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Castellammare di Stabia

Imparato e Vitale, i 2 alleati di Scanzano a processo

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Le vicende processuali in corso potrebbero portare una forte battuta d’arresto agli affari dei due clan alleati di Scanzano.

Le inchieste in corso toccano non solo i leader della criminalità stabiese, i D’Alessandro, ma anche i suoi alleati: i Vitale e gli Imparato.

I

l clan scanzanese è finito sotto la bufera a causa dell’inchiesta Cerbero, nella quale sono indagati 35 affiliati per fatti risalenti al periodo tra il 2011 e il 2015.

Inoltre nella vicenda dell’omicidio dell’ex consigliere PDS, Sebastiano Corrado, è indagato il padrino del sodalizio, Luigi D’Alessandro, alias “Gigginiello”, che, nelle prossime settimane, dovrà comparire per un interrogatorio di fronte al PM Giuseppe Cimmarota.

Secondo la ricostruzione dell’Antimafia il padrino della cosca sarebbe il mandante dell’omicidio Corrado, insieme al fratello e defunto boss Michele D’Alessandro.

Come la situazione non è tranquilla a Scanzano, non lo è nemmeno per i 2 sodalizi storicamente alleati.

I 2 alleati

L’Antimafia ha ottenuto per 4 affiliati di spicco del clan dei Vitale, detti i “mariuoli”, con sede al Centro Antico, il giudizio immediato per un indagine partita nel Marzo 2021.

Alla sbarra sono finiti quattro imputati: Luigi, Pasquale, Maurizio e Fortunato Vitale.

I quattro sono stati raggiunti da un ordinanza di custodia cautelare a Marzo.

Il reato contestato è quello di detenzione abusiva d’arma da fuoco aggravata dalle finalità mafiose.

Infatti gli imputati sarebbero accusati di aver nascosto in un edificio di via De Turris, a Castellammare di Stabia, un fucile d’assalto calibro 7,62.

L’arma è stata trovata dalle forze dell’ordine all’interno di una busta, nel sottotetto di una palazzina.

La prova schiacciante sarebbe il ritrovamento delle impronte digitali degli accusati sull’involucro che conteneva le armi.

Il collegio difensivo sta valutando l’idea di adottare il rito abbreviato per tutti.

Scelta processuale che però è vincolata a una nuova perizia sulle impronte dei Vitale.

L’inchiesta oltre a far luce sulla detenzione di armi da fuoco del clan, sta tracciando i contorni sul suo impero economico.

Infatti secondo le dichiarazioni dei pentiti, Pasquale Rapicano, ex killer del clan D’Alessandro, e Valentino Marrazzo, ex pusher e dipendente della croce verde, il clan sarebbe specializzato nello spaccio al dettaglio di sostanze stupefacenti e sarebbe legata da un’alleanza ormai ventennale con il clan D’Alessandro.

Informazioni che sono riportate anche nella relazione della DIA del primo semestre del 2021.

Infatti Il boss della consorteria, Maurizio Vitale, è stato raggiunto da un altro provvedimento cautelare con l’accusa di traffico di droga.

Tra i principali promotori dello spaccio di sostanze stupefacenti figura anche Ciro Vitale.

Attenendoci alle parole del Marrazzo, i proventi di tali illeciti avrebbero consentito al clan stabiese di investire in diverse attività con sede al nord Italia, in particolare a Torino.

Il clan Imparato, con roccaforte al Rione Savorito, è stato colpito da un indagine che ha coinvolto 38 affiliati, tutti ancora a piede libero, di cui per 20 l’Antimafia ha chiesto il processo.

I sospettati, a vario titolo e con vari ruoli, sono accusati di associazione a delinquere finalizzata al traffico e spaccio di sostanze stupefacenti.

Tutto condito con l’aggravante delle finalità mafiose, cioè dalla volontà di favorire le attività dei D’Alessandro mediante la destinazione di una parte dei proventi della vendita della droga.

A un anno e mezzo dalla chiusura delle indagini preliminari, 9 imputati hanno annunciato la volontà di confessare.

Una resa che ha costretto il PM Cimmarota a rinviare le richieste di condanna alle dichiarazioni o alle ammissioni di responsabilità degli imputati.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, a capo del sodalizio ci sarebbe Vincenzo Imparato, figlio di Salvatore “‘o Paglialone”, con il compito di organizzare il gruppo e delinearne le strategie.

Un gradino sotto ci sarebbe Catello Cesarano, considerato il primo dirigente e il principale referente degli Imparato.

Alla base della piramide della Gomorra del Savorito operavano i trasportatori, le vedette, gli addetti al confezionamento, i pusher, i chimici che raffinavano la droga e gli addetti che consegnavano gli stipendi.

Negli atti è contestato lo spaccio di 1 kilo e mezzo di cocaina e la detenzione di 900 dosi di droga pronta per essere venduta. I fatti risalirebbero al periodo che va dal 2007 al 2012. Inoltre, nelle indagini, si fa riferimento al fatto che il gruppo avrebbe pagato ai D’Alessandro una quota sull’affare droga.

Cosi l’Antimafia sta cercando di mettere alle corde la camorra stabiese, non colpendola solamente al capo, i D’Alessandro, ma sferrando i suoi colpi anche al tronco e al costato, gli alleati Imparato e Vitale.

 

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