L’Arena di Verona si conferma ancora una volta tempio dell’opera, ospitando la visionaria produzione di “Nabucco” firmata dal regista trentino Stefano Poda. Dopo il clamoroso successo della prima di venerdì 13 giugno, che ha visto un parterre d’eccezione tra personalità politiche, attori e volti televisivi, anche la serata di sabato 14 giugno ha replicato il trionfo, confermando l’acclamazione per un allestimento audace e innovativo.Poda ha saputo ridefinire il capolavoro verdiano con una messa in scena che trascende la tradizione per abbracciare un futurismo suggestivo e ricco di simbolismi. Il palcoscenico è dominato da una gigantesca clessidra che sovrasta una scala illuminata lunga 20 metri, mentre ai lati, sfere rotanti monumentali completano una scenografia imponente.In alto, la scritta “Vanitas” sulla clessidra, un monito universale sulla caducità della vita. L’innovazione si estende al corpo di ballo, che regala al pubblico una danza di schermitori con costumi a LED, creando giochi di luce e movimento di grande impatto visivo.Un ulteriore elemento di forte suggestione è la presenza di un fungo atomico che sovrasta la scena, un potente simbolo di monito e ricordo di passate tragedie. L’intera produzione ha coinvolto ben 400 artisti tra mimi, comparse e ballerini, che hanno calcato il palco, vestendo oltre 3000 costumi studiati con cura e originalità.
Nonostante il “Nabucco” di Verdi, incentrato sul conflitto tra il popolo ebraico e il re babilonese Nabucodonosor, mantenga la sua intrinseca emotività, la lettura di Poda si è dimostrata, come dichiarato, “non tradizionale”, coinvolgendo il pubblico su un piano visivo e concettuale più che puramente emotivo nel senso più classico. Il successo della serata è stato amplificato dalle straordinarie performance dei protagonisti.Il baritono mongolo Amartuvshin Enkhbat, classe ’86, ha vestito i panni di Nabucco con una voce di grande sostanza e presenza scenica. La direzione magistrale del maestro Pinchas Steinberg ha guidato i 120 orchestrali e il Coro di Fondazione Arena, che hanno saputo rendere al meglio la grandiosità della partitura verdiana, in particolare nel celeberrimo “Va, pensiero”, momento culminante di intensa partecipazione corale.Il tenore messicano-americano Galeano Salas ha interpretato un convincente Ismaele, mentre Alexander Vinogradov ha dato voce a Zaccaria con autorevolezza. Completano il cast la mezzosoprano Francesca Di Sauro nel ruolo di Fenena, la soprano uruguaiana Maria José Siri in quello di Abigaille, la soprano Elisabetta Zizzo come Anna, il bergamasco Gabriele Sagona nel ruolo del Gran sacerdote di Belo, e Matteo Macchioni come Abdallo.La serata è stata senza dubbio emozionante, vibrante e, come giustamente sottolineato, “scenograficamente coraggiosa” da parte di Stefano Poda. Un’opera che, pur radicandosi nel passato, si proietta nel presente e nel futuro, offrendo un’esperienza che ha saputo catturare il pubblico non solo a livello uditivo, ma in maniera profonda e avvincente anche a livello visivo ed emotivo.
U
n vero e proprio trionfo che rimarrà impresso nella memoria degli spettatori.
Lorena Pereira
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