Assolto sindacalista per molestie: per le Giudici la hostess ha reagito in ritardo

Assolto il sindacalista della Cisl accusato di avere palpeggiato un'assistente di volo a Malpensa durante un colloquio. Per il Collegio giudicante il comportamento è stato inopportuno ma non con dolo

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Barbara D’Astolto, 45 anni, assistente di volo con due figlie, nel 2018 aveva denunciato un sindacalista della Fit Cisl, Raffaele Meola, per averle messo le mani addosso durante un incontro di lavoro negli uffici del sindacato dell’aeroporto di Malpensa. L’uomo è stato assolto.

Le Giudici del Tribunale di Busto Arsizio (VA), pur riconoscendo la «credibilità del racconto della donna», hanno deciso per l’assoluzione dell’imputato per «insussistenza del fatto». Il Collegio giudicante, composto da tre donne, ha fatto riferimento al comportamento di Barbara D’Astolto: non avrebbe reagito tempestivamente ai palpeggiamenti, aspettando almeno venti secondi per fermare l’azione di Meola. Per questa ragione si è proceduto alla completa assoluzione del sindacalista.

Due, in particolare, sono stati gli elementi che sembrano essere stati decisivi per la decisione di assolvere l’uomo. Innanzitutto il ‘tempo di reazione’ della vittima, ricostruito in circa venti secondi. In secondo luogo, il fatto di non aver potuto accertare se la porta della stanza in cui si trovavano il sindacalista e la donna fosse chiusa (impedendo quindi alla donna un’eventuale fuga, come sosteneva lei) o aperta (come invece reclamava lui).

Però il Collegio giudicante ha sottolineato che il fatto sarebbe realmente avvenuto e che il sindacalista avesse pure manifestato altri comportamenti inappropriati con altre donne.

L’imputato si è sempre difeso affermando che l’accusa fosse una manovra per incastrarlo, perché, a suo dire, era diventato “scomodo” per la sua opposizione all’arrivo di Ryanair a Malpensa.

I legali della donna hanno fatto sapere che ricorreranno in appello poiché lamentano che la l’indecisione durante la molestia subita dalla donna era comprensibile in un momento di tensione e che quella incertezza sia stata utilizzata per negare il dolo nella violenza.

L’OPINIONE

Tempo addietro ho seguito la vicenda di una donna lavoratrice di un’azienda da parecchi anni che, quando quest’ultima è passata ad un’altra società, la subentrante incamerò tutti i dipendenti uomini tranne lei. Il rappresentante legale di quella grossa compagnia dichiarò gratuitamente all’epoca, davanti ai Giudici di Messina, che la donna era la moglie di un socio della precedente impresa e per questo risultava a libro paga. Quell’affermazione verbale era di tutta evidenza anche una triplice offesa verso la persona: in quanto donna, lavoratrice e anche madre. Tuttavia i Giudici incredibilmente accolsero quel comodo improperio come fosse la realtà e persino rifiutarono le prove che lo confutavano, quali documenti e testimoni alcuni persino funzionari di Uffici pubblici con i quali la donna avevano da sempre trattato situazioni fiscali e previdenziali per conto della ditta. Il Collegio di appello era composto da donne. In cinque gradi di giudizio, tre di Tribunale e due in Cassazione, non ci fu verso di ribaltare la sentenza di primo grado. Anzi quando al terzo grado davanti alla Corte suprema i Giudici rinviarono affinché fosse accertato se la donna avesse lavorato o meno, la questione ritornò al medesimo Tribunale che ancora una volta rifiutò le prove prodotte dalla donna. Malgrado un secondo ricorso in Cassazione, stavolta gli Ermellini sentenziarono che non potevano entrare nel merito della vicenda poiché di competenza dei Giudici del rinvio (che però non lo avevano fatto). La donna rimase disoccupata a vita e tutta la vicenda le costò qualche dieci mila euro di spese legali.

Come si è più volte detto, per carità da profani, nelle nostre “Opinioni”, in questa Nazione: mentre da un lato se ne esalta la Costituzione e i rispettivi Padri costituenti, dall’altro, da decenni e tutt’oggi, trasversali Governi e Maggioranze Parlamentari, insieme ad altrettante intervallate Minoranze politiche, partoriscono di tutta evidenza e notorietà, Leggi approssimative, incomplete, affastellate, confuse e spesso inconcludenti o anche solo propositive, sicché non c’è mai certezza di nulla e innanzitutto del Diritto, lasciando così, guarda caso, troppo spazio all’interpretazione soggettiva, tanto da apparire tutto ciò quasi preordinato e predeterminato in carente buona fede.

Adduso Sebastiano

(le altre informazioni regionali le trovi anche su Vivicentro – Redazione Sicilia)

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