Napoli, dalle acque del Castel dell’Ovo spuntano le mura del porto greco

Le ultime scoperte archeologiche riguardano il rinvenimento di un tratto murario databile al VII secolo...

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Le ultime scoperte archeologiche riguardano il rinvenimento di un tratto murario databile al VII secolo a.C. iò confermerebbe un primo approdo greco sull’isolotto  di Megaride

Napoli –  Continuano le scoperte archeologiche sul tratto di mare su cui si affaccia Castel dell’Ovo.

La missione condotta dalla Iulm di Milano in collaborazione con la soprintendenza archeologica della città di Napoli e Marenostrum Archeoclub d’Italia già nel 2016 aveva portato alla luce alcuni tratti di un porto di epoca greca.

Le ultime scoperte archeologiche riguardano il rinvenimento di un tratto murario databile al VII secolo a.C.

Le mura tufacee, secondo le iniziali ipotesi, circondavano l’antico porto del primo approdo greco di quella che poi sarebbe stata la vera e propria colonizzazione di Napoli.

Il primo approdo avvenne, secondo le testimonianze letterarie, sull‘isolotto di Megaride con l’istituzione della colonia di Palepoli, questo costituiva al’inizio uno scalo commerciale per le navi che giungevano dalla Grecia.

Filippo Avilia, archeologo e docente della Iulm di Milano spiega il nuovo ritrovamento:

“Le mura che stiamo studiando sarebbero databili all’VII secolo a.C. Sembrerebbero confermare l’ipotesi dell’approdo nell’attuale area del Castel dell’Ovo. Siamo ancora in fase di studio e proprio come in una inchiesta poliziesca, le indagini proseguiranno proprio per cercare ulteriori prove a supporto delle nostre teorie. Tutto però ci lascerebbe supporre che stiamo investigando nella giusta direzione”.

Questa ipotesi confermerebbe alcune tesi che avrebbero ipotizzato l’esistenza di un approdo greco precedente alla fondazione di Napoli. Presto queste strutture potranno essere visibili a tutti, con percorsi elaborati anche per i  diversamente abili.

Rosario Santanastasio di Marenostrum afferma:

“Stiamo pensando proprio a tutti. Il nostro obiettivo è di rendere fruibili questi percorsi anche perché darebbe la possibilità a tutti di andare a vedere da vicino il mondo sommerso a pochi passi da noi. Tutto sommato siamo a pochi metri sotto il livello dell’acqua e questo consente a tutti di seguirci in immersione, in maniera affascinante e totalmente sicura”.

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