Parigi: Notre Dame brucia (VIDEO)

Con sgomento abbiamo visto le immagini di questo immane rogo che divora la cattedrale parigina di...

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Con sgomento abbiamo visto le immagini di questo immane rogo che divora la cattedrale parigina di Notre Dame. I pompieri con alacrità ed abnegazione lanciano provvidenziali getti d’acqua per spegnere le vampe e per raffreddare le strutture murarie, mentre i fedeli, sgomenti ed attoniti, pregano silenziosamente. Altri intonano inni religiosi che suonano come una ulteriore preghiera a Domineddio, di far placare le furie del fuoco devastatore.
La cattedrale parigina, dal punto di vista artistico non è certo la più bella chiesa gotica di Francia. Ci sono gioielli coma Chartres, Amiens, Reims che sono di gran lunga più omogenee stilisticamente, nel loro purissimo gotico ascensionale. Quella di Parigi, sia in facciata che all’interno, mostra un gotico non ancora del tutto compiuto e maturo. Tuttavia essa è la chiesa di Parigi, dove sono sedimentati otto secoli di storia patria, legati alle vicissitudini della monarchia e della città.
A noi italiani sembra strano che lo stato francese con una legge del 1905 abbia confiscato le chiese ed i beni ecclesiastici alla Chiesa, per avocarli a sé stesso, per poi trascurarli con incuria. Con l’idea che noi abbiamo  dell’efficienza dell’apparato amministrativo statale d’Oltralpe, ci saremmo aspettati che la gestione e la manutenzione di cotanto patrimonio artistico-culturale fosse stato più diligente ed esemplare.
Ed invece così pare non sia stato. Le cronache riferiscono di chiese chiuse ed abbandonate, di furti (quasi 900 denunciati nel passato 2018), di incendi (Nantes nel 2012 e lo scorso anno Saint-Sulpice), di strutture architettoniche in degrado, di cornicioni e decori vari che cadono letteralmente a pezzi.
È con rammarico che prendiamo atto di questo stato di trasandatezza e con delusione verso i nostri cugini francesi, che credevamo amministratori più solerti. Tutti abbiamo ammirato lo spirito di laicità perseguito ed esibito dalla Repubblica francese, ma che si arrivasse a tanto, veramente ci meraviglia. In questa tragica circostanza del rogo parigino, apprendiamo che anche Notre Dame cadeva letteralmente a piccoli pezzi e che tutti i cornicioni, gli archi rampanti, i doccioni lasciavano cadere al suolo piccoli e grandi frammenti. Che attualmente si trovavano tutti accatastati in un deposito presso l’abside della chiesa in attesa di tempi migliori. Adesso, intanto, si era messo mani alle statue degli apostoli e degli evangelisti e per questo si era creata l’imponente impalcatura.
Statue fortunatamente già rimosse, ma tetto della cattedrale andato in fumo. Nella speranza che le volte di pietre secolari reggano a cotanto stress termico.
Il monumento è famosissimo nel mondo, sia per la fama della città lumière sia per la sua romantica impaginazione nel verde dell’Ile de France. E per la storia che essa racchiude a stratificazione secolare. I re di Francia, per lunga tradizione venivano incoronati a Reims ma Napoleone scelse Notre Dame a Parigi per la sua di incoronazione imperiale. E per l’occasione invitò, nientemeno, anche il papa. Che era Pio VII, il mite Barnaba Chiaramonti da Cesena, il quale si credeva di dover fare se non il protagonista almeno il comprimario della cerimonia di incoronazione, imponendo la corona sul capo del Bonaparte. Ma costui, da  quel buon mariuolo qual’era, afferrò la corona e se la pose in capo, pronunciando la famosissima frase: Dio me l’ha data e guai a chi me la tocca. Lasciando l’ammutolito pontefice con un palmo di naso. Conosciamo tutti il drammatico e malinconico epilogo della sua folgorante vita.
Notre Dame è tutte queste cose insieme: scrigno d’arte e palinsesto di storia, simbolo di una Parigi romantica e ricordo struggente di un idilliaco contesto fatto di luce, di alberi verdi, di cielo azzurro che si specchia nel vicino fiume che con i suoi due rami abbraccia letteralmente la chiesa, quasi a proteggerla. Anche se stavolta non ci è riuscito a proteggerla. Però ha contribuito a salvarla offrendo generosamente le sue acque per placare le ire del dio del fuoco.
I giudici sono all’opera per scoprire le cause di questo immane disastro. L’auspicio è che tanto scempio non sia frutto di odio, ma pura casualità. Che forse si poteva evitare, se le cure verso il patrimonio artistico religioso fossero state più accurate.
Le autorità francesi promettono che il tempio sarà ricostruito e restaurato adeguatamente.
Non lo dubitiamo. Ma speriamo che cambi anche il loro atteggiamento verso la tutela e la giusta conservazione verso un sì cospicuo patrimonio, di arte, cultura e spiritualità rappresentato dai beni ecclesiastici, che nel bene e nel male, rappresentano comunque la storia di un popolo.

Carmelo TOSCANO

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