Monza-Napoli è stata una partita emblematica del momento degli azzurri.Tanta incertezza, tanta indecisione e tanto fumo.
Il tutto, però, svanisce grazie alla parola che tanto caratterizza questo gruppo squadra: la grinta.Nonostante un calendario sulla carta agevole, è ben risaputo che in Serie A non esistono partite facili e, quella disputatasi ieri, ne è stata la dimostrazione.
Il Napoli ha vinto ieri all’U-Power Stadium di misura, grazie all’intervento del campione, l’episodio del giocatore che, più di tutti, ha alzato il livello di questa rosa.Il colpo di testa di Scott McTominay (alla terza rete segnata nelle ultime due) al 72′ ad anticipare l’uscita alta di Turati è risultato decisivo.
Vittoria di misura, figlia di una gara molto ostica e molto complicata, in cui è sembrato tutto molto confuso.Ebbene, confusione è la parola chiave che aleggia in questo momento nell’ambiente azzurro.
Le parole della vigilia di mister Conte hanno scatenato titubanza mista a preoccupazione in casa partenopea. “Qui certe cose non si possono fare”, aveva dichiarato il mister venerdì in conferenza stampa, con uno spettro di rabbia mista a delusione che si palesava nell’aria.Molto probabilmente il momento è stato tutt’altro che perfetto: pronunciare parole di incertezza (con tono quasi accusatorio) in un momento così delicato della stagione, in piena lotta scudetto, è parso come un segnale demoralizzante.
Questo status mentale pare essersi riversato anche sul terreno di gioco: il Monza, virtualmente retrocesso in Serie B, ha impensierito e non poco i ragazzi di Antonio Conte.Linee di pressing molto avanzate, compattezza sul terreno di gioco hanno permesso ai ragazzi di Nesta di neutralizzare gli ospiti.
Altro punto a favore dei brianzoli, la mancanza di idee del Napoli.Palleggio molle, poca spinta offensiva e mancanza di quell’inventiva che tanto caratterizza lo spirito napoletano: basti pensare a quei giocatori fantasiosi come Insigne, Mertens, Kvaratskhelia e arrivando al solo elemento della rosa capace di cercare la giocata “per i fotografi”: David Neres.
L’assenza del brasiliano ha inciso e non poco sulla prestazione dei partenopei.Ma non tanto per l’impossibile utilizzo del brasiliano, quanto più per le scelte adottate per sostituirlo.
La rosa vanta giocatori interessanti dal punto di vista tecnico quali Raspadori e l’acquisto invernale Okafor (fantasma misterioso dalle parti di Castel Volturno).Dunque, qual è stata la ragione di schierare Leonardo Spinazzola, reduce da un infortunio, in un ruolo del tutto insolito e con scarsi risultati?
Le scelte dell’allenatore sono certamente motivate, sebbene l’ingresso in campo dell’ex Sassuolo abbia rappresentato il punto di svolta della partita del Napoli.E, infatti, il corposo pubblico azzurro presente in trasferta ha continuamente invocato i cambi, stuzzicando anche i nervi di Conte.
N
on solo critiche, ovviamente.Da una vittoria si possono sempre estrapolare vari aspetti positivi.
Il primo riguarda Rafa Marin: emozionato e magari leggermente spregiudicato, ma rivelatosi solido in retroguardia (nonostante l’avversario non fosse letale in termini offensivi) e soprattutto una piacevole scoperta in impostazione.Altro elogio, come accennato nel paragrafo precedente, è l’impatto di Giacomo Raspadori: sotto la gestione dell’allenatore salentino dà il massimo di sé, riuscendo ad accendersi in vari frangenti e svariando sulla trequarti avversaria alla ricerca dello spazio giusto per pungere gli avversari.
Tirando le somme, la paura è che qualcosa nel perfetto meccanismo azzurro si sia inceppato: alle parole di Conte si è risposto con rabbia e delusione, visto anche il mercato importante concluso da De Laurentiis e da Manna.Malgrado questo alone di incertezza sul futuro, però, bisogna rivedere le priorità: è il momento del tutto per tutto, hic et nunc (qui ed ora).
Il Napoli ha agganciato l’Inter in classifica (in attesa di risultati favorevoli da Bologna quest’oggi) e non si può staccare la spina adesso, a 5 punti dalla fine.
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