Antonio Corbo su La Repubblica
Che sia l’anno del Napoli, si capisce anche a Verona. Nel più movimentato derby veneto emerge Roberto Inglese, attaccante, 26 anni a novembre, pugliese di Lucera, acquistato da De Laurentiis con insolito anticipo. È stato facile: l’ha scoperto Cristiano Giuntoli nel Lumezzane. Da sperare che il direttore sportivo, muto per contratto, trovi le parole giuste per convincere anche Sarri, gran maestro di calcio, entusiasta dei suoi titolari fino a renderli intoccabili, scettico sui giocatori che non conosce. Proprio sabato sera, ha difeso Mertens in evidente flessione. «Giocherà sempre lui, se non c’è un ricambio di livello». Inglese ha risposto ieri, trascinando il Chievo alla vittoria con due gol. L’identikit tecnico corrisponde al 4-3-3: il modulo chiede agli esterni la profondità, alla punta centrale di rientrare e poi correre senza palla in avanti per la conclusione. È stato Higuain nelle giornate di luna piena il testimonial del ruolo. Inglese ha tecnica più modesta del bomber spergiuro, ma altri pregi: alto 1,87 è rapido grazie al baricentro basso, svetta di testa, disponibile alla fatica, rientra volentieri. Osservando il fioco Mertens delle ultime due gare, sembra un regalo del destino. Perché una delle chiavi per lo scudetto è proprio questa: occorrono dei ricambi. Deve convincersi anche Sarri, che sabato ha bilanciato meglio il centrocampo. A Manchester fu poco fortunata la scelta dei mediani: Hamsik e Zielinski, tutt’e due mediani di inserimento, ma troppo morbidi nel contrasto. Con Allan, il migliore incontrista, la coppia si è riequilibrata. Sarri l’ha anche cambiata nella ripresa, quando si è accorto che al centro dominava Vecino con Gagliardini e Joao Mario. E il Napoli non poteva uscire sulla sinistra, dov’era bloccato. Insigne generoso ma appannato e Ghoulam, rivelazione dell’anno, era impegnato da un formidabile Candreva. Poteva essere fatale l’Inter, se avesse avuto un Icardi almeno normale. Positivo il pareggio per un Napoli stanco con l’Inter massiccia che da giorni minacciava a parole il sorpasso. Il primato può essere difeso con Genoa e Sassuolo. Ma a 29 partite dalla fine, senza Milik e con la Champions ancora aperta è una utopia puntare sempre e solo sugli stessi 14 elementi: non basta inserire nella ripresa i soliti Zielinski, Diawara e Rog. La regola enunciata da Sarri («Cambio solo se c’è una alternativa di alto livello») non va trascurata. Che intende Sarri? Non c’è squadra che abbia espresso finora gioco e tenuta migliori. Ma va affrontato da De Laurentiis con il suo consigliere Chiavelli, da Sarri e Giuntoli il tema cruciale dei ricambi. Ci sono? E se ci sono, quanto valgono? Zielinski, Diawara e Rog sono al confine. Accantonati Maggio, Maximovic, Chiriches, Mario Rui. Spariti Giaccherini e Tonelli. Su Ounas è freddino: «Un libro tutto da scrivere, è un ragazzo». Arriverà a gennaio Inglese, secondo gli annunci di agosto. Quindi: a Sarri servono a gennaio altri rinforzi? Oppure ci sono già, ed è lui che esita? Un confronto tra allenatore e società sembra urgente. Coraggio, parlino chiaro tutti, è l’anno buono.
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