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Ronaldinho: “Io al Napoli? Sarebbe un onore”

Le parole del brasiliano

Il fuoriclasse ex Milan Ronaldinho ha rilasciato alcune dichiarazioni in conferenza stampa, in vista della partita della Pace alla quale sarà presente insieme a Diego Armando Maradona: “Io al Napoli? Adoro la Serie A, la seguo sempre. Ma ormai sono troppo in la con gli anni per giocare. Certo che giocare nel club in cui ha giocato anche il più grande giocatore di tutti i tempi sarebbe un onore per me”.

Milik è già in piedi, che determinazione!

Sembra davvero incredibile ma Arkadiusz Milik si è già alzato in piedi. L’ incredulità è data dal fatto che l’ attaccante polacco ha iniziato a camminare per i corridoi di Villa Stuart a un solo giorno di distanza dall’operazione al legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro.  Grande determinazione e forza di volontà per ritornare subito protagonista.

 

 

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Dzeko, l’ agente: “Edin doveva solo ambientarsi. Milik? Grave perdita”

A Radio Crc è intervenuto Silvano Martina, agente dell’ attaccante giallorosso Edin Dzeko. Ecco quanto evidenziato:
“Aveva solo bisogno di adattarsi al calcio italiano ma il suo valore non è mai stato in discussione. Milik? Di sicuro il suo infortunio non è positivo per il Napoli che può comunque vantare una valida alternativa come Gabbiadini. Non dimentichiamo che anche Higuain era insostituibile, ma l’ attaccante polacco ha fatto meglio di lui ad inizio stagione. Il merito va dato anche a Sarri”.

Nainggolan non al top: il belga rischia la panchina contro il Napoli

La Roma continua a lavorare in vista della sfida di sabato pomeriggio contro il Napoli. Luciano Spalletti deve fare i conti con le tante assenze dovute alla sosta per le Nazionali e con un grande dubbio in mezzo al campo. Stando a quanto riporta l’ edizione odierna della Gazzetta dello Sport, Radja Nainggollan non sarebbe ancora al 100%. Il belga ha svolto la doppia sessione di allenamento ieri ma non è apparso ancora al top della condizione. Motivo che spingerebbe il tecnico toscano a preferirgli Alessandro Florenzi nel ruolo di incursore.

Chiesa: “Giusto dare fiducia a Gabbiadini. Sarri troverà anche altre soluzioni”

Enrico Chiesa, ex attaccante, è intervenuto ai microfoni di Radio Kiss Kiss Napoli nel corso della trasmissione Radio Gol. Ecco quanto evidenziato:
“L’ infortunio di Milik permetterà a Manolo Gabbiadini di mettersi in mostra. Ma sono convinto che Sarri cercherà anche qualche soluzione diversa, si inventerà qualcosa di nuovo.
Idea falso nueve? Sia Mertens che Callejon potrebbero fare quel ruolo ma bisogna dare fiducia a Gabbiadini, permettergli di esprimersi al meglio.
Nel 1999 fui molto vicino al Napoli, sarebbe stata una bella esperienza. È una piazza che mette diverse pressioni ma si respira calcio”.

Il karate diventa sport olimpico. Appuntamento per Tokyo 2020

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Dalla prossima edizione dei giochi olimpici che si terranno a Tokyo nel 2020, ci sarà una nuova disciplina: il karate

La centoventinovesima sessione del Comitato Internazionale Olimpico, lo scorso agosto ha deliberato sulla proposta del Comitato organizzatore delle Olimpiadi di Tokyo 2020 l’inclusione del karate tra i nuovi cinque sport nella prossima competizione dei “cinque cerchi”.

karate_arcobalenoDunque, il prossimo appuntamento olimpico, vedrà anche questa disciplina nata in Giappone ai nastri di partenza insieme ai tanti più famosi sport che da secoli già fanno parte delle competizioni sportive quadriennali che anche in Italia annovera svariati partecipanti.

Tale notizia ha scatenato un gran fervore in tutte le società del mondo, in particolare in Italia, grazie alla Fijlkam, ci si prepara a questo evento iniziando con programmi mirati per il mondiale di Liz.

Grandissima soddisfazione è stata espressa dal presidente della Federazione mondiale (WKF) Antonio ESPINOS, presente alla sessione del CIO e gli ha fatto da eco il presidente federale Domenico FALCONE che ha commentato: “era ora!”

A tal proposito, in esclusiva alla redazione di Vivicentro, abbiamo sentito il direttore tecnico del settorekarate_arcobaleno1 karate, maestro Diego ESPOSITO dell’associazione sportiva “Centro Sociale Oratorio Arcobaleno” di Rovigliano – Torre Annunziata che si auspica che i suoi atleti possano partecipare a tale evento ed è per questo che da sempre persegue risultati in campo agonistico! – l’anno 2015/2016 è iniziato alla grande con risultati di rilievo in campo nazionale ed internazionale prosegue ESPOSITO, sia nella forma che nel combattimento, finanche domenica 9 ottobre la stessa società s’è laureata squadra Fijlkam campione Regionale nel kata giovanile, infine, abbiamo in programma altri eventi a cui parteciperemo, come la gara internazionale “VENICE CUP” il prossimo 5 e 6 novembre a Caorle in provincia di Venezia e lo stage internazionale a Padova con la campionessa giapponese Rika Usami.

Giovanni MATRONE

Castellammare, tre pescatori nei guai: sequestrati 100 chilogrammi di datteri

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Ecco cosa è accaduto

Questa mattina, il Nucleo di Polizia Giudiziaria della Guardia Costiera di Castellammare di Stabia ha sequestrato 100 chilogrammi di datteri di mare, il cui valore sul mercato nero poteva aggirarsi intorno ai 10mila euro. Come ben noto, si tratta di un prodotto che sarebbe stato venduto a prezzi molto elevati non immettendolo nei normali canali commerciali, ma rivendendolo ai privati o a ristoranti di pregio che li offrono ai loro clienti.

I militari della Capitaneria di Porto stabiese stavano monitorando i movimenti di alcuni datterari e stamane all’alba hanno fatto scattare il blitz in località Acqua della Madonna del Comune di Castellammare di Stabia. I tre colpevoli sono stati sorpresi con l’ingente quantitativo di molluschi protetti.

Riunione a Milano tra arbitri, capitani ed allenatori: per il Napoli presente Maggio

Riunione a Milano tra arbitri, capitani ed allenatori: per il Napoli presente Maggio

(ANSA) – MILANO, 11 OTT – “Penso che questa sia un’annata buona. Guardando i nomi degli arbitri e le loro esperienze, abbiamo una decina di direttori di gara che hanno fatto da 100 a 200 partite, qualcuno anche di più, a volte in campi internazionali molto difficili. E’ un pò come con il vino, ci sono annate buone perché matura un pò di più”. L’allenatore della Roma, Luciano Spalletti, sceglie questa metafora arrivando a San Siro per l’incontro di inizio stagione fra arbitri, capitani, tecnici e dirigenti di Serie A. “Mi aspetto di imparare bene le nuove regole. Più chiare sono e meglio è”, ha notato Spalletti prima che cominciasse la riunione, a cui partecipano fra gli altri il presidente della Federcalcio Carlo Tavecchio, il presidente dell’Aia Marcello Nicchi, il designatore Domenico Messina, gli arbitri della Can di A, Allegri, Marchisio e Marotta per la Juventus, Maggio per il Napoli, Montella e Antonelli per il Milan, per l’Inter Icardi e due collaboratori di De Boer e l’allenatore del Bologna Donadoni.

Hillary prevale sui contenuti ma nel prossimo confronto deve dare l’affondo

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Pur prevalendo sui contenuti, l’ex segretario di Stato ha peccato di incisività e ora deve cercare di incassare la vittoria entro il terzo dibattito con Donald Trump che, troppo aggressivo, precipita nei sondaggi

Clinton adesso cerca il colpo definitivo negli Stati in bilico

Nello scontro i programmi sono passati in secondo piano. Manca il ko al rivale. Ora la carta da giocare sono i giovani

NEW YORK – Partiamo da un dato di fatto: Hillary Clinton non ha perso, ma non ha neanche vinto. O meglio ha vinto ai punti, ma non è uscita dal ring della Washington University di St. Louis, con quell’ipoteca sulla Casa Bianca che i suoi supporter speravano intascasse già a un mese dall’appuntamento con le urne.

Ha peccato di incisività pur prevalendo sui contenuti, ha messo alle corde in qualche frangente Donald Trump, senza assestare quegli affondi finali che lo avrebbero potuto mettere Ko. E avrebbe potuto, anzi dovuto farlo, visto che il secondo dibattito è stato prigioniero dell’astio. The Donald, partito sfavorito per le note vicende sessiste, ha tentato a più riprese di trascinare Hillary allo scontro, e lei per non cedere alle provocazioni ha lasciato talune domande chiave senza un risposta sostanziale.

Prospettiva che forse favorisce Trump, ma non va bene per Hillary perché – come dicono molti osservatori – lei la vittoria la deve incassare entro il terzo dibattito, o si innescheranno dinamiche perverse e imprevedibili che rischiano di trascinare la corsa verso un fotofinish al cardiopalma per il popolo Dem e non solo. Cosa dovrebbe fare quindi l’ex first lady? Un suggerimento gli è arrivato dallo stesso «tycoon» durante il match in Missouri, quando parlando di «fare l’America grande di nuovo» ha indicato alcune realtà in particolare: Pennsylvania e Ohio, ma anche Michigan e West Virginia. Tolto quest’ultimo Stato, il più povero del Paese e inespugnabile feudo Gop da 16 anni, gli altri sono quelli su cui Hillary si potrebbe concentrare nei prossimi sette giorni. Sono Stati che pur avendo inclinazioni democratiche alle elezioni generali, da anni eleggono governatori repubblicani. Riflesso del risentimento legato alla profonda crisi del manifatturiero causata dalla delocalizzazione delle imprese che lì un tempo prosperavano.

Da un punto di vista di tattica invece Hillary dovrà far perno su tre pilastri importanti. Sul ring di Las Vegas la democratica dovrà sfidare il rivale sul terreno dei fatti concreti – programmi per capirci – e mettere alla prova la sua abilità di commander-in-chief e costringere Trump a compiere un passo falso facendo leva sul suo stesso temperamento. In secondo luogo deve lavorare su se stessa recuperando l’«empatia» di cui necessita un leader, ciò che le è mancato col pubblico del formato Townhall di St. Louis.

Infine deve puntare ad ampliare il sostegno fra le donne parlando di riforme su lavoro e famiglia, maternità e paternità pagate ad esempio, e agevolazioni per i neogenitori. Dall’altra puntando sui giovani con aiuti ai prestiti degli studenti e sulla riforma della giustizia, un tema che i sondaggi suggeriscono essere tra le priorità dell’elettorato meno anziano che non disdegna le istanze «law & order» di Donald Trump.

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lastampa/Clinton adesso cerca il colpo definitivo negli Stati in bilico FRANCESCO SEMPRINI

Hillary vola nei sondaggi spinta anche dall’aggressività di Trump

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Dopo il secondo duello televisivo e la diffusione del video con le frasi sessiste, Donald Trump precipita nei sondaggi La strategia aggressiva nel confronto con Hillary Clinton porta più consensi alla candidata democratica che però non è riuscita a sferrare l’affondo decisivo. Pur prevalendo sui contenuti, l’ex segretario di Stato ha peccato di incisività e ora deve cercare di incassare la vittoria entro il terzo dibattito per evitare dinamiche imprevedibili.

Trump sceglie la rissa e va a caccia dei voti dei bianchi arrabbiati

Il tycoon attacca e rinuncia a inseguire gli indecisi. Il leader repubblicano Ryan si sfila: non lo aiuterò

ST. LOUIS – Donald Trump è sopravvissuto al dibattito di St. Louis, ma ieri mattina la leadership del Partito repubblicano lo ha lasciato solo. Lo Speaker della Camera Ryan, quarta carica dello Stato e massimo esponente del Gop, ha parlato con i colleghi parlamentari e ha annunciato che da ora in poi non difenderà più il candidato. Non toglierà il suo supporto, ma non muoverà un dito per farlo eleggere, concedendo di fatto la sconfitta, mentre un sondaggio del Wall Street Journal rivela che il vantaggio di Clinton su Trump a livello nazionale è salito a 11 punti.

Dopo lo scandalo dell’audio in cui Trump insultava le donne, decine di repubblicani, da Condoleezza Rice a John McCain, gli avevano voltato le spalle. La leadership del partito gli chiedeva di usare il dibattito per mostrarsi sinceramente pentito al Paese, e quindi cercare di voltare pagina puntando sui temi concreti della sua campagna, come il rilancio economico e la sicurezza. Donald però ha scelto di seguire la strada opposta. Si è presentato al dibattito con tre donne che avevano accusato Bill Clinton di molestie sessuali, Paula Jones, Kathleen Willey e Juanita Broaddrick, e ha liquidato le parole del suo video come «chiacchiere da spogliatoio». Subito dopo è andato all’attacco, dicendo che se diventerà presidente nominerà un procuratore per investigare Hillary, che dovrebbe «essere in prigione».

 

Questa linea della rissa non è un caso. Trump aveva due possibilità: cambiare messaggio per cercare di allargare la sua base e conquistare i voti degli indecisi, in particolare le donne sposate e con istruzione superiore, oppure puntare tutto sui bianchi arrabbiati della classe media e bassa, che lo hanno portato alla nomination. Ha deciso di seguire la seconda strada, scommettendo sulla sua capacità di attirare alle urne una larga fetta del 40% di astensionisti, e così scombinare tutte le analisi e smentire i sondaggi. Il suo vice Pence, nonostante le riserve morali espresse dopo lo scandalo dell’audio, e il fatto che Donald lo abbia rinnegato sulla politica verso la Siria e la Russia, ha deciso di seguirlo e ha negato di aver mai considerato di abbandonare il ticket.

 

Il leader della Camera Ryan, invece, pensa che a questo punto non solo Trump non ha più possibilità di vincere, ma rischia di trascinare l’intero partito nel baratro, facendogli perdere il Senato e forse anche la Camera. Perciò, come ha detto la sua portavoce, «lo Speaker dedicherà il prossimo mese a concentrarsi interamente sulla protezione delle nostre maggioranze congressionali». Non ritirerà il supporto a Donald, ma nemmeno lo aiuterà: se vince da solo bene, sennò pazienza. Una scelta ipocrita per alcuni parlamentari, che si sono ribellati: «Se Trump va male, andiamo male anche noi. Non bisogna essere scienziati per capirlo». Questi però sono deputati e senatori che vivono in distretti e Stati molto favorevoli a Donald, e quindi Ryan li ha ignorati, per proteggere invece quelli in bilico. Trump gli ha risposto subito a modo suo, via Twitter: «Ryan dovrebbe pensare a risolvere problemi come il bilancio, il lavoro e l’immigrazione, invece di perdere tempo a combattere il candidato repubblicano». La frattura, dunque, è insanabile. Così Donald ieri è partito per la Pennsylvania, e oggi sarà in Florida, per combattere la sua battaglia solitaria, sperando che gli elettori scarichino l’establishment e scelgano la sua insurrezione.

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lastampa/Trump sceglie la rissa e va a caccia dei voti dei bianchi arrabbiati PAOLO MASTROLILLI – INVIATO A ST. LOUIS

L’obiettivo realistico del Napoli è quello di contare su Milik per fine febbraio

I dettagli

La Gazzetta dello Sport scrive su Arek Milik dopo l’operazione: “Così il centravanti del Napoli, una volta risvegliatosi dall’anestesia con al fianco una maglia azzurra ed il fedele agente Pantak, ha trovato il modo di scrivere parole di ringraziamento ai suoi tifosi via social. De Nicola ed i suoi collaboratori riportarono in gruppo Lucarelli, dopo lo stesso infortunio di Milik, con un vero e proprio sprint ma anche l’ex bomber del Livorno per disputare una gara ufficiale ha dovuto aspettare quattro mesi e mezzo dall’infortunio (dal 16 settembre 2010 al 30 gennaio 2011). L’obiettivo realistico è quello di poter contare su Milik per fine febbraio”

Frey: “Milik può recuperare anche in tre mesi”

Frey: “Milik può recuperare anche in tre mesi”

Sebastian Frey, ex portiere della Fiorentina, ha rilasciato alcune dichiarazioni a Il Mattino: “Rispetto ai miei tempi penso che Milik possa recuperare anche in tre mesi. Quando ti dicono che ti devi operare è sempre una brutta botta e fa sempre pura, se un giocatore ci mette la testa giusta ed è gestito bene la ripresa può essere anche più rapida di quanto dicono le prognosi. Penso che se Milik avrà accanto le persone giuste, quelle che lo aiutano a migliorare settimana dopo settimana, non ci vorrà tutto il tempo che dicono adesso. Mi è dispiaciuto tantissimo per Milik perché è il giocatore chiave in questo momento per il Napoli e mi auguro che torni il più presto possibile in campo. È sicuramente uno dei giocatori più indicati per dare fastidio alla Juventus”.

Quest’estate il Napoli aveva pensato a Dzeko per sostituire Higuain

Lo riporta il sito della Gazzetta dello Sport

Quest’estate il Napoli aveva pensato – anche – a lui per sostituire Higuain, ma dopo un timido sondaggio con la Roma la trattativa non è mai decollata. Edin Dzeko ha chiesto e ottenuto di poter restare a Trigoria per rilanciarsi e i numeri gli stanno dando ragione: 5 gol e 3 assist in 10 partite complessive, a cui vanno aggiunte le 3 reti in 270′ con la Bosnia, le ultime 2 ieri sera contro Cipro. In tutto, quindi, 8 centri in 13 partite da agosto ad oggi, uno spirito nuovamente combattivo e tanta voglia di mettersi alle spalle l’ultima deludente stagione: “Sto bene e mi sento in forma – ha detto Edin subito dopo la doppietta con la nazionale – e sono pronto per grandi obiettivi”.

Sarri ridisegna il modulo per esaltare Gabbiadini

Sarri ridisegna il modulo per esaltare Gabbiadini

Come riporta La Gazzetta dello Sport, Maurizio Sarri sarebbe pronto a proporre delle varianti tattiche a gara in corso per esaltare al meglio le qualità di Manolo Gabbiadini: “Per aiutarlo in questo compito Sarri potrebbe pensare, soprattutto a gara in corso, a qualche variante del suo consueto 4-3-3. L’allenatore del Napoli lo scorso anno avrebbe voluto, da principio, affiancare Gabbiadini ad Higuain in un 4-3-1-2. Ora Mertens potrebbe fare da spalla a Gabbiadini sia con un trequartista alle loro spalle sia in un 4-4-2 con Callejon ed Insigne sulle fasce. La duttilità di Hamsik e Zielinski potrebbe far propendere anche per un 4-2-3-1 con lo slovacco interno di centrocampo e il polacco dietro Gabbiadini. Insomma, il vestito del Napoli era perfetto per Milik ma necessita di qualche accorgimento per Gabbiadini. Sarri da buon sarto ci metterà del suo, Manolo dovrà dimostrare di avere stoffa”.

Malumore per il rinnovo e per la competizione con Mertens: Insigne è triste

Malumore per il rinnovo e per la competizione con Mertens: Insigne è triste

A Napoli le perplessità più consistenti riguardano Lorenzo Insigne, scivolato in fondo nelle gerarchie dell’attacco di Sarri. Il Corriere della Sera riferisce che incidono da una parte l’esplosione del belga Dries Mertens, e dall’altra “una certa idiosincrasia per la competizione interna, la difficoltà a entrare in condizione e il malumore per un rinnovo contrattuale che non arriva”. Insomma, tante piccole cose che portano al risultato di un Insigne non più titolare fisso nonchè unico attaccante a non aver ancora segnato: “Con il lungo stop di Milik, Insigne avrà la chance e il dovere di riportare il suo rendimento ai livelli conosciuti”.

“Arek era preoccupato, sono contento che sia andato tutto per il verso giusto”: l’agente era nervosissimo

“Arek era preoccupato, sono contento che sia andato tutto per il verso giusto”: l’agente era nervosissimo

L’attaccante del Napoli Arkadiusz Milik è stato operato ieri a Villa Stuart dopo la rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro. Il Mattino racconta un retroscena: “David Pantak, l’agente del polacco, si aggira come un fantasma, nervosissimo, per i giardini verdissimi della struttura. Quando vede il capanello dei medici si fionda addosso a chiedere notizie. «Arek era preoccupato, sono contento che sia andato tutto per il verso giusto». È uno dei pochi estranei a cui è concesso di poter entrare nella stanza 214 al secondo piano di Villa Stuart”.

Perde consistenza l’idea di ingaggiare lo svincolato Klose

Spazio a Gabbiadini

La Gazzetta dello Sport scrive sul mercato degli svincolati: “Fino ad allora, però, il Napoli dovrà fare a meno di lui e Sarri dovrà puntare su Manolo Gabbiadini. Sarà lui il titolare sabato contro la Roma e non solo. Si giocherà le sue carte nelle quindici partite che mancano da qui al mercato di gennaio. Molte le giocherà dall’inizio, quando dovrà riposare toccherà ad un «falso nueve» (Mertens più di Callejon nelle idee di Sarri). L’idea di prendere uno svincolato, nella fattispecie Klose, sta perdendo consistenza perché servirebbe tempo per rimettere in forma il tedesco e farlo inserire negli schemi. Inoltre, verrebbe in qualche modo minata l’autostima di Gabbiadini che invece è presupposto fondamentale affinché Manolo non faccia rimpiangere Milik”

La redazione di Vivicentro si stringe intorno al dg Filippi

La redazione di Vivicentro si stringe intorno al dg Filippi

La redazione di Vivicentro.it si stringe nel dolore che ha colpito il direttore generale della Juve Stabia, Clemente Filippi, per la perdita della cara mamma Ada Dattilo. Dal direttore Francesco Cecoro, al Vice direttore Mario Vollono e tutti i redattori, le più sentite condoglianze alla famiglia Filippi.

 

La Juve Stabia si stringe nel dolore del dg Filippi

La Juve Stabia si stringe nel dolore del dg Filippi

S.S.Juve Stabia, in tutte le sue componenti, con costernazione si stringe intorno al suo Direttore Generale, Clemente Filippi, a seguito della perdita della cara mamma Ada Dattilo. Alla famiglia Filippi e Dattilo ed in particolare al fratello Antonio Filippi, vanno le più sentite condoglianze in questo momento di profondo dolore. S.S. Juve Stabia rende noto che i funerali della signora Ada Dattilo, madre del nostro DG Clemente Filippi, si terranno domani alle ore 10,00 presso la parrocchia di S.Antonio di Castellammare di Stabia.

S.S.Juve Stabia

 

Il Pd da ieri non esiste più?

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Il Pd da ieri non esiste più” è questa l’opinione di Marcello Sorgi, dopo il rifiuto della sinistra del PD di fidarsi della proposta fatta da Matteo Renzi di modificare l’ Italicum dopo il voto sul referendum costituzionale.

Il partito al canto del cigno

La crepa che s’è aperta nel Pd e rende più incerto l’esito del referendum, dal momento che il partito avrebbe dovuto essere (e non sarà) il traino del «Sì», per una volta è soprattutto politica, e non, o non esclusivamente, connessa al groviglio di odii e risentimenti personali che da sempre dividono i Democrat.

S’è capito benissimo ascoltando il dibattito che per tutto il pomeriggio s’è svolto al Nazareno, nel quale, dopo la relazione con cui Renzi ha formalizzato la sua apertura ad eventuali modifiche dell’Italicum, s’è affacciato chiaramente il fantasma del proporzionale. Cioè, per intendersi, l’esatto contrario dei sistemi maggioritari su cui s’è retta per oltre un ventennio, con tutti i suoi limiti, la Seconda Repubblica, consentendo ai cittadini di scegliersi direttamente i governi, poi rivelatisi non sempre in grado di governare.

Contro questo meccanismo, che ha nell’Italicum una delle sue applicazioni, frutto di un compromesso e di un tentativo di migliorare il Porcellum dichiarato incostituzionale, la minoranza bersaniana, che non aveva votato la nuova legge elettorale in Parlamento, s’è spinta ad annunciare che voterà «No» alla riforma costituzionale il 4 dicembre.

Nel tentativo di dare «rappresentanza» – è la parola chiave adoperata da Roberto Speranza, l’ex capogruppo dei deputati che proprio per non approvare l’Italicum si dimise – a quella parte della sinistra che con i partigiani dell’Anpi, l’Arci, le associazioni antimafia e altri pezzi della società civile sono già schierati contro Renzi.

Qui la discussione interna al partito del premier è arrivata a un punto di svolta. Perché la minoranza non ha chiesto solo di correggere questo o quel punto dell’Italicum, che piuttosto vorrebbe interamente riscritto. Ma di dare legittimazione a chi vuole opporsi nelle urne, alla legge elettorale e alla riforma costituzionale insieme, approfittando della prima occasione disponibile, appunto il 4 dicembre. Un ragionamento come questo – Speranza non ha parlato di numeri, ma la minoranza da tempo ne dispone – poggia sulla valutazione, emersa da recenti sondaggi, secondo la quale il 36 per cento dell’elettorato Pd, più di un terzo, in valori assoluti il 12-13 per cento del totale dei voti degli elettori, è ormai risolutamente per il «No». E questo 12-13, sommato al 4-5 che sta fuori del partito, alla sua sinistra, guarda caso fa il 16-17 per cento che il Pds, erede, dopo il cambio del nome, del vecchio partito comunista, prese nel ’92, nell’ultima occasione in cui si votò con il proporzionale.

In altre parole, se al referendum Renzi e il «Si» saranno sconfitti, e perfino se la Corte Costituzionale, quale che sia il risultato, riscriverà l’Italicum, per esempio rendendo obbligatorio il premio di maggioranza per le coalizioni, e non com’è adesso solo per il partito vincente, il Pci, o come si vorrà chiamare, è pronto a rinascere a sinistra del Pd. Va da sé che per Bersani, Speranza, Cuperlo e tutti coloro che si preparano a far campagna per il «No» insieme a D’Alema, che li aveva preceduti su questo fronte, sarebbe più adatto il proporzionale, che gli consentirebbe più comodamente di riorganizzarsi in proprio, sapendo che su questo terreno troveranno disponibili in Parlamento tutti o quasi gli altri partiti, incapaci di collaborare, ma pronti a unirsi in nome del sistema che nella Prima Repubblica garantiva governi brevi e facili da sostituire, alleanze mutevoli e occasionali e una sorta di diritto al trasformismo.

Dunque il percorso è chiaro. Chiarissimi anche l’obiettivo e le vittime designate: Renzi, il suo governo e la sua riforma. Il Pd, per come lo si conosceva, da ieri non c’è più. Quel che resta da vedere è se con la – assai meno probabile, dopo quel che è accaduto, ma non del tutto impossibile, non si sa mai con i referendum -, vittoria del «Sì», dopo il Pci vedremo rinascere la Dc.

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