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n talento cristallino, abituato a palcoscenici ben più prestigiosi, che scelse Castellammare di Stabia e la Juve Stabia, entrando per sempre nel cuore di una tifoseria intera. Gaetano Musella, per tutti “Nino”, non è stato solo un calciatore per le Vespe, ma un vero e proprio quadro d’autore, una pennellata di pura classe che ancora oggi illumina le gradinate dello Stadio Romeo Menti. Il suo ricordo, vivo e pulsante, è stato celebrato ancora una volta lo scorso 7 giugno, con il settimo memorial a suo nome, a testimonianza di un legame che il tempo non può scalfire.
Arrivato a Castellammare nei primi anni ’90, Musella ci mise pochissimo a incantare il pubblico del Menti. Per un giocatore con la sua tecnica, la sua visione di gioco e il suo passato in categorie superiori, conquistare la piazza fu un’impresa naturale. Il suo tocco di palla era pura fantasia, quasi danzasse sul terreno di gioco con la leggerezza e l’imprevedibilità di un “Sudamericano”. Assist geniali, giocate d’alta scuola e gol mai banali divennero presto il suo inconfondibile marchio di fabbrica. E poi c’erano le sue punizioni: arcobaleni perfetti che si insaccavano beffardi alle spalle dei portieri avversari, mandando in visibilio un’intera generazione di tifosi.
Soprannominato il “Dieci Magico” Musella rappresentava l’essenza del calcio che fa sognare. Era un artista del pallone capace con una giocata di cambiare il volto di una partita e di accendere l’entusiasmo degli spalti. Ma “Nino” non era solo questo. Dietro il calciatore straordinario si celava una persona amata da tutti: dai tifosi che lo veneravano, dalla critica che ne esaltava le gesta e, soprattutto, dai suoi compagni di squadra che ne apprezzavano le immense doti umane ancor prima di quelle calcistiche. Era un capitano vero, un leader silenzioso, che parlava con i piedi e con l’esempio.
La sua prematura scomparsa ha lasciato un vuoto incolmabile, ma il suo ricordo a Castellammare di Stabia è più vivo che mai. Le sue prodezze, la sua classe innata e la sua fantasia lo hanno consacrato come uno dei calciatori più forti e rappresentativi della storia gialloblù. Mentre nomi come Roberto Amodio detengono il record di presenze e talenti più recenti come Andrea Adorante hanno infiammato la piazza con i loro gol, la figura di Musella si colloca su un piano diverso, quasi mitologico.
Il suo impatto non si misura solo in statistiche ma nell’emozione che sapeva generare e nel legame viscerale creato con la gente di Castellammare. Era il simbolo di un calcio romantico e spettacolare, un “quadro” prezioso che la città custodisce gelosamente. Il settimo memorial a lui dedicato è la conferma che certe storie, certi amori, non finiscono. E il nome di Gaetano Musella continuerà a riecheggiare per sempre al Menti, come il più bel coro, come la più magica delle giocate.