Ancora scontro tra Lega e M5S. Questa mattina il Consiglio dei Ministri

Mentre Moody’s declassa l’Italia non si attenua lo scontro tra Lega e Movimento 5 Stelle...

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Mentre Moody’s declassa l’Italia non si attenua lo scontro tra Lega e Movimento 5 Stelle sul decreto fiscale. Salvini accusa: di Maio sapeva. Il vicepremier del Movimento risponde: non sono un bugiardo. Palazzo Chigi ribatte: articolo non verbalizzato.

Salvini prezzemolino Di Maio Prezzemolino C’è chi non vuole passare per Scemo, chi per Bugiardo, ma il dato è chiaro: l’armonia giallo verde è naufragata sul decreto fiscale, ma non solo dal momento che, di fatto, se per il decreto fiscale si piange, per quello sulla sicurezza non si ride e il CDM convocato in extremis per risolvere la querelle sullo scudo penale al condono potrebbe non redimere le spaccature dell’esecutivo.

La giornata di ieri si è aperta con Matteo Salvini, leader della Lega, che accusa di Maio di aver parlato in televisione piuttosto che alzare il telefono e racconta la sua versione sul Consiglio dei Ministri che approvò il decreto fiscale: “io non sono nato per condonare niente a nessuno” dice, “C’erano due persone …. “

Nella querelle anche Palazzo Chigi fa sentire la sua voce e, in una nota comunica:

“La bozza del decreto fiscale che gli uffici hanno fatto trovare durante il Consiglio dei Ministri non conteneva la dichiarazione integrativa di cui all’art. 9: questa norma risultava in bianco proprio perché l’accordo politico è stato raggiunto poco prima e gli uffici non hanno fatto in tempo a tradurlo sul piano della formulazione tecnico-giuridica. A Consiglio avviato è stato portato al presidente Conte un foglio contenente una prima traduzione tecnica dell’accordo politico: in pratica l’art. 9 sulla dichiarazione integrativa”.

“Il foglio – si precisa ancora nel comunicato – non è stato distribuito a tutti i Ministri presenti e il Presidente si è limitato a riassumere a beneficio di tutti i termini dell’accordo raggiunto sul punto, riservando a un momento successivo la verifica tecnica come è normale che sia per tutte le disposizioni giuridiche. Non c’è stata quindi la verbalizzazione specifica del contenuto dell’art. 9, il cui testo, appena arrivato, andava comunque verificato successivamente nella sua formulazione corretta dagli Uffici della Presidenza”.

In questa atmosfera si attende ora l’esito del nuovo incontro (scontro?) confidando che le “mani” restino al loro posto e, intanto, prosegue il nostro mantra: io speriamo che me la cavo

 

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