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I risultati, la classifica e il prossimo turno del torneo Berretti

I risultati, la classifica e il prossimo turno del torneo Berretti

Questi i risultati della seconda giornata del torneo Dante Berretti 2016/2017:

Akragas-Juve Stabia 2-3

Messina-Catanzaro 2-3

Paganese -Vibonese 3-0

Reggina-Casertana 1-0

Siracusa- Catania 0-4

riposa: Cosenza

 

Il prossimo turno:

Casertana-Messina

Catania-Reggina

Catanzaro-Cosenza

Juve Stabia-Siracusa (diretta su ViViRadioWeb)

Vibonese-Akragas Città dei Templi

 

La Classifica:

 

Posizione

Squadra

Giocate

V

N

P

Reti

Diff.

Punti

1

(2)

CAT

Catania

2

2

0

0

8:1

7

6

2

(1)

CAT

Catanzaro

2

2

0

0

7:2

5

6

3

(3)

JUV

Juve Stabia

2

2

0

0

5:2

3

6

4

(3)

COS

Cosenza

1

1

0

0

2:0

2

3

5

(8)

PAG

Paganese

2

1

0

1

3:2

1

3

6

(5)

CAS

Casertana

2

1

0

1

1:1

0

3

7

(11)

REG

Reggina

2

1

0

1

1:4

-3

3

8

(8)

MES

Messina

2

0

0

2

2:5

-3

0

9

(6)

VIB

Vibonese

1

0

0

1

0:3

-3

0

10

(10)

AKR

Akragas Città dei Templi

2

0

0

2

3:7

-4

0

11

(7)

SIR

Siracusa

2

0

0

2

0:5

-5

0

 

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I carabinieri arrestano a Pescara un magrebino per spaccio

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Nella serata di ieri Carabinieri della Stazione di Pescara Scalo hanno arrestato, nella flagranza del reato di spaccio di sostanze stupefacenti, Mohamed ELHANDI, 26enne, marocchino, con numerosi precedenti per reati in materia di stupefacenti. Poco prima delle 20.00 la pattuglia in servizio di perlustrazione, transitando in Piazza Muzii, nei pressi del mercato coperto, ha notato due giovani scambiarsi furtivamente qualcosa. Il gesto non è passato inosservato e sospettando che fosse appena avvenuta una cessione, i militari sono scesi per bloccare i due. Il nordafricano, accortosi della presenza dei militari, ha cercato di allontanarsi ma il suo tentativo è stato stroncato sul nascere, l’altro invece, non ha avuto nemmeno il tempo di provare. Quanto ipotizzato ha trovato pieno riscontro a seguito delle perquisizioni personali: addosso all’acquirente, un 21enne albanese, i militari hanno trovato un mezzo panetto di hascish ed una dose appena acquistata, per un peso complessivo di poco superiore ai 50 grammi di stupefacente. Il magrebino, a cui sono stati sequestrati 130 euro in banconote di piccolo taglio, ritenute provento di altre cessioni, è stato così condotto in carcere a San Donato, mentre l’albanese è stato segnalato quale assuntore alla locale Prefettura.

 

L’intervento dei militari non è passato inosservato ai numerosi avventori presenti al momento nei locali della zona della movida, i quali hanno manifestato pieno sostegno e apprezzamento per l’attività di polizia giudiziaria condotta.

Ecco le dichiarazioni del Maggiore Scarponi, comandante della Compagnia carabinieri di Pescara:

“L’arresto effettuato nel tardo pomeriggio testimonia la grande attenzione rivolta da parte dell’Arma alle problematiche legate alla movida del centro. Cesare Battisti e le vie limitrofe, luogo recentemente divenuto centro di aggregazione da parte di giovani della città e di tutta la provincia, è un bene da difendere e tutelare con servizi preventivi, come quelli svolti da tutte le forze di polizia durante il fine settimana, ma anche con una incisiva e continua attività repressiva, così da stroncare sul nascere fenomeni criminali che se non tempestivamente arginati rischiano di dilagare. Alta è quindi la soglia di attenzione da parte dei militari che contano sulla fattiva collaborazione della cittadinanza per far si che la zona rimanga luogo di divertimento e non diventi porto franco per lo sballo”.

 

Maksimovic: “Avevo già scelto Napoli un anno fa. Mihajlovic? Sono problemi suoi”

Queste le sue parole…

Nikola Maksimovic ha dichiarato alla stampa serba: “Mihajlovic ha fatto un sacco di interviste dicendo che avrebbe voluto tenermi con lui a Torino, ma la verità è che io avevo già un accordo per andare via. Già lo scorso anno dovevo andare al Napoli, ma non me lo hanno permesso. Queste cose le dissi anche a mister Sinisa che però continuava a dirmi che sarei rimasto anche se Cairo sapeva da tempo la mia scelta. Il giorno prima della mia esclusione dal match di Coppa attendevo una chiamata di Cairo per sapere cosa aveva deciso sulle offerte che mi arrivavano. Ho provato a chiamarlo, ma non mi rispose per tutto il giorno. Fu lì che decisi di andare via. Le parole di Mihajlovic? Sono problemi suoi. Gli sarò sempre grato, ma resto fiero della scelta che ho fatto. Il fatto che il Napoli abbia pagato molto soldi per il mio cartellino non mi mette pressione. Ho scelto l’azzurro perchè stiamo parlando di un club molto organizzato che gioca la Champions ed è da tempo ai vertici del campionato italiano”.

Gasperini: “Bergamo è l’ideale per Grassi. Sarri è stato mal interpretato”

Le sue parole

ESCLUSIVA – Pasquale Logiudice: “Fontana ha dato una fisionomia di gioco trovando i giusti automatismi”.

L’intervento di Pasquale Logiudice al Pungiglione Stabiese

Nel corso della puntata de “Il Pungiglione Stabiese”, programma radiofonico a cura della nostra redazione di ViviRadioWeb abbiamo avuto come nostro ospite telefonico il direttore sportivo della Juve Staba Pasquale Logiudice. Tanti i temi trattati con il dirigente stabiese, analizzando la rosa della Juve Stabia e dei prossimi impegni in campionato delle vespe. Ecco alcuni frammenti della lunga intervista concessaci: 

La Juve Stabia si è imposta 3-0 contro la Vibonese. Un dato importante è stato soprattutto il recupero di Ripa e Capodaglio: Sicuramente è il loro recupero va visto positivo poter contare sull’ esperienza di calciatori importanti del loro calibro dal primo minuto. Ripa mancava dallo scorso campionato, Capodaglio quest’anno a parte le partite di Coppa Italia è mancato da inizio campionato e adesso siamo lieti di poter contare sul loro impiego.

Nel ritiro di Gubbio lei ci disse che la squadra non doveva puntare tutto su Ripa in quanto reduce da un infortunio poteva essere deleterio per nuovi problemi di ordine fisico. Adesso che ha recuperato fisicamente giocando tra l’altro 90 minuti effettivi, è un fattore  positivo in vista del prosieguo del campionato: È chiaro che se l’allenatore l’ha schierato per 90 minuti significa che l’ha visto idoneo. Siamo contenti che lui sia ritornato al gol e sicuramente darà il suo contributo. Noi come società abbiamo sempre creduto in lui anche nei momenti bui, pagare  un calciatore infortunato per un intero campionato dimostra un atto di fiducia da parte della società. Ci sono pochi calciatori forti del suo calibro in area di rigore tra le varie compagini di questo campionato e pertanto siamo convinti che può essere un calciatore importante per questa Juve Stabia.

Il presidente Manniello all’indomani della sconfitta di Catania, ai nostri microfoni  disse che questa squadra alla lunga poi avrebbe dimostrato il proprio valore. In effetti a parte la gara d’esordio, la Juve Stabia ha un rendimento pari a Foggia e Lecce: Spesso i risultati sono frutti di tante situazioni. A Catania perdemmo per una serie di episodi negativi e per di più abbiamo perso più per nostri demeriti. Abbiamo un organico importante pur cambiando tanto rispetto a Foggia e Lecce, i meriti vanno attribuiti al mister che quotidianamente lavora sodo assemblando la squadra al meglio, ha dato una fisionomia di gioco, nonostante non può disporre di 3-4 calciatori ancora out rispetto alle compagini citate che ci stanno precedendo.

Fontana domenica in sala stampa ha detto che la Juve  Stabia non dovrà guardare la classifica pur provando a dar fastidio a chi ci precede. Secondo lei, più che “fare da solletico” si può cercar di impensierire il trio Foggia, Lecce, Matera?: Personalmente non amo fare proclami, cerco di avvicinarmi alla realtà. Abbiamo allestito una buona squadra consapevoli di dover lottare contro importanti realtà. Sarà una battaglia, è chiaro che se qualche squadra verrà meno, noi abbiamo l’obbligo di provarci pur consapevoli che saranno in tre a disputare un campionato di vertice, non voglio illudere nessuno, altrimenti perdiamo la dimensione della realtà, con conseguenze drammatiche di andare in depressione al primo ko. Si, probabilmente loro ci guardano con un po’ di apprensione, consapevoli che non sarà una passeggiata giocar contro di noi.

Prossimo match vedrà la Juve Stabia di scena al “Granillo” di Reggio Calabria contro la compagine di Zeman, le sue aspettative contro il team calabrese: Sarà una partita difficile, sono preoccupato in particolare per il terreno di gioco che sicuramente non ci sarà d’aiuto per impostare tranquillamente il nostro gioco basato sul continuo possesso palla. È una buona squadra in ripresa, sta subendo anche pochi gol rispetto alle prime apparizioni, laddove notavo che poteva vincere o perdere a secondo delle azioni di gioco. Adesso la Reggina si è ben adeguata al campionato di Lega Pro adottando un 4-3-3 atipico. È una squadra aggressiva, principalmente giovane che ha messo in difficoltà Catania e Lecce, quindi i nostri avversari andremo ad affrontarli con la massima concentrazione, mantenendo fede alla filosofia di Fontana di imporre il nostro  gioco.

Direttore ci dica un resoconto medico dei tre infortunati Del Sante, Amenta e Salvi, oltre alle precarie condizioni di Zibert e Montalto non ancora al top: Ognuno di loro ha delle condizioni particolari da un punto di vista fisico. Zibert, Salvi e Amenta sono reduci da un infortunio, Montalto invece deve ritrovare una condizione diversa sicuramente migliore, lui che è arrivato da Trapani con ritmi diversi. Stesso dicasi per altri che non hanno avuto modo di prendere parte al ritiro hanno sofferto un po’ quest’ ambientamento. È chiaro che dobbiamo avere ancora un po’ di pazienza, ma in questo momento chi sta giocando non sta facendo patire la loro mancanza. Tutti sono importanti, fortunatamente la loro condizione ci ha permesso di poter apprezzare anche altri calciatori. Il campionato sarà duro e lungo, di conseguenza  abbiamo bisogno di tutti gli effettivi, la dimostrazione che in questo momento la squadra non dipende dai solisti e a turno un po’ tutti si rendono decisivi e pronti a risolvere le partite.

Mastalli, uno dei talenti di questa squadra, nel suo ruolo da interno sembra essersi sbloccato dopo difficoltà iniziali visto che giocava davanti alla difesa:  Sicuramente sarà un  calciatore importante da tenere in considerazione per l’imminente futuro: Mastalli non è una sorpresa, un profilo importante visto che il ragazzo è un ’96 , già capitano della primavera del Milan e ha avuto modo anche di giocare nel Lugano. Si impegna tanto negli allenamenti, è un ragazzo serissimo che sta dimostrando il proprio valore, ha ancora margini importanti e secondo me può pensare a qualcosa di importante anche a livello di carriera. Il vero ruolo di Mastalli? Sicuramente non è un centrocampista centrale, il ragazzo si applica anche in quel ruolo pur di adattarsi in caso di necessità visto che non è il suo ruolo primario. Può giocare sia in un centrocampo a due o a tre, ha le giuste qualità e quantità, ed è un ragazzo abbastanza aggressivo e quindi si esprime bene in questi ruoli. Conta tanto l’entusiasmo di questi giovani che in questa fase iniziale ci stanno consentendo di stare aggrappati alle posizioni di testa con la mancanza degli “anziani”. Confidiamo in un recupero a breve scadenza, all’occorrenza poi nei momenti di difficoltà servirà anche un po’ di esperienza per il prosieguo del campionato.

In conclusione, possiamo considerare i playoff una fase della stagione laddove l’esperienza di determinati calciatori sarà importante; e quindi in vista di questa possibilità, la squadra ha svolto una preparazione in proiezione post season?: Per adesso reputo sia ancora prematuro parlare di valutazioni play-off. Noi abbiamo come esigenze di cercar di migliorare e di aver una conoscenza di squadra e nei suoi singoli settimana per settimana. Solo il tempo e il lavoro ti può permettere di prendere consapevolezza della propria forza. Il Foggia attuale infatti ha mantenuto l’ossatura della squadra costruita da Padalino reduce dalla promozione del torneo di Seconda Divisione, ha continuato la stessa filosofia di gioco con De Zerbi e attualmente con Stroppa gioca con gli stessi effettivi in organico. Noi adesso abbiamo l’obbligo di metabolizzare la filosofia del mister cercando di avvicinarci più possibile a loro,  con l’intento di migliorare e assemblarsi il più possibile in attesa dei vari recuperi di quei calciatori ancora fuori condizione.

RIPRODUZIONE RISERVATA

Si diffida dall’utilizzo e/o dalla riproduzione anche parziale del presente articolo senza citazione della fonte

Zielinski: “A Napoli ho un grande allenatore. Milik? Lavora molto in allenamento”

Queste le sue parole

Piotr Zielinski ha dichiarato alla stampa polacca: “A Napoli va tutto bene anche se ho tanta concorrenza nel mio ruolo. Abbiamo un grande staff tecnico e un grande allenatore che ci sta facendo ruotare tutti. La concorrenza è positiva e può portare qualcosa di buono alla squadra. Milik? Lavora molto in allenamento e questo lo porta sempre a stare nel posto giusto nel momento giusto in gara. Il feeling tra noi due è buonoperchè so quasi sempre dove trovarlo quando devo impostare l’azione. Spero che questa intesa possa migliorare sempre più”.

Diawara, in allenamento è una furia: non si commetta un vecchio errore

I dettagli

Tre dei nuovi acquisti del mercato del Napoli devono ancora debuttare: il difensore centrale Lorenzo Tonelli ed i due centrocampisti Amadou Diawara e Marko Rog. Contro l’Atalanta – riferisce La Repubblica – ha fatto discutere “l’ennesima rinuncia del tecnico a due talenti” come il guineano ed il croato: in allenamento inoltre l’ex Bologna viene descritto dal quotidiano come una furia. Un avvertimento a chiudere il pezzo: “Guai se il loro utilizzo sarà subordinato a una questione di principio. Ci rimetterebbero tutti”.

Careca: “Ha ragione Sarri, ma noi siamo napolitanos e ci crediamo sempre”

Le sue parole

Come riferisce Il Corriere dello Sport, c’è stato (raramente) un calcio dominato da un solo padrone e nel settennato di Maradona, pur deambulando tra epoche e diversità varie, c’è stato un Napoli che ha fatto in tempo a prendersene due di scudetti. Anno di (nuova) grazia 1989-1990, Albertino Bigon sullo scranno e Re Diego incoronato ancora, ma stavolta avendo al fianco Antonio Careca, la Grande Bellezza del centravanti di quei momenti, che in Brasile non si perde nulla del «suo» Napoli: «Due considerazioni, sperando di centrare l’obiettivo. La prima: Sarri dice una verità, perché la Juventus ha l’organico più completo, direi anche quello più forte. La seconda: però è anche vero che noi siamo napolitanos e quelli come noi ci credono sempre, ci devono sempre credere».

Napoli-Roma, biglietti in vendita da domani

Lo riporta il sito ufficiale del club azzurro

Da domani alle 10 saranno in vendita i biglietti per Napoli-Roma, anticipo dell’ottava giornata di Serie A di sabato 15 ottobre alle ore 15.00 al San Paolo.

In attesa di comunicazione dell’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive, resterà chiuso il Settore Ospiti, sarà vietato l’acquisto dei tagliandi ai residenti della Regione Lazio, disabilitati i punti vendita in Lazio e sono sospesi i programmi di fidelizzazione.

Questi i prezzi:

SETTORE    Prezzo
Tribuna d’Onore     Euro 90
Tribuna Posillipo    Euro   65
Tribuna Nisida    Euro   45
Distinti    Euro   35
Tribuna Family    Euro   10
Curve    Euro   25
Ridotto Tribuna Family: Euro 5

La SSC Napoli ricorda che per i possessori di tessera del tifoso Club Azzurro Card e di Fidelity Card, è possibile acquistare anche on line.

Per effettuare l’acquisto è sufficiente collegarsi al sito di Listicket.

Gli utenti saranno indirizzati al sito Listicket di Lottomatica, nel quale, dopo essersi registrati, potranno acquistare il biglietto caricandolo elettronicamente sulla Club Azzurro Card ( Tessera del Tifoso) e/o Fan- Away(Fidelity Card). Alla transazione potranno essere aggiunte, da Listicket, commissioni di pagamento.

Questa modalità di vendita prevede che il titolo di accesso venga associato alla Club Azzurro Card e/o Fan-Away, che, quindi, dovrà essere utilizzata sia per inserire il numero identificativo al momento dell’acquisto, sia per l’accesso ai tornelli dello stadio tramite la lettura del codice a barre.

Il documento segnaposto deve essere obbligatoriamente stampato e presentato ad ogni richiesta del personale di controllo presente allo stadio, ma il documento segnaposto, da solo, non rappresenta titolo d’accesso valido per l’ingresso.

Infatti per accedere allo stadio, è indispensabile portare con sé la propria Club Azzurro Card , il documento segnaposto ed un documento di riconoscimento.
La SSC Napoli ricorda che per gli utilizzatori della Club Azzurro Card ( sia abbonati, che utenti di singolo evento), per ogni settore vi sono degli ingressi riservati.

sscnapoli.it

Gazzetta attacca Sarri: “Arrendersi già ora è irriguardoso e pericoloso”

I dettagli

Si può sdrammatizzare per la sconfitta di Bergamo, ma la resa non si può accettare. E’ l’analisi della Gazzetta dello Sport, critica nei confronti di Maurizio Sarri perchè “arrendersi dopo appena sette giornate di campionato è irriguardoso per tutto l’ambiente e soprattutto pericoloso, perché psicologicamente può influire in maniera negativa sulla squadra“. Le sue parole non verranno condivise dal presidente azzurro Aurelio De Laurentiis, che nelle prossime ore tornerà in Italia dopo il lungo viaggio in Cina: “Dire che la Juventus farà un campionato a sé significa gettare la spugna”.

RETROSCENA – De Laurentiischiama Giuntoli dopo Bergamo: sarà al San Paolo con la Roma

I dettagli del retroscena

La Repubblica riferisce che il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis ha voluto rapportarsi con il direttore sportivo Cristiano Giuntoli per farsi raccontare tutto dopo il ko rimediato dagli azzurri contro l’Atalanta, “l’autoesilio del presidente del Napoli ha ormai i giorni contati” perchè tornerà a seguire la squadra da vicino. Dopo quasi due mesi di assenza, infatti, De Laurentiis tornerà al San Paolo in occasione della sfida di sabato 15 ottobre contro la Roma.

Insigne, il Napoli vuole una nuova bandiera

Il talento azzurro è a caccia di riscatto

Secondo Il Mattino, Insigne che è considerato un punto fermo dal club azzurro, come ribadito più volte dal presidente De Laurentiis, deve, però, ancora definire il suo rinnovo contrattuale: il discorso è slittato dopo un primo contatto tra gli agenti e il presidente azzurro a luglio nel ritiro a Dimaro. Se ne riparlerà più avanti mentre in questa fase sono arrivati gli annunci dei rinnovi di Koulibaly e Albiol, dopo quelli precedenti di Callejon e Hamsik e sono in arrivo quelli di Hysaj, Mertens e Ghoulam. Trattativa ancora da mettere a punto quella del rinnovo di Insigne con relativo aumento economico e il punto di convergenza da trovare sulle nuove cifre. Ragionamento da allargare al progetto che legherà Lorenzo al Napoli del presente e del futuro: la volontà di base del club è di far diventare il napoletano una bandiera e quella di Insigne di diventare un simbolo negli anni della squadra della sua città. In questo momento la voglia di Insigne è solo di sbloccarsi al più presto e di segnare il primo gol stagionale con il Napoli: in questa sosta avrà modo di lavorare con Sarri e il preparatore atletico Sinatti.

Dalla Spagna – Callejon-Napoli, ultima stagione in azzurro

Lo riporta un giornale spagnolo

José Callejon, attaccante del Napoli, è tornato nella nazionale spagnola a due anni di distanza dall’ultima convocazione nel 2014, ed è sotto i riflettori della stampa iberica: i giornalisti di El Confidencial hanno riferito che in estate tanti club hanno contattato il presidente azzurro Aurelio De Laurentiis per chiedere informazioni su José Callejon, ma ogni offerta arrivata non raggiungeva i venti milioni di euro. Nel rinnovo contrattuale per quattro anni firmato dallo spagnolo, inoltre, sarebbe stata abbassata la clausola rescissoria da 32 a 23 milioni di euro. Chi è vicino al calciatore assicura che potrebbe essere l’ultima stagione in azzurro.

E De Laurentiis cosa pensa della sconfitta di Bergamo?

E De Laurentiis cosa pensa della sconfitta di Bergamo?

La Repubblica racconta di un presidente deluso e molto dispiaciuto, ma non infuriato. Ovviamente nessun commento sul match, rivisto in differita tv e a tarda notte: “Il presidente aveva voglia di capire, anche se per il momento non si precipiterà di corsa a Castel Volturno” per due motivi: a mente fredda il patron non ne sente l’esigenza, e poi gli tocca un altro viaggio di lavoro in direzione Londra. Con Maurizio Sarri contatti formali: “i due non si sentono da un po’ e l’amara trasferta di Bergamo non li aiuterà a riavvicinarsi”.

Napoli, ma che mi combini?

La sconfitta di Bergamo brucia…

Arriva a Bergamo contro l’Atalanta il primo stop stagionale del Napoli. Sul difficile campo della Dea, gli azzurri incappano in una brutta sconfitta, figlia forse più della stanchezza che di altri fattori. Il gol del giovane ariete bergamasco Petagna, accompagnato da un pizzico di fortuna, arriva subito dopo la bella e convincente vittoria in Champions contro il Benfica. Forse i troppi complimenti hanno ubriacato i calciatori partenopei, facendo sottovalutare la delicatezza dell’impegno in campionato. L’Atalanta si presenta in maniera ordinata, prudente e pronta a ripartire. Pronti via, il Napoli cerca di affondare con tiri da lontano e calci piazzati. Come spesso accade però, scampato il pericolo, gli avversari prendono coraggio. L’asse Gomez-Petagna funziona a meraviglia, con il “Papu” vera spina nel fianco di un Hjsai che quest’anno sembra non riuscire a prendere le misure dei suoi dirimpettai. Proprio i due attaccanti combinano a meraviglia, e un mezzo pasticcio tra Koulibaly e Ghoulam fornisce un assist involontario che Petagna deve solo scaraventare in rete.

La reazione del Napoli però non è veemente come ci si aspetterebbe. Le gambe sembrano pesanti, le ali sono scariche, e il gioco solitamente fluido e mnemonico ne risente parecchio. Sarri preferisce non dare una scossa, magari cambiando subito qualcosa nel modulo. Evidentemente se ne pentirà, se in conferenza stampa avrà da recriminare sul modulo impiegato. Il primo tempo finisce con qualche nervosismo e sterili manovre spesso interrotte dagli interditori bergamaschi. Il secondo tempo si apre senza grandi sussulti. Gli attaccanti azzurri sono sistematicamente anticipati, e i lanci lunghi, non una specialità della casa, si susseguono sempre più frequenti. Nemmeno l’ingresso di Gabbiadini nel finale, schierato stavolta accanto a Milik, riesce a creare pericoli nell’area atalantina. Il gigante polacco ha pochissime occasioni per mostrare le sue doti, anche perché si gioca troppo lontano dalla porta di Berisha. Sarri si sbraccia, cerca soluzioni che però non arrivano. Fatto sta che gli azzurri rischiano più volte di capitolare, non ultimo su un coast to coast dell’ex mai troppo rimpianto Grassi, che però arriva esausto davanti a Reina che lo ipnotizza.

Non ce la sentiamo di parlare di forcing finale, perché il Napoli non riesce mai ad imbastire un vero assalto all’arma bianca, per strappare un pareggio che a dire il vero sarebbe stato ingiusto. Arriva così la prima sconfitta in campionato, che sancisce, se mai ce ne fosse bisogno, la difficoltà di portare avanti il discorso Champions parallelamente a quello del campionato. Imparare ad alternare i giocatori, facendoli girare in maniera costante, dovrà essere la sfida del prossimo futuro. I punti guadagnati in trasferta sono i più preziosi, fanno morale e fanno si che gli avversari ti temano. Qualcuno la chiama maturità, altri saper gestire la rosa. Qualcuno tira in ballo la mentalità. Quel che è certo, è che bisogna ripartire da questi errori, non nuovi per questa squadra, e sapervi porre rimedio. Altrimenti, riuscire a stare dietro a certi ritmi, sarà davvero difficile.

a cura di Fabiano Malacario

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“Regolarmente Lancia 2016” – Montoro (AV) VIDEO on the road!!!

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Il raduno automobilistico organizzato da MITO Delta Club con il presidente Antonio Amabile, riservato ai modelli Lancia Delta Integrale e vetture Lancia costruite entro gli anni 70, ha richiamato numerosi equipaggi giunti da varie parti della Campania, della Basilicata, Sicilia, Calabria, Abruzzo, Lazio…
Grande l’accoglienza della città di Montoro e di tutta l’amministrazione.

Ecco il VIDEO della stupenda manifestazione a cura di Carmine Matrone:

Mani In Tasca (Mauro Lo Piano)

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L’espressione Mani pulite indica una serie di inchieste giudiziarie iniziate negli anni novanta in Italia, caratterizzate da numerose indagini giudiziarie condotte a livello Nazionale nei confronti di esponenti della Politica, dell’Economia e delle Istituzioni italiane. Le inchieste portarono alla luce un sistema di corruzione, concussione e finanziamento illecito ai partiti, ai livelli più alti del mondo politico e finanziario italiano.
cipputi portafoglioCon tangentopoli, i processi iniziarono a fare scalpore, divennero mediatici, furono gli anni di “Mani Pulite”. Poi col passare del tempo molti Magistrati divennero famosi, tale notorieta’ li porto’ a “lavorare” piu’ con la Stampa che con i loro incartamenti giudiziari;
Quel periodo sara’ ricordato negli annali giudiziari come una delle piu’ controverse pagine della nostra Democrazia.

Protagonista indiscusso di innumerevoli processi mediatici, trasmissioni televisive, interviste, Di Pietro rappresento’ uno dei piu’ importanti matador della Giustizia italiana, una specie di giustiziere della politica corrotta italiana un Charles Bronson reale, punto di riferimento per tanti giovani che avevano trovato in lui, la luce della legalita’.

La corruzione esiste e’ sempre esistita ed esistera’ sempre, il mondo politico ne porta la bandiera, continua ad essere un mondo di corruzione, il facile arricchimento, la bella vita piaceva a tutti diversi furono i suicidi che si ebbero in quel periodo.
La cosa che piu’ passo’ inosservata fu che molti Giudici spararono nel mucchio, molti di coloro che vennero portati in carcere con troppa fretta, furono a distanza di anni completamente scagionati da ogni accusa. Solo che una ferita simile per un innocente non si potra’ mai cicatrizzare, si formano nella psiche solchi cosi’ profondi, che non potranno essere mai colmati.
Quando si distrugge l’immagine di un uomo, e’ come averlo ucciso nell’anima, nessun risarcimento potra’ compensare tutti i giorni, i mesi, gli anni passati in carcere senza uno straccio di prova a suo carico.

Per un Magistrato e’ facile spiccare un mandato di cattura, tanto se sbaglia lo ha fatto in buona fede, chi sbaglia non paga. Sulle manette facili, perche’ un Cittadino sia piu’ cautelato, bisognerebbe andarci con i ” piedi di piombo”

A distanza di quasi 24 anni, uno dei Magistrati che tenne banco con le sue arringhe sempre moraliste nelle aule dei Tribunali di Milano, e di tutt’Italia, e’ stato condannato al termine di una serie di ricorsi, dal Tribunale di Roma a pagare 2.5 milioni e mezzo di euro al Movimento dei  Riformisti di Achille Occhetto e Giulietto Chiesa.
Sto parlando di Michele Di Pietro, l’ex magistrato si sarebbe indebitamente appropriato nel 2004, tramite un’associazione parallela al suo partito, di ingenti somme di denaro, parte dei quali erano finanziamenti pubblici, che sarebbero dovuti andare al Gruppo politico “Il Cantiere”.
Dulcis in fundo :
Il Cantiere, questo e’ il nome del gruppo politico del quale faceva parte anche il giornalista Elio Feltri, avrebbe dovuto incassare piu’ di 5 milioni di euro, ma non ne percepi’ nemmeno un centesimo di quei fondi pubblici.
Indovina Indovinello :
Da chi furono incassato quel bel tesoretto? dall’associazione ‘Italia dei Valori”, composta dallo stesso Di Pietro, sua moglie Susanna Mazzoleni, e la tesoriera Silvana Mura. Quando i componenti di una presunta banda di malfattori sono pi’ di due si puo’ parlare di associazione a delinquere di stampo economico.
E non finisce qui ;
La Camera ha sborsato finanziamenti ad un soggetto giuridico che non aveva per Legge i titoli per incassarli, poiche’ in quel periodo Di Pietro non era segretario di nessun partito, ne’ di un movimento politico. Di Pietro, fu eletto eurodeputato insieme a Chiesa in un momento successivo, quindi dovra’ risarcire in quanto essendo socio del sodalizio a 3 (Di Pietro, Mazzoleni, Mura), del 50% delle somme incassate cioe’ 2.5 milioni di euro, mentre l’altra meta’ la deve restituire personalmente alla Camera.
Questa volta i ruoli si sono invertiti, un Ex magistrato di Mani pulite preso con le mani nel sacco, in questo caso si puo’ parlare di mani in tasca. Il periodo dei primi anni 90 lo si puo’ paragonare a quello dell’inquisizione, si arrestavano le persone senza un barlume di prove, l’importante era che il tintinnio delle manette degli arrestati  facessero scalpore sui giornali di Mezzo Mondo, Fu il protagonista indiscusso di innumerevoli trasmissioni televisive, poi diventato segretario di un Partito che aveva un ruolo importqnte nel firmamento politico, la sua arroganza; prepotenza sfrontatezza nell’apostrofare gli altri lo ha portato in virtu’ della condanna di ieri dalle ”stelle alle stalle”

Gli studenti italiani in Cina maggiori di quelli che vanno in USA

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La Cina piace sempre di più agli studenti italiani che la scelgono come meta per fare un’esperienza universitaria. Nel 2015 i ragazzi partiti per il Paese asiatico hanno superato quelli che sono andati negli Stati Uniti. Secondo gli esperti, la formazione ricevuta in Cina è inferiore a quella made in Usa, ma le chance lavorative risultano maggiori.

Gli studenti italiani trovano l’America in Cina

Pechino supera gli Usa come meta universitaria . Gli esperti: formazione inferiore, ma più chance lavorative

TORINO – Trovano lavoro più facilmente dei loro colleghi (il 78,2% ha un’occupazione a un anno dalla laurea, mentre la media si ferma al 70,4%) e hanno stipendi più sostanziosi (1386 euro netti contro 1132, calcola AlmaLaurea). Gli esperti li descrivono «pragmatici» e attenti a ritagliarsi un posto nel mondo che cambia, e si sposta a Est. Chi sono? Gli italiani che decidono di svolgere un’esperienza di studio in Cina. E quanti sono? Sempre di più. Se solo 5 anni fa – secondo i dati dell’ambasciata della Repubblica Popolare in Italia – erano 3516, quest’anno sono circa 5600. E, sorpresa, se l’Europa – con Spagna, Francia e Germania – continua a occupare il podio delle mete preferite dagli universitari italiani, la Cina ha però scalzato gli Stati Uniti, diventando il primo Paese extraeuropeo di destinazione.

Crescita costante 

Da un decennio il numero di studenti internazionali in Cina (la maggioranza arriva dall’Asia, seguono Europa e Africa) cresce al ritmo di un +10%, seppure con un rallentamento negli ultimi due anni. Nel 2015 – calcola il ministero dell’Istruzione cinese – erano 397.635 (e un milione circa i cinesi che hanno fatto il viaggio inverso). Terza destinazione universitaria globale dopo Usa e Regno Unito, la Cina, con l’obiettivo fissato di 500 mila presenze nel 2020, mira a superare Londra, complice anche la Brexit.

«Oggi la Cina non è più un mondo altro – commenta Marina Timoteo, direttore di AlmaLaurea e dell’Istituto Confucio presso l’Università di Bologna – ma un attore sempre più integrato a livello globale nei flussi di mobilità degli studenti stranieri. Una spinta notevole, poi, viene dagli Istituti Confucio». Sono centri di lingua e cultura cinese creati e controllati dalla Repubblica Popolare che diffondono conoscenza sul Paese ed erogano borse di studio: sono 500 nel mondo, 12 in Italia, il primo proprio dieci anni fa, quando la Cina – a livello universitario – ancora non insidiava i «concorrenti». Nel 2005 gli italiani con in tasca una laurea e un’esperienza all’estero erano il 7,9%, tra loro lo 0,9% a Pechino (il 2,3% negli Stati Uniti): nel 2015 il, seppur lieve, sorpasso, con gli Usa al 2,8% e la Cina al 2,9. Gli italiani che decidono di fare un’esperienza in Cina provengono principalmente da lauree triennali (69%) e studi linguistici (71%), e sono donne (71%, dati AlmaLaurea).

Ma perché studiare in Cina? Una scelta pragmatica, concordano gli esperti. «Le università cinesi non possono ancora competere con quelle occidentali, basta pensare che i figli degli accademici cinesi vanno a studiare all’estero – spiegaGiovanni Andornino, docente di Relazioni internazionali dell’Asia Orientale all’Università di Torino e coordinatore di TOChina, unità di lavoro sulla Cina attiva presso l’ateneo -, ma stanno salendo negli indici internazionali. Si candidano ad essere attori importanti per le prossime generazioni, soprattutto in settori come architettura e tecnologia. Se si guarda al mondo del lavoro, la Cina è fra i Paesi che offrono più opportunità: è un pezzo importante del futuro e i ragazzi vogliono parteciparvi».

Una scelta impegnativa, sottolinea Andornino, «perché non è un Paese semplice,sia dal punto di vista politico, visto che tutto è sottoposto a uno stretto controllo, sia ambientale, per i problemi di inquinamento. Ma in futuro ci sarà più domanda di Italia in Cina, da qui la scelta di questi ragazzi». Che, per lavorare in o con la Cina, devono impararne lingua e cultura. Come ha fatto Kavinda Navaratne, project manager di TOChina che ha alle spalle due esperienze a Pechino e Hangzhou: «Un programma di scambio con casa pagata e contributo spese. E alla fine la laurea nei due Paesi».

Circa 40 mila studenti stranieri in Cina (erano 8500 nel 2006) ricevono borse di studio dal governo (a cui vanno aggiunte quelle delle università o degli Istituti Confucio), che lavora per migliorare servizi e offrire corsi in inglese. Sforzi e investimenti per ritagliarsi un nuovo ruolo da protagonista rispetto all’Occidente.

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vivicentro.it/Gli studenti italiani in Cina maggiori di quelli che vanno in USA
lastampa/Gli studenti italiani trovano l’America in Cina ELISABETTA PAGANI

Gentiloni: “Sui migranti l’Europa va a sbattere”

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All’indomani del referendum fallito in Ungheria sulle quote dei migranti, abbiamo intervistato il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni che mette in guardia l’Europa: “Se non fa rispettare gli accordi presi dagli Stati va a sbattere”. Per Gentiloni “la politica Ue sembra succube dei veti: sull’economia è fiscale, ma poi lascia fare quello che si vuole sui rifugiati”.

Gentiloni: “Sui migranti l’Europa va a sbattere se non fa rispettare gli accordi presi”

Il Ministro degli Esteri: sull’economia è fiscale e poi lascia fare quello che si vuole sui rifugiati

ROMA – «Se l’Unione europea resta ferma al dogma dei decimali in economia e all’idea che ciascun Paese fa quel che vuole sul tema migratorio, va a sbattere». Lo ripete più volte il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, ragionando del futuro dell’Europa all’indomani del referendum ungherese.

In Ungheria non c’è il quorum, ma in 3 milioni hanno votato no ai migranti. Come vanno interpretati questi due dati?  

«Il voto in sé non è stato il plebiscito cercato, per cui è una sconfitta per chi l’aveva promosso. Purtroppo, però, dire che questo significhi una svolta nella politica migratoria europea sarebbe un’illusione».

Se l’Ungheria insistesse a rifiutare di accogliere 1300 migranti sarebbe giusto infliggerle una sanzione?  

«Io non posso credere che la Ue, così arcigna sui decimali di bilancio nonostante sia evidente la necessità di dare impulso alla crescita economica, sia invece comprensiva verso Paesi riluttanti ad applicare le decisioni sui migranti o addirittura tollerante verso chi alza muri».

Si usano due pesi e due misure a seconda che si parli di economia o migranti?  

«È come se ci fosse una specie di licenza di infrangere le regole per quanto riguarda la questione migratoria».

Infatti il ricollocamento dei migranti non è stato fatto se non in minima parte…  

«La politica europea sembra succube di veti vari e rischia di essere immobile, in attesa della prossima tragedia. A inizio anno l’Italia ha proposto il Migration compact, a giugno la Commissione l’ha fatto proprio: dopo 4 mesi non solo la parte operativa è ferma – le intese con 5 Paesi africani – ma addirittura lo stanziamento, seppur modesto, di 500 milioni di euro chiesto dalla Commissione, è stato bloccato».

Si fanno addirittura passi indietro?  

«Speriamo che quei soldi siano sbloccati al più presto, ma ho l’impressione che in Europa si consideri la questione migratoria come nata nel luglio 2015 e risolta a marzo con l’accordo con la Turchia. Mentre è iniziata da anni e durerà ancora anni, e lo stesso accordo con la Turchia va continuamente mantenuto: per ora regge, ma con qualche incrinatura».

Noi sappiamo quanto la crisi migratoria sia antica: ieri era l’anniversario del naufragio del 3 ottobre 2013. Cosa è cambiato da allora nell’approccio europeo? 

«Qualcosa dal punto di vista della condivisione dell’attività di soccorso in mare, ma pochissimo da quello dell’accoglienza comune».

Sperate nella rifondazione di una nuova Unione entro l’anniversario del Trattato di Roma di marzo?

«A Roma ricorderemo che, senza Unione, l’Europa rischia l’irrilevanza nel mondo globale. Ma l’Ue non può vivere in attesa di un anniversario: servono subito rimedi concreti».

Quel che arriverà di certo sono i negoziati sulla Brexit: saranno avviati a marzo, fa sapere la premier Theresa May… 

«È positivo che finalmente Londra abbia indicato i tempi. La signora May ha lasciato intendere che si tratterà di una sostanziale uscita dal mercato unico, per cui bisognerà definire nuove relazioni tariffarie e commerciali, non semplicemente dare un’aggiustatina. Ci vorrà un atteggiamento equilibrato, non pregiudizialmente ostile, sapendo che ci vorranno anni di negoziato».

Uscita dal mercato unico significa anche no alla libera circolazione delle persone? Per gli italiani vivere e lavorare a Londra diventerà difficile?  

«Certamente non avranno problemi gli italiani che sono già nel Regno Unito. Per il futuro, i britannici invocano sempre il principio di reciprocità. Giusto. Ma siccome hanno bisogno di un’unione doganale, non credo possano limitare più di tanto la circolazione dei cittadini Ue».

Ministro, allargando il fuoco al Mediterraneo: cosa significa per l’Italia prendersi un ruolo da pivot in quell’area, per usare un termine usato da lei?  

«Era un modo per richiamare la centralità di un’area decisiva per i nostri interessi nazionali, come ha scritto domenica nel suo editoriale Molinari su “La Stampa”. Siamo riusciti a riportare il Mediterraneo in cima all’agenda di Ue e Nato: fino a due anni fa si parlava quasi solo di Ucraina. Guidiamo con gli Usa il tavolo libico e svolgiamo un ruolo chiave in quello siriano; promuoviamo un’agenda positiva sulle opportunità economiche, in una regione in cui siamo al quarto posto negli scambi dopo Usa, Cina e Germania. In prospettiva, si tratta di ricostruire le basi di coesistenza e reciproco riconoscimento tra attori della regione: ne parleremo tra due mesi a Roma nella seconda edizione di Med Dialogues».

La regione significa anche Siria: siamo a un passo dalla rottura tra Usa e Russia?  

«Noi siamo stati tra i primi a considerare la presenza russa in Siria come un’opportunità, una leva per indurre il regime siriano a passare dalle bombe al negoziato. Ora c’è il rischio che il tavolo russo-americano salti: per evitarlo, serve da Mosca l’impegno chiaro, non teorico, di fermare l’offensiva di Assad ad Aleppo».

In Libia invece sembra che non si riesca mai a sradicare Isis…  

«È vero che restano sacche di resistenza, ma, in poco più di due mesi, l’offensiva delle forze che appoggiano il governo Sarraj, anche a costo di numerose perdite ha molto ridotto la presenza di Daesh (Isis in arabo, ndr.): a Sirte si parla di un paio di caseggiati».

A proposito di Libia: ci sono novità dei connazionali rapiti a Ghat?  

«Lasciamo lavorare i nostri apparati e le forze di sicurezza».

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lastampa/Gentiloni: “Sui migranti l’Europa va a sbattere se non fa rispettare gli accordi presi” FRANCESCA SCHIANCHI

Il progetto per salvare tre banche potrebbe ricadere sui conti pubblici

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Secondo Stefano Lepri il progetto del Tesoro che sta lavorando per completare il salvataggio delle quattro banche finite nella bufera nel 2015, potrebbe avere delle ricadute sui conti pubblici mentre invece, per il governo si tratta di un piano che “non può fallire”. Sull’operazione messa in moto dal Tesoro per salvare tre banche in difficoltà, è scoppiato un braccio di ferro con la Bce. L’istituto lombardo chiede un intervento deciso del governo per sbloccare i fondi, ma la partita appare complessa.

Le spine della soluzione europea

Sorreggere le banche con soldi pubblici non piace a nessuno. Però al punto in cui siamo c’è il rischio che quei costi ci ricadano addosso lo stesso, sia come depositanti sia come debitori. La strada scelta finora dal governo italiano, chiamare le banche sane a farsi carico di quelle malate, presenta sempre più ostacoli. Data l’impopolarità condivisa da politici e banchieri, sarebbe meglio se si riuscisse a percorrerla. Anche riuscendoci, tuttavia, potremmo essere costretti a tenerci per anni un sistema creditizio appesantito, costoso per i suoi clienti famiglie o imprese che siano, poco dinamico nel rispondere ai nuovi bisogni dell’economia. Ne vale la pena?

La contemporanea crisi della Deutsche Bank può segnare una svolta. Da una parte, innervosendo i mercati rende più difficile rastrellare risorse private per gli aumenti di capitali necessari a molti istituti nostri. Dall’altra, impone una evidenza anche alla Germania che finora la negava: le questioni bancarie nell’area euro costituiscono un problema politico ancora irrisolto.

Proprio nel momento in cui il ritorno di poteri alle nazioni viene da alcuni presentato come rimedio alla crisi, vediamo invece tutta la fragilità di poteri rimasti tenacemente nazionali, come quasi sempre quelli che controllano le banche. La Vigilanza comune europea operante da due anni scopre forse più in fretta le cattive gestioni, ma non esistono strumenti collettivi per porvi rimedio.

Troppo presto si è dichiarato chiuso il processo di risanamento seguito alla grande crisi. Anche Berlino ora deve riflettere se non sia stata prematura la direttiva europea sui salvataggi bancari (Brrd) che impone perdite ai creditori delle banche prima di autorizzare un intervento pubblico. La Deutsche di obbligazioni ne ha in giro per 140 miliardi, altro che i 5 del Montepaschi.

Le difficoltà non riguardano solo i Paesi deboli. Per tutti le nuove tecnologie significano sportelli e personale in eccesso rispetto ai servizi da fornire alla clientela comune. In più la Deutsche è ancora troppo impegnata in quei settori speculativi che dopo la crisi dovevano essere ridimensionati, e non lo sono stati abbastanza.

Le banche hanno sbagliato, peggio per loro, se la cavino da sole, si potrebbe ribattere. Ma non è soltanto questione di tenerle in piedi. C’è un problema politico di stabilità dell’area euro che è stato eluso finora proprio per proteggere gli assetti di potere esistenti. Ovvero: una unione monetaria può essere stabile solo se in essa operano molte banche transnazionali.

Tra il 2010 e il 2011 crisi da bolla finanziaria come quelle dell’Irlanda o della Spagna (Paesi che avevano i conti pubblici in ordine, lo si ricordi) furono scatenate dal rientro massiccio e precipitoso dei capitali nei Paesi di appartenenza. L’unione bancaria intrapresa dal 2012 in poi offre solo una cornice per costruire un sistema che non soffra di questa debolezza.

Oggi alcuni Paesi, come la Francia, possono ritenere che le loro banche siano al riparo. Negli altri un uso del denaro pubblico è altamente impopolare. Un intervento collettivo con capitali dell’Esm, il meccanismo di stabilità dell’area euro, sarebbe invece nell’interesse di tutti se sorretto da un progetto che agevoli ristrutturazioni e fusioni al di là dei confini.

Di questo avremmo bisogno. La situazione politica non è propizia. I banchieri italiani possono continuare a dare la colpa agli organismi europei troppo severi, i banchieri tedeschi ai tassi bassi della Bce di Mario Draghi. Se si continua così, occorre avvertire che sui cittadini potrebbero ricadere in futuro costi più alti.

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