Strage di Capaci. Ardita: basta celebrazioni ipocrite

Nel 28esimo anniversario della strage di Capaci, Sebastiano Ardita, consigliere del Csm, dice: basta celebrazioni...

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Nel 28esimo anniversario della strage di Capaci, Sebastiano Ardita, consigliere del Csm, dice: basta celebrazioni ipocrite.

Ricorre il 23 maggio, il 28esimo anniversario della strage di Capaci.

Era il 23 maggio 1992 quando alle 17 e 56, all’altezza del paese siciliano di Capaci, cinquecento chili di tritolo fanno saltare in aria l’auto su cui viaggia il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre uomini della scorta, Antonio Montinaro, Rocco Di Cillo e Vito Schifani.

Sebastiano Ardita, consigliere del Csm eletto da Autonomia e Indipendenza, la corrente creata con Piercamillo Davigo dopo la scissine di Magistratura Indipendente, ed ex procuratore aggiunto di Messina e Catania, ex dirigente del Dipartimento autonomia penitenziaria, mercoledì, nel suo intervento a Palazzo dei Marescialli, al plenum del CSM in ricordo della morte del Magistrato Giovanni Falcone, ha detto delle parole che forse si aspettava in molti di sentire da anni.

Dobbiamo essere coerenti e non ipocriti ricordando Falcone. Quella di Giovanni Falcone fu una storia di solitudine, di sconfitte, di tradimenti subiti dentro e fuori la Magistratura. Dovette difendersi dal Csm. Venne isolato, calunniato, accusato di costruire teoremi, mentre svelava i rapporti tra cosa nostra ed il potere. Gli venne contestato protagonismo, presenza sui media, di collaborare col governo, non fu eletto al Csm. Subì le stesse critiche che oggi si contestano ai magistrati più esposti” ha ricordato il consigliere del Csm Sebastiano Ardita.

Dovremmo fare in modo che, se rinascesse, Falcone non si ritrovasse in quelle stesse condizioni. Ma ho motivo di temere che oggi, con la gerarchia del nuovo ordinamento, Falcone non potrebbe neppure essere quello che è stato. Questo dobbiamo dire e fare, se vogliamo rimanere distanti dall’ipocrisia di certe commemorazioni ufficiali, alle quali oramai alcuni di noi preferiscono non andare piùha concluso il Magistrato Sebastiano Ardita.

Da queste pagine, in un articolo di due anni addietro, si era raccontato qualcosa di analogo a quanto detto dal dr Ardita “ 23 Maggio 2018 Il Magistrato dr. Giovanni Falcone  … Ricordiamo la vita del Magistrato dr. Giovanni Falcone poiché lui è sempre vivo nelle nostre menti. Le parti sottolineate sono eloquenti di quanto dovette, dovettero combattere anche contro le Istituzioni”.

Di quell’articolo riportiamo qui di seguito l’eloquente ultimo paragrafo, assonante con le parole del consigliere del Csm Ardita.

<<Fernanda CONTRI, già componente del C.S.M. il 15 dicembre 2016 “… ho molta fatica a venire al Consiglio Superiore perché i quattro anni di vita che io ho passato al Consiglio Superiore sono stati i più brutti anni della mia vita. È la verità, era la consiliatura 1986-1990, pensate al caso Falcone, Borsellino. Sono stati per me strazianti e ancora adesso quando passo, perché sono venuta a Roma per altri quindici anni poi, ma quando passo da Piazza Indipendenza dico all’autista “Vada via” perché ho paura di essere risucchiata dentro. Ovviamente il problema era la mafia, era Giovanni Falcone, era Paolo Borsellino. Voglio ricordare una cosa in positivo, in una notte famosa nello studio del Vice Presidente del C.S.M., quando alcuni suoi colleghi tentarono di mandarlo sotto processo disciplinare, con Elena Paciotti riuscimmo a ottenere una mediazione che non arrivasse a quel punto …”.>>.

Nell’immagine di copertina i momenti dopo la strage di quel 23 maggio 1992.

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