L’ergastolo ostativo è incostituzionale. La Giurisprudenza apre a mafia e terrorismo

Via libera ai permessi premio per mafia e terrorismo. Lo ha deciso la Consulta dopo...

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Via libera ai permessi premio per mafia e terrorismo. Lo ha deciso la Consulta dopo che la Cedu aveva già bocciato l’ergastolo ostativo.

L’ergastolo ostativo è incostituzionale. Via libera ai permessi premio per i mafiosi e terroristi. Lo ha stabilito la Corte Costituzionale, dopo che la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU un organo giurisdizionale internazionale, istituita nel 1959 dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali del 1950, per assicurarne l’applicazione e il rispetto. Vi aderiscono quindi tutti i 47 membri del Consiglio d’Europa) lo aveva già bocciato la settimana scorsa. La Corte costituzionale ha ritenuto incostituzionale il cosiddetto ergastolo ostativo, il regime carcerario durissimo destinato a mafiosi e terroristi: secondo i giudici la mancata collaborazione con la giustizia non può impedire la concessione di permessi ai detenuti condannati al carcere a vita, purché ci siano elementi che escludono collegamenti con la criminalità organizzata. La sentenza della Consulta arriva a pochi giorni di distanza dalla decisione della Corte europea dei diritti dell’uomo, che aveva definito l’ergastolo ostativo contrario a diritti umani.

<<In attesa del deposito della sentenza, l’Ufficio stampa della Corte fa sapere che a conclusione della discussione le questioni sono state accolte nei seguenti termini. La Corte ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’articolo 4 bis, comma 1, dell’Ordinamento penitenziario nella parte in cui non prevede la concessione di permessi premio in assenza di collaborazione con la giustizia, anche se sono stati acquisiti elementi tali da escludere sia l’attualità della partecipazione all’associazione criminale sia, più in generale, il pericolo del ripristino di collegamenti con la criminalità organizzata. Sempre che, ovviamente, il condannato abbia dato piena prova di partecipazione al percorso rieducativo. In questo caso, la Corte – pronunciandosi nei limiti della richiesta dei giudici rimettenti – ha quindi sottratto la concessione del solo permesso premio alla generale applicazione del meccanismo “ostativo” (secondo cui i condannati per i reati previsti dall’articolo 4 bis che dopo la condanna non collaborano con la giustizia non possono accedere ai benefici previsti dall’Ordinamento penitenziario per la generalità dei detenuti). In virtù della pronuncia della Corte, la presunzione di “pericolosità sociale” del detenuto non collaborante non è più assoluta ma diventa relativa e quindi può essere superata dal magistrato di sorveglianza, la cui valutazione caso per caso deve basarsi sulle relazioni del Carcere nonché sulle informazioni e i pareri di varie autorità, dalla Procura antimafia o antiterrorismo al competente Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica>>

Ci si era occupati in precedenza dell’ergastolo ostativo “13 Luglio 2018 La Commissione Giustizia del Senato conferma l’ergastolo ostativo” e “24 Febbraio 2019 Perché il nemico da abbattere per il decennale sistema sono solo i 5stelle ? Il terrore del reato ostativo”.

L’ergastolo ostativo è quello disciplinato dall’articolo 4 bis dell’ordinamento penitenziario e prevede che i benefici carcerari possano “essere concessi anche se la collaborazione che viene offerta risulti oggettivamente irrilevante purché siano stati acquisiti elementi tali da escludere in maniera certa l’attualità dei collegamenti con la criminalità organizzata”. Insomma: basta manifestare l’intenzione di cambiare vita per ottenere permessi premio, anche senza fornire informazioni inedite o utili alle indagini. A questa forma di ergastolo duro sono sottoposti poco più di 900 detenuti: sono soprattutto mafiosi e terroristi.

L’ergastolo ostativo, come ha ricordato il relatore della sentenza, il Giudice costituzionale Nicolò Zanon, venne introdotto all’indomani della strage di Capaci in cui il 23 maggio 1992, nei pressi di Capaci territorio del Comune di Isola delle Femmine in provincia di Palermo, furono uccisi il Magistrato antimafia Giovanni Falcone, facendo esplodere un tratto dell’autostrada A29, alle ore 17:57 mentre vi transitava sopra il corteo della scorta con a bordo il Giudice, la moglie Francesca Morvillo anche lei Magistrato e gli agenti di Polizia, sistemati in tre Fiat Croma blindate: Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Vi furono 23 feriti, fra i quali gli agenti Paolo Capuzza, Angelo Corbo, Gaspare Cervello e l’autista giudiziario Giuseppe Costanza).

“La richiesta di usufruire del permesso premio viene rigettata con la motivazione che così facendo si negherebbe la condizione di pericolosità sociale, per i legami intrattenuti con la sua associazione mafiosa, dall’ergastolano che non collabora con la giustizia – ha spiegato il Giudice costituzionale Zanon e relatore della sentenza – Chi si oppone alla normativa obietta invece che la mancata collaborazione non presuppone di per sé il mantenimento del legame con il clan, in quanto potrebbe derivare da altri fattori, come la paura per la sua incolumità o per quella dei suoi familiari oppure la volontà di non accusare membri della propria famiglia”.

“Sulla materia si è appena pronunciata la Corte europea dei diritti dell’uomo che ha imposto all’Italia di modificare la legge sull’ergastolo ostativo perché è un “trattamento inumano e degradante” ha continuato.

“Noi ci occupiamo di casi concreti, a differenza della Corte europea”, ha aggiunto Zanon.

Nel caso della pronuncia della Cedu di Strasburgo, il ricorso verteva sulla mancata concessione della liberazione condizionale. Stavolta i ricorsi alla base della pronuncia della Corte Costituzionale vertono sulla mancata concessione di permessi premio a due ergastolani “ostativi” che non collaborano.

“Non si demolisca una norma che ha sempre funzionato nella lotta alla mafia e al terrorismo e che “costituisce un incentivo alla collaborazione” è l’appello lanciato dall’Avvocatura dello Stato alla Consulta.

Se la norma che impedisce la concessione dei permessi premio venisse cancellata “l’incentivo a collaborare verrebbe diminuito”, hanno sostenuto i due legali, invitando a “non dimenticare le vittime” di reati così gravi, hanno detto i due legali Marco Corsini e Maurizio Greco. “Qui abbiamo davanti due scenari, a seconda se prendiamo o meno in considerazione la recente decisione della Corte Ue contro l’ergastolo ostativo in Italia – spiega Corsini – Finora, la Corte Costituzionale ha sempre salvato la norma sull’ergastolo, tranne ben circoscritte eccezioni. La previsione del carcere duro per reati gravissimi come l’associazione mafiosa o il terrorismo deve appartenere alla discrezionalità del legislatore, che ne valuta anche il grado di allarme sociale. La stessa funzione rieducativa della pena prevista dalla Costituzione non è un dogma giuridico ma concorre con altre finalità della condanna al carcere, come la deterrenza e la difesa della comunità”.

L’opinione.

La mente umana, individuale e collettiva, di solito replica sempre gli analoghi percorsi e anche i cosiddetti errori. Prima della seconda guerra mondiale si era persino dato credito e fiducia ad Hitler. Ora diamo aspettativa e considerazione a mafiosi e terroristi. Siamo rimasti culturalmente a quando il sole girava intorno alla Terra. Non riusciamo ad accettare che prima di essere umani siamo una complessa “scimmia”, intelligente per carità, ma pur sempre un primate. Farebbero bene molti blasonati, a cominciare da loro stessi, a guardarsi dentro e poi anche chiedere alla scienza moderna chi siamo e come si comportano i nostri cugini antropomorfi quando controllano il loro territorio e maggiormente allorché lo vogliono allargare. Non siamo molto dissimili noi cosiddetti umani. Altro che immagine e somiglianza. Altro che libero arbitrio. Dimenticare, omettere o peggio, rimuovere che siamo innanzitutto degli animali (onnivori e tra i più feroci, seppure singolari) apre solo le porte alla violenza, prevaricazione e caos sociale, ovverosia lacrime e sangue. Ma forse la confusione nonché l’incertezza civile e sociale sono ciò che vuole certo trasversale sistema, anche aprendo a mafia e terrorismo, così accrescendo il rispettivo terreno potere discrezionale su tutto e tutti. D’altra parte diversamente non saremmo quello che siamo: primati.

Nell’immagine di copertina il Palazzo della Consulta (detto anche la Consulta), un edificio romano in piazza del Quirinale, 41, in cui dal 1955 ha sede la Corte Costituzionale della Repubblica Italiana.

Adduso Sebastiano

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