Una commissione Regionale Antimafia che controlli la Pubblica Amministrazione

Dopo la mafia criminale, il peggiore male sociale che ha l’Italia (e la Sicilia) è...

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Dopo la mafia criminale, il peggiore male sociale che ha l’Italia (e la Sicilia) è risaputamente la Pubblica Amministrazione. Dallo Stato centrale, alle Regioni, Enti, Partecipate, Comuni, ecc. Un pianeta da sempre incontrollato e incontrollabile. Un mondo che ha di tutta evidenza e notoriamente la compiacenza di politici, sindacati, intellettuali ed eserciti di cittadini pronti a tutto pur di entrarvi.

Un sistema dove la corruzione culturale viene legalizzata attraverso leggi, sentenze e regolamentazioni (le LORO e solo per LORO). In cui da qualche decennio e sempre più in crescendo, per farsi mantenere si estorcono fiscalmente con mille balzelli gli altri concittadini, mistificando il tutto che pagare le tasse “è bello” e utile, quando poi intorno a noi non funziona nulla e tutto si abbandona e spreca.

Insomma ci sarebbe da scrivere un poema sul guasto etico, ma soprattutto sull’omertà (per opportunismo o timore)  e prepotenza, che regna notoriamente nella intoccabile e protetta Pubblica Amministrazione italiana.

Un esempio eloquente che dovremmo e potremmo verificare di persona ogni cittadino, è anche solo leggere nei siti dei nostri comuni le delibere sindacali, di giunta, di consiglio e le determine che ne seguono, sicché per chi può e vuole vedere, si comprende come regni il clientelismo, il voto di scambio, il favoritismo, il familismo, il concubinaggio, la spartizione, ecc. Il tutto poi pareggiato con le tasse dei cittadini. E non c’è alcun controllo esterno sui provvedimenti comunali che si prendono, poiché non c’è alcun Organo di vigilanza a cui questi atti, prima di essere dichiarati esecutivi, vengano sottoposti. Ci sono, ci sarebbero, dei controlli postumi, ma di solito a campione o su eventuale segnalazione di qualcuno (a proprio rischio e pericolo) all’Assessorato Enti locali, oppure alla Corte dei Conti, o infine alla Magistratura. Diverso sarebbe di certo, se ogni atto fosse sottoposto, preventivamente all’efficacia, al vaglio di un Organo specifico indipendente e organizzato.

E allora ben venga questa proposta del neo Governatore della Sicilia Musumeci, ovverosia che

 «La Regione ha bisogno di una nuova Commissione antimafia che sia animata da una normativa diversa» precisando ulteriormente «La legge che ha istituito la commissione Antimafia è del 1991. Abbiamo superato la fase de noviziato serve un ritocco alla legge, pur sapendo che la commissione regionale antimafia non può disporre dei poteri di polizia giudiziaria di cui dispongono le commissioni d’indagine del Parlamento nazionale» e ancora che occorre «un lavoro d’indagine nella pubblica amministrazione regionale. Tanto si può fare anche in termini di potenziamento delle unità lavorative a supporto del commissari deputati. La legge va rivista, va riformata. La commissione regionale antimafia, come dice la Corte Costituzionale, può essere di straordinario ausilio a quella nazionale antimafia. Io ne sono convinto e lavoreremo perché questa normativa che è del 1991 possa essere rivista e adeguata ad un mutato contesto generale sociale economico e culturale».

Glielo faranno fare ? Sarebbe infatti e risaputamente come volere insinuare il santa sontorum de “lamafiadelloStato” (il tema di un mio sito di circa vent’anni addietro).

Da parte di un cittadino come il sottoscritto, che conosce per esperienze in trincea quanto sia imputridita la Pubblica Amministrazione in Italia, con annessi e connessi, il mio plauso e il mio augurio è che si riesca ad istituire una Commissione, si spera seria, autonoma, onesta, trasparente, integerrima, competente ma incorruttibile, per il controllo sulla Pubblica Amministrazione siciliana. E che ciò divenga di esempio civile in tutta Italia.

Peraltro, prima di Musumeci, un’altra autorevole voce aveva sollevato un’analoga proposta. Il dott. Gratteri, Attuale Procuratore Capo di Catanzaro e noto magistrato in prima fila nella lotta alle mafie, particolarmente alla ndrangheta, aveva detto nel 2016 che:

“La riforma Bassanini è stata un grande, anche se involontario, favore alle mafie, perché  ha tolto il CORECO (Comitato Regionale di Controllo). Un sindaco solo davanti al mafioso che va lì e gli dice «No questa delibera deve passare.» il primo cittadino cosa risponde «Guarda che è inutile che la facciamo perché tanto il CORECO la boccia». Oggi non c’è nemmeno quello”. Ha dichiarato Gratteri in un’altra fase dell’incontro. “Quando il capomafia concorre a votare il sindaco, perché la cosa terribile per i politici solo le ultime 48 ore quando hanno paura di non essere eletti, fanno patti con il diavolo. Bisognerebbe incatenare i candidati gli ultimi tre giorni per non farli andare nelle case dei capimafia. – afferma il magistrato che prosegue – Oggi rispetto a venti anni fa sono loro che vanno a casa dei mafiosi a chiedere pacchetti di voti in cambio di appalti perché la mafia è più credibile di loro. Trenta quaranta anni fa era il contrario: era il boss che andava dal politico a chiedere il posto per la nuora, o di non far fare la leva al figlio”.

E che siamo a quasi un punto di non ritorno in queste problematiche e similari, è significativo che per qualsiasi cittadino (come pure lo scrivente) anche solo sfiorare questi temi può procurare la ritorsione di certi “insofferenti” dipendenti e rappresentanti della Pubblica Amministrazione, come anche di certi “contorni” nei comuni, enti, partecipate, ecc. Figurarsi quindi salendo di livello a cosa si può andare incontro. Pletore di interiormente prevaricatori se non anche psicopatici e insipienti, assunti, nominati, incaricati, eletti e (stra)pagati, senza neanche una ciclica verifica attitudinale e psicologica.

Ci vuole quindi anche la reale volontà politica per invertire questo decadimento nella Pubblica Amministrazione italiana. Ritengo dunque, che quanto nelle intenzioni del neo Governatore della Sicilia Musumeci possa essere, insieme ad altre vie, una concreta strada da percorrere.

Occorrerebbe tuttavia uno scatto di onestà intellettuale anche tra i Giudici, anzi in tutto il pianeta Giustizia italiano. Meno decennale reticenza e benvolere e quindi meno solidarietà giurisprudenziale verso la Pubblica Amministrazione. Altrimenti non si è Giudici credibili, ma solo altrettanti corresponsabili del più complessivo ipocrita, autarchico, ingordo, misantropo, arrogante, bugiardo, ricattatore, dilapidatore, avvilente, sprezzante, accidioso sistema pubblico-politico italiano.

Adduso Sebastiano

Ps: Non sono di destra, non sono di sinistra, neanche di centro e non sono neppure pentastellato. Se scrivo dell’idea o iniziativa di un politico, ma come anche di chiunque, oppure di un partito o anche un movimento, condividendone legittimamente quanto propone, cerco, mi sforzo, di farlo senza alcuna emotività concettuale o peggio, assillo cortigiano, ideologico, dottrinale, teorico, di categoria, corporativo, di appartenenza e sociopatico, avendo nei miei limiti terreni, cognitivi ed empirici, quale mera valutazione, l’interesse di noi cittadini.

note: con l’ausilio di info da meridionews

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