Il punto sulla giornata (politica) di ieri: “Mala tempora….”

I quotidiani, anche oggi, analizzano la giornata politica di ieri mettendo in evidenza che premia...

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I quotidiani, anche oggi, analizzano la giornata politica di ieri mettendo in evidenza che premia Salvini e punisce Di Maio che ora è alle prese anche con i malumori interni, cosa che ciascuno analizza a modo suo come anche, a modo loro, analizzano e riportano le parole di Salvini.

Questi i titoli odierni dei primari quotidiani nazionali:

  • Il Corriere della Sera: “Salvini apre subito due fonti” Pressing sulla flat tax, attacco all’Europa.
  • La Repubblica: “E ora Salvini da i 30 giorni a Di Maio”
  • Il Fatto Quotidiano: “Per i 5 Stelle una strada obbligata, l’opposizione”
  • La Verità: “Di Maio si arrende all’evidenza. La Sinistra invece non ce la fa”
  • Il Manifesto: “Rinviati a giudizio”
  • Libero: I grillini delusi se la prendono con il capo espiatorio “Licenziano Di Maio”
  • Il Giornale: “Salvini è già Premier”

che danno il senso ed il peso del quanto è accaduto ieri per cui è da essi che partiamo per la nostra analisi provando a giungere, anche noi, ad una nostra summa finale che dia il senso del quanto accaduto e del quanto ci aspetta.

Anzitutto annotiamo la netta smentita che il leader leghista da al quotidiano «la Repubblica» che oggi, in prima pagina, ha titolato «E ora Salvini dà i 30 giorni a Di Maio». dai microfoni di Rtl 102.5:

«No, nessun ultimatum. Chi sono io per dare un ultimatum»

ma intanto si vede che gongola e che sta preparando una, anzi: diverse, delle sue sia in casa Italia che in Europa, e lo si comprende già al solo osservare il suo porsi, apertamente, già con piglio da Premier per cui, magari non avrà dato i 30 giorni a Di Maio, ma solo perché sa già che Di Maio se li sta dando da solo incalzato anche dai malumori interni.

In casa 5 Stelle, infatti, dopo la sconfitta alle Europee, il malumore non manca di serpeggiare fra le fila nelle quali c’è chi parla di uno ‘shock’, chi addirittura di una Waterloo e c’è anche chi non si aspettava un risultato buono, dicono ora, ma non così tanto deludente.

A quanto si apprende, c’è un fronte dello scontento che arriva da tutte le parti e che punta il dito anche sulle scelte della comunicazione che, al netto di alcuni cambiamenti recenti durante la campagna elettorale, hanno circondato il capo politico: Luigi Di Maio, è il ragionamento, non può decidere soltanto insieme a pochi. E non è stata apprezzata nemmeno la risposta che ieri sera, pressato all’uscita dalla riunione, ha dato al giormalista de La 7: «nessuno ha chiesto le mie dimissioni».

Insomma, la linea che sembra venir fuori dice che bisogna riflettere ed allargare il campo di coloro che ragionano sulle strategie del Movimento senza creare, di fatto, una spaccatura fra gli eletti al secondo mandato e le new entry, fra le quali ci sono molte competenze.

Il malumore appare così allargarsi anche ad alcuni sottosegretari del governo Conte, di area M5s, che non avrebbero valorizzato abbastanza i territori. E non solo, c’è anche chi, con la gestione d’Aula – in cui spesso non è chiaro come orientarsi sui diversi provvedimenti, viene riferito – critica la composizione delle liste perché non hanno valorizzato abbastanza chi ha lavorato bene in Ue.

Responsabilità di M5s per il risultato alle europee come prova a far passare, sempre ieri sera, il redivivo Dibba?

“Si parla di ‘responsabilità’ quando si gioca tutti insieme, ma se uno gioca da solo…”, è la risposta.

“Mala tempora currunt” quindi, in casa 5 Stelle, ma anche in Italia, per cui, ancora una volta, sarà utile completare l’antica frase che termina con un poco consolante: “sed peiora parantur” (“corrono brutti tempi ma se ne preparano di peggiori”).

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