centro Ricreativo Juve Stabia – Via Bonito 
  • Internet Cafè – Via Napoli
  • Ti Assicuriamo – Via Tavernola

I botteghini dello stadio Romeo Menti saranno aperti al pubblico secondo i seguenti orari:

  • venerdì 15 gennaio dalle ore 10,00 alle 12,30 e dalle ore 15,30 alle 19,00
  • sabato 16 gennaio dalle ore 9,00 alle 12,00

S.S. Juve Stabia rende noto inoltre che sono disponibili in prevendita anche i BIGLIETTI ROSA e i RIDOTTI (per bambini fino a 12 anni) per assistere alla gara Juve Stabia-Melfi.        

I Biglietti Rosa sono acquistabili solo ed esclusivamente presso i botteghini dello Stadio “Romeo Menti” di Castellammare di Stabia.        

Di seguito i prezzi dei Biglietti Rosa relativi ad ogni settore:

  • Curva San Marco € 5 + € 2 diritti di prevendita
  • Tribuna Quisisana (scoperta) € 7 + € 2 diritti di prevendita
  • Tribuna Monte Faito (coperta) € 10 + € 2 diritti di prevendita  

I Ridotti per i bambini fino a 12 anni, previsti dalle nuove norme ministeriali per la sicurezza, avranno un costo simbolico di 3 € per tutti i settori dello Stadio “Romeo Menti” e saranno in vendita esclusivamente presso i botteghini dello Stadio “Romeo Menti” di Castellammare di Stabia.        

Al via la Scuola di formazione politica del PD

0

Il prossimo 29 gennaio, presso la sede nazionale del Partito Democratico a Roma, prenderà il via la Scuola di formazione politica del PD con la presenza del segretario Matteo Renzi, che terrà la lezione centrale della giornata inaugurale.

E’ una grande iniziativa nazionale che si svilupperà in 5  week end fino a marzo e che coinvolgerà 300 ragazze e ragazzi del PD, under 35, selezionati da tutta Italia attraverso le Federazioni provinciali del PD; in ragione di 2 per ogni provincia e di genere diverso.

Chi fosse interessato a partecipare può prendere contatto con la Federazione di riferimento o segnalare la propria candidatura scrivendo a formazione@partitodemocratico.it. Per favorire un accesso realmente democratico all’iniziativa, il PD sosterrà tutti i costi di partecipazione, ma i formandi avranno l’obbligo di presenza all’intero ciclo.

Il programma completo della scuola verrà presentato il prossimo 22 gennaio in occasione della riunione della Direzione nazionale del PD. Molti i temi affrontati, dall’economia al Mezzogiorno; dalle riforme al partito; dal welfare ai diritti; dalla politica estera alla Giustizia e alla sicurezza.

I ‘docenti’ saranno ministri, parlamentari, esperti e studiosi, coinvolti nell’iniziativa con l’obiettivo di trasmettere competenze, certo, ma anche passione politica e voglia di impegno in una nuova generazione che sarà la classe dirigente di domani.

Renzi sulle riforme costituzionali: “Se perdo il referendum, lascio la politica” MONICA RUBINO*

0

ll premier a Repubblica Tv risponde a Claudio Tito sulle questioni politiche più calde. “Quarto, Capuozzo resti ma doveva denunciare. M5s non ha monopolio etico”. Banche: “Sì a commissione, no a processi-show”. Ue: “No a Europa tecnocratica”. Reato di clandestinità”: “Va eliminato ma stretta su espulsioni per chi delinque”.

ROMA – Riforme e referendum, Quarto e il rapporto con i 5S. Ma anche il sistema bancario italiano, la politica economica dell’Ue e la lotta al terrorismo. Sono i temi sui quali risponde il premier Matteo Renzi, intervistato da Claudio Tito a Repubblica Tv. Al centro le riforme costituzionali: “Se perdo il referendum sulle riforme costituzionali smetto di far politica”, dice Renzi dopo il via libera ieri della Camera al ddl Boschi.  “Ad aprile – continua il premier – dopo il secondo passaggio parlamentare, partiremo subito con la campagna referendaria. Insisto su questa questione non perché voglio trasformare il referendum in plebiscito, come ha detto qualcuno. Ma perché intendo assumermi precise responsabilità.

Renzi: “Se perdo referendum su riforma costituzionale, lascio la politica

Poi chiarisce che dopo il referendum non si andrà a votare: “Premesso che decide il presidente della Repubblica, l’intenzione del governo è arrivare a fine legislatura perché l’idea che si rispettino le scadenze naturali è un principio di buon senso. Sia chiaro – precisa – è tutto legittimo, anche andare a votare domani mattina. E noi non abbiamo paura delle elezioni. Ma per me nel 2017 si fa il congresso del partito. E poi nel 2018 si vota”.

Caso Quarto. Quanto al caso Quarto e ai rapporti con il M5s, Renzi pensa che la sindaca Rosa Capuozzo – oggi espulsa ufficialmente dal Movimento – “avrebbe dovuto denunciare chi la minacciava ma non deve dimettersi”. E continua: “Io sono garantista. Per la vicenda di Quarto occorre avere rispetto. L’idea che il 5s abbia il monopolio della morale per noi non è mai esistita e adesso penso che sia venuta meno anche per gli elettori. Noi abbiamo fatto pulizia all’interno del Pd”.

Giachetti al Campidoglio? Restando in tema di governo locale e di amministrative, Renzi risponde anche a una domanda sul possibile candidato del Pd a Roma, che alcuni indicano in Roberto Giachetti, già deputato dem alla Camera: “Giachetti al Campidoglio? Bisogna chiedere a lui. Certo conosce Roma meglio di chiunque altro. È romano e romanista, ma deciderà lui se candidarsi o no”.

Banche. A proposito del fallimento di Banca Etruria, Renzi afferma di essere favorevole a una commissione di inchiesta ma “se si farà – osserva – deve essere una commissione d’inchiesta non su una banca ma sul sistema bancario degli ultimi 15 anni, dove sono successe cose nel silenzio della politica, che ha fatto finta di non vedere autentici errori del sistema bancario”.  Insomma “massima trasparenza e discussione nel merito ma non processi-show”.

Quanto alle dichiarazioni del ministro delle Riforme Maria Elena Boschi (la quale ha detto che, se il padre fosse indagato nell’inchiesta sulle banche, lei non si dimetterebbe), Renzi sostiene: “È una posizione nostra, perchè se passa la linea che chi ha il padre indagato deve dimettersi, il primo dovrei essere io. La responsabilità penale in Italia è personale. C’è un tentativo evidente di buttare addosso a questo governo le responsabilità delle misure prese, ma io le rivendico”.

“Con il nostro governo – continua Renzi – non ci sono impuniti. Non guardiamo in faccia a nessuno e chi ha sbagliato pagherà”.  Poi aggiunge: “Il sistema bancario italiano noi abbiamo iniziato a cambiarlo e continueremo a farlo. E non abbiamo nessun scheletro nell’armadio”. La vicenda delle banche rivela che il “Giglio magico” è un gruppo di potere? “Io rispondo nel merito – premette Renzi – se voi mi chiedete cosa è accaduto in Banca Etruria, io dico che è stato il governo della Repubblica a commissariare il Cda dove siedeva Pier Luigi Boschi. Li abbiamo sanzionati noi, li abbiamo mandati a casa- spiega il presidente del Consiglio- perchè la legge è uguale per tutti”. Renzi poi si chiede: “Ma di cosa stiamo parlando? Se parliamo del fatto che sia giusto che chi ha il potere lo eserciti, io dico che sì, certo, è giusto. Perchè il potere è una forma di servizio all’Italia”. E assicura: “Le quattro banche salvate da un decreto legge, Carife, Banca Etruria, Carichieti e Banca delle Marche adesso sono solide”.

Quanto all’ipotesi di revisione delle competenze di Consob e Bankitalia da parte del governo, il premier chiarisce: “Consob e Bankitalia sono due istituzioni che il governo ha il dovere di proteggere ma se qualcuno ha sbagliato va messo in condizione di rispondere. Massimo rispetto dal governo ma certo bisogna fare sempre di più per il funzionamento degli organismi”.

Il Pd. Alla domanda se voglia cambiare il Pd, il premier risponde: “Io voglio cambiare l’Italia, abbiamo portato il Pd nel Pse europeo e vogliamo contribuire attivamente a modificare la politica economica dell’Ue. Ho preso un partito che aveva il 20% e l’ho portato al 40%. Abbiamo vinto in molte regioni, qualcuna l’abbiamo persa – ad esempio la Liguria  – ma questo Pd è il motore della sinistra europea ed è la vera occasione di cambiamento della politica italiana. Discuteremo se anticipare il Congresso del partito del 2017, sarà l’assemblea del Pd a scegliere”.

L’Ue e la politica economica. Si passa poi a temi economici. “La nostra legge di stabilità rispetta integralmente tutto quello che chiede l’Europa – assicura Renzi – La flessibilità non la decide Valdis Dombrovskis (ex premier lettone e nuovo Commissario per l’euro, fautore della disciplina fiscale, ndr), ma il collegio della Commissione”. E aggiunge: scherzando: “Il mio modello è Obama e non Dombrovskis, con tutto il rispetto per quest’ultimo”. Sul rapporto con la Germania poi il presidente del Consiglio chiarisce: “La Germania è il nostro partner per eccellenza in Europa, tutt’altro che il nostro nemico. E io ho vinto le elezioni europee dicendo il contrario di chi diceva che Markel era il nostro nemico. Con Merkel c’è un rapporto molto frequente, c’è partnership strategica, ma questo non significa che io non rappresenti un Paese importante in Europa. Se in Europa io alzo una mano e dico ‘mi spiegate questa cosa’, non è polemica. In Europa abbiamo avuto un problema economico, ma prima ancora di reputazione”.

Per Renzi “la politica economica europea degli ultimi 7 anni è sbagliata. Ci vuole una discussione sulla politica europea e ammetto che su questo non vado sempre d’accordo con la Merkel. Al netto della politica italiana- aggiunge – l’insistenza sull’austerity e sul rigore è un errore”. Il premier sottolinea poi che “nessun sano di mente può pensare di imbarcarsi in questo momento a cambiare i trattati. Ma cambiare politica economica a trattati vigenti si può fare. Tra un’Europa solo tecnocratica e un’Europa sociale, io sto dalla parte di quella sociale”, conclude il premier.

Infine, sui dati preoccupanti dell’occupazione in Italia, Renzi afferma: “Io speravo di andare sotto il 12 per cento di disoccupazione, ma non ce la facciamo ad andare nemmeno sotto il 10 per cento nel 2016, non è un obiettivo realistico. Io dico che l’obiettivo è far ripartire il settore immobiliare con un livello di efficientamento energetico degno di questo nome”.

Terrorismo. Renzi non manca di esprimere “la solidarietà italiana del governo e del popolo italiano al popolo turco”, dopo l’attentato di Istanbul di questa mattina. E ribadisce che per fronteggiare la minaccia del terrorismo “l’Italia ha impostato un metodo di lavoro, funziona meglio di altri Paesi, stiamo procedendo alle impronte ma anche il riconoscimento facciale, abbiamo una presenza sul territorio importante. La verità è che non possiamo pensare di affrontare questa emergenza solo dal punto di vista della sicurezza”. Occorre infatti anche affrontare la questione culturale: “Accanto a questa svolta c’è un elemento che è rilevante per la sinistra europea – continua il premier – se diciamo che per ogni centesimo investito in sicurezza spendiamo un centesimo in cultura per le periferie, diciamo una cosa controcorrente. Eppure gli attentatori di Parigi sono nati nelle periferie di Parigi e Bruxelles”.

Quanto al reato di clandestinità, infine, Renzi specifica che “ci vuole una normativa che, mentre abolisce il reato di clandestinità, sia molto più veloce nei processi di espulsione e più dura verso chi delinque”. Renzi annuncia un “pacchetto di norme” che però non sarà approvato dal Consiglio dei ministri questa settimana. “Ci vuole del tempo, ci stiamo lavorando in collegamento con le norme europee”.

La corsa al seggio Onu. Restando in tema di politica estera, a pochi mesi dal voto Renzi conferma inoltre che la corsa per il seggio come membro non permanente nel Consiglio di sicurezza dell’Onu è ancora aperta, seppur in grande salita: “Stiamo combattendo una battaglia non facile, ma io ci credo”. Il presidente del Consiglio ricorda che il nostro Paese è in lizza per un seggio nel biennio 2017-2018 e che dovrà prevalere contro la candidatura di Svezia e Olanda, gli altri due Paesi occidentali che ambiscono a sedere nel gruppo dei 15 che decidono in Consiglio di sicurezza. Renzi aveva già spiegato i motivi e i punti di forza di questa candidatura durante il discorso all’assemblea generale Onu il 29 settembre scorso. Come punti di forza l’Italia può puntare sulle attività di accoglienza dei migranti svolte in questi anni, sull’impegno nelle missioni di pace internazionali, l’attitudine al multilateralismo.

La Fiorentina e gli Europei di calcio. L’ultima battuta il premier la riserva alla sua squadra del cuore, la Fiorentina: “Sta facendo un grandissimo campionato, mani in alto e grande scaramanzia sui viola”. Poi preferisce deviare il discorso sulla Nazionale di Conte: “Mi piacerebbe tanto, tanto, che agli Europei ci levassimo delle grandi soddisfazioni. Se vincessimo convocherei un Consiglio dei ministri straordinario il giorno dopo”

drà a votare: “Premesso che decide il presidente della Repubblica, l’intenzione del governo è arrivare a fine legislatura perché l’idea che si rispettino le scadenze naturali è un principio di buon senso. Sia chiaro – precisa – è tutto legittimo, anche andare a votare domani mattina. E noi non abbiamo paura delle elezioni. Ma per me nel 2017 si fa il congresso del partito. E poi nel 2018 si vota”.


Caso Quarto. Quanto al caso Quarto e ai rapporti con il M5s, Renzi pensa che la sindaca Rosa Capuozzo – oggi espulsa ufficialmente dal Movimento – “avrebbe dovuto denunciare chi la minacciava ma non deve dimettersi”. E continua: “Io sono garantista. Per la vicenda di Quarto occorre avere rispetto. L’idea che il 5s abbia il monopolio della morale per noi non è mai esistita e adesso penso che sia venuta meno anche per gli elettori. Noi abbiamo fatto pulizia all’interno del Pd”.

Giachetti al Campidoglio? Restando in tema di governo locale e di amministrative, Renzi risponde anche a una domanda sul possibile candidato del Pd a Roma, che alcuni indicano in Roberto Giachetti, già deputato dem alla Camera: “Giachetti al Campidoglio? Bisogna chiedere a lui. Certo conosce Roma meglio di chiunque altro. È romano e romanista, ma deciderà lui se candidarsi o no”.

Banche. A proposito del fallimento di Banca Etruria, Renzi afferma di essere favorevole a una commissione di inchiesta ma “se si farà – osserva – deve essere una commissione d’inchiesta non su una banca ma sul sistema bancario degli ultimi 15 anni, dove sono successe cose nel silenzio della politica, che ha fatto finta di non vedere autentici errori del sistema bancario”.  Insomma “massima trasparenza e discussione nel merito ma non processi-show”.

Quanto alle dichiarazioni del ministro delle Riforme Maria Elena Boschi (la quale ha detto che, se il padre fosse indagato nell’inchiesta sulle banche, lei non si dimetterebbe), Renzi sostiene: “È una posizione nostra, perchè se passa la linea che chi ha il padre indagato deve dimettersi, il primo dovrei essere io. La responsabilità penale in Italia è personale. C’è un tentativo evidente di buttare addosso a questo governo le responsabilità delle misure prese, ma io le rivendico”.

Banche, Renzi: “Boschi? Se chi ha padre indagato deve dimettersi, il primo sarei io”


“Con il nostro governo – continua Renzi – non ci sono impuniti. Non guardiamo in faccia a nessuno e chi ha sbagliato pagherà”.  Poi aggiunge: “Il sistema bancario italiano noi abbiamo iniziato a cambiarlo e continueremo a farlo. E non abbiamo nessun scheletro nell’armadio”. La vicenda delle banche rivela che il “Giglio magico” è un gruppo di potere? “Io rispondo nel merito – premette Renzi – se voi mi chiedete cosa è accaduto in Banca Etruria, io dico che è stato il governo della Repubblica a commissariare il Cda dove siedeva Pier Luigi Boschi. Li abbiamo sanzionati noi, li abbiamo mandati a casa- spiega il presidente del Consiglio- perchè la legge è uguale per tutti”. Renzi poi si chiede: “Ma di cosa stiamo parlando? Se parliamo del fatto che sia giusto che chi ha il potere lo eserciti, io dico che sì, certo, è giusto. Perchè il potere è una forma di servizio all’Italia”. E assicura: “Le quattro banche salvate da un decreto legge, Carife, Banca Etruria, Carichieti e Banca delle Marche adesso sono solide”.

Quanto all’ipotesi di revisione delle competenze di Consob e Bankitalia da parte del governo, il premier chiarisce: “Consob e Bankitalia sono due istituzioni che il governo ha il dovere di proteggere ma se qualcuno ha sbagliato va messo in condizione di rispondere. Massimo rispetto dal governo ma certo bisogna fare sempre di più per il funzionamento degli organismi”.

Il Pd. Alla domanda se voglia cambiare il Pd, il premier risponde: “Io voglio cambiare l’Italia, abbiamo portato il Pd nel Pse europeo e vogliamo contribuire attivamente a modificare la politica economica dell’Ue. Ho preso un partito che aveva il 20% e l’ho portato al 40%. Abbiamo vinto in molte regioni, qualcuna l’abbiamo persa – ad esempio la Liguria  – ma questo Pd è il motore della sinistra europea ed è la vera occasione di cambiamento della politica italiana. Discuteremo se anticipare il Congresso del partito del 2017, sarà l’assemblea del Pd a scegliere”.

L’Ue e la politica economica. Si passa poi a temi economici. “La nostra legge di stabilità rispetta integralmente tutto quello che chiede l’Europa – assicura Renzi – La flessibilità non la decide Valdis Dombrovskis (ex premier lettone e nuovo Commissario per l’euro, fautore della disciplina fiscale, ndr), ma il collegio della Commissione”. E aggiunge: scherzando: “Il mio modello è Obama e non Dombrovskis, con tutto il rispetto per quest’ultimo”. Sul rapporto con la Germania poi il presidente del Consiglio chiarisce: “La Germania è il nostro partner per eccellenza in Europa, tutt’altro che il nostro nemico. E io ho vinto le elezioni europee dicendo il contrario di chi diceva che Markel era il nostro nemico. Con Merkel c’è un rapporto molto frequente, c’è partnership strategica, ma questo non significa che io non rappresenti un Paese importante in Europa. Se in Europa io alzo una mano e dico ‘mi spiegate questa cosa’, non è polemica. In Europa abbiamo avuto un problema economico, ma prima ancora di reputazione”.

Per Renzi “la politica economica europea degli ultimi 7 anni è sbagliata. Ci vuole una discussione sulla politica europea e ammetto che su questo non vado sempre d’accordo con la Merkel. Al netto della politica italiana- aggiunge – l’insistenza sull’austerity e sul rigore è un errore”. Il premier sottolinea poi che “nessun sano di mente può pensare di imbarcarsi in questo momento a cambiare i trattati. Ma cambiare politica economica a trattati vigenti si può fare. Tra un’Europa solo tecnocratica e un’Europa sociale, io sto dalla parte di quella sociale”, conclude il premier.

Infine, sui dati preoccupanti dell’occupazione in Italia, Renzi afferma: “Io speravo di andare sotto il 12 per cento di disoccupazione, ma non ce la facciamo ad andare nemmeno sotto il 10 per cento nel 2016, non è un obiettivo realistico. Io dico che l’obiettivo è far ripartire il settore immobiliare con un livello di efficientamento energetico degno di questo nome”.

Terrorismo. Renzi non manca di esprimere “la solidarietà italiana del governo e del popolo italiano al popolo turco”, dopo l’attentato di Istanbul di questa mattina. E ribadisce che per fronteggiare la minaccia del terrorismo “l’Italia ha impostato un metodo di lavoro, funziona meglio di altri Paesi, stiamo procedendo alle impronte ma anche il riconoscimento facciale, abbiamo una presenza sul territorio importante. La verità è che non possiamo pensare di affrontare questa emergenza solo dal punto di vista della sicurezza”. Occorre infatti anche affrontare la questione culturale: “Accanto a questa svolta c’è un elemento che è rilevante per la sinistra europea – continua il premier – se diciamo che per ogni centesimo investito in sicurezza spendiamo un centesimo in cultura per le periferie, diciamo una cosa controcorrente. Eppure gli attentatori di Parigi sono nati nelle periferie di Parigi e Bruxelles”.

Quanto al reato di clandestinità, infine, Renzi specifica che “ci vuole una normativa che, mentre abolisce il reato di clandestinità, sia molto più veloce nei processi di espulsione e più dura verso chi delinque”. Renzi annuncia un “pacchetto di norme” che però non sarà approvato dal Consiglio dei ministri questa settimana. “Ci vuole del tempo, ci stiamo lavorando in collegamento con le norme europee”.

Renzi: “Reato di clandestinità da abolire ma rafforzare espulsioni”



La corsa al seggio Onu. Restando in tema di politica estera, a pochi mesi dal voto Renzi conferma inoltre che la corsa per il seggio come membro non permanente nel Consiglio di sicurezza dell’Onu è ancora aperta, seppur in grande salita: “Stiamo combattendo una battaglia non facile, ma io ci credo”. Il presidente del Consiglio ricorda che il nostro Paese è in lizza per un seggio nel biennio 2017-2018 e che dovrà prevalere contro la candidatura di Svezia e Olanda, gli altri due Paesi occidentali che ambiscono a sedere nel gruppo dei 15 che decidono in Consiglio di sicurezza. Renzi aveva già spiegato i motivi e i punti di forza di questa candidatura durante il discorso all’assemblea generale Onu il 29 settembre scorso. Come punti di forza l’Italia può puntare sulle attività di accoglienza dei migranti svolte in questi anni, sull’impegno nelle missioni di pace internazionali, l’attitudine al multilateralismo.

La Fiorentina e gli Europei di calcio. L’ultima battuta il premier la riserva alla sua squadra del cuore, la Fiorentina: “Sta facendo un grandissimo campionato, mani in alto e grande scaramanzia sui viola”. Poi preferisce deviare il discorso sulla Nazionale di Conte: “Mi piacerebbe tanto, tanto, che agli Europei ci levassimo delle grandi soddisfazioni. Se vincessimo convocherei un Consiglio dei ministri straordinario il giorno dopo”

Occupazione: crolla l’edilizia, crescono i servizi

0

Il settore che ha subito maggiormente la crisi, in termini di perdita di occupati è il settore delle costruzioni. Dal 2008 ad oggi infatti, sono andati persi 464mila posti di lavoro, che in termini percentuali corrispondono al 23,8%.

Per fortuna dati migliori si sono avuti nel settore agricolo e industriale dove il calo degli occupati è stato rispettivamente del -3,35% e del -8,76% con entrambi i settori che hanno visto però crescere negli ultimi due anni il numero dei propri addetti: +26mila 300 occupati in agricoltura e +48mila occupati nell’industria.

A crescere è invece l’occupazione nel terziario: nel settore dei servizi il numero degli occupati è addirittura cresciuto rispetto al periodo pre-crisi (+1,74%): 267mila nuovi posti di lavoro, di cui ben 233mila negli ultimi due anni, dimostrano come sia il terziario il settore che sta trainando maggiormente la ripresa dell’occupazione nel nostro Paese.

A fornire questi interessanti dati è una ricerca effettuata dal Centro studi ImpresaLavoro, realizzata mediante l’elaborazione di dati Istat.

Lo studio ha anche analizzato i livelli occupazionali nelle singole regioni italiane; da ciò è emerso che solo in Liguria il comparto delle costruzioni è riuscito a mantenere un livello occupazionale in linea con i parametri del 2008.

In tutto il resto del Paese purtroppo la percentuale di occupati nell’edilizia è arretrata sensibilmente; le maggiori perdite in Molise (-46,67%), in Calabria (-39,09%) e in Sicilia (38,73%). Tuttavia il settore non è in crisi solo al Sud: l’occupazione nelle costruzioni cala nettamente anche in Emilia Romagna (-29,33%), Valle d’Aosta (-29,16%) e Umbria (-29,14%).

per quanto riguarda il settore industriale, dall’analisi di ImpresaLavoro emerge che il calo di occupazione nel settore, si è avuto praticamente in tutte le regioni del Paese.

La Lombardia perde rispetto al 2008 il 3,64% degli occupati, il Veneto il 14,04%, il Piemonte il 7,10%, il Friuli Venezia Giulia l’8,84%. Va Meglio l’Emilia Romagna che oggi registra l’1,76% di occupati in più rispetto a sette anni fa ed è, assieme alla Basilicata, la regione in cui la crisi del comparto si è percepita di meno.

In Sardegna si è avuto il calo più forte: -23,45%.

L’agricoltura fa invece segnare cali dei livelli occupazionali più modesti; addirittura in otto regioni italiane si registra un numero di occupati nel settore superiore a quello del 2008.

Il dato migliore si registra nelle Marche (+31,75%), seguita a ruota dall’Abruzzo (+30,01%).

Il terziario è invece il comparto che traina la ripresa: nel solo Lazio +9,55% di occupati rispetto al 2008, in Trentino Alto Adige +8,54%, Toscana +5,43% e Umbria +4,78%.

Dati contrastanti si hanno invece per il Sud del Paese: l’Abruzzo perde l’11,46% degli occupati, la Calabria il 9,31%, la Sicilia il 4,40%.

Francesco Alfano

ESCLUSIVA – L’ex delle Vespe Vincenzo Moretti: Con qualche acquisto la Juve Stabia può fare il salto di qualità..

Nel corso della trasmissione radiofonica “Il Pungiglione Stabiese” abbiamo ascoltato in esclusiva l’ex terzino sinistro delle Vespe, Vincenzo Moretti. Ecco cosa ci ha confidato l’ex difensore, ricordando la sua esperienza in gialloblè.

 

Ovviamente conosco bene la piazza e il Presidente Manniello; seguo la Juve Stabia e spero faccia bene. Sarà importante questo mercato di gennaio per rinforzare la rosa in tre o quattro posizioni scoperte. Con qualche innesto di livello le Vespe potrebbero risalire la classifica senza affanni, d’altronde, a mio avviso, il livello del campionato di Lega Pro non è molto alto, quindi la rimonta dei gialloblù è più che possibile.

 

Castellammare è stata la piazza in cui ho terminato la mia carriera da calciatore e non posso non avere un grandissimo ricordo di quell’esperienza, visto che vincemmo il campionato. Inoltre sono legato alla Società anche perchè mi sento quasi quotidianamente con Alberico Turi, responsabile del settore giovanile gialloblè, per confrontarmi con lui circa i giovani stabiesi e quelli della mia scuola calcio. Come sono legato alla Juve Stabia, resto affezionato a tutte le squadre in cui ho militato, soprattutto all’Avellino.

 

Ho sentito della recente scomparsa del tifoso stabiese Catello, soprannominato Lelar. Pur non conoscendolo, esprimo la mia vicinanza alla sua famiglia ed anzi, sono convinto che starà tifando per le Vespe da lassù.

 

Nutro profonda stima per il Presidente Manniello; vi assicuro che ha una passione enorme per la squadra della sua città e che mette l’anima per il bene della Juve Stabia. Un Presidente con la passione di Manniello è molto raro da trovare e a mio avviso Castellammare dovrebbe essere molto più grata al Patron. Se qualche imprenditore locale affiancasse Manniello nella gestione della Società, aiutandolo economicamente, potrebbero aversi risultati sportivi ancora più importanti di quelli attuali.

 

Sono rimasto legato a tutte le persone che ho conosciuto a Castellammare. Anzi, colgo l’occasione per fare i miei complimenti a Massimo Rastelli, che ho avuto il piacere di avere sia come compagno di squadra che come allenatore. Proprio alla Juve Stabia Massimo ha iniziato la sua carriera da allenatore e fin dall’inizio si vedeva che aveva grandi doti da tecnico, anche nella gestione del gruppo. Rastelli a Cagliari sta facendo grandi cose; certo, ha una corazzata a disposizione ma serve buon senso soprattutto per allenare le grandi squadre. Auguro a Massimo il meglio.

 

Tornando alla Juve Stabia, sabato ci sarà un match molto importante contro il Melfi. Le Vespe sono una squadra in grado di giocarsela con chiunque e credo che il Melfi, con tutto il rispetto per Mister Ugolotti, non possa far paura alla squadra di Zavettieri. La Juve Stabia deve scendere agguerrita in campo, sia alla luce del grande match fatto a Foggia e sia perchè al Menti sono stati raccolti pochi punti quindi occorre invertire la tendenza. Inoltre, giocare a Castellammare è sempre difficile per gli avversari, dunque sono molto fiducioso circa la vittoria delle Vespe di sabato.

 

Dispiace che il Romeo Menti segni ormai pochi presenti durante le partite della Juve Stabia. E’ un qualcosa difficile da credere, soprattutto perchè da calciatore ero abituato a vedere lo stadio stracolmo. Invito gli stabiesi a sostenere la squadra andando allo stadio ed aiutando economicamente il Patron Manniello perchè in un momento così difficile avere sostegno, economico ed in termini di incitamento, dai tifosi è fondamentale.

 

Infine saluto tutti i tifosi della Juve Stabia ed in particolare il Presidente Manniello e il responsabile del settore giovanile Alberico Turi.

Forza Vespe!

 

Raffaele Izzo

Quarto, M5s espelle la sindaca. Renzi: “Resti, ma avrebbe dovuto denunciare”

0

Grillo: “Siamo il Movimento 5 Stelle e non un Pd qualsiasi”. Il premier: “Non avete il monopolio della morale”. Il Pd: “attendiamo l’espulsione di Di Maio”. Il vice presidente della Camera e Fico, presidente della commissione vigilanza Rai: “Mai saputo dei ricatti”.

E’ stata avviata la procedura di espulsione nei confronti della sindaca M5s di Quarto, Rosa Capuozzo (parte lesa di unatentata estorsione da parte del consigliere ex grillino De Robbioaccusato a sua volta di tentata estorsione e voto di scambio), ma non basta a placare la bagarre politica. Grillo dal suo blog attacca (“Siamo il Movimento 5 Stelle e non un Pd qualsiasi”), Renzi risponde ( “Non avete il monopolio della morale”) e contemporaneamente il Pd replica (“Di Maio e Fico sapevano e hanno taciuto), mentre il vice presidente della Camera e il presidente della commissione vigilanza Rai si difendono in un video su Facebook:  “Mai saputo di minacce e ricatti, chi dice il contrario sarà querelato”.

L’inchiesta. Dopo le perquisizioni a casa della sindaca, Rosa Capuozzo, il  pm Henry John Woodcock con i procuratori aggiunti Filippo Beatrice e Giuseppe Borrelli hanno depositato altre 150 pagine dell’inchiesta sul caso Quarto, comune dell’area flegrea governato dai Cinque stelle, in cui, secondo le indagini, alcuni voti sarebbero stati condizionati dalla camorra. Carte da cui affiorano clamorose circostanze, tra cui il fatto che il Movimento nazionale era pienamente consapevole, già dal 25 novembre, del ricatto esercitato sul sindaco dal consigliere Giovanni De Robbio e dell’inchiesta antimafia, e pensava di risolverla col “silenzio”, in attesa delle istruzioni dai big.

L’espulsione della Capuozzo e l’attacco al Pd di Grillo. La conferma arriva stamattina dallo stesso Beppe Grillo: “Rosa Capuozzo è stata raggiunta da un provvedimento di espulsione dal Movimento 5 Stelle per grave violazione dei suoi principi. Perché siamo il Movimento 5 Stelle e non un Pd qualsiasi”, scrive Grillo in un post dal titolo ‘Noi nel M5s facciamo cosi’ #onesta”. Il leader del M5s sottolinea che “è dovere di un sindaco del Movimento 5 stelle denunciare immediatamente e senza tentennamenti alle autorità ogni ricatto o minaccia che riceve”.

Interviene Renzi. Ma per il Presidente del Consiglio Matteo Renzi “è chiaro a tutti che il Movimento 5 stelle non ha il monopolio della morale. Per noi questa idea non è mai esistita. Ma adesso è venuta meno anche per gli elettori e i militanti del movimento”. Bisogna capire, prosegue il premier, “se qualcuno era a conoscenza e ha preferito tacere, mi sembra ingiusto buttare la croce addosso a lei. Io sono per il garantismo più totale, è un valore costitutivo della sinistra contro le derive del giustizialismo. Questa giovane sindaca aveva chiesto un aiuto ai dirigenti del suo partito, personalmente mi sembra ingiusto buttare la croce addosso a lei. Certo avrebbe dovuto denunciare ma non è giusto che debba dimettersi”

Il Pd. “Il direttorio sapeva da mesi e ha preferito tacere, sperando di cavarsela” attacca il Pd, con inteventi di onorevoli e sentatori sui social network. L’attacco è diretto: “Di Maio e Fico a Quarto facevano passerelle ma poi non una parola e atteggiamenti a dir poco reticenti. Perché? Di cosa hanno paura?”. Più diretto il predidente del Pd, Matteo Orfini, he su Twitter scrive: “Grillo espelle il sindaco di Quarto perchè non ha denunciato le minacce. Ma lei aveva avvertito Di Maio. Attendiamo a breve l’espulsione di Di Maio”.

  • Ecco perché abbiamo espulso la Capuozzo. Diretta Facebook di Di Maio, Fico e Di Battista (VIDEO)

Il video di difesa di Di Maio, Fico e Di Battista. Il deputato 5 stelle, Roberto Fico, in una diretta streaming su Facebook, insieme ai colleghi del Direttorio Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista, replica: “Io e Luigi Di Maio  non abbiamo mai saputo di nessun ricatto, minaccia o scambio tramite minaccia per ottenere qualcosa. Sono cose di cui siamo all’oscuro perché se l’avessimo saputo avremmo optato per una denuncia”.

Il sindaco di Napoli. Per Luigi de Magistris: “I 5 Stelle si stanno caratterizzando sempre più come un Movimento che fa espulsioni e  in questa vicenda aumenta l’aspetto torbido”, ma espime solidarietà alla Capuozzp, che però “deve chiarire e spiegare”. 

Agli italiani non piace il profilattico

0

Calano le vendite dei preservativi, aumentano le malattie. Dall’Herpes all’Hpv colpevole del cancro. E a rischiare sono i giovani. Ecco perché diciamo no al sesso protetto.

È D’ACCORDO perfino Papa Francesco. “Il preservativo? È uno dei metodi ” per combattere l’Aids, ha detto Bergoglio tornando in aereo dal Centrafrica. Uno dei metodi. Il più semplice e importante, per prevenire gravidanze indesiderate, ma soprattutto per evitare infezioni diffuse e malattie gravi quanto l’Aids, appunto. Ma niente: a letto gli italiani restano fatalisti. O forse: irresponsabili. Il condom non è mai diventato quella protezione scontata e universale che è in paesi vicini. Anzi, come mostrano in esclusiva i numeri raccolti in queste pagine, la diffusione è ferma o continua a calare. Mentre non calano affatto le malattie sessualmente trasmesse: quelle gravissime come l’Aids, ma più spesso quelle confessate di rado quanto largamente diffuse come la clamidia, l’herpes, o la stessa sifilide. Patologie non certo mortali, oggi, ma molto serie lo stesso.

L’INFOGRAFICA

I numeri sono evidenti. Nelle farmacie o para- farmacie le confezioni di profilattici vendute sono scese dagli 11,1 milioni del 2007 ai 9,3 del 2014. E la batosta (-16 per cento) non è stata recuperata dai supermercati: i singoli preservativi comprati in cassa sono passati dai 42 milioni nel 2013 ai 41,5 del 2014, per risalire poi leggermente l’anno scorso. Uno stallo. Colpevole anche la crisi economica, perché il condom, pur essendo una delle più efficaci misure di sanità pubblica, è costoso. Di certo dai dati Ims Health e Nielsen emerge la tendenza al low cost: gli unici a registrare un vero “boom” sono infatti i contraccettivi acquistati nei discount. Balzati del 13 per cento due anni fa, di pari passo al successo discreto di internet. E il prezzo aumenta: nonostante i clienti siano sempre meno, i fatturati in farmacia di produttori come Durex o Control (che pur interpellati non hanno ritenuto di commentare) salgono.

Ma non c’è dubbio che il disamore degli italiani per il condom non sia solo colpa dei portafogli vuoti. Così come non c’è dubbio che questa noncuranza abbia un impatto potente sulla vita, soprattutto dei giovani. Perché il condom previene le gravidanze indesiderate. E protegge dalle malattie: in Italia nel 2014 sono state registrate 3.695 nuove diagnosi di Aids. L’84 per cento di queste è attribuibile a rapporti sessuali non protetti. Fino al 2004 nei centri monitorati dall’Istituto superiore della sanità i casi di infezioni da clamidia, sifilide o gonorrea sono stati mediamente 4mila all’anno. Dal 2005 al 2013 sono aumentati del 31 per cento, e sono oggi più di 5mila, molto diffuse fra gli adolescenti. E la causa è nota. Nel 46 per cento dei casi gli uomini, e nel 48 le donne, hanno ammesso di non aver usato contraccettivi nei mesi precedenti l’infezione. Solo l’8,8 aveva indossato il profilattico sempre. Gli altri “saltuariamente”. Certo, la clamidia si combatte con un antibiotico. Ma può essere un fattore, a lungo termine, della sterilità. E per via sessuale si trasmette poi anche Hpv, che è tra le cause certe del tumore della cervice. Così temuto che la vaccinazione è oggi gratuita per tutte le ragazze dagli 11 anni in su, con l’intenzione di evitare l’infezione sin dai primi contatti sessuali poiché il vaccino contro Hpv è uno dei pochissimi gesti anticancro certamente efficaci. Tanto che nel nuovo piano vaccinale, in attesa di finanziamento, è previsto anche per i maschi.

Ma se l’immunizzazione contro il papilloma è materia di intervento sanitario, il condom resta del tutto ignorato dai prontuari farmaceutici. “Il preservativo dovrebbe essere un’abitudine – commenta Paolo Scollo, presidente della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia -, una normale misura di protezione che riguarda tutto il corpo sociale. Eppure resistono ancora tabù, in famiglia come a scuola”.

Diffidenza che sembra davvero appartenere al passato in altri paesi europei: l’Italia è ultima, in fondo alla lista. Nel Regno Unito i profilattici venduti nei supermercati sono costati l’anno scorso agli amanti 69 milioni di euro. Due volte e mezzo l’Italia. Rapportato alla popolazione, fanno 1,07 euro spesi pro capite, contro i nostri 43 centesimi. Investono più di noi per il sesso responsabile anche Germania e Francia.

E a Londra ci sono ben 847 centri che distribuiscono gratis i condom. Perché è considerato fondamentale che anche i ragazzi squattrinati possano amarsi. Responsabilmente. In Francia l’ex ministro all’Istruzione Vincent Peillon aveva proposto di mettere distributori nelle hall dei licei perché non bastava fossero già regalati nelle infermerie scolastiche. Da noi? “Abbiamo chiesto diversi appuntamenti con il ministero – racconta Scollo – ma non ci ha mai ricevuti. L’educazione sessuale è un tema che scandalizza e divide. Ancora”.

/ di LORENZO DI PIETRO E FRANCESCA SIRONI

Napoli, sfigurata dal silicone liquido ritrova il sorriso dopo 8 anni: la storia di Giovanna

0

Nonostante l’uso del silicone liquido in medicina estetica sia vietato da oltre vent’anni, nel nostro Paese esistono ancora medici senza scrupoli che lo iniettano a pazienti inconsapevoli. Come nel caso della 30enne napoletana Giovanna Mele, che ha passato 8 anni con le labbra sfigurate ed è stata operata più volte per rimuovere la sostanza, senza successo.
La sua storia ha avuto però un lieto fine grazie ai chirurghi Raffaele Rauso e Pierfrancesco Bove che operano in un centro estetico che è tra i pochi in Italia a saper intervenire sui danni del silicone liquido.

Questa la sua storia:

Giovanna Mele prima dopoGiovanna Mele, 30 anni, di Napoli, era stata ingannata da un medico che le aveva iniettato una sostanza illegale, il silicone liquido. Dopo anni di sofferenze e tre operazioni sbagliate si è rivolta agli specialisti di un centro estetico che si occupa di Medicina e Chirurgia Estetica in Lombardia, Toscana, Lazio e Campania, che hanno eseguito un complesso interevento per restituirle labbra belle e armoniche

Voleva realizzare un piccolo desiderio, avere delle labbra un po’ più piene. Ma per colpa di un medico che le ha iniettato una sostanza illegale in Italia da più di vent’anni, il silicone liquido, si è trovata con la bocca sfigurata e ha vissuto otto anni di calvario fra consulti, visite e tre interventi che avrebbero dovuto essere riparativi, e invece hanno peggiorato la situazione. La sua storia, però, ha avuto un lieto fine: oggi Giovanna Mele, 30enne di Napoli, può di nuovo sorridere perché rimediare ai danni causati dal silicone liquido è possibile. A patto di scegliere specialisti in grado di eseguire un intervento complesso e delicato, come i chirurghi plastici Raffaele Rauso e Pierfrancesco Bove, che hanno rimosso la sostanza permanente dalle labbra e le hanno rimodellate per restituire alla paziente l’aspetto di un tempo.

«Il silicone labiale è un biopolimero si interseca nelle maglie tissutali e diventa molto difficile rimuoverlo senza dare un pessimo risultato estetico. Difficile ma non impossibile – spiegano Bove e Rauso –. L’intervento è reso tecnicamente complesso dal fatto che le labbra sanguinano molto durante l’operazione. In più bisogna considerare che in un caso come quello di Giovanna, dove c’erano già stati tentativi di rimozione del silicone, rioperare un’altra volta è molto più complicato».

Per restituire a Giovanna il sorriso i chirurghi Rauso e Bove hanno dovuto prima di tutto rimuovere una sostanza, il silicone liquido, che in Italia è illegale dal 1992 perché, fra le altre cose, si smembra e migra nei tessuti, causando, come nel caso della paziente, granulomi e asimmetrie.

Dopodiché hanno dovuto rimodellare le labbra intervenendo con tecniche complesse: «Un altro grande problema – spiegano Rauso e Bove – è nato dalla resezione di tessuto proprio della paziente, nel quale il silicone si era intersecato. In quel caso abbiamo dovuto girare un lembo di muscolo orbicolare per cercare di limitare il gap che si era formato».

Per rendere la cicatrice invisibile i due chirurghi sono riusciti a intervenire sulla zona di transizione tra la mucosa umida e secca che caratterizza i tessuti labiali. Il tutto si è svolto in sedazione completa.

«Sono un’altra persona, me l’hanno confermato tutti coloro che mi hanno vista subito dopo quest’ultimo intervento – commenta la stessa Giovanna Mele –. O meglio, sono tornata quella che ero a 22 anni, prima di rivolgermi a un chirurgo che mi ha ingannata, perché gli avevo richiesto un filler non permanente e naturale, e invece mi ha iniettato una sostanza artificiale e proibita, lasciandomi sfigurata». Le sofferenze di Giovanna sono proseguite per otto anni, fra costosi consulti e visite finiti con un nulla di fatto ma anche, purtroppo, tre interventi in day hospital presso una struttura pubblica male eseguiti, in cui non solo il silicone liquido non era stato rimosso, ma si erano create delle brutte cicatrici. «La sofferenza è stata anche psicologica, perché io, che lavoro come commessa, non avevo più il coraggio di truccarmi ed ero a disagio nel farmi vedere in pubblico – racconta sempre Giovanna –. Non mi sono però arresa e finalmente ho trovato una sede ed un’équipe fantastica composta dai dottori, dall’anestesista e dalle infermiere, che mi hanno seguita con professionalità prima, durante e dopo l’operazione. Non finirò mai di ringraziarli».

Lettieri a Lapo Elkan: “Sció sció ciucciuè”

“Vi stiamo aspettando, tanto lo sappiamo che alla fine vincerete voi, #ScióScióCiuccuè”. Lo scrive, sul suo account Instagram, Gianni Lettieri, imprenditore e candidato sindaco a Napoli, replicando ironicamente a Lapo Elkann che aveva lanciato, sullo stesso social, l’hashtag #stiamoarrivando, riferito alla Juventus.

Quasi 10 milioni di italiani sono a rischio povertà

0

Non solo disoccupati: se si considerano anche i precari e tutti gli altri occupati con prospettive incerte, una buona fascia della popolazione viene considerata nell’area del ‘disagio sociale’. Tra il terzo trimestre 2014 e 2015 ci sono entrate 238mila persone in più.

MILANO – La disoccupazione sarà sì in discesa, ma non è l’unico parametro per verificare quanto effettivamente una famiglia sia in difficoltà. Per avere una risposta più ampia, infatti, si parla di ‘disagio sociale’ e si scopre che è diventata più larga la mappa degli italiani che fanno i conti con l’assenza di posti di lavoro: è aumentata del 3% da settembre 2014 a settembre 2015. Nel bacino dei deboli 283mila persone in più, secondo i dati elaborati da Unimpresa. Il risultato è che oltre 9,5 milioni di italiani non ce la fanno e sono a rischio povertà.

Nel dettaglio, spiega una nota, da settembre 2014 a settembre 2015 altre 283mila persone sono entrate nel bacino dei deboli in Italia: complessivamente, adesso, si tratta di 9 milioni e 533 mila soggetti in difficoltà. Ai disoccupati vanno aggiunte ampie fasce di lavoratori, ma con condizioni precarie o economicamente deboli che estendono la platea degli italiani in crisi. Si tratta di un’enorme “area di disagio”: agli oltre 3 milioni di persone disoccupate, bisogna sommare anzitutto i contratti di lavoro a tempo determinato, sia quelli part time (740mila persone) sia quelli a orario pieno (1,83 milioni); vanno poi considerati i lavoratori autonomi part time (821mila), i collaboratori (346mila) e i contratti a tempo indeterminato part time (2,68 milioni). Questo gruppo di persone occupate – ma con prospettive incerte circa la stabilità dell’impiego o con retribuzioni contenute – ammonta complessivamente a 6,43 milioni di unità. Il totale del’area di disagio sociale, calcolata dal Centro studi di Unimpresa sulla base dei dati Istat, oggi comprende dunque 9,53 milioni di persone, in aumento rispetto a un anno fa di 283mila unità (+3,1%).

Il deterioramento del mercato del lavoro non ha come conseguenza la sola espulsione degli occupati, ma anche la mancata stabilizzazione dei lavoratori precari e il crescere dei contratti atipici. Una situazione solo parzialmente migliorata dalle agevolazioni offerte dal Jobs Act. Di qui l’estendersi del bacino dei “deboli”. Il dato sui 9,53 milioni di persone è relativo al terzo trimestre del 2015 e complessivamente risulta in aumento del 3,1% rispetto al terzo trimestre del 2014, quando l’asticella era fermata a 9,25 milioni di unità: in un anno quindi 283mila persone sono entrate nell’area di disagio sociale. Nel terzo trimestre del 2014 i disoccupati erano in totale 3,10 milioni: 1,59 milioni di ex occupati, 626mila ex inattivi e 884mila in cerca di prima occupazione. A settembre 2015 i disoccupati risultano complessivamente stabili. In lieve crescita di 3mila unità (+0,2%) gli ex occupati, mentre salgono di 6mila unità (+1,0%) gli ex inattivi; aumento compensato dal calo di quanti sono in cerca di prima occupazione, diminuiti di 9mila unità (-1,0%).

In netto aumento il dato degli occupati in difficoltà: erano 6,14 milioni a settembre 2014 e sono risultati 6,14 milioni a settembre scorso. Una crescita dell’area di difficoltà che rappresenta un’ulteriore spia della grave situazione in cui versa l’economia italiana, nonostante alcuni segnali di miglioramento: anche le forme meno stabili di impiego e quelle retribuite meno pagano il conto della recessione, complice anche uno spostamento delle persone dalla fascia degli occupati deboli a dei disoccupati. I contratti a temine part time sono aumentati di 43mila unità da 697mila a 740mila (+6,2%), i contratti a termine full time sono cresciuti di 126mila unità da 1,71 milioni a 1,83 milioni (+7,4%), i contratti a tempo indeterminato part time sono cresciuti del 4,9% da 2,55 milioni a 2,68 milioni (+126mila). Scendono i contratti di collaborazione (-26mila unità) da 372mila a 346mila (-7,0%) e risultano in lieve aumenti gli autonomi part time (+1,7%) da 807mila a 821mila (+14mila).

“Alle famiglie e alle imprese finora sono arrivati pochi fondi e mal distribuiti. Offriamo al governo, ai partiti e alle istituzioni, i numeri e gli argomenti su cui ragionare per capire quanto sono profonde la crisi e la recessione nel nostro Paese: il 2015 si è chiuso con una crescita del pil, ma è troppo modesta e c’è ancora molto da fare e la ripresa deve essere più consistente” commenta il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi. “Può apparire anomalo – aggiunge Longobardi – che un’associazione di imprese analizzi il fenomeno dell’occupazione, quasi dal lato del lavoratore. Ma per noi la persona e la famiglia sono centrali da sempre, perché riteniamo che siano il cuore dell’impresa. Bisogna poi considerare che l’enorme disagio sociale che abbiamo fotografato ha conseguenze enormi nel ciclo economico: più di 9 milioni di persone sono in difficoltà e questo vuol dire che spenderanno meno, tireranno la cinghia per cercare di arrivare a fine mese. Tutto ciò con effetti negativi sui consumi, quindi sulla produzione e sui conti delle imprese”. Secondo il presidente di Unimpresa “serve maggiore attenzione proprio alla famiglia da parte del governo”.