La Libera Muratoria bresciana rende omaggio a Giuseppe Zanardelli

La Libera Muratoria bresciana rende omaggio al fratello Giuseppe Zanardelli (Brescia 1826-1903) nel giorno anniversario della sua morte

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La Libera Muratoria bresciana rende omaggio al fratello Giuseppe Zanardelli (Brescia 1826-1903) nel giorno anniversario della sua morte

Come ogni anno, nel giorno di santo Stefano, a 118 anni dalla sua morte, la Libera Muratoria bresciana rende omaggio al concittadino fratello Giuseppe Zanardelli. Infatti, un nutrito numero di liberi muratori, si sono ritrovati davanti al monumento all’illustre giurista, nonostante la opaca giornata di fredda nebbia. E con sobria, ma toccante cerimonia è stata deposta una corona di alloro, cui è seguito qualche minuto di intenso raccoglimento intorno ai Valori che hanno ispirato la vita, pubblica e privata di questo figlio di Brescia.

Giuseppe Zanardelli fu patriota, politico e statista militante della Sinistra storica. Il suo operato fu sempre improntato ai valori massonici di Libertà, Uguaglianza e Fratellanza fra gli uomini. Questi ideali ispirarono sempre il suo agire, sia come Ministro e poi come Presidente del Consiglio. Nel maggio 1882 fece approvare una coraggiosa legge che allargava la base elettorale dal 2% della popolazione al 7% in possesso di diritto di voto.  Non era certo il suffragio universale, ma un decisivo passo in avanti verso quell’auspicabile traguardo. Infatti, veniva ammesso a votare non solo chi vantava un censo ma anche chi sapeva leggere e far di conto, per aver frequentato almeno le prime classi elementari. Rispetto al censo furono ammessi a votare quei cittadini che pagavano 20 lire annui di tasse dirette, rispetto alle 40 della precedente legge. In totale, da 600 mila elettori della precedente normativa (scelti solo in base al censo), col nuovo sistema si veniva a passare ad una cifra più che triplicata: più di 2 milioni di elettori (scelti col doppio criterio del censo e della scolarizzazione!). Un allargamento del corpo elettorale che permise alle classi popolari di avvicinarsi al democratico diritto di voto. Notazione negativa: all’epoca la scolarizzazione era diffusa soprattutto al Nord!

Zanardelli, tuttavia, affermava che «… le leggi devono essere scritte in modo che anche gli uomini di scarsa cultura possano intenderne il significato; e ciò deve dirsi specialmente di un codice penale, il quale concerne un grandissimo numero di cittadini, ai quali deve essere dato modo di sapere ciò che dal codice è vietato, senza bisogno d’interpreti». Egli era convinto che la legge penale non dovesse mai dimenticare i diritti dell’uomo e del cittadino e che non dovesse giudicare il delinquente come persona irrecuperabile: non occorreva solo reprimere, ma soprattutto correggere ed educare.

Nel 1889, sempre il “nostro” Zanardelli si fa promotore di una coraggiosa riforma del Codice Penale che, tra l’altro, prevedeva l’abolizione della pena di morte. Legge che fu additata come modello dai democratici di mezzo mondo. Concetti che poi saranno recepiti dalla nostra Costituzione repubblicana: “Le pene…devono tendere alla rieducazione del condannato” (art.27).

Da presidente del Consiglio, pur ormai in precarie condizioni di salute, si occupò attivamente di riorganizzare la rete ferroviaria nazionale e rivolse la sua attenzione soprattutto al Meridione. Istituì la monumentale opera dell’Acquedotto Pugliese e avviò un sostanzioso programma di industrializzazione della zona partenopea.

Ma la sua umana sollecitudine verso le genti meridionali, da poco venute a far parte dello Stato unitario, lo portò ad intraprendere un faticoso (per le sue peggiorate condizioni di salute) un faticoso viaggio di alcuni mesi in Basilicata, per rendersi personalmente conto delle condizioni di miseria in cui versavano quelle dimenticate popolazioni di nuovi cittadini italiani.

Era estate inoltrata e pochi mesi dopo rassegnava le dimissioni e veniva a morire nella sua Brescia il giorno di santo Stefano del 1903.

Sono passati ormai 118 anni dalla sua dipartita ma i Bresciani ed i Fratelli massoni ne serbano sempre immutata memoria, fatta di rispetto ed ammirazione per tanto senso del dovere che animò la vita di questo cittadino esemplare che credeva nei valori del trinomio: Libertà, Fratellanza, ed Uguaglianza. E quanti ancora oggi ci credono e si sforzano di praticarli, questi eterni valori, ogni anno con deferenza si recano al suo monumento – che sorge nel centro di Brescia – per rendere omaggio a un grande Uomo e per rinnovare l’impegno a seguirne le orme. Ognuno nel proprio quotidiano operare e nel posto che occupa nella umana società.

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