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Castellammare di Stabia

Avanti, avanti c’è posto: e che l’Italia Viva nonostante i politicanti

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Avanti siore e siori, avanti. La tavola è grande, il menù abbondante, ed allora avanti altri, c’è sempre posto e che l’Italia Viva nonostante i politicanti

Avanti, avanti c’è posto: e che l’Italia Viva nonostante i politicanti

“A’ capa mia nun è bona” recita come mantra Paolo Cardamone (Caiazzo), ed ancora una volta mi sento di rassicurarlo: non sei solo grande Paolo, non sei solo! Con te c’è tutto un popolo che da tempo ha perso (veramente e non per copione) memoria e cultura di vera e sana gestione, soprattutto politica e della stessa. Un popolo che, per dirla a modo tuo, ha perso la testa e si ritrova ad avere, ormai, ‘na capa ca nun è bona”, ammesso che ancora ne abbia una.

Ma dico io, è mai possibile andare avanti con tanta improntitudine, con tante chiacchiere fatte di nulla e che, se per caso qualcosa dicono, è per fare abbondante uso del nazionale sport dell’altrismo e dell’altrovismo. Abitudine che a tutti non nega un applauso pur se nulla ha detto o, al massimo ha detto la classica cazzata, minghiata, supercazzola o come vi piace definire il nulla che si spaccia per concetto profondo.

…. inutile, questa gente proprio non mi riesce di sopportarla più.

Ma come fanno, come fanno  a farsi vedere e a parlare.

E che diamine, prima o poi si dovrà pur porre un limite alle chiacchiere, e alle stronzate, esprimibili e fare chiarezza sul cosa veramente si è fatto, si fa e si farà ma con dati veri, seri e concreti alla mano, non con il solito svicolare a tutta birra quando di dati si chiede conto e ci si rifugia, appunto, nell’altrismo e nell’altrovismo essendosi però, nel frattempo, fatti vedere e prendendosi magari anche un applauso perché si sa che la mamma di certa gente è sempre incinta e, in Italia, come già ho avuto modo di dire, da tempo è passata a parti gemellari ed anche trigemini ed oltre.

Oggi la mia crescente insofferenza è stata solleticata da alcuni articoli di alcuni colleghi della redazione stabiese:

per cui è a questa martoriata Città, che semmai fosse possibile sarebbe da dichiarare Santa subito, che mi riporto. Ma questo non vuol dire che il virus dei mali sui quali avrò modo di puntare il dito si sia sviluppato, e si spanda, solo in Stabia. Anzi! Ormai è una vera e propria pandemia che investe tutta l’Italia, dalle Alpi a Lampedusa, e non solo. Per averne contezza basta dare un’occhiata alle news nazionali (ed estere: dagli USA, alla Turchia, alla Russia etc etc) e al quanto scrivono altri giornalisti da Roma, Firenze, Milano … Val D’aosta, Alto Adige o Bassa Austria. SIC!

OK. Niente! Lascio le chiacchiere e vengo a fatti da sempre presenti nella mia mente ed oggi entrati in ebollizione spinti dalla centrifuga delle news “politiche” che ho letto da Stabia ne più ne meno come da tutto l’italiotico territorio.

Stando su Stabia, da giorni non faccio che leggere di (soliti) grandi proclami e lamentele su cose che non sono state fatte (dagli altri) o che sono state fatte o fatte male (sempre da altri) mentre, il CHI del momento, il parlante, il chiacchierante, ovviamente avrebbe fatto o sistemato tutto o che, comunque, l’avrebbe fatto meglio perché l’avrebbe fatto in altro modo (ecco l’altrismo) e magari partendo addirittura da altro (e qui troviamo l’altrovismo).

Come? Beh non è mai il momento opportuno per parlarne perché, e ci risiamo, si sta parlando d’altro o di altri luoghi, e quindi: si svicola a tutta birra e si va ancora su altro.

Provi a chiedere: ma mi scusi, Lei (Voi) non è nato (non siete nati) oggi e non è che mai avete avuto le mani in pasta per cui,

  • come mai NON lo avete fatto quando avreste potuto (e dovuto)?
  • Perché allora oggi ci troviamo in queste condizioni?
  • Non vi sfiora il pensiero che, se oggi così siamo ridotti è perché, in passato, chi ne avrebbe avuto il potere, nulla ha fatto se non, a sua volta, additare gli errori sempre di altri. E via di questo passo come il classico caso del cane che si morde la coda?

Altri tempi, altri problemi rispondono. Se rispondono. E passano subito a parlare d’altro riprendendo a sparare parole e concetti a raffica, incuranti del fatto che non hanno alcun contenuto e, se proprio si volesse vederne uno, non si potrebbe non notare che è fatto unicamente di stereotipi e di supercazzole varie condite in salsa di minghiate.

Ma in fondo e alla fin fine, se vogliamo, li comprendo anche, ed anche i cittadini magari li comprendono per cui, e per questo, non li prendono in punta di piede (o scarpe, stivali etc che dir si voglia).

Se tutta questa gente è costantemente impegnata a “purgarsi” tra di loro, e qui faccio riferimento alla nostra Stabia (spalmabile comunque ovunque cambiando solo “la crema”), mi sapete dire come fanno a curarsi, ad esempio delle acque purganti e no delle nostre terme? Oltretutto sono ben 23 per cui: troppe cose, troppa grazia. Altrove ne hanno solo una da far rendere per cui è facile. Vorrei vedere loro, sembrano dire, a farne fruttare così tante e tutte diverse tra loro, oltretutto anche calde, fredde e naturalmente frizzantine. Noo,  meglio ignorare la cosa sotterrare il tema indicando altro.

Oddio, ho usato il termine sotterrare, ed allora ecco che subito mi è riapparsa la visione di Piazza Unità D’Italia ( 12 ) dove, guarda caso, e per caso, durante gli scavi per fare un bel parcheggio (forse) per l’EAV è venuto alla luce un ennesimo reperto storico di Stabiae, di quando cioè Stabia era ancora Regina delle Acque e Perla del golfo. Poi ci si mise il Vesuvio a tutto sotterrare lasciandoci anche dei degni eredi: i politicanti che ancora oggi ne continuano l’opera distruttiva, e sotterrano.

Via, nascondiamo tutto sembrano dire. E che cavolo, qui come ti muovi tutto ti parla di storia, d’arte, di antiche bellezze che noi non siamo all’altezza di comprendere, men che meno farne tesoro (come fanno altrove). Meglio un bel parcheggio: vuoi mettere?

Castellammare, Piazza Nino Bixio (da libero ricercatore, rarissima immagine d’epoca – coll. privata)
Castellammare, Piazza Nino Bixio (da libero ricercatore, rarissima immagine d’epoca – coll. privata)

E poi, ancora questa storia del Palazzo del Fascio. Ma sarebbe anche ora di lasciarlo andare e non sempre di rimarcare che c’è voluto meno al fascio per nascere, morire e nel frattempo costruirlo in quella che fu un’amena piazza stabiese – (Piazza Nino Bixio, come ricorda anche il Ricercatore stabiese dal quale ho preso la foto accanto allegata) -, che a questi politicanti per ristrutturarlo e dargli nuova vita in linea con i tempi d’oggi.

Sono lustri ormai che ci si gira attorno ma …. c’è sempre poi altro da fare o di cui parlare.

E così si va avanti: scavi, museo, terme, mare, lungomare, cantiere navale (altra medaglia storica diventata spina nel fianco).

E poi: fiume Sarno, ex Cirio, Corderia, Monte Faito, Funivia, Collina, Quisisana, Reggia ed ancora, ancora, ancora.

Lunga è la nota da poter riportare e sulla quale farsi il sangue amaro, finanche piangere, ma forse proprio perché è lunga e ben nutrita, si tende ad ignorarla e si preferisce, ad esempio, impegnarsi non già a migliorare il fondale del nostro porto (utile non solo per il turismo, ma anche per il nostro Cantiere navale che potrebbe cimentarsi in “vari” più grandi come sarebbe perfettamente in grado di fare per competenze e maestranze), ma a creare, “varare”, cosa molto più semplice e personalmente profittevole, nuovi partiti e partitini (magari di cretini), gruppi e gruppeti (magari di guappetti), con tanta faccia tosta ed improntitudine da dire anche, una per tutte e tra i tanti e le tante, che lo fanno “per chiudere alle correnti”.

Sic! Anacronismo assoluto visto che, e qui la dico buttandola sul faceto, non è che escono e poi, se non altro per educazione e buona creanza, chiudono la porta.

Ma neanche a pensarci. Sia mai. La lasciano ben aperta e non solo. Poi dicono e si aspettano anche che siano gli altri ad uscire dalla stessa lasciando a loro tutta la tavolata.

Altri che poi, a loro volta, per eccesso di educazione, – che spesso, quando eccede, equivale a fessaggine -, mica dicono: Chiudere la porta. Chiudere per favore. E poi darci un bel giro di chiave buttandola via.

NO, per carità! Anche questi si sperticano a varare sempre nuove vie e ad esercitare la professione del medico pietoso per cui ecco che, alla fine e a furia di attendere, fanno si che quella che all’inizio era solo un nodulo magari facilmente asportabile, si fa metastasi, si espande e si fa tumore maligno. Ed allora la morte arriva ugualmente, dopo tante sofferenze e con maggior dolore.

Intanto però alla luce dell’oggi che parte da un lunghissimo ieri, non posso non chiedermi: Che altro dire? E, sempre al momento, dirmi che è meglio tacere altrimenti rischio di eccedere in francesismi che, se pur più che adeguati e meritati, tali restano.

Che dite?, è arrivato? Ma cosa? Il momento buono? L’uomo giusto? Boh, speriamo! Intanto chiedo scusa ma mi metto spalle al muro aspettandomi un ennesimo cetriolo e mi rifuggo, come sempre, nel mantra del “io speriamo che me la cavo” e, lasciando la parola al grande Battiato con il suo Povera Patria, mi permetto di aggiungere il classico (di un tempo ma sempre valido):

chi vuole intendere, in-Tenda. Gli altri fuori all’hotel luna ad ammirare le stelle e ad aspettare, magari, un extraterrestre di turno.

Stanislao Barretta / Avanti, avanti c’è posto: e che l’Italia Viva nonostante i politicanti

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