Corso di intaglio ligneo alla Ricchino di Rovato frequentato da 19 allievi e da molti ex allievi fuori corso che fanno da valido supporto
<strong>Corso di intaglio ligneo alla Ricchino di Rovato frequento da 19 allievi
Entrare in una bottega artigiana ormai non capita spesso. Si va per centri commerciali o su internet e ti esibiscono tutti gli articoli bell’e pronti. Già finiti, rifiniti e confezionati.
Se vuoi vedere come nasce e come si costruisce non oggetto, non puoi più farlo dal vivo. Al massimo trovi un qualche tutorial sulla rete.
Alla Ricchino di Rovato è come se il tempo si fosse fermato: entrare nella bottega del corniciaio e osservare come scolpisce e decora una cornice è cosa più che naturale. Trovi antichi banconi in legno, affollati da barattoli, pennelli, arnesi di forgia e dimensioni vari sparsi in un “disordine organizzato” che ha del pittoresco per lo spettatore. Ma che è funzionale a chi ci lavora.
L’immenso salone del laboratorio del Corso di intaglio ligneo è la rappresentazione vivente di una bottega d’arte di altri tempi, dove una quindicina di allievi si cimentano col legno. Qui puoi vedere in diretta come un pezzo di legno grezzo si trasforma in una splendida cornice dorata o nel tabernacolo di una chiesa.
Sì, perché qui si insegna l’antica arte di intagliare il legno per ricavarne utensili, oggetti di arredo e opere artistiche. Gli allievi del primo anno vengono dapprima instradati nei rudimenti del disegno, per poter approntare un progetto di massima del manufatto da realizzare.
Dando forma alla figura e risalto alle sue ombreggiature. Questo del chiaroscuro è un passaggio fondamentale per capire, poi sul legno, quali parti andranno scavate e quali lasciare a sbalzo. Tuttavia, chi non riuscisse a padroneggiare perfettamente il disegno non viene affatto scoraggiato, perché oggigiorno si è pur sempre avvantaggiati dall’uso di fotocopie, di disegni e modelli di cornici o di manufatti vari, da poter riprodurre.
Quindi gli allievi prendono confidenza con i vari attrezzi (sgorbie, lime, raspe, piallette, mazzuolo, ecc.) e la loro manutenzione (affilatura soprattutto). E, poi finalmente, cominciano a cimentarsi con il legno tenero, che si lascia lavorare più facilmente. Come il comunissimo tiglio o il cìrmolo (Pinus cembra L.) tanto usato ed amato dalle popolazioni di montagna per il suo salutare, inconfondibile odore resinoso.
È fondamentale imparare a conoscere i vari tipi di legno che si prestano ad essere intagliati e poi a capire il legno come va intagliato, ci dice il maestro Fulvio.
Ed è da queste prime esercitazioni che cominciano a prendere forma non le cose fatte in serie che offre il mercato, tutte perfettamente uguali tra loro e monotonamente perfette. Qui, invece, si vedono manufatti artigianali con le loro piccole imperfezioni e asimmetrie, che li rendono preziosi, unici ed inconfondibili. Frutto di impegno, abilità e creatività individuali.
Il miracolo della metamorfosi che trasforma il legno comune in oggetti di valore, alla Ricchino avviene sotto lo stimolo e la guida di due docenti singolari: un metalmeccanico col dono innato del disegno ed un falegname con la irresistibile passione per il restauro e per l’antico.
Gianluca Maffi sin da piccolo ha disegnato sempre con naturalezza e perizia innata. La mia prima passione è il disegno, ci confessa. Ma la vita lo ha portato al lavoro in fabbrica, settore metalmeccanico. Tuttavia egli non trascura la sua inclinazione per l’arte. Si avvicina sin da giovane alla Ricchino e frequenta tutti i corsi possibili, conseguendone i relativi diplomi: disegno artistico, corso di falegnameria, corso di intaglio ligneo con il compianto Nazareno Barzan, squisito maestro intagliatore.
Fulvio Pini sin da ragazzo lavora come falegname, ma la sua passione culturale è sempre stata il mobile classico e la sua storia. Si appassiona all’arredamento ed al restauro. È un perfezionista, e cerca sempre di progredire sperimentando nuove tecniche o andando ad imparare con umiltà presso altre botteghe. Nel frattempo frequenta anche lui il corso del Barzan per tutta la durata dei quattro anni, ricevendone grande impulso professionale.
Quelle di Fulvio e Gianluca sembrano due vite parallele, per certi versi. È tipico della Ricchino forgiare i suoi allievi alla professionalità per poi, magari, trasformarseli in valenti docenti per le future classi di allievi. Ed è proprio quello che è successo a loro due alla prematura scomparsa del loro maestro Nazareno Barzan.
La Scuola li ha incaricati di continuare il Corso del loro maestro. Nonostante si sentissero inidonei a ricoprire quel ruolo hanno accettato con generosità il compito di tramandare quanto avevano appreso.
I due costituiscono un tandem inossidabile: lavorano insieme dal 2014. Sono ormai nove anni di intenso lavoro collaudato, in questa docenza condivisa. Loro stessi dichiarano di essere complementari: Gianluca il disegno e Fulvio la falegnameria. Senza rivalità o gelosie ma in pragmatica sintonia finalizzata alla buona didattica. Quando c’è da prendere una decisione, ci si confronta e la gestiamo insieme, ci dicono entrambi, quasi all’unisono.
Esemplare il loro percorso che da allievi di vecchia data, piano piano, si trasformano in docenti apprezzati dai corsisti e stimati dai colleghi. Insegnano per il desiderio di trasmettere le loro conoscenze e le loro abilità agli allievi. Ed inevitabilmente trasmettono anche la loro contagiosa passione per la lavorazione del legno.
Degno di nota il rapporto di collaborazione tecnica, artistica e didattica che intrattengono ancora adesso con lo scultore Eugenio Chirico, sempre disponibile e prodigo di consigli e consulenza verso la Ricchino.
Nel corso si insegna intaglio per realizzare bassorilievi, altorilievi, modanature, cornici ed ornamenti vari. Comprese le tecniche di rifinitura necessarie: gessatura e doratura con relativi procedimenti. Badando sempre di utilizzare prodotti naturali come prescritte dalle tecniche tradizionali (colla di pelle di coniglio, gesso di Bologna, gomma lacca, cera d’api, ecc.).
Di regola i primi cimenti vengono fatti proponendo soggetti semplici e ripetitivi, per incoraggiare il principiante ed allenare e sviluppare gradatamente la manualità. E a non provare delusioni cimentandosi erroneamente con lavori troppo impegnativi o pretenziosi per uno che comincia.
La missione della Scuola resta sempre quella di far riscoprire la gratificazione della manualità creativa e la conoscenza delle tecniche e delle abilità artigianali che da secoli sono state tramandate da generazione in generazioni e che la implacabile tecnologia di massa rischia di far dimenticare e perdere per sempre.
Gli allievi che frequentano attualmente sono una ventina (provenienti dal circondario per la maggior parte) distribuiti nelle quattro classi in cui si articola il corso. Cosa preziosa è sempre la presenza di qualche allievo fuori corso, che fa da spalla ai docenti e funge da stimolo e testimonianza agli allievi.
Dalle aule del corso escono manufatti di valore artistico e di indiscusso pregio tecnico, grazie alla laboriosa fatica e all’impegno dei nostri due “dioscuri” ed alla diligenza degli allievi. La mostra di fine corso che si tiene annualmente in giugno, nei locali della scuola, ne è una testimonianza più che eloquente.
Corso di intaglio ligneo alla Ricchino di Rovato frequentata da 19 allievi // Carmelo TOSCANO // Redazione Lombardia