Sebastiano Corrado: la verità sull’omicidio del’92

Dopo 30 anni la Procura Antimafia fa luce sull’omicidio di Sebastiano Corrado.

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Dopo 30 anni la Procura Antimafia fa luce sull’omicidio di Sebastiano Corrado.

Sebastiano Corrado, allora consigliere comunale, sarebbe finito nel mirino del clan D’Alessandro poiché, da dipendente dell’ufficio Economato della vecchia Usl 35, riusciva ad indirizzare gli appalti verso le ditte che pagavano le tangenti, escludendo dall’affare la camorra che aveva messo i suoi tentacoli nella sanità stabiese attraverso aziende gestite da prestanome.

Tra gli indagati anche l’ex infermiere, ora in pensione, e sindacalista Gaetano Brunetti, 74 anni, che avrebbe avuto il compito di accompagnare Corrado al patibolo, imbastito a via Virgilio dai D’Alessandro, dove ad attenderlo c’erano i 2 boia scelti dal sodalizio di Scanzano.

Il Brunetti, che si ritrova per la prima volta indagato nell’inchiesta Corrado, dovrà comparire di fronte al PM Giuseppe Cimmarota nelle prossime settimane.

Con lui verranno ascoltati anche l’attuale padrino Luigi D’Alessandro, alias Gigginiello, già iscritto nel registro degli indagati nel ’92; Catello Buonomo, 73 anni, ritenuto un affiliato del clan di Scanzano; l’ex killer Ugo Lucchese, libero dopo aver già scontato una lunga condanna.

La ricostruzione dell’omicidio

Per l’antimafia i mandanti sarebbero stati Michele, il boss defunto, e il fratello Luigi D’Alessandro assieme a Vincenzo Messina (deceduto) e Catello Buonomo, che avevano il compito di trattare con i dipendenti dell’USL 35 gli appalti che dovevano assicurare il denaro alla consorteria.

Sebastiano Corrado era accusato di intascare grosse tangenti dalle aziende alle quali riusciva ad indirizzare gli appalti.

Da qui la decisione di ammazzarlo.

L’11 marzo del ’92, mentre Corrado era all’interno del San Leonardo fu avvicinato da Brunetti che con una scusa lo portò all’esterno dell’ospedale.

Alle 14 uscirono dal nosocomio e Ugo Lucchese ed un altro sicario non identificato cominciarono ad inseguirli a bordo di una motocicletta di grossa cilindrata.

I due arrivarono a Via Virgilio, il luogo scelto dai  killer per compiere il loro dovere di morte.

In quell’istante i sicari trucidarono l’ex consigliere PDS a colpi di piombo.

 

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