L’ultimo giorno di Napoli: racconto del sabato prima della chiusura

L’ultimo giorno di Napoli: il racconto del sabato prima della chiusura tra via Mezzocannone, piazza...

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L’ultimo giorno di Napoli: il racconto del sabato prima della chiusura tra via Mezzocannone, piazza San Domenico Maggiore e via San Biagio dei Librai.

L’ultimo giorno di Napoli: racconto del sabato prima della chiusura

L’ultimo giorno di Napoli: ieri mattina, via Mezzocannone era deserta.

I supermercati erano semivuoti, dai bar proveniva il chiacchiericcio delle radio e gli unici in coda erano gli studenti per l’acquisto degli ultimi libri prima dell’inizio dello studio che verrà condotto inevitabilmente da casa.

Durante l’ultimo sabato prima della nuova chiusura si respirava già aria di lockdown. E non sembrava, quindi, prospettare le immagini spopolate ieri sera sui social del quartiere Vomero, affollatissimo.

In via San Biagio dei Librai è possibile ancora consumare il pranzo al tavolo. Dai locali si cerca di attirare l’attenzione dei passanti, ma i posti sono quasi tutti liberi. In seguito ad una chiacchierata con il signor Pasquale Giustino, proprietario dell’“Antica Pizzeria di Rosa Capasso”, emerge proprio questo: la difficoltà nella scelta di come agire in base ai nuovi provvedimenti.

“Non abbiamo ancora deciso se rimarremo aperti. La chiusura è obbligatoriamente alle 22, ma il servizio di consegna a domicilio termina quasi un’ora prima”. Tutto ciò, per permettere che tutte le consegne vengano effettuate in tempo. Infatti, ormai è impossibile astenersi dal supporto del servizio a domicilio, specie online.

“Ho quattro ragazzi che si occupano delle consegne. Provvedo al mezzo di trasporto, alla benzina: faccio tutto io. I servizi di delivery trattengono una percentuale su ogni consegna, ma operando in questo modo riusciamo a ridurla”. Si fa di necessità virtù, e anche una pizzeria al centro di Napoli sconta il prezzo di una crisi che è solo tamponata dai sussidi procurati dallo Stato.

“Durante la prima chiusura i sussidi sono arrivati subito, e anche adesso” afferma Pasquale Giustino. “Se decidessimo di chiudere, ci fornirebbero un sostegno sul pagamento dell’affitto. La scelta è tra questo e lavorare per meno di 4 ore, pagando il gas e l’elettricità”. Infatti, in casi di mantenuta apertura, lo Stato provvede con un leggero sovvenzionamento.

“A pranzo, l’asporto e il servizio a domicilio non funzionano come a cena”, aggiunge. “Se decideremo di chiudere, mi concentrerò sulle altre attività che ho all’estero. Lì c’è un maggiore concepimento del servizio di delivery, ma aspettiamo un paio di giorni per valutare l’andamento della situazione”.

La tendenza, quindi, è quella di volgere lo sguardo altrove. E il paragone resta con le altre città europee, già abituate a metodi di consegna a domicilio più avanzati.

Dopotutto, le scene del fiume di passanti al Vomero conferma l’immagine di Napoli come della città in continuo movimento. Nel bene e nel male, la mobilità fa parte dei suoi cittadini.

Nella necessità del rispetto delle regole, ieri piazza San Domenico Maggiore era presidiata da Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza. La città era deserta a zone, e via Mezzocannone spiccava per la mancanza di passanti.

Pochi giorni fa, sul suo account Instagram, Roberto Saviano ha pubblicato la foto di una nota libreria in questa strada, ricordando come, ancor prima dell’uscita di Gomorra, avesse tenuto la sua prima presentazione proprio lì.

E a percorrere quella strada deserta, ieri, sembrava di sentire le vere e proprie pulsazioni di una città che non può fare a meno di cacciar fuori la sua storia.

Lorenza Sabatino

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