Bilancio statale 2018: manovra creativa, con concretissimi ulteriori debiti e chimerico sviluppo
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a comuni cittadini che sanno leggere e far di conto, cerchiamo di capire i numeri che ballano nelle pagine del bilancio statale attualmente in gestazione, che tanto fanno sperare gli elettori giallo-verde e altrettanto fanno preoccupare chi guarda con occhi più disincantati e, forse, più realistici.
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Per l’esattezza, fino al mese di marzo, prima delle nostre ultime fatidiche elezioni “del cambiamento”, lo spread si aggirava intorno ai 100 punti, e l’ammontare di interessi annui da pagare agli investitori veniva calcolato in 59,3 miliardi di euro l’anno. Poi nelle effervescenti settimane del tira e molla per la formazione del governo lega-stellato lo spread ha superato quota 200, ed anche gli interessi da pagare sono aumentati, perché agli occhi dei risparmiatori i Bot italiani cominciarono ad essere considerati più rischiosi. E l’ammontare totale degli interessi annui, è passato dai 59,3 miliardi di euro ai 63 miliari citati sopra. Praticamente le settimane di formazione del governo, con i vari annunci e proclami che non badavano a spese, ci sono costate solo 3,7 miliardi di euro in più all’anno. Come inizio del tanto sbandierato cambiamento non c’è male.
Adesso il governo è alle prese con la legge di bilancio – o di stabilità (?) – che appare molto creativa: lo Stato incasserà di meno perché vuole abbassare le tasse ma – in compenso – spenderà di più, perché vuole erogare il reddito di cittadinanza a chi non ha un lavoro ed abbassare l’età pensionabile. Sembra di assistere alla moltiplicazione dei pani e dei pesci, di evangelica memoria.
Le cifre che circolano in questi giorni, a causa delle divergenze fra le varie anime che formano la compagine governativa, sono provvisorie ed ancora ballerine. Il ministro Tria parla di una manovra da 37 miliari di euro; dei quali 22 sono previsti in deficit ed i restanti 15 miliardi da reperire nelle pieghe del bilancio statale, tra sforbiciate ai vari capitoli e nuove entrate da scovare non si sa dove. E pare che la previsione del tanto decantato 2,4 % di deficit-Pil sia perfino ottimistica.
In questo clima si inseriscono le agenzie internazionali di rating (Moodys & Fitch) che danno le loro valutazioni sulla capacità di pagare i debiti da parte dei vari Stati. Ed i loro giudizi sulla salute dei conti italiani in questo periodo virano verso il pessimistico e non promettono nulla di buono per rassicurare i mercati che, invece, sono molto sensibili alla semplice percezione dei rischi finanziari.
E più il giudizio complessivo sul sistema Italia appare negativo più il valore del nostro debito si deprezza e saremo costretti a pagare maggiori interessi a chi si sente di rischiare ad investire in titoli di Stato. In queste ultime settimane lo spread si è attestato sui 300 punti. E, quindi, rispetto al maggio scorso il valore annuale degli interessi da pagare aumenta ancora di 2,2 miliardi di euro annui, che sommati ai 63 che avevamo calcolato sopra, danno la rispettabile cifra di 65,2 miliardi di euro l’anno. La differenza è sotto gli occhi: adesso ne pagheremo 65,2 . Fino a marzo ne pagavamo 59,3. Il risultato del governo “del cambiamento” sono poco meno di 6 miliardi di euro in più che pagheremo di interessi, per i debiti dei titoli di Stato. Sei miliardi di euro l’anno che vanno bruciati e che avrebbero potuto essere spesi per ammodernare i nostri ospedali, le nostre scuole, le nostre strade ed autostrade.
A questo aumento della cifra degli interessi bisogna aggiungere i 22 miliardi della manovra,
in bilancio previsti a deficit: quindi significa che lo Stato si indebita ancora di più, ulteriormente.
Nella speranza di far ripartire lo sviluppo economico e la tanto agognata crescita. Gli ideatori di questa manovra la definiscono coraggiosa. A noi sembra azzardata. Chi si indebita per pagare altri debiti, non fa molta strada. Almeno così succede nella vita di ogni giorno per i comuni mortali. Nella gestione di uno Stato non crediamo ci sia tanta differenza.
A noi, che non siamo economisti ma comuni cittadini che fanno i conti con la “diligenza del buon padre di famiglia”, la manovra – a dir poco – ci sembra spericolata. Se riuscirà, anche solo in parte, a portare sviluppo e un po’ di benessere saremo i primi a ricrederci e complimentarci. Ma al momento la nostra impressione è che i numeri ci mostrano quanto danno sia stato già fatto ed il nostro accorato auspicio è – ancora una volta – che “Dio salvi l’Italia!”
Carmelo Toscano
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