Il lavoro giornalistico tutelato da precariato e condizionamenti

Il Consiglio dei Ministri ha recepito una direttiva europea sull’equo compenso del lavoro giornalistico autonomo. Deciderà il Parlamento

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Il Consiglio dei Ministri ha recepito una direttiva europea sull’equo compenso del lavoro giornalistico autonomo. Deciderà il Parlamento     

Il Consiglio dei Ministri n. 32 del 5 agosto 2021 ha approvato, in esame preliminare, lo schema di decreto legislativo (dlgs) di attuazione della Direttiva 2019/790 del parlamento UE sul diritto d’autore e sui diritti connessi nel mercato unico digitale, meglio conosciuta come Direttiva Copyright. L’atto di governo deve passare ora all’esame del Parlamento (le commissioni competenti debbono esprimere un parere, non vincolante), per poi essere adottato definitivamente dal CdM.

La norma disciplina, in particolare, i diritti esclusivi di riproduzione e comunicazione riconosciuti agli editori per l’utilizzo online di loro pubblicazioni di carattere giornalistico. Per tale utilizzo gli editori hanno diritto ad un equo compenso, di cui una quota spetta agli autori degli articoli giornalistici. Nello schema di dlgs approvato, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni adotta un regolamento per l’individuazione dei criteri di riferimento per la determinazione dell’equo compenso. Se editore e prestatore di servizi online non raggiungono un accordo sull’ammontare del compenso, ciascuna delle parti può rivolgersi all’Agcom che lo può indicare d’ufficio. Gli editori riconoscono agli autori degli articoli giornalistici una quota del proprio “equo compenso” da determinare, per i lavoratori autonomi, su base convenzionale compresa tra il 2 per cento e il 5 per cento. Per i lavoratori dipendenti tale quota può essere determinata mediante accordi collettivi.

La Fnsi (Federazione Nazionale Stampa Italiana) aveva già espresso le sue osservazioni sul testo precedente, diffuso lo scorso 12 luglio, chiedendo che l’adeguatezza della quota dell’equo compenso riconosciuta agli autori degli articoli giornalistici venga determinata mediante accordi collettivi sottoscritti dalle “organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative su base nazionale della categoria dei giornalisti”. Inoltre, aveva chiesto di considerare per la remunerazione dell’equo compenso agli editori, al fine di completare gli elementi che compongono e completano il rating di legalità (in aderenza con quanto previsto in merito dalla delibera Agcom del 12 novembre 2012), anche il rispetto degli obblighi retributivi derivanti dalla corretta applicazione dei contratti nazionali di lavoro sottoscritti dalla Fnsi, e la regolarità nell’adempimento degli oneri fiscali, tributari e (per ultimi ma non ultimi) quelli previdenziali (Inpgi).

Il quadro normativo e attuativo del dlgs è di per sé complesso e comunque il testo del provvedimento, sottoposto a parere parlamentare, non è definitivo. Ciononostante sono evidenti alcuni aspetti che intervengono efficacemente a tutela del lavoro giornalistico autonomo. Innanzitutto sull’emersione del lavoro giornalistico non subordinato e precario.

La Direttiva Copyright presuppone per la sua attuazione la piena tracciabilità, finalmente, del lavoro giornalistico sia dipendente che autonomo, imponendo l’individuazione degli autori dei singoli articoli giornalistici. Questo aspetto è peraltro correlato con l’attuazione della legge 233/2012 sull’Equo compenso nel settore giornalistico, arenata presso il Dipartimento dell’Editoria della Presidenza del Consiglio. Entrambe le disposizioni insistono sullo stesso tema. Il settore giornalistico è un settore strategico che deve godere di norme che ne garantiscano la sostenibilità al fine di assolvere adeguatamente il ruolo sociale imprescindibile di garantire ai cittadini il diritto ad un’informazione libera, indipendente e plurale. A tale scopo, le misure di sostegno economico agli editori di testate giornalistiche devono però naturalmente essere contestuali alle tutele verso gli autori dei contenuti giornalistici.

Il sindacato da circa due anni sollecita le Ars a perseguire come modalità d’azione per l’emersione del lavoro giornalistico autonomo ed il contrasto alla precarizzazione sul territorio la costituzione dei coordinamenti dei collaboratori autonomi per testata, promossi e sostenuti dai cdr. Essenziale il più stretto raccordo tra coordinamento di collaboratori e cdr per il rafforzamento delle iniziative di tutela del lavoro non subordinato. La tracciabilità del lavoro giornalistico, necessaria per l’applicazione della direttiva sul diritto d’autore nel mercato digitale, facendo emergere per ogni testata quale sia effettivamente la consistenza e composizione del corpus dei collaboratori autonomi, è elemento fondamentale per il contrasto allo sfruttamento e alla precarietà.

L’attuale schema di dlgs fa un distinguo tra giornalisti autonomi e dipendenti nella determinazione della quota spettante all’autore dei contenuti (compresa tra 2 e 5% su base convenzionale per gli autonomi, potendo essere determinata con accordi collettivi per i subordinati).

La norma introduce anche il principio che gli autori hanno diritto a una remunerazione ulteriore, adeguata ed equa, se la remunerazione si rivela sproporzionatamente bassa rispetto ai proventi originati nel tempo dallo sfruttamento delle loro opere.

Questi sono punti, intrecciati con il ruolo regolamentare affidato all’Agcom, su cui occorrerà ottenere maggiore chiarezza e armonia con altre disposizioni di settore, a partire dalla inattuata legge 233/2012.

 La Commissione Lavoro Autonomo Regionale dell’Associazione Siciliana della Stampa, in merito al nuovo scenario aperto dalla Direttiva Copyright osserva che:

 – occorre cogliere la necessità, imposta dalla nuova norma, della tracciabilità degli autori dei singoli contenuti giornalistici, affinché venga utilizzata come strumento per strutturare pienamente l’azione di tutela sindacale contro ogni aspetto di precarizzazione dell’informazione;

– va rafforzato il ruolo dei comitati di redazione di tutela verso il lavoro di tutti gli autori di contenuti giornalistici, sia dipendenti che autonomi, della cui tracciabilità i cdr devono avere pieno accesso;

– va decisamente promossa la costituzione dei coordinamenti dei collaboratori autonomi per ciascuna testata presente nei territori;

– nel caso di piccole testate solo online a carattere locale, privi di cdr con situazioni lavorative finora “impenetrabili” al sindacato e all’Inpgi, l’obbligo di tracciabilità degli autori giornalisti consente un più rigoroso controllo contro la precarietà e l’elusione degli obblighi retributivi e contributivi;

– uno dei più diffusi fenomeni di sfruttamento e illegalità consiste nell’elusione del divieto di svolgere attività di uffici stampa per pubbliche amministrazioni contestualmente ad altra attività giornalistica. Questo è un grave ostacolo alla missione del nostro sindacato che il lavoro giornalistico venga retribuito con un equo compenso (adeguato e proporzionato) tanto dalle pubbliche amministrazioni che dagli editori dei quotidiani e periodici diffusi nei relativi territori e che si creino nuovi posti di lavoro giornalistico, pubblici e privati. La tracciabilità rende evidente ogni eventuale situazione di incompatibilità.

Per questi motivi, la Commissione Lavoro Autonomo Regionale di Assostampa Sicilia, all’unanimità auspica e chiede

che sui temi connessi alla Direttiva Copyright in esame al Parlamento, sinteticamente ma non esaustivamente illustrati in questa nota, Segreteria, Giunta e Consiglio regionale dell’Associazione Siciliana della Stampa aprano adeguati spazi di dibattito, con particolare riferimento alle politiche sul territorio.

Dario Fidora. Giulio Perotti, Tiziana Tavella, componenti della Commissione lavoro autonomo regionale e del Consiglio regionale di Assostampa Sicilia.      

Adduso Sebastiano

(le altre informazioni regionali le trovi anche su Vivicentro – Redazione Sicilia)

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