Thuram: “Razzismo? A breve non se ne parlerà più. Chiuderei tutti gli stadi”

“Dirigenti e tifosi non considerano gravi questi episodi” Lilian Thuram, ex difensore di Parma e...

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“Dirigenti e tifosi non considerano gravi questi episodi”

Lilian Thuram, ex difensore di Parma e Juventus, ha rilasciato un’intervista ai microfoni del Corriere dello Sport per parlare dell’ultimo caso di razzismo che ha colpito Kalidou Koulibaly durante il match dello scorso 26 dicembre tra Inter e Napoli.

Ecco le sue parole:
Koulibaly, Muntari, Boateng, Eto’o, Zoro, Omolade: la lista dei giocatori vittime del razzismo in Italia si allunga.
“Un caso per me è già troppo, ma se questi episodi aumentano e soprattutto si ripetono a distanza di anni, vuol dire che i dirigenti e i tifosi italiani non li considerano molto gravi. Se pensassero che sono gravissimi, farebbero di tutto affinché non accadessero di nuovo e invece ci sono tante persone che negli stadi se ne fregano dei buu razzisti e di altri cori altrettanto sgradevoli”.

San Siro dopo i buu a Koulibaly è stato squalificato per le prossime due gare dell’Inter, ma il ministro dell’Interno Salvini non ritiene giusto chiudere un intero stadio. Lei da che parte sta?
“Sarà perché sono una persona nera o… marrone scuro, se preferite, ma mi sono stancato di questi dibattiti. In presenza di episodi del genere, io chiuderei tutti gli stadi della Serie A per un week end. Non solo quello dell’Inter. Se gli sportivi italiani fossero costretti a stare un sabato e una domenica senza partite sarebbero obbligati a riflettere, a capire quanto sia ingiusto che un persona venga aggredita sul campo per il colore della sua pelle. Se ci fosse un bianco in un campionato con tutte formazioni composte da neri non succederebbe”.

Perché ne è convinto?
“Perché i calciatori neri reagirebbero nei confronti dei tifosi, li zittirebbero e si inc… con loro. Lo farebbero non perché sono più bravi o più buoni, ma perché quando sei nero impari in fretta cosa vuol dire essere aggredito o discriminato. E se vedi che un’altra persona è vittima della stessa cosa, ti ribelli, ti viene automatico di difenderla”.

Sta dicendo che non c’è abbastanza solidarietà da parte dei giocatori bianchi nei confronti dei neri?
“Non è una mia idea, ma la realtà. E sapete perché i bianchi non si ribellano? Perché non considerano troppo gravi questi buu. Se non hai mai provato certe cose sulla tua pelle, non puoi capire quanto sia terribile subirle”.

Che messaggio vuole inviare a Koulibaly, l’ultimo in ordine di tempo a essere vittima dei razzisti?
“Il messaggio non è per Koulibaly, ma per le persone che leggono questa intervista e per quelli che vanno negli stadi a fare buu ai calciatori di colore. Guardatevi in faccia e chiedetevi perché accettate o fate queste cose. Se la situazione non cambia è perché tanti di voi non vogliono che succeda, perché ve ne fregate. Forse pensate di essere meglio dei neri, ma non è così”.

In Italia il problema razzismo è più grave che in altre nazioni europee?
“E’ sbagliato fare classifiche perché ogni Paese ha le sue problematiche. Ogni classe dirigente dovrebbe scattare una fotografia della propria nazione e intervenire. A me sembra impossibile che a inizio 2019 così tanta gente pensi che i buu siano una cosa di scarsa importanza, che questa cosa sia accettata in uno stadio di calcio. Dopo quello che è successo a Koulibaly quante persone hanno preso la parola dicendo che bisogna trovare una soluzione, anche a costo di fermare il campionato? Nessuno. Davvero incredibile… Magari adesso tanti si agitano, ma tra 15 giorni penseranno ad altro e si saranno già dimenticati dei buu a Koulibaly e agli altri calciatori neri che lo hanno preceduto”.

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