Scandalo rapporti Ultras Juventus-‘Ndrangheta, le rivelazioni di Report

Scandalo rapporti Ultras Juventus-‘Ndrangheta, le rivelazioni di Report Dopo ben due settimane dall’annuncio, l’inchiesta di...

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Scandalo rapporti Ultras Juventus-‘Ndrangheta, le rivelazioni di Report

Dopo ben due settimane dall’annuncio, l’inchiesta di Report sui rapporti tra Società, Ultras juventini ed esponenti dell’ndrangheta è andata in onda questa sera, 22 ottobre su Rai Tre. Il servizio della trasmissione presentata da Sigfrido Ranucci ha ripercorso la vicenda del suicidio di Raffaello Bucci, il mediatore tra società ed ultras bianconeri che due anni fa – Il 7 luglio 2016 –  si sarebbe buttato giù da un viadotto dell’autostrada Torino-Savona.  Un suicidio sul quale però sono sorti dubbi e domande ancora prive di risposte.
Bucci, detto “Ciccio”, poco prima era stato ascoltato dai magistrati in merito ai presunti rapporti tra la Società Juventus e l’ndragheta. L’inchiesta, firmata dal giornalista Federico Ruffo, parte proprio dai punti ancora oscuri emersi dall’indagine sulla sua morte.

Il primo mistero verte sulle foto inspiegabilmente sparite dai documenti dell’esame autoptico effettuato sul cadavere di Bucci che hanno confermato l’ipotesi del suicidio. Da una perizia effettuata sulle foto scattate nella camera mortuaria dalla sua ex compagna, Gabriella Bernardis, sarebbero invece emerse alcune ferite non compatibili alla caduta dal cavalcavia. In particolare un taglio sul sopracciglio, tumefazioni e un graffio da “montatura” sul naso che lascerebbero pensare ad un pestaggio ricevuto poco prima della morte.
Il secondo punto oscuro riguarda la scomparsa dei suoi effetti personali, ricomparsi giorni dopo, riconsegnati all’ex compagna di Bucci da due dipendenti della Juventus all’interno dell’Ospedale di Cuneo. Sempre in Ospedale, Stefano Merulla, responsabile del ticketing, Alessandro D’Angelo, il Capo della Sicurezza, e il legale della Juventus, Maria Turco, avrebbero richiesto la consegna del cellulare di Raffaello Bucci. Una richiesta inspiegabile alla quale – incalzata dai microfoni di Report – il legale Turco non ha voluto rispondere. Ma a destare ulteriori sospetti è un’intecettazione tra D’Angelo e l’ex direttore commerciale Francesco Calvo nella quale il Security Manager in lacrime riferisce che Bucci o è stato ammazzato o avrebbe scelto di togliersi la vita per proteggere il figlio dalle minacce di morte.
Minacce che sarebbero giunte da un ‘ndraghetista infiltrato nel gruppo ultras dei Drughi, Rocco Dominiello, che da tempo (da Juventus-Milan del 21 aprile 2013 riferiscono gli inquirenti) era entrato nel business del bagarinaggio gestito dai gruppi organizzati di tifosi. Un giro d’affari da oltre un milione e mezzo di euro all’anno che con le sue dichiarazioni Bucci avrebbe fatto saltare.
Nelle intercettazioni, D’Angelo racconta lo stato d’animo del mediatore: “Era terrorizzato, non doveva avere paura. Sembrava che lo dovessero ammazzare da un momento all’altro”. Su queste dichiarazioni nè il Security Manager, nè Calvo sono stati ascoltati dalla Procura di Cuneo.
  Dalle indagini sarebbe emerso che da tempo era divenuto informatore di un agente dei servizi (AISE) noto con il nome in codice “Il Gestore”. Nello stesso periodo sarebbe divenuto informatore anche della Digos, in particolare per una vicenda riguardante la richiesta di un gruppo di No Tav per l’acquisto di materiale esplosivo in possesso di gruppi ultras della Juventus. Poco prima di morire, parlando con “il Gestore”, Bucci gli avrebbe confidato che la sua posizione era ormai compromessa. Il telefono di Bucci era da due anni sotto controllo, ma i server a causa di uno “sbalzo di corrente” non avrebbero registrato nessuna attività nelle tre ore precedenti al suicidio.
L’inchiesta di Report continua con l’analisi della scatola di affetti personali di Bucci, consegnata alla trasmissione dall’ex compagna, dalla quale sarebbe emerso il sistema attraverso il quale lavava il denaro proveniente dalle attività illecite: centinaia di Gratta&Vinci e biglietti del Lotto, acquistati da una ricevitoria compiacente, tutti vincenti. Un sistema spesso adottato dagli ‘ndranghetisti per ripulire denaro sporco. In quattro anni Bucci avrebbe “vinto” 200 mila euro. Solo nei due giorni antecedenti alla sua deposizione, sul suo conto sono stati versati con questo metodo ben 25mila euro. Non solo, da foto scattate da uno dei suoi cellulari (ben quattro rivenuti tra i suoi effetti personali) è stato possibile ricostruire il conteggio degli incassi grazie al business del bagarinaggio per ogni singola partita.
Il Capo Ultras dei “Bravi Ragazzi”, Andrea Puntorno, ha raccontato il metodo con il quale i gruppi di tifosi organizzati si dividono gli affari: secondo Puntorno, i biglietti arrivano direttamente dalla Juventus, la quale li cede per evitare scioperi o “dispetti” come fumogeni o petardi in campo che comporterebbero alla società il pagamento di una multa salata o la squalifica del campo. Grazie a questo ricatto i gruppi Ultras riescono a ricavare dai 25mila ai 50mila euro a partita, a seconda dell’importanza del match.
Il presidente Andrea Agnelli dinanzi ai magistrati dapprima negò i rapporti con Rocco Dominiello, poi disse di non ricordare per poi ammettere di aver avuto contatti con l’ndranghetista senza però sapere chi egli fosse. In realtà secondo diverse fonti Dominiello avrebbe avuto accesso per diverso tempo persino agli uffici privati della società. A lui si sarebbero rivolti anche giocatori come Bonucci e Cannavaro. Quest’ultimo chiese ai Drughi, dopo il suo ritorno dal Real Madrid di influenzare l’opinione dei tifosi affinchè, anche attraverso striscioni pilotati, le polemiche nei suoi confronti giungessero a termine. Ma le conoscenze di Dominiello non finirebbero qui: da alcune intercettazioni sarebbe emerso che prima della finale di Champions tra Juventus e Real Madrid, Beppe Marotta in persona gli avrebbe consegnato cinque biglietti, chiedendogli la massima riservatezza.

E ancora, Dominiello era considerato così influente che Lapo Elkan, intenzionato a scalare i vertici della società juventina avrebbe chiesto a lui di imbastire una “campagna” positiva nei suoi confronti, chiedendo di esporre sotto compenso striscioni con la dicitura “Lapo Presidente”. In una conversazione con un suo collaboratore Dominiello avrebbe ammesso questa trattativa, spiegando di attendere di sapere “quanto Lapo ci tenesse”. Le condizioni furono però considerate insufficienti e gli striscioni non furono esposti. Un’altra vicenda oscura che sottolinea i rapporti anomali tra Juventus e Ultras riguarda proprio un altro striscione: quello del derby di Torino del Febbraio 2014. Allo stadio compare uno striscione privo di ogni gusto inneggiante alla strage di Superga. La società condanna il gesto, ma dalle intercettazioni emergerebbe un’altra verità: per far entrare lo striscione allo stadio ci fu l’intercessione del Security Manager D’Angelo, il quale si dichiarò disposto persino a pagare una multa “fino a 50mila euro” per permettere ai tifosi di esporre il vergognoso striscione. Ma dal Capo della Sicurezza non ci fu solo l’approvazione: fu lo stesso D’Angelo a fornire a Bucci il cavallo di troia per far entrare il materiale illegale allo Stadio. Il cartellone venne infatti fatto entrare attraverso due zaini consegnati da alcuni addetti al catering. Anche in quel caso il presidente Agnelli era a conoscenza della vicenda, ma non sporse denuncia. Si limitò a convocare il suo security manager spiegandogli che era stato beccato dalle telecamere mentre faceva entrare lo striscione. Tempo dopo, l’altro autore di questa triste vicenda, ovvero Bucci, venne addirittura assunto in società.
Secondo quanto emerge dalla commissione parlamentare, i rapporti tra criminalità organizzata e mondo del calcio purtroppo riguardano diverse società e non solo la Juventus. Nel dossier sono inclusi rapporti tra tifosi ed estremisti di destra, rapporti tra società e ultras per la consegna di tagliandi da rivendere illecitamente e diversi casi di giocatori coinvolti in scandali sulle scommesse sportive. Attorno agli stadi si è generato un terreno fertile per la proliferazione di attività illegali che nulla centrano con lo sport più amato dagli italiani. Forse è tempo che la politica, anche inimicandosi parte del proprio elettorato, intervenga duramente affinchè questo stupendo sport non venga macchiato da criminali senza scrupoli.
(Clicca qui per rivedere il servizio di Report)

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