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Castellammare di Stabia

Il cittadino vota ma poi di fatto non conta pressoché nulla

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In questa campagna elettorale – nella quale di tutta evidenza, come in quelle del passato, si è continuato soprattutto a fare gossip personale o tifo da stadio, sfornando annose ricette a parrocchetto – tutti, guarda caso: destra, sinistra, centro e movimento; hanno evitato di toccare l’argomento primario in una democrazia, ovverosia la partecipazione efficace e non fittizia del cittadino, il quale, al contrario – in questa Repubblica, democratica, civile e occidentale, che sarebbe l’Italia – di fatto non ha alcun strumento costituzionale che gli consenta, in modo snello e non costoso, di essere un protagonista, già dal basso, a iniziare dal proprio Comune, invece rimanendo un soggetto passivo di opzioni che vengono determinate esclusivamente dagli interessi in “alto”, seppure dopo, i “servi felici”, a cominciare dai menestrelli del sistema, ne addebitano le iniziative e conseguenze (quasi sempre nefaste) alla cittadinanza.

La trasversale “cupola” pubblico-politica-istituzionale-burocratica-economica-mediatica-professionale-associativa, con le rispettive pletore di kapò e codazzi vari, è infatti riuscita “legalmente” negli anni a invalidare la partecipazione attiva del cittadino, persino nella gestione del proprio Ente locale, figurarsi pertanto quanto vale il cittadino nelle decisioni prese nei “Piani alti” dello Stato, Regioni, Enti, ecc. Eloquente d’altronde che tale condizione di costituzionalizzatasi subalternità non è mutata, qualsiasi “X” apposti il cittadino sulla scheda elettorale.

Il cittadino produttivo, lavoratore, proprietario e operoso: vota; ma poi di fatto non conta pressoché nulla per la efficace gestione della Cosa pubblica, avendo il solo forzoso obbligo di tasse e imposte per mantenere incalcolabili apparati e garantire innumerevoli seguiti nel sistema pubblico-politico

La “costituzione più bella del mondo” ma poi di fatto il cittadino non ha alcun strumento per partecipare efficacemente alla gestione delle Cosa pubblica

Per sommi capi e in diversi articoli precedenti si è più volte sottolineata questa palese assenza nella nostra Nazione di tale strumento costituzionale che dia reale dignità al cittadino e, che qui si ripropone:

  • Il ripristino del Co.Re.Co (Comitato regionale di controllo, un organo della Repubblica italiana, precisamente nelle Regioni, che aveva le sezioni provinciali – commissioni provinciali di controllo – al quale erano attribuite funzioni di verifica sugli atti delle province, dei comuni e degli altri enti). Quell’organo fu rimosso nel 2001 dall’allora Governo di centrosinistra e poi nello stesso anno durante il governo di centrodestra soppresso risolutivamente con un referendum (gli italiani a volte quando votiamo sembriamo dei sociopatici masochisti). Si tratta di uno strumento (snello, accessibile e non costoso) con cui, in qualche modo, il cittadino, o per lui il consigliere di minoranza, potrebbe farsi valere innanzi ad un Ente amministrativo terzo. E oggi tale organo, se fosse ripristinato, si potrebbe integrare a rotazione con un Magistrato e tre Ufficiali, della GdF, CC e Polizia. Sarebbe uno strumento con cui il civile cittadino – che se ne assume anche la responsabilità – potrebbero controllare efficacemente l’operato degli Enti locali, delle Città metropolitane e, pertanto, verificando la base pubblico-politica, controllerebbe implicitamente anche l’eventuale degenerazione a salire nei vari “Piani” del sistema Stato. Con un tale Ente intermedio, già mezza mafia criminale e pubblico-politica (nel tempo quasi legalizzatasi), specialmente regionale, come pure corruzione, concussione, clientelismo, mercimonio, commistione, spartizione e voto di scambio sociale, avrebbero delle altre civili resistenze per potersi rigenerare dentro e fuori il sistema.La “costituzione più bella del mondo” ma poi di fatto il cittadino non ha alcun strumento per partecipare efficacemente alla gestione delle Cosa pubblica

Il cittadino vota ma poi di fatto non conta pressoché nulla

A tale argomento vanno aggiunte altre insufficienze:

  • L’inefficace legge sulla trasparenza della Pubblica Amministrazione e successive integrazioni e modificazioni, che in buona parte è una discreta norma, ma di tutta evidenza deliberatamente inservibile, in quanto sostanzialmente solo propositiva e pertanto incompleta, poiché non contempla pene e sanzioni. Mancano infatti le immediate conseguenze a carico dell’amministrazione inadempiente, opaca, se non anche omertosa e reticente. Il comune cittadino infatti, dopo che ha messo in luce le irregolarità, non può e non dovrebbe, in una Nazione civile, democratica e repubblicana, doversi esporre a costosi ricorsi e spese legali, oltre a differenti conseguenze e ritorsioni pure trasversali, lavorative, imprenditoriali se non anche sociali, psicologiche e persino fisiche, a cui potrebbe andare incontro anche insieme alla propria famiglia.
  • Il limite dei 15 mila abitanti per cui i rispettivi amministratori non devono rendere noti i loro redditi e quelli dei propri parenti diretti (una norma che favorisce anche la mafia, la corruzione e la concussione). Una norma anacronistica che va chiaramente abolita, ciò in quanto – sotto gli occhi di chi può e vuole vedere – certi nullatenenti accodatisi negli anni a “potenti” della politica, una volta arrivati nell’amministrazione di piccoli comuni, in pochi anni, coincidenza vuole, sono divenuti benestanti.La “costituzione più bella del mondo” ma poi di fatto il cittadino non ha alcun strumento per partecipare efficacemente alla gestione delle Cosa pubblica
  • Il noto quanto mistificato intreccio tra certo associazionismo e politica. Una recente norma, peraltro da quasi nessuno pressoché rispettata, obbliga tutte le forme associative che ricevono contributi pubblici a rendere noto su un sito aperto, pertanto non chiuso ai soli iscritti, tutte le rispettive informazioni sui fondi ricevuti. Tutte le associazioni, onlus, fondazioni  e similari, destinatarie nell’anno precedente di contributi erogati da Amministrazioni pubbliche e da società partecipate, devono avere l’obbligo di pubblicare sui siti web o pagine Fb le informazioni relative a sovvenzioni, contributi, incarichi retribuiti e a vantaggi economici di qualunque genere ricevuti l’anno precedente. L’inosservanza dell’obbligo deve comportare la restituzione delle somme ai soggetti eroganti. Se anche in questo campo ci fosse onestà politica, certa clientelare politica comunale, provinciale, regionale e statale, perderebbe di certo parte del consenso di tutta evidenza comprato con i soldi dei contribuenti, stante che notoriamente certo associazionismo specialmente locale, tra cui le Pro Loco, divengono forme implicite di clientelismo di soldi pubblici per finanziare e sostenere indirettamente politici, liste elettorali, partiti e rispettivi seguiti.
  • L’arrogante generalizzato misconoscimento del principio della “rotazione” il quale dispone “Per l’affidamento e l’esecuzione di lavori, servizi e forniture vige l’obbligo di rispettare, oltre ai principi generali, il principio di rotazione, volto a garantire l’effettiva possibilità di partecipazione delle micro, piccole e medie imprese”.

Il cittadino vota ma poi di fatto non conta pressoché nulla

E non solo la nota trasversale Politica ha sempre sorvolato (alto) su tali argomenti concreti, ma pure i blasonati Governi cosiddetti tecnici, da quello dei “saggi” ai “migliori”.

Nel frattempo oggi si vada doverosamente a votare, augurando che il prossimo Governo e Parlamento abbiano un’altrettanta doverosa onestà intellettuale verso i cittadini.

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