LA VERITE’ di Kore-Eda: TRA MAGIA E BUGIA (Critica e Trailer, Patricia Santarossa)

La 76a Mostra del Cinema apre con il film di Kore-Eda La véritè, con protagoniste femminili...

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La 76a Mostra del Cinema apre con il film di Kore-Eda La véritè, con protagoniste femminili d’eccezione: Catherine Deneuve e Juliette Binoche, attrici per le quali non ci sono più aggettivi per definirne la bravura. Nel cast anche Ethan Hawke, con un ruolo ‘secondario’  (molto tra virgolette) dato che la sua performance e’ stata strepitosa.

LA VERITE’ di Kore-Eda: TRA MAGIA E BUGIA (Critica e Trailer di Patricia Santarossa)

Un film intimista, genere caro al regista che ha vinto  la Palma d’Oro a Cannes 2018 per Un Affare di Famiglia.
La storia parla del rapporto tra Fabienne (C. Deneuve), attrice a Parigi, ormai alla fine della sua carriera e la figlia Lumir, sceneggiatrice in America.
Un rapporto conflittuale, avvallato dalla grande distanza kilometrica tra madre e figlia, vede nel corso del film un’evoluzione di tale rapporto: l’accettazione del loro essere.
Lumir, con marito, stereotipo del classico Americano e figlioletta bionda al seguito, va a trovare la madre nel suo ‘eremo’ parigino. Una donna attorniata da pochissime persone di fiducia, di grande dignita’ nella sua rigida imperturpabilita’, regala ‘perle di freddezza’ umana di grande perfezione, sentenziando dal suo ‘trono regale’. 
 
Una Deneuve immensa che pero’ regala anche qualche sorriso quando afferma che tutte le grandi attrici hanno nomi e cognomi che iniziano con la stessa lettera (Greta Garbo, Simone Signoret) e invece alza le spalle nominando Brigitte Bardot.
Questo spaccato d’interno familiare, o meglio, un concentrato di analisi dei binomi femminili mamma-figlia, donna-donna, attrice-artista, rappresenta con maestria e garbo le dinamiche che vi intercorrono.
I conflitti interiori, sono sfumati, quasi velati e con grande naturalezza il regista esterna un’ interiorita’ complessa, quasi magica, ma ricca di bugie (di Fabienne).
Grandissimo Ethan Hawke, pur nella sua ‘ marginalita’ maschile’, chiaramente voluta dal regista.
 
Lo spettatore non si annoia, il film scivola con intensa leggerezza catturando il pubblico.

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