ESCLUSIVA- Daniele Vigliotti, Campione Europeo di Chanbara: “Desidero trasmettere gioia e bellezza attraverso lo sport”

Mi trovo a Napoli, nella colorata e stimolante confusione dell’Università degli Studi di Napoli l’Orientale....

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Mi trovo a Napoli, nella colorata e stimolante confusione dell’Università degli Studi di Napoli l’Orientale. Sono qui per incontrare Daniele Vigliotti, giovanissimo Campione Europeo di Chanbara. Daniele quando non si trova nel suo habitat naturale, la palestra, è impegnato con lo studio. Infatti, oltre ad essere Campione Europeo, è anche uno “studente modello”. Tra i ritmi serrati di un corso e un altro trova il tempo di parlare con me, anche se, di solito, queste pause sono utilizzate per studiare. Oggi, per fortuna, ha deciso di fare uno strappo alla regola. Intanto, ordiniamo qualcosa al bar degli universitari. Ricevo un caffè e un cornetto offerti dal Campione Europeo, cose che di certo non capitano tutti i giorni!

Daniele è gentile come tutti i sognatori, anzi, come tutti coloro che hanno un sogno e lo realizzano.

Conosce i dolori del sacrificio ma anche la gratificazione della vittoria ed ha mantenuto una genuinità, modestia e tenerezza umana ormai introvabili. La rigorosa disciplina sportiva non l’ha reso un automa e non ha intaccato il suo animo nobile, semmai l’ha levigato ed ottimizzato.

Daniele, ovviamente non mi dice tutto questo, perché, pur essendo Campione Europeo, non ha barattato la sua trasparente timidezza per un’opaca presuntuosità, sono i suoi occhi a raccontarmelo. Lui, però, in compenso mi dice altro.

 

Ciao, Daniele. Allora, che ne dici di parlare un po’ di te a chi non ti conosce?

Sono Daniele Vigliotti, ho 23 anni, sono laureato in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali, sto frequentando l’ultimo anno della laurea specialistica in Studi Internazionali, in più, pratico ed insegno Karate e Chanbara.

 

Potresti spiegare nei dettagli la tua disciplina, sicuramente poco conosciuta, il Chanbara?

Il Chanbara è un’arte marziale che prevede l’utilizzo di spade soft air, al cui interno c’è una camera d’aria che permette di non arrecare danni diretti all’ avversario. Il rumore prodotto dalla spada è molto simile a quello della katana giapponese. Gli atleti, quindi, combattono utilizzando questo tipo di spade, l’unica protezione utilizzata è il caschetto per evitare colpi diretti al viso. Esistono altre 12 specialità della disciplina e una sola arma può essere utilizzati in più modi, in coppia con un’altra arma o in coppia con uno scudo. Io sono Campione Europeo nella specialità Tate Kodachi (scudo e spada corta) e bronzo europeo in Nito (spada corta più spada lunga).

 

Parlaci un po’ della tua esperienza dell’Europeo e poi, ovviamente, raccontaci cosa si prova ad essere Campione

L’Europeo, è stata, in assoluto, una delle esperienze più belle della mia vita, anche se non ho realizzato ciò che stesse accadendo fin quando non sono arrivato a Roma. Ho vissuto un’esplosione di emozioni che non mi ha fatto letteralmente dormire la notte. La prima volta che sono salito sul tatami mi tremavano le gambe e mi sentivo fuori luogo, quasi un alieno, cosa mai successa in vita mia. Ovviamente la sensazione dura poco, perché poi subentra l’adrenalina, l’agonismo, la voglia di mettersi in gioco e vincere.

Comunque, ancora non realizzo di essere arrivato ad un livello così alto, sono orgoglioso, perché ho raggiunto questi risultati solo con le mie forze. Ho incontrato tante difficoltà, ma non ho mai smesso di allenarmi. Spero che questo mio traguardo possa essere di ispirazione per qualcuno, nel senso che possa spronare soprattutto i bambini ed i ragazzi a credere nei propri sogni e nei propri obiettivi.

 

Parlando di sogni ed obiettivi, quali sono i desideri nel prossimo futuro? E soprattutto: Tokyo 2020 è realtà?

A ottobre ho inaugurato un mio corso al Tatanka Club di Caserta e spero che questa realtà possa estendersi ed abbracciare tutto l’hinterland casertano ed, ovviamente, anche il mio territorio, Santa Maria a Vico. Tra i vari sogni c’ è quello di prendere la laurea specialistica il prima possibile, e avere la possibilità di continuare il mio percorso di studi con un dottorato. Per quanto riguarda Tokyo 2020, prima ci sono il 2018 ed il 2019 da affrontare. Ci sarà un Mondiale nel 2018 e un altro Europeo nel 2019. L’obiettivo è quello di essere richiamato dalla Nazionale, giocarmi il Mondiale e cercare di riconfermarmi a livello Europeo.

Prima del 2020, quindi, devo concentrarmi su obiettivi concreti, per ora Tokyo è solo un sogno, ma i sogni si costruiscono giorno dopo giorno.

 

Come ti vedi tra 10 anni?

In questo momento sto sognando ad occhi aperti, perché vorrei una realtà mia da condividere con bambini e ragazzi, magari collaborando con varie associazioni sportive già presenti sul territorio, come il Ronin Club di Napoli. Tra 10 anni mi vedo in una palestra tutta mia, con allievi che vengono con la consapevolezza di imparare qualcosa di bello, perché la palestra è un luogo in cui sorridere e divertirsi. Mi vedo gioire dei risultati dei miei ragazzi e trasmettere loro dei valori. Tra 10 anni non mi vedo come atleta ma come maestro. Desidero solo questo, trasmettere gioia e bellezza attraverso lo sport.

 

Quindi, secondo te, qual è la vera essenza dello sport?

Secondo me, lo sport è una condivisione di passioni e valori. L’anno scorso ho partecipato ad un progetto a Materdei che aveva come fine sociale quello di insegnare ai bambini valori come il rispetto, l’amicizia, la lealtà. Quest’anno, invece, sto collaborando con una realtà già citata precedentemente, il Ronin Club di Napoli che opera nei quartieri spagnoli, anche in questo caso l’obiettivo primario è quello di trasmettere il seguente messaggio: non esiste traguardo che non possa essere raggiunto, o sogno che non possa essere coltivato.

La mia medaglia dimostra che chiunque può raggiungere un obiettivo di grande portata, basta crederci. Lo sport è un modo di vivere, un modo di intendere la vita, è un modo per essere felici insieme e insieme si sa, si vive meglio.

 

Il tempo a mia disposizione è finito. Daniele deve tornare alla sua vita universitaria. Ci salutiamo, io accenno un goffo Rei, il tipico saluto delle arti marziali che si rivolge al compagno di pratica. Daniele sorride, apprezza lo scoordinato tentativo, ricambia il saluto e si allontana. In cuor mio so di aver parlato con un futuro campione mondiale, ma questo, magari, non glielo diciamo.

 

a cura di Maria Ida Sorrentino

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