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Quarto, M5s espelle la sindaca. Renzi: “Resti, ma avrebbe dovuto denunciare”

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Grillo: “Siamo il Movimento 5 Stelle e non un Pd qualsiasi”. Il premier: “Non avete il monopolio della morale”. Il Pd: “attendiamo l’espulsione di Di Maio”. Il vice presidente della Camera e Fico, presidente della commissione vigilanza Rai: “Mai saputo dei ricatti”.

E’ stata avviata la procedura di espulsione nei confronti della sindaca M5s di Quarto, Rosa Capuozzo (parte lesa di unatentata estorsione da parte del consigliere ex grillino De Robbioaccusato a sua volta di tentata estorsione e voto di scambio), ma non basta a placare la bagarre politica. Grillo dal suo blog attacca (“Siamo il Movimento 5 Stelle e non un Pd qualsiasi”), Renzi risponde ( “Non avete il monopolio della morale”) e contemporaneamente il Pd replica (“Di Maio e Fico sapevano e hanno taciuto), mentre il vice presidente della Camera e il presidente della commissione vigilanza Rai si difendono in un video su Facebook:  “Mai saputo di minacce e ricatti, chi dice il contrario sarà querelato”.

L’inchiesta. Dopo le perquisizioni a casa della sindaca, Rosa Capuozzo, il  pm Henry John Woodcock con i procuratori aggiunti Filippo Beatrice e Giuseppe Borrelli hanno depositato altre 150 pagine dell’inchiesta sul caso Quarto, comune dell’area flegrea governato dai Cinque stelle, in cui, secondo le indagini, alcuni voti sarebbero stati condizionati dalla camorra. Carte da cui affiorano clamorose circostanze, tra cui il fatto che il Movimento nazionale era pienamente consapevole, già dal 25 novembre, del ricatto esercitato sul sindaco dal consigliere Giovanni De Robbio e dell’inchiesta antimafia, e pensava di risolverla col “silenzio”, in attesa delle istruzioni dai big.

L’espulsione della Capuozzo e l’attacco al Pd di Grillo. La conferma arriva stamattina dallo stesso Beppe Grillo: “Rosa Capuozzo è stata raggiunta da un provvedimento di espulsione dal Movimento 5 Stelle per grave violazione dei suoi principi. Perché siamo il Movimento 5 Stelle e non un Pd qualsiasi”, scrive Grillo in un post dal titolo ‘Noi nel M5s facciamo cosi’ #onesta”. Il leader del M5s sottolinea che “è dovere di un sindaco del Movimento 5 stelle denunciare immediatamente e senza tentennamenti alle autorità ogni ricatto o minaccia che riceve”.

Interviene Renzi. Ma per il Presidente del Consiglio Matteo Renzi “è chiaro a tutti che il Movimento 5 stelle non ha il monopolio della morale. Per noi questa idea non è mai esistita. Ma adesso è venuta meno anche per gli elettori e i militanti del movimento”. Bisogna capire, prosegue il premier, “se qualcuno era a conoscenza e ha preferito tacere, mi sembra ingiusto buttare la croce addosso a lei. Io sono per il garantismo più totale, è un valore costitutivo della sinistra contro le derive del giustizialismo. Questa giovane sindaca aveva chiesto un aiuto ai dirigenti del suo partito, personalmente mi sembra ingiusto buttare la croce addosso a lei. Certo avrebbe dovuto denunciare ma non è giusto che debba dimettersi”

Il Pd. “Il direttorio sapeva da mesi e ha preferito tacere, sperando di cavarsela” attacca il Pd, con inteventi di onorevoli e sentatori sui social network. L’attacco è diretto: “Di Maio e Fico a Quarto facevano passerelle ma poi non una parola e atteggiamenti a dir poco reticenti. Perché? Di cosa hanno paura?”. Più diretto il predidente del Pd, Matteo Orfini, he su Twitter scrive: “Grillo espelle il sindaco di Quarto perchè non ha denunciato le minacce. Ma lei aveva avvertito Di Maio. Attendiamo a breve l’espulsione di Di Maio”.

  • Ecco perché abbiamo espulso la Capuozzo. Diretta Facebook di Di Maio, Fico e Di Battista (VIDEO)

Il video di difesa di Di Maio, Fico e Di Battista. Il deputato 5 stelle, Roberto Fico, in una diretta streaming su Facebook, insieme ai colleghi del Direttorio Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista, replica: “Io e Luigi Di Maio  non abbiamo mai saputo di nessun ricatto, minaccia o scambio tramite minaccia per ottenere qualcosa. Sono cose di cui siamo all’oscuro perché se l’avessimo saputo avremmo optato per una denuncia”.

Il sindaco di Napoli. Per Luigi de Magistris: “I 5 Stelle si stanno caratterizzando sempre più come un Movimento che fa espulsioni e  in questa vicenda aumenta l’aspetto torbido”, ma espime solidarietà alla Capuozzp, che però “deve chiarire e spiegare”. 

Agli italiani non piace il profilattico

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Calano le vendite dei preservativi, aumentano le malattie. Dall’Herpes all’Hpv colpevole del cancro. E a rischiare sono i giovani. Ecco perché diciamo no al sesso protetto.

È D’ACCORDO perfino Papa Francesco. “Il preservativo? È uno dei metodi ” per combattere l’Aids, ha detto Bergoglio tornando in aereo dal Centrafrica. Uno dei metodi. Il più semplice e importante, per prevenire gravidanze indesiderate, ma soprattutto per evitare infezioni diffuse e malattie gravi quanto l’Aids, appunto. Ma niente: a letto gli italiani restano fatalisti. O forse: irresponsabili. Il condom non è mai diventato quella protezione scontata e universale che è in paesi vicini. Anzi, come mostrano in esclusiva i numeri raccolti in queste pagine, la diffusione è ferma o continua a calare. Mentre non calano affatto le malattie sessualmente trasmesse: quelle gravissime come l’Aids, ma più spesso quelle confessate di rado quanto largamente diffuse come la clamidia, l’herpes, o la stessa sifilide. Patologie non certo mortali, oggi, ma molto serie lo stesso.

L’INFOGRAFICA

I numeri sono evidenti. Nelle farmacie o para- farmacie le confezioni di profilattici vendute sono scese dagli 11,1 milioni del 2007 ai 9,3 del 2014. E la batosta (-16 per cento) non è stata recuperata dai supermercati: i singoli preservativi comprati in cassa sono passati dai 42 milioni nel 2013 ai 41,5 del 2014, per risalire poi leggermente l’anno scorso. Uno stallo. Colpevole anche la crisi economica, perché il condom, pur essendo una delle più efficaci misure di sanità pubblica, è costoso. Di certo dai dati Ims Health e Nielsen emerge la tendenza al low cost: gli unici a registrare un vero “boom” sono infatti i contraccettivi acquistati nei discount. Balzati del 13 per cento due anni fa, di pari passo al successo discreto di internet. E il prezzo aumenta: nonostante i clienti siano sempre meno, i fatturati in farmacia di produttori come Durex o Control (che pur interpellati non hanno ritenuto di commentare) salgono.

Ma non c’è dubbio che il disamore degli italiani per il condom non sia solo colpa dei portafogli vuoti. Così come non c’è dubbio che questa noncuranza abbia un impatto potente sulla vita, soprattutto dei giovani. Perché il condom previene le gravidanze indesiderate. E protegge dalle malattie: in Italia nel 2014 sono state registrate 3.695 nuove diagnosi di Aids. L’84 per cento di queste è attribuibile a rapporti sessuali non protetti. Fino al 2004 nei centri monitorati dall’Istituto superiore della sanità i casi di infezioni da clamidia, sifilide o gonorrea sono stati mediamente 4mila all’anno. Dal 2005 al 2013 sono aumentati del 31 per cento, e sono oggi più di 5mila, molto diffuse fra gli adolescenti. E la causa è nota. Nel 46 per cento dei casi gli uomini, e nel 48 le donne, hanno ammesso di non aver usato contraccettivi nei mesi precedenti l’infezione. Solo l’8,8 aveva indossato il profilattico sempre. Gli altri “saltuariamente”. Certo, la clamidia si combatte con un antibiotico. Ma può essere un fattore, a lungo termine, della sterilità. E per via sessuale si trasmette poi anche Hpv, che è tra le cause certe del tumore della cervice. Così temuto che la vaccinazione è oggi gratuita per tutte le ragazze dagli 11 anni in su, con l’intenzione di evitare l’infezione sin dai primi contatti sessuali poiché il vaccino contro Hpv è uno dei pochissimi gesti anticancro certamente efficaci. Tanto che nel nuovo piano vaccinale, in attesa di finanziamento, è previsto anche per i maschi.

Ma se l’immunizzazione contro il papilloma è materia di intervento sanitario, il condom resta del tutto ignorato dai prontuari farmaceutici. “Il preservativo dovrebbe essere un’abitudine – commenta Paolo Scollo, presidente della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia -, una normale misura di protezione che riguarda tutto il corpo sociale. Eppure resistono ancora tabù, in famiglia come a scuola”.

Diffidenza che sembra davvero appartenere al passato in altri paesi europei: l’Italia è ultima, in fondo alla lista. Nel Regno Unito i profilattici venduti nei supermercati sono costati l’anno scorso agli amanti 69 milioni di euro. Due volte e mezzo l’Italia. Rapportato alla popolazione, fanno 1,07 euro spesi pro capite, contro i nostri 43 centesimi. Investono più di noi per il sesso responsabile anche Germania e Francia.

E a Londra ci sono ben 847 centri che distribuiscono gratis i condom. Perché è considerato fondamentale che anche i ragazzi squattrinati possano amarsi. Responsabilmente. In Francia l’ex ministro all’Istruzione Vincent Peillon aveva proposto di mettere distributori nelle hall dei licei perché non bastava fossero già regalati nelle infermerie scolastiche. Da noi? “Abbiamo chiesto diversi appuntamenti con il ministero – racconta Scollo – ma non ci ha mai ricevuti. L’educazione sessuale è un tema che scandalizza e divide. Ancora”.

/ di LORENZO DI PIETRO E FRANCESCA SIRONI

Napoli, sfigurata dal silicone liquido ritrova il sorriso dopo 8 anni: la storia di Giovanna

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Nonostante l’uso del silicone liquido in medicina estetica sia vietato da oltre vent’anni, nel nostro Paese esistono ancora medici senza scrupoli che lo iniettano a pazienti inconsapevoli. Come nel caso della 30enne napoletana Giovanna Mele, che ha passato 8 anni con le labbra sfigurate ed è stata operata più volte per rimuovere la sostanza, senza successo.
La sua storia ha avuto però un lieto fine grazie ai chirurghi Raffaele Rauso e Pierfrancesco Bove che operano in un centro estetico che è tra i pochi in Italia a saper intervenire sui danni del silicone liquido.

Questa la sua storia:

Giovanna Mele prima dopoGiovanna Mele, 30 anni, di Napoli, era stata ingannata da un medico che le aveva iniettato una sostanza illegale, il silicone liquido. Dopo anni di sofferenze e tre operazioni sbagliate si è rivolta agli specialisti di un centro estetico che si occupa di Medicina e Chirurgia Estetica in Lombardia, Toscana, Lazio e Campania, che hanno eseguito un complesso interevento per restituirle labbra belle e armoniche

Voleva realizzare un piccolo desiderio, avere delle labbra un po’ più piene. Ma per colpa di un medico che le ha iniettato una sostanza illegale in Italia da più di vent’anni, il silicone liquido, si è trovata con la bocca sfigurata e ha vissuto otto anni di calvario fra consulti, visite e tre interventi che avrebbero dovuto essere riparativi, e invece hanno peggiorato la situazione. La sua storia, però, ha avuto un lieto fine: oggi Giovanna Mele, 30enne di Napoli, può di nuovo sorridere perché rimediare ai danni causati dal silicone liquido è possibile. A patto di scegliere specialisti in grado di eseguire un intervento complesso e delicato, come i chirurghi plastici Raffaele Rauso e Pierfrancesco Bove, che hanno rimosso la sostanza permanente dalle labbra e le hanno rimodellate per restituire alla paziente l’aspetto di un tempo.

«Il silicone labiale è un biopolimero si interseca nelle maglie tissutali e diventa molto difficile rimuoverlo senza dare un pessimo risultato estetico. Difficile ma non impossibile – spiegano Bove e Rauso –. L’intervento è reso tecnicamente complesso dal fatto che le labbra sanguinano molto durante l’operazione. In più bisogna considerare che in un caso come quello di Giovanna, dove c’erano già stati tentativi di rimozione del silicone, rioperare un’altra volta è molto più complicato».

Per restituire a Giovanna il sorriso i chirurghi Rauso e Bove hanno dovuto prima di tutto rimuovere una sostanza, il silicone liquido, che in Italia è illegale dal 1992 perché, fra le altre cose, si smembra e migra nei tessuti, causando, come nel caso della paziente, granulomi e asimmetrie.

Dopodiché hanno dovuto rimodellare le labbra intervenendo con tecniche complesse: «Un altro grande problema – spiegano Rauso e Bove – è nato dalla resezione di tessuto proprio della paziente, nel quale il silicone si era intersecato. In quel caso abbiamo dovuto girare un lembo di muscolo orbicolare per cercare di limitare il gap che si era formato».

Per rendere la cicatrice invisibile i due chirurghi sono riusciti a intervenire sulla zona di transizione tra la mucosa umida e secca che caratterizza i tessuti labiali. Il tutto si è svolto in sedazione completa.

«Sono un’altra persona, me l’hanno confermato tutti coloro che mi hanno vista subito dopo quest’ultimo intervento – commenta la stessa Giovanna Mele –. O meglio, sono tornata quella che ero a 22 anni, prima di rivolgermi a un chirurgo che mi ha ingannata, perché gli avevo richiesto un filler non permanente e naturale, e invece mi ha iniettato una sostanza artificiale e proibita, lasciandomi sfigurata». Le sofferenze di Giovanna sono proseguite per otto anni, fra costosi consulti e visite finiti con un nulla di fatto ma anche, purtroppo, tre interventi in day hospital presso una struttura pubblica male eseguiti, in cui non solo il silicone liquido non era stato rimosso, ma si erano create delle brutte cicatrici. «La sofferenza è stata anche psicologica, perché io, che lavoro come commessa, non avevo più il coraggio di truccarmi ed ero a disagio nel farmi vedere in pubblico – racconta sempre Giovanna –. Non mi sono però arresa e finalmente ho trovato una sede ed un’équipe fantastica composta dai dottori, dall’anestesista e dalle infermiere, che mi hanno seguita con professionalità prima, durante e dopo l’operazione. Non finirò mai di ringraziarli».

Lettieri a Lapo Elkan: “Sció sció ciucciuè”

“Vi stiamo aspettando, tanto lo sappiamo che alla fine vincerete voi, #ScióScióCiuccuè”. Lo scrive, sul suo account Instagram, Gianni Lettieri, imprenditore e candidato sindaco a Napoli, replicando ironicamente a Lapo Elkann che aveva lanciato, sullo stesso social, l’hashtag #stiamoarrivando, riferito alla Juventus.

Quasi 10 milioni di italiani sono a rischio povertà

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Non solo disoccupati: se si considerano anche i precari e tutti gli altri occupati con prospettive incerte, una buona fascia della popolazione viene considerata nell’area del ‘disagio sociale’. Tra il terzo trimestre 2014 e 2015 ci sono entrate 238mila persone in più.

MILANO – La disoccupazione sarà sì in discesa, ma non è l’unico parametro per verificare quanto effettivamente una famiglia sia in difficoltà. Per avere una risposta più ampia, infatti, si parla di ‘disagio sociale’ e si scopre che è diventata più larga la mappa degli italiani che fanno i conti con l’assenza di posti di lavoro: è aumentata del 3% da settembre 2014 a settembre 2015. Nel bacino dei deboli 283mila persone in più, secondo i dati elaborati da Unimpresa. Il risultato è che oltre 9,5 milioni di italiani non ce la fanno e sono a rischio povertà.

Nel dettaglio, spiega una nota, da settembre 2014 a settembre 2015 altre 283mila persone sono entrate nel bacino dei deboli in Italia: complessivamente, adesso, si tratta di 9 milioni e 533 mila soggetti in difficoltà. Ai disoccupati vanno aggiunte ampie fasce di lavoratori, ma con condizioni precarie o economicamente deboli che estendono la platea degli italiani in crisi. Si tratta di un’enorme “area di disagio”: agli oltre 3 milioni di persone disoccupate, bisogna sommare anzitutto i contratti di lavoro a tempo determinato, sia quelli part time (740mila persone) sia quelli a orario pieno (1,83 milioni); vanno poi considerati i lavoratori autonomi part time (821mila), i collaboratori (346mila) e i contratti a tempo indeterminato part time (2,68 milioni). Questo gruppo di persone occupate – ma con prospettive incerte circa la stabilità dell’impiego o con retribuzioni contenute – ammonta complessivamente a 6,43 milioni di unità. Il totale del’area di disagio sociale, calcolata dal Centro studi di Unimpresa sulla base dei dati Istat, oggi comprende dunque 9,53 milioni di persone, in aumento rispetto a un anno fa di 283mila unità (+3,1%).

Il deterioramento del mercato del lavoro non ha come conseguenza la sola espulsione degli occupati, ma anche la mancata stabilizzazione dei lavoratori precari e il crescere dei contratti atipici. Una situazione solo parzialmente migliorata dalle agevolazioni offerte dal Jobs Act. Di qui l’estendersi del bacino dei “deboli”. Il dato sui 9,53 milioni di persone è relativo al terzo trimestre del 2015 e complessivamente risulta in aumento del 3,1% rispetto al terzo trimestre del 2014, quando l’asticella era fermata a 9,25 milioni di unità: in un anno quindi 283mila persone sono entrate nell’area di disagio sociale. Nel terzo trimestre del 2014 i disoccupati erano in totale 3,10 milioni: 1,59 milioni di ex occupati, 626mila ex inattivi e 884mila in cerca di prima occupazione. A settembre 2015 i disoccupati risultano complessivamente stabili. In lieve crescita di 3mila unità (+0,2%) gli ex occupati, mentre salgono di 6mila unità (+1,0%) gli ex inattivi; aumento compensato dal calo di quanti sono in cerca di prima occupazione, diminuiti di 9mila unità (-1,0%).

In netto aumento il dato degli occupati in difficoltà: erano 6,14 milioni a settembre 2014 e sono risultati 6,14 milioni a settembre scorso. Una crescita dell’area di difficoltà che rappresenta un’ulteriore spia della grave situazione in cui versa l’economia italiana, nonostante alcuni segnali di miglioramento: anche le forme meno stabili di impiego e quelle retribuite meno pagano il conto della recessione, complice anche uno spostamento delle persone dalla fascia degli occupati deboli a dei disoccupati. I contratti a temine part time sono aumentati di 43mila unità da 697mila a 740mila (+6,2%), i contratti a termine full time sono cresciuti di 126mila unità da 1,71 milioni a 1,83 milioni (+7,4%), i contratti a tempo indeterminato part time sono cresciuti del 4,9% da 2,55 milioni a 2,68 milioni (+126mila). Scendono i contratti di collaborazione (-26mila unità) da 372mila a 346mila (-7,0%) e risultano in lieve aumenti gli autonomi part time (+1,7%) da 807mila a 821mila (+14mila).

“Alle famiglie e alle imprese finora sono arrivati pochi fondi e mal distribuiti. Offriamo al governo, ai partiti e alle istituzioni, i numeri e gli argomenti su cui ragionare per capire quanto sono profonde la crisi e la recessione nel nostro Paese: il 2015 si è chiuso con una crescita del pil, ma è troppo modesta e c’è ancora molto da fare e la ripresa deve essere più consistente” commenta il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi. “Può apparire anomalo – aggiunge Longobardi – che un’associazione di imprese analizzi il fenomeno dell’occupazione, quasi dal lato del lavoratore. Ma per noi la persona e la famiglia sono centrali da sempre, perché riteniamo che siano il cuore dell’impresa. Bisogna poi considerare che l’enorme disagio sociale che abbiamo fotografato ha conseguenze enormi nel ciclo economico: più di 9 milioni di persone sono in difficoltà e questo vuol dire che spenderanno meno, tireranno la cinghia per cercare di arrivare a fine mese. Tutto ciò con effetti negativi sui consumi, quindi sulla produzione e sui conti delle imprese”. Secondo il presidente di Unimpresa “serve maggiore attenzione proprio alla famiglia da parte del governo”.

Nessuno in Italia ha la fase offensiva del Napoli

La Gazzetta dello Sport pubblica delle statistiche interessanti riguardo la rimonta della Juve e soprattutto sul Napoli campione d’inverno. La squadra di Maurizio Sarri, andando ad analizzare le squadre che lotteranno per il titolo, ha una fase offensiva da record. Gli azzurri hanno creato 262 occasioni mentre i passaggi totali riusciti nella metà campo avversaria sono 3.355. Nessuno in Italia ha questi numeri, ma c’è dell’altro. Il Napoli è quarto in Europa per differenza tiri fatti e subiti (69). Prima degli azzurri ci sono: Bayern 108, Real Madrid 81 e infine Psg 75. Se questi non sono numeri straordinari, poco ci manca.

ISCHIA, RIPRESA DEGLI ALLENAMENTI. MANCINO VERSO L’ADDIO ?

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L’Ischia dopo la sconfitta interna contro il Cosenza, ieri pomeriggio al “Kennedy A” ha ripreso la preparazione in vista della trasferta di sabato prossimo a Rieti contro la Lupa Castelli Romani in programma alle ore 14:00. Il gruppo gialloblù ha svolto un lavoro basato sulla corsa e sui possessi di palla. L’allenamento atletico si è concluso con una partitella a metà campo. Oggi pomeriggio lavoro basato sulla velocità e sull’intensità. Dall’infermeria non arrivano notizie positive per il reparto d’attacco: L’attaccante Luca Orlando continua ad allenarsi in maniera differenziata, sottoponendosi ad una seduta prevalentemente atletica. L’ex messinese salterà anche la trasferta di sabato a Rieti. Lo staff tecnico conta di recuperarlo per la gara interna col Messina. Fermo ai box anche Nicola Mancino:il fantasista è rimasto a riposo per il riacutizzarsi del dolore al polpaccio della gamba destra che gli ha impedito di scendere in campo sabato scorso contro il Cosenza.Per l’ex casertano l’avventura in maglia gialloblu sembra essere arrivata al capolinea .Il calciatore nelle ultime ore sembra essere seguito dal Rimini e dal Catanzaro.Come ci vi avevamo accennato dopo la sosta natalizia ,con i gialloblu si allena Giorgio Di Vicino,35 anni,trequartista ex Napoli che sembra essere ad un passo dalla firma. Questo è uno dei due indizi che lasciano presupporre sembra di più la cessione di Mancino. Ieri alla ripresa degli allenamenti era presente un volto nuovo:si tratta di Roberto Merino classe ’82, trequartista peruviano con passaporto spagnolo,che in Italia qualche anno fa ha indossato le maglie di Salernitana e Nocerina. Merino è reduce da cinque mesi coi peruviani dell’Uniòn Commercio. Mister Bitetto da ieri pomeriggio ha iniziato a valutare la sua condizione tecnica ed atletica. Per quanto riguarda il ruolo di vice Iuliano,sempre nella giornata di ieri è arrivato l’ex Juve Stabia Nicola Modesti. Oggi nella seduta pomeridiana,sarà valutato dal preparatore Visconti.

La Premier lo cerca, ma Higuain sceglie il Napoli

Il Corriere della Sera scrive su Higuain: “Oggi Gonzalo è un leader, anche se la personalità più forte in squadra resta quella di Reina. Ma dalla porta Pepe non sempre riesce a farsi sentire, e a quello allora ci pensa Higuain, che in certe giocate è come se dicesse ai suoi «andiamo a segnare, noi siamo il Napoli». Ed è a Napoli che vuole vincere, pure se dalla Premier ora lo vorrebbero in molti. Vuole vincere a qui e soltanto quando avrà vinto penserà a realizzare l’altro progetto che per ora ha deciso di rinviare: sposarsi e fare un figlio”

Aereo … Imperiale (Lo Piano, Santarossa)

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E’ in fase d’ultimazione nei cantieri aereonautici italiani, un aereo imperiale da 180 milioni di euro, un simpetalo di scienza, tecnologia, raffinatezza ed eleganza. Per il suo costo si sarebbe potuto potrebbe paragonare alla mitica astronave spaziale Enterprise, sempre alla ricerca di mondi nuovi al di fuori del nostro sistema solare.

Ambienti di Lusso :

L”interno della carlinga e’ stato totalmente modificato, soppresse le vecchie e obsolete poltrone ancora in dotazione negli aerei di linea di tutto il Mondo, anche per le cappelliere stessa sorte, cosi’ come per i 2 piccoli servizi igienici posizionati in testa e in coda degli aerei, in cui noi tutti comuni mortali viaggiatori dobbiamo avere il diploma di contorsionista prima per entrare, per poi prendere posizione sul water., al loro posto ve ne saranno altri forniti di sauna idromassaggio e solarium. 
Molto curato l’arredamento interno, sara’ sicuramente un segreto di Stato conoscere se lo stile sara’ classico, moderno, liberty o shabby, sicuramente non si sara’ badato a spese.  Nella sua capiente carlinga sono stati creati salottini, comode stanze da letto, una cucina fornita di ogni ben di Dio, un vero peccato che non vi sia potuto installare  un campo da golf.
 
I fortunati argonauti parlamentari, saranno ospiti di se stessi, vitto e alloggio saranno come sempre a carico di tutti i contribuenti, anche di quelli che sono costretti a vivere con una pensione di 250 euro mensili o di quelli costretti a morire di stenti in una casa ”macchina”. 
Mentre in Italia continua a piovere sul bagnato, i fortunati parlamentari scorazzeranno nei cieli del Mondo, i loro profumati sederini potranno essere al sicuro spofondando sulle comode poltrone dell’aereo presidenziale. 
Vergogna Made In Italy
Sarebbe giusto finirla con queste ostentazioni di ricchezza da parte di coloro che ci governano, fondate sulle lacrime di chi li mantiene, basta buttare i soldi pubblici con questi costosi tappeti volanti, la fantascienza e’ una cosa, la realta’ un’altra, bisogna stare con i piedi per terra, non tentare di andare a scoprire nuovi mondi al di fuori del nostro sistema solare.
Si parla che in Italia sia tutto in ripresa, niente di piu’ falso, la nostra economia e’ ancora al palo, le piccole attivita’ continuano a morire, fisco e burocrazia continuano ad esserne il vero cancro sociale, si va avanti per raccomandazioni, bustarelle, scambi di favori, la politica del malaffare continua imperterrita nella sua nefanda opera demolitrice.
In questi giorni si e’ molto discusso sugli orologi di Renzi, sul loro costo, sul motivo per cui non sono stati dati in beneficenza: solo polvere negli occhi, in confronto agli sprechi giornalieri, i soldi ci sono ma ma ma escono solo per favorire gli amici e i parenti stretti degli amici, mai per dare un fattivo contributo alla Comunita’. 
Quando si capiranno questi concetti potremmo sperare in un futuro migliore per le generazioni che verranno, oggi la nebbia che appanna milioni di Italiani, e’ ancora piu’ fitta del buio della notte. 
PS :
Solo per avere un’idea di quanti siano 180 milioni di euro basti pensare che ne vengono spesi:
 
  • 10 per la diagnosi precoce delle patologie ereditarie,
  • 45 per le bonifiche dei siti contaminati dall’amianto,
  • meno di 50 per il recupero dell’efficienza del sistema giudiziario,
  • solo 3 per fronteggiare l’Ebola.
 
L’Aereo Imperiale? una vergogna Nazionale.

“Presidente, mi trovo a Caserta: un quarto d’ora e sono da lei”, così nasce l’amore tra Sarri e De Laurentiis

La Repubblica racconta un retroscena sul primo incontro tra Sarri e De Laurentiis in estate: “Sarri è una persona semplice, oltre a essere un maestro della panchina. Ed entrambe le qualità l’hanno aiutato a coronare il suo sogno, spianandogli nella scorsa estate la strada verso Napoli. “Era scritto da qualche parte, visto che sono nato a Bagnoli e da ragazzino tifavo per gli azzurri”. Pure il destino ci ha messo del suo, in effetti. Lo scorso 5 giugno, poco dopo il tramonto, il tecnico aveva appena imboccato l’autostrada del Sole in compagnia della moglie, reduce da un meeting estivo sulla costiera Amalfitana. “Suona il mio cellulare e si presenta a sorpresa De Laurentiis, chiedendomi la disponibilità per fissare il più presto possibile un appuntamento. Certo che sì – gli risposi – mi trovo già a Caserta e in un quarto d’ora sono lì””

Il Punto – 12 gennaio

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Da mesi le banche italiane sono ai disonori della cronaca. Giustamente. Ma l’assenza di credito nel nostro paese non dipende solo dalle malefatte dei loro manager. Ad appesantire i bilanci bancari c’è una forte esposizione verso (tante) imprese zombie. Per uscirne ci vorranno capitale, fusioni e acquisizioni sotto l’ombrello della Bce. Un processo già cominciato che andrà avanti per anni.

Dopo un breve momento di apertura, l’Europa erige muri fisici e simbolici contro i richiedenti asilo. Al di là dei muri, se nel 2016 non arriverà la pace in Siria e negli altri paesi in guerra, altre migliaia di persone sfideranno le politiche di contenimento cercando scampo con ogni possibile mezzo.
Sono oggettivi gli indici bibliometrici nella valutazione dei docenti universitari? Nell’ambito degli studi giuridici sono molte le critiche che li bersagliano. Più o meno fondate. L’importante è non usarli come unico strumento di selezione ma come uno tra altri a disposizione dei valutatori.
Tra i giudici costituzionali eletti dal Parlamento a dicembre, due – Barbera e Modugno – sono costituzionalisti di fama che potranno influire notevolmente sugli orientamenti della Consulta quando dovrà pronunciarsi su questioni spinose. Per esempio, sul nuovo sistema elettorale.
Si applica – con varie eccezioni – anche ai lavoratori della pubblica amministrazione il nuovo articolo 18. Lo stabilisce una sentenza della Cassazione. Che però apre alcuni interrogativi: il governo – che ha sempre sostenuto il contrario – farà una norma ad hoc? E si estende al settore pubblico anche il Jobs act?

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  • Non sparate (troppo) sul banchiere
    12.01.16
    Massimo Bordignon e Enrico MInelli

    Nella nostra economia resta fondamentale il ruolo delle banche. E la politica europea sul credito determina i parametri perché possa essere svolto. Sarebbe un peccato se nel sistema bancario prevalesse la mancanza di coraggio. Interpretazioni semplicistiche e rischi per la debole ripresa italiana.

  • Perché i muri non possono fermare i rifugiati
    12.01.16
    Maurizio Ambrosini

    Per i rifugiati il 2015 si è chiuso male e il 2016 non promette niente di buono. Se per un breve momento è sembrata prevalere la cultura dell’accoglienza, ora si è tornati alla strategia del contenimento. Ma chi vive in situazioni di guerra continuerà a cercare scampo con ogni possibile mezzo.

  • Giuristi all’indice
    12.01.16
    Marco Ventoruzzo

    L’abilitazione scientifica nazionale si basa, almeno in parte, su misure “bibliometriche” di produttività e qualità accademica. Senza rinunciare a valutazioni qualitative dei singoli lavori di ricerca, possono rappresentare un filtro minimo. Anche in settori restii ad accettarle, come il diritto.

  • La Consulta si rinnova. E la giurisprudenza?
    12.01.16
    Oreste Pollicino


    Finalmente il Parlamento ha eletto i tre nuovi giudici costituzionali: uno studioso di diritto del lavoro e due noti costituzionalisti. Quale contributo porteranno nella giurisprudenza della Corte? Senza dimenticare che le decisioni sono comunque collegiali, si possono fare alcune previsioni.

  • Se il pubblico impiego ha regole uguali al privato
    12.01.16
    Luigi Oliveri

    Si estendono ai dipendenti pubblici gli effetti della riforma Fornero sull’articolo 18. Allora non resta che adottare una legge che modifichi il testo unico sul pubblico impiego. La questione si ripropone per le previsioni del Jobs act. Eventuali norme ad hoc e legittimità costituzionale.

Giuntoli vola in Portogallo per trattare direttamente con Herrera

La Gazzetta dello Sport scrive su Hector Herrera delPorto che piace molto al Napoli: “Bisogna stringere i tempi. Le indicazioni d Maurizio Sarri ci sono già da tempo, servono un mediano ed un difensore. Sono queste le due priorità del mercato napoletano. Ed in questo senso che si sta adoperando il diesse Cristiano Giuntoli. Un obiettivo ben individuato c’è, anche se costa tanto. Si tratta di Hector Herrera, 25 anni, centrocampista del Porto, per il quale sono stati richiesti 30 milioni di euro e ha una clausola di 40 milioni. Un investimento forte, il secondo dell’era De Laurentiis, ammesso che l’operazione vada a buon fine. Ed allora, la missione di Giuntoli è partita, il diesse è pronto a raggiungere il Portogallo per trattare direttamente col giocatore, al quale verrebbe proposto un ingaggio di 2,5 milioni di euro stagione per un quadriennale. La duttilità del centrocampista è quanto serve alla mediana napoletana, Herrera è in grado di ricoprire i tre ruoli alla stessa maniera. In più, è in grado d’inserirsi negli spazi offensivi e di concludere in gol”. 

Nuova querelle Zuniga-De Laurentiis, rallentato il prestito al Bologna

La Repubblica di Bologna fa il punto della situazione sulla trattativa che dovrebbe portare Zuniga alla corte di Donadoni: “Zuniga può fare il terzino sia a destra che a sinistra. E’ fermo da tempo, l’unica incognita sono le sue condizioni di salute. Il valore tecnico è indiscutibile. L’annuncio del colombiano però è stato ancora procrastinato. Il Bologna ammette il rallentamento dell’operazione, ma sostiene che col giocatore e col Napoli sia tutto sistemato. Resta da capire, secondo Casteldebole, quando il laterale destro troverà l’accordo con De Laurentiis per liberarsi. In ogni caso, Zuniga è un’operazione molto più complessa di quella che ha portato Floccari in rossoblù: il Bologna, infatti, otterrebbe il giocatore in prestito con diritto di riscatto, dunque riservandosi la facoltà di stabilire a fine stagione se le sue condizioni fisiche permetteranno il rinnovo o meno. Zuniga, contemporaneame, deve firmare col Napoli un prolungamento del contratto per spalmare il suo ingaggio da 3 milioni netti a stagione. Solo così il Bologna potrà eventualmente riscattarlo a giugno”

Il contratto di Sarri non cambia neanche con lo scudetto

La Repubblica scrive su Sarri e De Laurentiis: “I problemi non li crea: tendenzialmente li risolve. Ed è pure economico, come ha avuto modo di capire il suo nuovo presidente. Ci è mancato poco che il successore di Benitez firmasse in bianco, pur di catapultarsi con il pieno di entusiasmo nella sua bramata avventura napoletana. Stipendio netto di 700 mila euro: un quinto di quanto prendeva lo spagnolo Rafa e molto meno degli altri colleghi top della serie A. Era una scommessa e nella rapida trattativa estiva De Laurentiis l’ha fatto pesare, investendo su Sarri con parsimonia e una robusta dose di furbizia. Il presidente ha infatti puntato il minimo sindacale sul nuovo tecnico, ma allo stesso tempo l’ha blindato con un contratto potenzialmente lunghissimo: fino al 2020, nonostante la facciata della scadenza annuale. L’allenatore, in teoria, non avrà infatti diritto ad alcun “adeguamento” economico. Nemmeno se riporterà lo scudetto a Napoli con un’impresa storica. Casomai per Sarri scatteranno dei premi: 350 mila euro per la vittoria dell’Europa League, 500 mila in caso di qualificazione per la prossima Champions. Del bonus tricolore si sussurra solo, invece. Ammonterebbe a 1 milione: ma le parti – scaramanticamente non confermano. Sarri e De Laurentiis si incontreranno presto: questo è certo. La conferma del tecnico a metà stagione e già scontata ed è altrettanto evidente che il presidente ne riconoscerà i meriti: al di là delle pastoie contrattuali”

Le foto di Frosinone 1 – Napoli 5

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Guarda le foto realizzate dal nostro fotografo Giovanni Somma, che ci racconta così la vittoria schiacciante del Napoli ai danni del Frosinone.

Davanti a circa 20000 spettatori presenti allo stadio “Matusa” con ben 3000 tifosi partenopei, il Napoli di Sarri mette la freccia supera in classifica l’Inter, sconfitta in casa dal Sassuolo, e conquista il titolo di campione d’inverno.

Era dal campionato 89-90 che il Napoli non riusciva ad essere in testa alla fine del girone, un chiaro segnale a tutte le pretendenti alla vittoria finale che questo Napoli c’è e lotterà fino alla fine per conquistare la vittoria finale. La prima battaglia è stata vinta, ora ce ne saranno di altre altrettanto stimolanti!

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La controproposta di Kramer a Giuntoli: queste le pretese economiche

La Gazzetta dello Sport scrive: “Se l’operazione Herrera dovesse complicarsi, allora Giuntoli avrebbe già in mano l’eventuale alternativa: Cristoph Kramer, 24 anni, centrocampista del Bayer Leverkusen, nel mirino azzurro anche quando il ruolo di d.s. apparteneva a Riccardo Bigon. Tra Giuntoli e il club tedesco ci sono già stati dei contatti, ma il giocatore ha già fatto sapere che vuole guadagnare due milioni a stagione, rispetto agli 1,5 milioni di euro che intasca dal Leverkusen. Una differenza sostanziosa, che Giuntoli proverà a limare nel momento in cui dovesse saltare la discussione con il Porto per Herrera”.

Cannavaro: “Tornare? Non sarei mai voluto andare via”

Paolo Cannavaro, difensore del Sassuolo, ha parlato durante Tiki Taka su Italia 1:”Il Napoli sa mettere in difficoltà chiunque e i 41 punti sono tutti meritati così come quella posizione e il titolo di campioni d’inverno”.  Festeggiamenti dei tifosi? “Meglio questo che altro”. Tornare al Napoli? “Non sarei mai voluto andare via più che altro, purtroppo è andata così”.Scudetto? “Il Napoli ha qualcosa in più nel gioco rispetto alle altre. Sono partiti male, ma si sono resi conto subito che quel modulo penalizzava tanti giocatori”.

Voglia di studiare, saltagli addosso

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finta occupazione

 

Castellammare di Stabia.  Sfumato, questa mattina, il tentativo di occupare il Liceo Scientifico Severi. Da giorni alcuni rappresentanti di istituto stavano cercando di portare avanti questa forma di protesta, nata senza un motivo ben preciso. Il presunto motivo era “appigliarsi” al decreto “La Buona Scuola” del Governo Renzi. 

 

Un po’ troppo tardi, considerata che la riforma  è stato approvata nel 2015. Già è stata superata e non di poco.  L’istituto superiore è uno dei più grandi della città, conta quasi 1600 studenti e non tutti la pensano allo stesso modo.  Non molti hanno intenzione di occupare l’edificio, infatti le classi quinte, che affronteranno la maturità, non sono assolutamente favorevoli e  questa mattina hanno preferito svolgere regolarmente le lezioni. Solo una parte minoritaria vorrebbe occupare. L’altra preferisce un compromesso con la preside la quale vuole proporre una sorta di autogestione seppur non continua. Solo duecento circa  i ragazzi che sono restati fermi ai cancelli senza entrare. Successivamente si sono recati in auditorium ove hanno avuto un lungo confronto con il DS Marcella Sannoner ad essi si sono aggiunte anche altre classi. 

 

“ Posso sapere le motivazioni di questo, abbiate pazienza io non ho capito il perché state facendo questo. Che volete? Io ho fatto una proposta mi dite “no”, “si” , perché no, perché si e che cosa volete fare e cosa volete.  Perchè io non l’ho capito.”

 

Queste alcune parole della Preside che cercava di comprendere le intenzioni degli studenti. Auditorium pieno e animi surriscaldati che hanno portato anche  alle dimissioni della Rappresentante Clotilde Di Maio (almeno a voce ndr). ”Preside io mi dimetto dal ruolo di rappresentante!“, questo è quello che ha esclamato. Stava per scendere dal palco ma è stata fermata dai suoi colleghi.  E’ stata data la parola agli studenti che hanno cercato di esprimere il proprio pensiero. Quelli più sensati preferiscono scendere a patti con la preside, la quale, vista la scuola appena ristrutturata, sta cercando di non far occupare l’edificio. Molti vorrebbero occupare, pur senza un motivo valido. Il dirigente ha proposto di concedere l’assemblee di istituto dalla prima ora, un’ autogestione “dilazionata” (giorni separati ndr), e la non sospensione dei viaggi di istituzione. Tutto il triennio è orientato in tal direzione. Ad alzare la voce e fare confusione sono i ragazzini di prima e seconda con parte delle terze. 

 

Sulla questione, nei giorni precedenti, sono intervenuti anche ex studenti che hanno cercato di dare qualche consiglio su come affrontare la situazione (avranno notato qualche difficoltà ndr).

 

Al Liceo Severi non si è mai occupato. Nella sua storia la struttura è stata “presa” solo tre anni fa. Correva l’anno scolastico 2012/13 e in parlamento si stava discutendo del Disegno di Legge Aprea. In quel frangente molte scuole d’Italia si mobilitarono contro il DDL.  Anche nella Città delle Acque furono occupate le scuole. Il Liceo Severi fu interessato da tale manifestazione dal 23 al 25 Novembre del 2012, sotto la guida dei rappresentanti Francesco Maria Villani, Gennaro de Risi, Bruno Langellotto, Emilio D’Averio e Giovanni Foti. Tanta era la voglia di dire la propria, associandosi alla protesta di rilievo nazionale, visto il motivo importante. Durò pochi giorni ma molti parlano di un  gesto di notevole  importanza storica per la scuola.  Si sono occupate scuole, nella storia d’Italia, per motivi validi. Tante sono state le lotte per i diritti degli studenti che si sono ottenuti con gesti estremi. 

 

Dopo quasi due ore di “chiacchierata” in auditorium, si è trovato il compromesso con il Dirigente: cinque giorni di autogestione dilazionati e tutte le assemblee dalle ore 8.

 

 

Costanzo Federico

 

ESCLUSIVA – La Juve Stabia cerca il colpo in attacco: Tutino nel mirino, ma…

Dopo l’ottimo risultato ottenuto a Foggia, contro gli uomini di De Zerbi, il calciomercato torna ad essere l’ago della bilancia della stagione. C’è tutto un girone di ritorno da giocare per cercare di raggiungere gli obiettivi stagionali. Il ds Logiudice e il presidente Manniello cercano rinforzi da regalare al proprio allenatore.


Tant’è che torna di moda un nome già emerso nelle scorse sessioni di mercato, Gennaro Tutino. L’esterno d’attacco, di proprietà del Napoli, ma in prestito all’Avellino, non ha avuto modo di esprimere il proprio valore in serie B e il ritorno in azzurro è vicino, così come è certo il suo prestito in Lega Pro. Secondo quanto raccolto, in esclusiva, dalla redazione di Vivicentro.it, al ragazzo la pista che porta dritto a Castellammare di Stabia è gradita, ma non sono stati sciolti ancora gli utlimi dubbi, visto che diverse squadre della stessa categoria della Vespe lo cercano con insistenza. 

A lui, comunque, sarebbe gradita la scelta stabiese per la vicinanza con la sua città natale.


a cura di Ciro Novellino

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A Londra arriva la scuola per genitori ENRICA TESIO*

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«Se sei un genitore, hai una sola certezza: come fai, sbagli». Mia madre ha sempre messo le mani avanti, di fronte alle accuse che le hanno rivolto negli anni le sue due agguerritissime figlie femmine. Il premier inglese David Cameron non sembrerebbe della stessa opinione: è di questi giorni la proposta di creare corsi tenuti da tutor professionisti che insegnino ai neo-padri e alle neo-madri inglesi a crescere al meglio la propria prole. Insomma, parafrasando mia madre, se sei un genitore come fai sbagli, ma se sei un genitore inglese puoi imparare a sbagliare di meno.  

E allora mi immagino un sussidiario della poppata, un abbecedario del bagnetto, un dizionario dei vagiti, un bignami della nanna. Basta nonne che ti consigliano «ai miei tempi i bambini dormivano a pancia in giù» e puericultori che ti rimbrottano «no, i neonati devono sempre stare sdraiati sulla schiena», mentre tu giri e rigiri il piccoletto come un bacarozzo kafkiano. Basta passanti che sbirciano nella carrozzina e suggeriscono di coprire la povera creatura che ha sicuramente freddo, d’altronde non ci sono più le estati di una volta e lo spiffero è sempre lì, pronto a colpire. Da oggi anche il padre koala che passeggia col figlio nel marsupio potrà rispondere agli sguardi torvi delle vecchiette, brandendo il suo 30 e lode in «teorie e tecniche della fascia porta bebé». 

E in Italia? In Italia cerchiamo faticosamente di emanciparci, ma la nostra istruzione in fatto di bambini è molto legata al passato. Conosco madri in grado di tenere un master di retorica tradizionale, fondato sul principio della ripetizione e sulla cifra stilistica del paradosso. Nel corso si insegnano formule come «non mettere le scarpe nuove, che le sporchi», «lavati bene le mani, che mi macchi gli asciugamani», «corri piano, che sudi», «mangia tutto, che in Africa i bambini muoiono di fame», «non si beve l’acqua dopo la banana. Non si beve l’acqua dopo il gelato. Non si beve l’acqua dopo il cioccolato. Insomma non si beve!». Però guai a non fare la pipì ogni ora altrimenti ti esplode la vescica. 

Io ho preso lezione di marketing di banana nera direttamente da mio nonno, specializzato nell’acquisto di frutta brutta, ma buona. Mele bacate e quindi genuine, banane marcescenti e quindi dolcissime, ciliegie con il verme e quindi più nutrienti. Mentre la nonna era maestra in tecniche di sveglia molesta applicata la domenica mattina con passaggio dell’aspirapolvere. Dopo aver risucchiato tende e peli di gatto con tutto il gatto attaccato ai peli, facendo un fracasso del diavolo, è fondamentale che il genitore si rivolga al figlio ormai desto e arrabbiato, con un innocente «oh, scusa, ti ho mica svegliato?».  

Come scordare poi i frequentatissimi workshop di moda e design intitolati «il lungo inverno del paraorecchie» e «come infilare quattro maglioni sotto il grembiule blu delle elementari, trasformando mio figlio in un palombaro nello scafandro»? 

Sono madre da cinque anni, la mia istruzione è ancora elementare, anzi materna, e forse mi farebbero comodo un po’ di ripetizioni come suggerisce Cameron. Però da autodidatta mi viene da dire che il mestiere di genitori non è il più difficile del mondo, semplicemente perché non è un mestiere. E forse, ma dico forse, i figli non sono un progetto educativo, ma una vicenda della vita, imprevedibile e irresistibile. Impari a cambiare i pannolini e i pannolini sono già da archiviare, impari a decifrare il pianto e il bimbo già parla, impari le regole del gioco, appena in tempo per vedertele cambiare sotto il naso.  

E allora non è il problema di quale voce ascoltare, se quella dell’istinto o del tutor autorevole, dei nonni esperti o delle tate modello. Perché non ci sono corsi che tengano, a imparare a fare i genitori te lo insegnano solo i figli.  

*Copywriter e scrittrice torinese, dal 2013 cura il seguitissimo blog «Tiasmo»  / lastampa