Il Comandante e lo “jus”: dal ruggito del leone al miagolio del gattino

Dalla vicenda della sventata strage di Milano  è scaturita una discussione in termini di cittadinanza...

LEGGI ANCHE

Dalla vicenda della sventata strage di Milano  è scaturita una discussione in termini di cittadinanza sulla quale ciascuno si è tuffato a modo suo. Tra questi non poteva mancare il Comandante che, a sua volta e a modo suo, ha detto di tutto ed il contrario di tutto seguendo il suo classico clichè del partire lancia in resta, lasciando libero sfogo alla sua anima da cosiddetto “guappetto di quartiere”, assecondando così anche la base barbara del suo entourage che per questo lo applaude.

Poi però ecco che il Comandante, immancabilmente, lascia agire il suo vero essere facendo così prevalere la sua anima opportunista per cui, come già fatto per il caso Diciotti nel quale era partito spavaldo approdando però poi ad una piagnicolante autogiustificazione nascondendosi anche dietro l’immunità fortemente pretesa anche dai suoi ignavi cogovernanti, anche questa volta cambia posizione ed atteggiamento.

Ed infatti, puntialemente, ecco lo spavaldo Comandante passare dalle parole sinanche sprezzanti nei confronti di un ragazzo 13enne tra le quali spicca il suo: “si faccia eleggere….”, “Io sono stato eletto” per cui IO, e solo IO, posso fare e dire ciò che mi pare, ad un totalmente opposto dire passando, anche questa volta, dal suo ruggire da leone ad un più confacente – utile ed opportunistico – miagolare da gattino che fa le fusa.

Ecco allora il Comandante che, dopo gli strali del primo momento e fatti i suoi opportunistici calcoli, ieri “dice” di aver cambiato idea passando dal “si faccia leggere” all’entusiasmo della sua regale concessione della cittadinanza al 13enne, arrivando addirittura a “dire” di sentire come figlio suo, cimentandosi così in un grande salto mortale indietro rispetto al suo normale dire, fare, ed essere che è l’equivalente del “Io so io e voi non siete un cazzo” di Alberto Sordi nel film “Il Marchese del Grillo”.

Ma quello era un film e questa è realtà. E poi, a volerla dire tutta, lui Marchese proprio non è con buona pace di chi, tra i suoi, lo ritiene e continua a ritenerlo “un grande” mentre altri, adeguandosi all’idioma dei cinesi tanto d’attualità oggi, dicono che è un “glande”!

E questo è il Comandante che tale resta con buona pace di chi, fatti salvi quanti lo adorano proprio per quello, ancora si illude.

A completamento dell’argomento tornato di moda ora e sul quale gioca anche il Comandante, provo a far chiarezza sul tema della “cittadinanza” che si ricollega allo “Jus”, dettagliandone le varie concezioni ed anche il dove viene applicato visto che alcuni, come tutti quelli di destra, vogliono far passare la fesseria che è un tema inesistente ed inapplicato in nessuna parte del mondo.

Lo “jus soli”, e cioè il metodo di acquisizione della cittadinanza in base al quale chiunque nasca sul territorio di un determinato Stato diviene cittadino di quello Stato, per limitarci ai Paesi principali, è vigente in tutti gli Stati Uniti, il Canada, il Messico, l’Argentina, il Brasile e finanche in Pakistan.

In altre nazioni, soprattutto in Europa, tra le quali Germania, il Regno Unito, l’Irlanda, il Portogallo e il Belgio, è vigente lo ius soli temperato o condizionato e cioè, un metodo di acquisizione della cittadinanza per cui è necessario essere nati in un determinato Stato per ottenerne la cittadinanza, ma questo non basta. Vengono poste infatti altre condizioni, come ad esempio la regolare residenza dei genitori per un certo periodo di tempo, o la nascita anche dei genitori nel Paese, e questo ci porta al doppio ius soli.

Doppio ius soli che è vigente in paesi come la Spagna, la Francia, l’Olanda e il Lussemburgo.

Poi ci sono i paesi che, come ad esempio il Portogallo, prevedono sia lo ius soli condizionato che il doppio ius soli: cioè è possibile sia che un bambino diventi cittadino sia se uno dei suoi genitori è un nativo, sia che diventi cittadinose i suoi genitori sono regolarmente residenti nel Paese da un certo numero di anni.

Questo è negli altri paesi per cui, a voler ben sapere e vedere la realtà delle cose, si evince la solita falsità di alcuni e la loro protervia nel cercare di far passare grosse fesserie come realtà.

Questo, dunque, è altrove nel mondo. In Italia, invece, non c’è lo “ius soli” comunque decinato, ma lo “ius sanguinis” per cui si è cittadini italiani se si è discendenti di cittadini italiani (insomma, un pò “l’arianità”, la purezza della “razza” fatta legge che è affine a chi ama farsi definire Comandante e a quanti ritengono di aver bisogo di averne uno come un secolo fa, quando si ebbe quello che è il sinonimo di Comandante: Duce).

Più precisamente, in virtù dello “ius sanguinis”, il bambino che nasce da genitori stranieri in Italia deve, al pari di chi è arrivato nel Paese dopo essere nato e vissuto in un altro Stato, maturare i requisiti stabiliti dalla legge n. 91 del 5 febbraio 1992.

Requisiti che, come spiegato dal Comandante, stabiliscono che “La cittadinanza può essere richiesta anche dagli stranieri che risiedono in Italia da almeno dieci anni e sono in possesso di determinati requisiti” il che, in sostanza, vuol dire: avere un reddito sufficiente al sostentamento, non avere precedenti penali e non rappresentare un pericolo per la sicurezza della Repubblica.

Povera Italia, Povera Patria

Sorrento-Juve Stabia, Rileggi LIVE 1-2

Sorrento-Juve Stabia, segui il live testuale del match in diretta dallo stadio "Alfredo Viviani" di Potenza per la 33esima giornata
Pubblicita

Ti potrebbe interessare