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ISCHIA-CATANIA, MISTER PANCARO:”PECCATO,PER NOI ERA L’OCCASIONE PER STACCARCI DALLA BASSA CLASSIFICA”

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Un Catania che esce sconfitto dal “Mazzella” di Ischia, e che torna a casa con zero punti. Un passo indietro rispetto all’ultima partita vinta in casa contro il Matera, non tanto per le poche occasioni create ma per la prestazione sottotono che si è vista oggi in campo.

” Abbiamo fatto male –commenta Pancaro- è inutile accampare scuse. È un peccato, perché per noi era l’occasione di staccarci dalla bassa classifica. E invece vuol dire che ci toccherà soffrire fino alla fine”. A questo brutto k.o c’è qualche motivazione?” Quando fai una brutta prestazione come quella di oggi non conta il singolo ma l’atteggiamento della squadra. L’Ischia ha fatto meglio di noi e ha vinto meritatamente, a volte gli schiaffi nel calcio fanno bene, adesso ci rimetteremo sotto a lavorare per la prossima partita. Solitamente la squadra sviluppa ottime trame. Oggi, però, abbiamo fatto fatica. Non può succedere che una formazione ha più fame di noi. Sappiamo che non possiamo mai sbagliare. I nostri errori vengono sempre ingigantiti”.

Il nostro obiettivo? 

“La sconfitta non ridimensiona nulla, l’obiettivo è salvarci il prima possibile, questa sconfitta ci tiene nelle zone calde quindi dovremo continuare a soffrire”.

ISCHIA, DI COSTANZO: ”QUESTA VITTORIA E’ MERITO ANCHE DEI TIFOSI CHE HANNO LOTTATO CON NOI”

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L’Ischia dopo 97 giorni ritorna alla vittoria,e lo fa nel migliore dei modi contro un blasonato Catania. In sala stampa arriva Nello Di Costanzo che sembra essere molto soddisfatto della vittoria per 2-0 contro la formazione etnea.

“Inizialmente loro avevano un bel possesso -ha commento il tecnico-però noi abbiamo chiuso bene gli spazi,abbiamo aspettato il momento giusto. Volevamo vincere,ma sapevamo che non bisognava essere presuntuosi, anche tatticamente,nel senso di essere spregiudicati. Volevamo attaccare anche con i terzini, spesso ci siamo riusciti,ma allo stesso tempo volevamo anche essere compatti. Se non fossimo stati così quadrati, così organizzati, aiutandoci l’uno con l’altro,la squadra avversaria avrebbe avuto degli spazi in cui avrebbe fatto male. Sapete tutti che il Catania ha dei giocatori molto importanti e non concedendogli quasi nulla, perché tranne che nel finale, c’è stata grande attenzione alla copertura degli spazi, eravamo consapevoli che la partita avremmo anche potuto vincerla. Direi che il gruppo è stato compatto, ha lottato anche grazie all’incitamento dei tifosi. C’è stata questa energia in più che ci ha permesso di essere sempre sul pezzo,di lavorare, Ogni tanto è uscita anche qualche bella giocata,ma soprattutto siamo stati concreti”.

Durante il corso di questa stagione questa squadra soffriva molto sui calci piazzati,oggi invece anche i calci piazzati a nostro favore hanno sorriso alla grande.

“Era anche ora. Tutti hanno capito l’importanza  dell’attenzione sulle palle inattive a sfavore e anche il fatto che può essere decisiva una palla inattiva in fase offensiva,perché poi è difficile perforare le difese avversarie così organizzate, con dei bravi giocatori. Tante volte si può vincere una partita su quelle situazioni e oggi siamo stati bravi”.

Uno dei migliori in campo è stato senza alcun dubbio Kanoute,uscito per un cambio tattico o perché aveva speso molte energie.

“Era un po’ affaticato, ha chiesto la sostituzione, ma devo dire che,al di là di tutto ha fatto una grande partita. E’ un giocatore importante per questa squadra,ma non solo nelle ripartenze,nelle accelerazioni,anche nella fase di non possesso sia lui che Gomes si abbassavano per aiutare la squadra”.

Una delle note positive di questa partita, e che finalmente la squadra nel secondo tempo ha mantenuto la tenuta atletica rispetto alle partite precedenti quando in panchina c’era Bitetto.

“Un pizzico migliore lo è ma Di Costanzo va con i piedi di piombo –direi una bugia dicendo che nell’arco di due settimane la squadra ha avuto un grande miglioramento dal punto di vista atletico. Il secondo tempo, principalmente a livello nervoso non volevamo concedere nulla all’avversario,perché ci era già capitato di sprecare due punti quando sembrava che il risultato fosse già in tasca”. Chiuso il calciomercato di gennaio,la società farà ancora qualche acquisto sul mercato degli svincolati? “La società è vigile sul mercato degli svincolati per completare la rosa. Intanto ci teniamo stretti quelli che abbiamo aspettiamo il miglior Blasi. Potrebbe essere utile qualcuno,anche perché c’è qualcuno dei nostri che tira la corda”. 

LIVE- Napoli-Carpi, il grido dei tifosi: “Siamo tutti Koulibaly”

koul“Siamo tutti Koulibay”, si alza il grido del San Paolo. Una maschera, un coro, per dare un segnale all’intero sistema calcio, dopo i vergognosi ululati dell’Olimpico, che non hanno, però, fermato gli azzurri e il difensore, subito in campo quest’oggi contro il Carpi. Con tutti gli amanti del calcio dalla sua. 40 mila persone, infatti, parteciperanno a questa iniziativa, richiesta da Sangue Azzurro, per rispondere, nei migliori dei modi, alle provocazioni di chi crede che il mondo debba essere diviso in neri, bianchi, occidentali e orientali. Oggi siamo tutti un po’ più uguali, oggi, almeno, siamo tutti un po’ più Koulibaly. 

ISCHIA, BENTORNATA! MORACCI-KANOUTE 2-0 AL CATANIA

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Dopo 97 giorni di digiuno, l’Ischia Isolaverde ritorna alla vittoria.L’ultima vittoria risale nella trasferta in quel di Andria per 1-2. Una prestazione esaltante della formazione di mister Di Costanzo che con un gol per tempo piega una formazione blasonata come il Catania. Ad Ischia finalmente è ritornato l’entusiasmo, anche nel cuore dei tifosi che in questa sfida hanno elogiato al meglio la squadra isolana. I gialloblù si schierano con il consueto 4-4-2: linea difensiva composta da Bruno e Porcino esterni, Filosa e Moracci centrali; in mediana Spezzani e Di Vicino a quali vengono consegnate le chiavi per il centrocampo, con Florio e Armeno laterali, in avanti Kanoute e Gomes. La formazione etnea di Pippo Pancaro conferma il suo 4-3-3. L’unica novità e il giovane Pessina .

Sintesi match. La partita fatica a decollare con molto equilibrio in mezzo al campo. Per l’Ischia ci prova in due occasioni Gomes, prima con una conclusione da venti metri che si spegne sul fondo e poi con un colpo di testa che viene parato facilmente dall’estremo difensore etneo. Prima della mezz’ora, l’Ischia passa in vantaggio con Moracci che su calcio di punizione sorprende il colpevole Liverani che può solo toccare la sfera prima che si insacchi alle sue spalle. La reazione del Catania è debole e la prima frazione si conclude con gli isolani in vantaggio. Ad inizio ripresa, mister Pancaro inserisce l’attaccante Lupoli, passando ad un offensivo 4-2-4. Nonostante questo cambio, sono sempre i gialloblù a rendersi più pericolosi. Al 58’, azione avvolgente dei gialloblu Armeno sulla sinistra serve Kanoute, il tiro dell’attaccante senegalese si spegne sull’esterno della rete. Al 64’, l’Ischia trova il raddoppio: calcio di punizione battuto da Moracci che imbecca sul secondo palo Florio che di testa appoggia in area per Kanoute che in spaccata deposita in rete e fa esplodere un Mazzella che finalmente presenta un colpo d’occhio che si avvicina ai tempi migliori. L’attaccante festeggia sotto la curva dei propri tifosi con un bel gesto, che chiede scusa dopo la polemica della settima scorsa con i tifosi di non voler venire sull’isola ad allenarsi.

Gli etnei si gettano in avanti alla ricerca del gol che riaprirebbe la partita. Al 66’ Falcone semina il panico all’interno dell’area di rigore isolana ma la sua conclusione termina abbondantemente alta sopra la traversa. I gialloblù, rispetto alle scorse apparizioni, sembrano più brillanti sotto l’aspetto atletico, frutto del duro lavoro di questi giorni con il neo preparatore Argano. L’Ischia al 69’ rischia di triplicare: Kanoute defilato sulla destra serve in area Florio che impegna Liverani, il quale smanaccia il cross rasoterra del laterale isolano. Sulla respinta si fionda Gomes che reclama un penalty. Il forcing finale della squadra di Pancaro produce l’unica vera occasione della partita con la traversa colpita da Calil al minuto 90’. Al termine del match esplode la gioia di tifosi e calciatori per una vittoria che proietta la squadra di Di Costanzo a quota 20 punti.

Domenica prossima gli isolani saranno di scena ad Agrigento contro l’Akagras,in uno scontro in piena zona salvezza.

ISCHIA ISOLAVERDE-CATANIA 2-0

ISCHIA ISOLAVERDE (4-4-2): Iuliano; Bruno, Filosa, Moracci, Porcino; Florio, Spezzani, Di Vicino (48’ st. De Clemente), Armeno (41’ st. Acampora); Kanoute (28’st Pepe), Gomes. A disp.Modesti, Savi, Guarino, Manna, Barbosa, Manna. All. Di Costanzo.

CATANIA (4-3-3): Liverani; Garufo, Pelagatti, Bergamelli, Nunzella; Di Cecco (35’ st Musacci), Agazzi, Pessina (1’ st. Lupoli); Calderini (15’st Gulin), Calil, Falcone. A disp.Logofatu, Ferrario, Bastrini, Di Stefano, Felleca. All. Pancaro.

ARBITRO: Alessandro Chindemi di Viterbo (Ass.Massimo Manzolillo di Sala Consilina e Giuliano Parrella di Battipaglia)

MARCATORI: 28’pt Moracci, 19’st Kanoute

NOTE: Spettatori 803 di cui 196 abbonati per un incasso di € 3.704,65.

Ammoniti:Porcino (I), Pessina (C), Di Cecco (C), Bergamelli (C),Bruno (I).

Angoli 1-4 per il Catania.

Recupero: 1’pt-4’st.

LIVE- Napoli-Carpi, ospiti in campo: ecco Mbakogu

napolicarpiNapoli-Carpi, tutto pronto. Tra meno di due ore le due squadre scenderanno in campo per un match tutt’altro che scontato in termini di classifica. Live dal San Paolo, ecco gli ospiti nel consueto giro di campo: presente Mbakoku. 

dal nostro inviato al San Paolo, Ciro Novellino

Lui era lei e lei era lui, oggi sposi

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Nel Grossetano, ma per anagrafe hanno ancora nomi originari

GROSSETO, 6 FEB – Alessia e Davide si sono giurati amore eterno. La coppia formata da lui diventato lei e da lei diventata lui si è sposata in una stanza del Comune di Orbetello (Grosseto). Alessia, 24 anni, fino a qualche tempo fa si chiamava Alessio e Davide, 19 anni, era Valentina. Il fatidico sì lo hanno detto davanti ad un consigliere comunale, di fronte a parenti e amici. Il rappresentante del Comune si è tuttavia rivolto ad Alessia, in abito femminile bianco con stola di pelliccia, chiamandola con il suo nome da uomo, quello che ancora è scritto sulla sua carta d’identità. E lo stesso ha fatto con Davide, per l’anagrafe Valentina nonostante lo smoking nero con fiore rosso all’occhiello. La coppia, emozionata, è stata salutata da centinaia di persone che hanno atteso in piazza per circa un’ora, applaudendoli alla loro uscita. Tra qualche giorno Alessia e Davide partiranno per l’Ucraina dove è consentito avere figli attraverso la pratica dell’utero in affitto.

Voto di coscienza su unioni civili, Della Valle (M5s): “Così facciamo felice Alfano”. ANNALISA CUZZOCREA*

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Il deputato contro il post di Grillo: “Non è stato né condiviso né concordato, ci ha colti di sorpresa. Così aiutiamo il Pd a fare compromessi al ribasso con i moderati di Ncd”

Ivan Della Valle è un deputato piemontese. Un no tav ortodosso, nel Movimento da 10 anni, che ora dice: “È inaccettabile che qualcuno si arroghi il diritto di scavalcare il lavoro di chi ha lavorato su questa legge per due anni usando il blog”. E tira in ballo “qualcuno in auge che non ha il coraggio di passare per l’assemblea”.

Il post sulla libertà di coscienza vi ha colti di sorpresa?
“È una decisione che ci ha sorpresi e come sempre non si sa da chi sia stata presa e perché esca a quattro giorni dal voto senza interpellare le persone interessate. C’è gente che ha lavorato a questo disegno di legge per due anni, e il cui lavoro non è minimamente stato preso in considerazione”. 

Siete tutti a favore del ddl Cirinnà?
“Nelle riunioni fatte, il consenso sul provvedimento era quasi unanime. Solo due senatori hanno espresso perplessità, una cosa irrisoria. E che succede? Arriva un post del genere, non condiviso, non concordato con chi si è occupato della questione, quasi a voler imporre tramite blog una scelta contraria alla volontà dell’assemblea”. 

                                                               VIDEO – M5s e libertà di coscienza, Cuzzocrea:

Chi ha deciso di scrivere questo post secondo lei?
“Mi spaventerebbe se un’esigua minoranza composta da qualche nome in auge riuscisse a imporre la linea tramite blog perché non è capace di trovare il consenso necessario a farla passare in assemblea”. 

Allude a qualcuno nel direttorio?
“Spero non sia così, spero non basti avere un cognome piuttosto che un altro per poter decidere via blog cosa possa fare l’assemblea. C’era stato un voto sulle unioni civili e andava rispettato”. 

Compresa la stepchild?
“Non era stata esplicitata ma se ne era parlato nei commenti e comunque l’intero testo della legge era stato allegato. Il 91% dei votanti si era informato e aveva detto sì. Non solo. All’inizio noi chiedevamo di più, proponevamo il matrimonio egualitario, poi abbiamo scelto di non fare emendamenti al rialzo per portare a casa almeno questo testo, almeno questi diritti. E paradossalmente ora siamo proprio noi a metterli in pericolo”. 

  • LEGGI Pizzarotti: “I nostri votino il ddl Cirinnà così com’è”

Qualcuno dirà che non era nel programma. 
“E allora cosa vuol dire il nostro motto, nessuno deve rimanere indietro? Noi abbiamo sempre chiesto tutti i diritti per tutti, le discriminazioni fra coppie gay e eteri sono la negazione di questo principio”. 

Crede che sia una scelta tattica per mettere in difficoltà il Pd?
“Ho visto commenti sulle pagine Facebook, persone che ci chiedevano di non fare da stampella al Pd, che dicevano così aiutiamo Renzi. Ma è un giudizio politico sbagliatissimo. È proprio così che aiutiamo il Pd a fare compromessi al ribasso con Alfano. Abbiamo fatto felice il leader di Ncd. Abbiamo detto al Pd per mesi: prenditi la tua responsabilità, i numeri li hai, ci pensiamo noi, e a quattro giorni dal voto ci rimangiamo tutto. È una cosa da irresponsabili”. 

Lei è piemontese, come il senatore Airola, che ha lavorato sulla legge per due anni. L’ha sentito?
“Sì, lui cerca di rassicurare. Non cambia nulla perché tutti metteranno su Facebook dei post in cui dicono il loro sì al testo e si impegnano a votarlo tutto. Ma io ne faccio una questione di metodo. Non è possibile che si prendano decisioni senza coinvolgere chi lavora sulle leggi. Libertà di coscienza o meno, il 95% dei parlamentari 5 stelle di Camera e Senato non farà mancare i voti al ddl Cirinnà, ma politicamente c’è un problema enorme all’interno del Movimento”. 

Non ha paura di attaccare così i vertici, chi gestisce il blog e ha messo quel post, o chi ha chiesto che venisse scritto? Non teme di essere espulso?
“Sono della bassa Val Susa. Sono un no Tav da 20 anni, nel Movimento da 10. Sono stato il primo consigliere eletto in Piemonte a fare una lista, figuriamoci se ho paura di dire quello che penso”. 

La votazione è avvenuta molto tempo fa, il dibattito sulla stepchild è andato avanti. Non serviva un’ulteriore riflessione di tutti?
“Certo. Ma si poteva andare per step. Se c’erano dubbi sull’articolo 5 e sul fatto che non fosse stato spiegato a dovere, si poteva fare una seconda votazione. Invece si torna addirittura indietro sulla prima, dando libertà di coscienza su tutto”. 

In effetti, la libertà di coscienza è una novità nelle votazioni a 5 stelle. 
“Sa cosa? Mi sarebbe piaciuto vedere la firma su quel post. Ma capisco che per qualcuno sia più facile far passare un post sul blog piuttosto che confrontarsi in assemblea. Sfido chi lo ha voluto a metterci la faccia”.

*larepubblica

Franco Roberti: “Napoli, così una generazione di ventenni spietati ha rimpiazzato i boss”. DARIO DEL PORTO*

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Il procuratore nazionale antimafia sull’ascesa dei giovani criminali: “Cresciuti senza scrupoli nel vuoto lasciato dai vecchi capoclan”.

NAPOLI. Una “spaventosa quantità di armi in circolazione nelle strade”. Nuove leve di giovanissimi criminali disposti a tutto che “sparano nel mucchio e per questo fanno più paura”. È una “situazione eccezionale sul piano dell’ordine pubblico, senza eguali in Europa, peggio che nelle banlieue parigine”, quella con cui deve confrontarsi oggi l’area metropolitana di Napoli nella lettura di un magistrato che conosce benissimo la realtà della città e della regione: il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti.

Che cosa sta succedendo a Napoli, procuratore Roberti?
“È una situazione apparentemente paradossale: le organizzazioni camorristiche tradizionali sono state quasi tutte colpite da interventi giudiziari molto incisivi. Sono stati sequestrati e confiscati beni di valore elevastissimo. Oggi la camorra ha il maggior numero di collaboratori di giustizia e ben 294 detenuti al carcere duro su 725. Eppure, nelle strade, le cose sono peggiorate”.

Perché?
“La repressione ha funzionato, ma proprio per questo ha determinato vuoti di potere criminale, aprendo spazi a gruppi composti da ragazzi di nemmeno vent’anni, se non addirittura minorenni, che si scontrano per il controllo del territorio e del mercato della droga. Hanno tantissime armi disposizione e sono pronti a uccidere per nulla. Non credo che, nel panorama nazionale o europeo, esistano esempi analoghi”.

Che cosa rende questo territorio tanto diverso da altre aree del Paese e della stessa Campania?
“È tutto il contesto a essere eccezionale. Ci sono problemi irrisolti da 200 anni, dall’evasione scolastica alla disoccupazione crescente compensata dall’economia del vicolo controllata dalla camorra, che sono alla base della penetrazione del modello camorristico nel tessuto sociale. L’area metropolitana copre il 10 per cento della regione, ma in questo 10 per cento vivono, una sull’altra, quasi quattro milioni di persone. Ci sono interi quartieri che, per la loro situazione urbanistica e in assenza di adeguate infrastrutture sociali, sono diventati di per se stessi criminogeni. Penso a Forcella, Scampia, il Parco Verde di Caivano, il Rione Salicelle ad Afragola. E potrei continuare. Altro che le banlieue di Parigi”.

Questo discorso però ricorda la definizione, che è costata tante critiche alla presidente della commissione parlamentare antimafia Rosy Bindi, della camorra come “dato costitutivo” della società napoletana?
“Ma è esattamente quel che penso anche io: se arresti, processi, condanne e sequestri non sortiscono l’effetto deterrente che hanno altrove, è proprio perché la camorra è diventata parte integrante della società napoletana e riproduce automaticamente, da secoli, il modello camorristico di controllo del territorio e della vita di intere fasce di sottoproletariato urbano”.

Come se ne esce?
“Per risolvere i problemi sul piano sociale occorrono interventi che segnaliamo da sempre: lavoro, scuola, servizi pubblici efficienti, trasparenza della pubblica amministrazione. Tutto ciò che genera fiducia dei cittadini nei confronti dello Stato, perché solo con la fiducia dei cittadini lo Stato potrà vincere contro la crimninalità organizzata”.

E dal punto di vista dell’ordine pubblico?
“Se questa è una situazione eccezionale, e io ne sono convinto, occorrono provvedimenti eccezionali per assicurare una prevenzione efficace, visto che la repressione ha dimostrato, da sola, di non bastare”.

Ad esempio?
“Le forze di polizia svolgono un lavoro straordinario. Ma il ministro Alfano dovrebbe chiedersi, per prima cosa, se il controllo del territorio funzioni sempre con l’assiduità, la continuità e la completezza che la situazione eccezionale richiede. Poi dovrebbe domandarsi se gli organici delle forze dell’ordine siano sufficienti. A me pare proprio di no. Suggerisco di rivedere la distribuzione degli organici sull’intero territorio nazionale, in modo da portare più risorse umane nell’area di Napoli. A sfide eccezionali si risponde con interventi eccezionali. D’altra parte, lo dicono le statistiche: vengono sequestrate armi ogni giorno, ciò nonostante il mercato non viene intaccato. Stesso discorso per la droga: gli interventi sono quotidiani, ma tonnellate di stupefacenti vengono vendute ogni giorno nelle piazze. Sulla droga poi voglio aggiungere una riflessione”.

Prego.
“Deve cambiare il target delle indagini, allargando l’azione di contrasto alle strutture finanziarie che alimentano quel mercato. Su questo obiettivo, il mio ufficio si sta impegnando moltissimo”.

Lei ha discusso di questi argomenti con il ministro Alfano nel vertice di giovedì scorso a Napoli?
“Il mio ufficio non è stato invitato”.

Corea del Nord lancia razzo: “Per un satellite”. Stop dell’Onu. Condanna di Usa e Russia. TIZIANO TONIUTTI*

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Violate le risoluzioni. l’Onu convoca il Consiglio di sicurezza. Ban ki-Moon: “Stop azioni provocatorie” , Shinto Abe: “Inaccettabile”.

ANCORA un’operazione missilistica per la Corea del Nord, che alle ore 1:31 italiane ha lanciato un razzo a lungo raggio verso l’area di Okinawa. Ma l’obiettivo era l’orbita terrestre, non il Giappone. Utilizzando una tecnologia balistica e militare che sembra migliorare progressivamente. Stavolta non si tratta di un test o presunto tale come quello di qualche tempo fa: l’intenzione era inviare in orbita un satellite per analisi terrena, “operazione riuscita” come il regime ha comunicato intorno alle 5 ore italiana. Lo ha riportato inizialmenteBloomberg, citando alcuni funzionari del governo sudcoreano e i responsabili del sistema di allerta giapponese messi in allerta per respingere i resti del razzo. E lo ha poi confemato Pyongyang.

Che la Corea del Nord stesse preparando il lancio era noto da diversi giorni. Usa e Giappone ne erano a conoscenza. Naturalmente il lancio missilistico verso territori stranieri viola la normativa internazionale: “L’operazione della Corea del Nord non è accettabile” ha detto il premier giapponese, Shinzo Abe.Usa, Giappone e Corea Sud hanno chiesto la convocazione d’urgenza del Consiglio di sicurezza dell’Onu, che lo ha convocato per le 11 (le 17 in Italia)di oggi domenica 7 febbraio. Il segretario generale dell’Onu Ban ki-Moon ha sollecitato la Corea del Nord a porre fine “immediatamente alle azioni provocatorie”. Attraverso un portavoce, Ban ha fatto sapere che il lancio del razzo/satellite di oggi è una violazione delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza sul bando a carico di Pyongyang dell’uso di tecnologie balistiche. La mossa del Nord è maturata “nonostante la richiesta della comunità internazionale per evitare un atto del genere”.

Il missile ha percorso una traiettoria di alcune centinaia di chilometri fino a esplodere, secondo ricostruzioni della Corea del Sud, a sudovest dell’isola sudcoreana di Jeju. Il governo di Seul ha valutato in via preliminare l’iniziativa come “un fallimento” ma ha poi comunicato di ritenere il lancio effettivamente riuscito ,confermando l’intento di inviare in orbita un satellite. La comunicazione ufficiale arriva nella notte dalla Corea del Nord: “Abbiamo inviato in orbita il satellite Kwangmyongsong-4“, ha detto la tv di regime, dopo aver allertato la comunità internazionale dell’arrivo di un annuncio “importante e speciale” via radio e tv poco prima.

Il comunicato della Corea del Nord. Così il regime ha annunciato al mondo l’operazione: “Il satellite “Kwangmyongsong-4″ è attualmente in orbita, circa 10 minuti dopo il lancio avvenuto alle 9:01 locali, su esplicito ordine del comandante supremo Kim Jong-un”.  La Corea del Nord, inoltre, “continuerà il suo programma di lanci satellitari”, rivendicando il diritto allo sviluppo dello spazio a fini pacifici. Il razzo, lanciato dalla base di nordovest di Dongchang-ri, ha sfruttato le condizioni meteo favorevoli nel primo giorno della finestra anticipata e ridotta ieri al 7-14 febbraio dalla precedente 8-25 febbraio. 

La Corea del Nord lancia un missile, ma dichiara di aver messo in orbita un satellite

https://www.youtube.com/watch?v=sEfKJs7Pf6c

Pentagono, “Nessun pericolo Usa e alleati” Secondo alcune fonti della Corea del Sud, potrebbe trattarsi di un test di tecnologia non permessa, adatta eventualmente “a colpire gli Stati Uniti”. Il Pentagono, dopo aver confermato il lancio del razzo ha  specificato che non c’è stata alcuna minaccia né per gli Stati Uniti né per gli alleati. La Casa Bianca condanna “l’azione provocatoria in palese violazione delle risoluzioni dell’Onu”. “Gli Stati Uniti sono impegnati alla sicurezza degli alleati nell’area e assumeranno le misure necessarie per difendersi e per difendere gli alleati e rispondere alle provocazioni della Corea del Nord”.

La condanna russa.  “La corea del nord mostra una preoccupante mancanza di rispetto della legge internazionale e il corso  scelto da pyongyang non può non essere oggetto di una netta critica”: lo ha dichiarato il ministero russo degli esteri. Mosca esorta la corea del nord, con cui ha buoni rapporti di dialogo, a riflettere sul fatto che la “contrapposizione all’intera comunità internazionale non risponde agli interessi stessi del paese”.

Corea del sud. La presidente sudcoreana Park Geun-hye ha definito “inaccettabili” le provocazioni d Pyongyang. Nel corso di una vertice d’emergenza del Consiglio nazionale di Sicurezza, Park ha espresso la necessità di adottare “pesanti sanzioni” nei confronti della Corea del Nord tramite le Nazioni Unite, nel più breve tempo possibile.

Cina: “Sviluppo negativo”. Il primo commento cinese sul lancio fa capo all’agenzia ufficiale Xinhua: “In merito alla sua reale natura, il lancio rimarca uno sviluppo negativo della situazione nella penisola coreana, dato che ha suscitato ansia e preoccupazione su vasta scala nel mondo”. In una nota postata online, il ministero degli Esteri osserva che l’iniziativa “ignora l’opposizione universale da parte della comunità internazionale”. La Cina ritiene che il Nord “debba avere il diritto di utilizzo dello spazio a scopi pacifici, limitato ora dalle risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’Onu”. Pechino invita “tutte le parti rilevanti a mantenere la calma, a prendere azioni caute e ad evitare mosse che possano portare tensioni”.

*larepubblica

Mosca e Riad alla disfida di Aleppo MAURIZIO MOLINARI*

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A cinque anni dall’inizio della guerra civile siriana la massiccia offensiva militare russa contro Aleppo e la disponibilità saudita ad inviare truppe di terra cambiano lo scenario del conflitto. I jet del Cremlino hanno compiuto negli ultimi sette giorni almeno 800 raid dentro e attorno alla più grande città siriana di cui il regime di Bashar Assad vuole ottenere il completo controllo per infliggere ai ribelli una sconfitta tale da cambiare le sorti del confronto bellico.  

Mohammed bin Salman, ministro della Difesa di Riad e figlio del re saudita, ha dato la disponibilità ad inviare in Siria contro Assad contingenti di truppe di terra – seguito da Bahrein ed Emirati Arabi Uniti – prospettando un intervento pansunnita modellato su quanto realizzato in Yemen contro ribelli filo-iraniani e gruppi jihadisti. Mosca e Riad si confermano in questo modo nel ruolo di leader delle opposte coalizioni in lotta per decidere il controllo di Aleppo, le sorti della Siria e gli assetti del futuro Medio Oriente. Dietro Vladimir Putin vi sono l’Iran, il regime di Assad, l’Iraq e una legione straniera di miliziani sciiti coordinata dalla Forza al Qods mentre re Salman guida una coalizione di almeno 30 nazioni sunnite. In comune hanno l’avversione per il Califfato jihadista di Abu Bakr al-Baghdadi, che si rimproverano l’un l’altro di appoggiare. La novità è nel cambiamento che matura a Washington sul duello fra russi e sauditi. Questa settimana a Bruxelles il capo del Pentagono, Ashton Carter, vedrà Mohammed bin Salman per discutere le modalità di un possibile intervento saudita in Siria nell’ambito della coalizione occidentale. Fra le ipotesi c’è l’accesso di contingenti arabi dalla Turchia – Paese Nato nonché alleato dei sauditi – per proteggere le decine di migliaia di civili in fuga da Aleppo in fiamme. A confermarlo c’è la reazione di Walid al-Muallem, ministro degli Esteri siriano fedelissimo di Assad, che avverte i Paesi sunniti: «I soldati stranieri che entreranno nel nostro Paese lo lasceranno dentro le bare». Jeffrey James e Sooner Cagaptay, analisti del «Washington Institute», descrivono quanto sta avvenendo come una conseguenza del «risveglio» dell’amministrazione Obama, paragonabile alla decisione che portò il presidente americano Bill Clinton ad intervenire nelle guerre balcaniche a metà degli Anni Novanta per porre termine tanto a crimini di massa quanto ad un pericoloso domino di instabilità regionale. Sarà l’esito della missione europea di Carter a dare il polso di quanto avverrà con gli sceicchi del Golfo ma l’interesse del presidente Barack Obama è invertire una dinamica mediorientale che al momento premia i suoi avversari: i jihadisti dello Stato Islamico sul piano tattico e il Cremlino su quello strategico.  

La maggiore debolezza della coalizione occidentale in Siria è venuta finora dalla mancanza di valide truppe di terra alleate. In più occasioni i leader di Washington, Londra e Parigi hanno auspicato l’impegno di contingenti convenzionali arabi, per sostenerli dall’aria. La disponibilità di re Salman e degli altri sceicchi a fornirli apre dunque un nuovo scenario. Anche perché c’è una coincidenza di interpretazione fra Washington, Ankara, Riad e Abu Dhabi sui motivi della sospensione dei negoziati di Ginevra per la transizione in Siria: attribuita all’offensiva aero-terrestre russo-siriana per impossessarsi di Aleppo. 

 

*lastampa

RILEGGI LIVE – Napoli-Carpi 1-0 (69′ rig. Higuain)

Premi F5 per aggiornare

94′ Fine partita
 
90′ Vengono concessi 4 minuti di recupero
 
84′ Ci prova Mertens ma la conclusione è alta. Fuori Insigne e dentro El Kaddouri
 
81′ Fuori Higuain e dentro Gabbiadini per il Napoli
 
80′ Ancora Insigne a giro, palla parata da Belec. Ci prova Lasagna per il Carpi, palla alta
 
79′ Fuori Mancosu e dentro l’ex Juve Stabia, Verdi
 
78′ Insigne lancia Higuain che tenta il pallonetto ma viene fermato da Belec
 
74′ Bella palla tagliata di Hamsik dalla sinistra, Insigne viene anticipato da Belec
 
73′ Ci prova Insigne a giro, invece di servire i compagni, palla alta
 
71′ Ci prova Allan con un’azione personale: fermato in corner
 
69′ GOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOL del Napoli. Higuain trasforma il rigore alla perfezione!
 
68′ Corner di Valdifiori, trattenuto Koulibaly e rigore per il Napoli
 
66′ Koulibaly la stava combiando grossa con un retropassaggio per Reina corto: palla spazzata in fallo laterale
 
65′ Allan non calcia, sinistro di Insigne e palla sul fondo
 
62′ Fuori Callejon e dentro Mertens per il Napoli
 
60′ Fuori Poli e dentro Daprelà per il Carpi. Ci prova Ghoulam di sinistro, palla parata da Belec
 
58′ Ci prova Albiol di sinistro, palla in corner
 
56′ Doppio giallo per Bianco, espulso!
 
54′ Giallo anche per Martinho
53′ Botta di Higuain, Belec respinge
50′ Gol annullato a Callejon su cross di Insigne per fuorigioco che non c’era. Giallo per Sabelli per fallo su Higuain
48′ Koulibaly in mischia sugli sviluppi di un corner tenta la spaccata volanta, palla alta

 

45′ Partiti, palla al Carpi!

SECONDO TEMPO

 

47′ Fine primo tempo

45′ Hamsik per Insigne che scarica un destro al volo micidiale: peccato che è di poco alto. Giallo per Bianco per fallo su Allan. Vengono concessi 2 minuti di recupero

43′ Giallo per Albiol

41′ Azione di Hysaj sulla destra, palla al centro per la testa di Callejon ma la sua girata è ancora a lato della porta difesa da Belec

36′ Schema su punizione: Valdifiori per la testa di Insgne, palla a Koulibaly ma a calciare è Callejon sul fondo

35′ Giallo per Crimi per fallo su Allan

33′ Ci prova Lasagna di testa, palla sul fondo

28′ Valdifiori pennella al centro per la testa di Callejon: lo spagnolo colpisce male e l’azione si spegne sul fondo

26′ Koulibaly crossa di sinistro per la testa di Callejon, palla alta sopra la traversa. Il Napoli vuole il gol!

25′ Hamsik a tu per tu con Belec colpisce il piede di Zaccardo che salva i suoi mettendo in corner

19′ Botta di Hamsik, conclusione parata da Belec dopo una deviazione

18′ Insigne si libera e calcia a giro di destro, ma la sua conclusione è alta

14′ Lancio di Hysaj per la testa di Callejon che tocca all’indietro: destro volante di Higuain parato da Belec

13′ Fuori Pasciuti per il Carpi e dentro Zaccardo

12′ Corner per gli azzurri dopo un cross deviato di Ghoulam

8′ Bella combinazione Hysaj-Higuain, il Pipita calcia da dentro l’area, palla sull’esterno della rete

5′ Allan prova dal limite dell’area di rigore: palla alta sopra la traversa

2′ Higauin vicino al gol, palla messa in corner

1′ Partiti, palla al Napoli!

PRIMO TEMPO

 

14:50 – Anche il Napoli fa rientro negli spogliatoi

14:46 – Il Carpi è rientrato negli spogliatoi, mentre il Napoli ultima le fasi di riscaldamento

14:19 – Entra il Carpi sul terreno di gioco tra i fischi di tutto lo stadio

14:15 – San Paolo in festa, Reina in campo per il riscaldamento

14:09 – Tra i fischi del pubblico, in campo anche i portieri del Carpi per il riscaldamento

14:05 – Le formazioni ufficiali:

NAPOLI (4-3-3) – Reina, Hysaj, Albiol, Koulibaly, Ghoulam, Allan, Valdifiori, Hamsik, Callejon, Insigne, Higuain. A disp. Gabriel, Rafael, Strinic, Maggio, Mertens, Regini, David Lopez, Chiriches, Gabbiadini, El Kaddouri, Chalobah, Luperto. All. Sarri

CARPI (3-5-2) – Belec; Romagnoli, Poli, Pasciuti; Letizia, Crimi, Bianco, Martinho, Sabelli; Lasagna, Mancosu. A disp. Colombi, Cofie, Zaccardo, Porcari, Verdi, Di Gaudio, Gnahorè, Daprela, Martinho. All. Castori

14:00 – In campo Gabriel e Rafael per iniziare il loro riscaldamento

Buongiorno e benvenuti alla diretta della gara di campionato tra Napoli e Carpi che si giocherà alle ore 15 allo stadio San Paolo. Vivicentro.it vi aggiornerà in tempo reale.

dal nostro inviato al San Paolo, Ciro Novellino

Le interviste del dopo-partita Salernitana-Pescara (2-2) – VIDEO

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Salernitana Pescara (2-2). Intervista a:

Massimo ODDO, Leonardo GATTO, Alfredo DONNARUMMA, Leonardo MENICHINI, Claudio LOTITO 

Tuttosport: “Sarri insiste sui fatturati. E allora il Leicester?”

Tuttosport ritorna sul discorso ei fatturati di Juve e Napoli: “Il duello tra i fatturati di Juventus e Napoli resta un tema caldo, anche se circondato da una tediosa stucchevolezza. Magari porta bene, nella battaglia per uno scudetto mai così combattuto: fateci caso, ogni volta che Sarri affronta l’argomento (e Allegri gli risponde a tono, seppur non con la medesima ripetitività del collega), la capolista vince. Agli azzurri succede da sette partite di fila (contro le 13 dei bianconeri), anche se accennare alle ricchezze altrui è abitudine che ricorre dai tempi di Benitez. Di ieri l’ultima puntata: «Se un club ha più budget e si muove bene, allora parte favorito». La Juventus fattura 323.9 milioni, il Napoli 125.8, ma ciò non vuol dire che i campani non possano rimanere lassù, in cima al campionato. Prendete il Leicester City, il cui fatturato (136.6 milioni di euro) non vieta alle Volpi di fiutare il sogno Premier, soprattutto dopo il freschissimo sacco di Manchester (giro d’affari del City: 463.5 milioni). Per Ranieri si tratterebbe di un miracolo, per Sarri di una mini-impresa, purché lo storico nemico si faccia da parte. Giova ricordarlo, ai sarriani e agli anti-sarriani: l’equazione meno soldi=più genio vale sempre”.

De Giovanni: “I tifosi sanno quanto possa essere indigesta la Lasagna…”

I tifosi sanno quanto possa essere indigesta la Lasagna se presa sottogamba, chiedere istruzioni agli interisti e pure ai fiorentini che l’hanno ripresa all’ultimo, con un coniglio dal cilindro di Zarate. Inizia così l’editoriale firmato da Maurizio De Giovanni sull’edizione odierna del Corriere del Mezzogiorno, che mette a confronto il Napoli ed il Carpi che tra qualche ora si affronteranno al San Paolo: “Per carità, sappiamo che il Napoli dovrà munirsi di un robusto apriscatole perché il Carpi già all’andata e tra le mura amiche mise in scena un’orribile barricata, producendosi in un palese anticalcio davvero triste; ma sappiamo anche che una volta aperta la scatola, sembra davvero difficile non maramaldeggiare su una compagine piuttosto leggera davanti. Il San Paolo, in pratica, dovrà oggi fare la sua parte più di quanto sia abituato a fare, il che non è poco. Il popolo azzurro dovrà sostenere la squadra sulle ali di un necessario entusiasmo”.

Ma Renzi vuole un ministro del tesoro europeo? EUGENIO SCALFARI*

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La proposta avanzata da Draghi sarebbe la novità-principe anche perché apre la strada a un’Europa federata e non più soltanto confederata.

ALCUNI amici che hanno letto la mia intervista di venerdì con la presidente della Camera, Laura Boldrini, si sono stupiti (positivamente) della fiducia da lei riposta nella politica monetaria di Mario Draghi e di molte previste ripercussioni che potrà avere sull’auspicabile rafforzamento dell’unità dell’Europa. Ho avuto modo di parlare telefonicamente l’altro ieri con Draghi, siamo vecchi amici e di tanto in tanto ci sentiamo. Anche lui aveva apprezzato le riflessioni della Boldrini sul significato della politica monetaria della Bce. Del resto, a questo punto della situazione in Europa e nel resto del mondo, anche Draghi non ne fa più mistero. E la situazione è questa: non c’è più tempo, se si vuole impedire che la crisi economica in corso ormai da otto anni, cui si è aggiunta da oltre un anno una drammatica caduta della domanda nei paesi emergenti, bisogna agire con immediatezza.

Ci sono almeno cinque aspetti da considerare. Il tasso demografico europeo è in netta diminuzione, particolarmente in Italia dove a metà del secolo in corso la “gens italica” sarà molto meno numerosa degli attuali 60 milioni di persone e più vecchia. La mobilità dei popoli da un continente all’altro: sembra un’emergenza dovuta alle guerre in corso e alla povertà insopportabile di alcune zone del mondo. Così sembra, ma non lo è, non passerà tra due o tre anni come molti sperano: è un movimento di interi popoli, che durerà a dir poco mezzo secolo e produrrà inevitabilmente un’integrazione di culture, di religioni e di sangue; un meticciato graduale ma inevitabile.

Un’economia mondiale che vedrà ridursi la domanda di beni manifatturieri ottenuta con l’uso di materie prime e di energie tradizionali. Al loro posto ci saranno beni e servizi prodotti con tecnologie specializzate e una diminuzione del lavoro materiale e dell’occupazione. Infine un aumento del tempo libero che sposterà le persone verso viaggi, turismo, cultura, processi di integrazione, ricerche scientifiche e applicazioni pratiche dei loro risultati.

Il quinto ed ultimo elemento riguarda il sistema finanziario che dovrà essere profondamente rivisto per adeguarsi ai predetti mutamenti e che già fin d’ora richiede un cambiamento di fondo dovuto alla mobilità dei capitali, alla dimensione delle imprese, all’andamento die mercati, alle garanzie dei depositi, alla creazione di monete internazionali che non si identifichino con quelle emesse e circolanti nei singoli Stati ma il cui valore abbia come base quello delle monete circolanti adeguatamente valutate. Questa riforma fu studiata dalla Commissione di Bretton Woods e sostenuta da Keynes, ma fu impedita dall’America che ravvisò nel dollaro la doppia funzione di moneta circolante e di punto di riferimento nei tassi di cambio di tutte le altre monete. Ma la società globale ormai in atto esige una appropriata riconsiderazione del “bancor” proposta più di settant’anni fa da Keynes. Questa, in sintesi, è la situazione in cui ci troviamo, le prospettive possibili e gli strumenti necessari a realizzarne gli obiettivi. Cioè la politica e i valori che debbono ispirarla. Difficilmente quei valori saranno dovunque gli stessi, la società globale proviene dalla comunicazione tra storie diverse, culture diverse e diverse condizioni di vita, di povertà, di benessere. Ma è globale nel senso delle comunicazioni e la libera e intensa comunicazione tende all’integrazione, anche dei valori. Un percorso che durerà secoli e configurerà il futuro.

Per quanto ci riguarda, i nostri valori sono, come ben sappiamo, tre: libertà, eguaglianza, fraternità. Non sono affatto realizzati, non dico nel mondo, ma neppure nell’Occidente che tuttavia ne ha fatto da oltre due secoli la sua bandiera. Saranno – dovrebbero essere – il nostro contributo alla società globale della quale facciamo parte.
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Guardiamo ora più da vicino i fatti che sono in questi giorni accaduti. Non i fatti episodici, ma quelli che fanno parte del quadro evolutivo sopra accennato o lo contrastano. Avevamo cominciato con Draghi. A Francoforte, pochi giorni fa, ha parlato della politica della Bce da lui sostenuta e applicata ormai da un anno; ha enumerato i risultati raggiunti ma anche quelli finora mancati e delle nuove modalità che ne consentiranno la necessaria realizzazione. Le decisioni saranno prese dalla Bce in una riunione già prevista per il 10 marzo prossimo.Delle cause che hanno impedito il completo risultato desiderato, soprattutto per quanto riguarda il tasso di inflazione, abbiamo già riferito il pensiero di Draghi; ma la proposta essenziale e vorrei dire rivoluzionaria Draghi l’ha detta a Francoforte: ritiene indispensabile e quindi vuole la creazione d’un ministro del Tesoro unico, che sia l’interlocutore politico della Bce da lui guidata.

Non è la prima volta che Draghi ne segnala la necessità, ma per qualche tempo l’aveva accantonata. Ora l’ha ripresa con ancor più energia e urgenza di prima; per darle maggior forza ha specificato che dovrà essere ministro del Tesoro non di tutta la Ue ma soltanto dell’Eurozona; non rappresenterà dunque i 28 paesi membri ma soltanto i 19 che adottano la moneta comune. Il ministro del Tesoro può anche essere membro della Commissione di Bruxelles con questa specifica e territorialmente delineata funzione. È evidente che una novità del genere ha bisogno, per nascere, d’una cessione di sovranità di ciascuno dei 19 paesi in questione. A suo tempo il nostro ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, si disse favorevole alla proposta di Draghi. Renzi non ne parlò. Che cosa dicono ora? Padoan è sempre d’accordo? E Renzi? Per rinnovare e rafforzare l’Europa come Renzi dice motivando in questo modo i suoi dissensi con Bruxelles, questa del Tesoro unico sarebbe la novità- principe anche perché apre la strada ad un’Europa federata e non più soltanto confederata. Ecco il passo avanti che i sostenitori degli ideali del Manifesto di Ventotene chiedono a Renzi. Vorrà rispondere positivamente? Questo sì, gli darebbe un ruolo di altissimo livello. Isolato dagli altri 18 paesi dell’Eurozona? Forse sì, ma non necessariamente da tutti. Del resto, isolato lo è già.

Ma c’è un’ipotesi che mi permetto di formulare, può sembrare paradossale ma secondo me non lo è: forse non sarebbe ostacolato dalla Merkel. Tutti sappiamo che un’Europa federata si farà soltanto se la Germania si dichiarerà favorevole. È altrettanto chiaro che in un’Europa federata la Germania sarà la nazione di maggior rilievo, non per sempre ma certamente per un lungo periodo iniziale. È altrettanto chiaro – la storia d’Europa dell’ultimo secolo ce lo insegna – che la Francia ancora stregata dalla sua “grandeur”, sarà contraria. Ma tutti gli altri paesi non possono che aderirvi, magari non entusiasti ma rassegnati, perché, come da tempo sappiamo, in una società globale contano gli Stati con dimensioni continentali; gli altri non contano niente. Questa è la realtà e forse Angela Merkel è in grado di percepirla e di compiere il primo passo accettando la richiesta di Draghi del ministro del Tesoro unico dell’Eurozona; richiesta motivata essenzialmente da ragioni economiche.

Lo status di Renzi, se si muovesse per primo su questo terreno, gli aprirebbe una vera e propria autostrada per quanto riguarda il suo ruolo futuro in Europa. Futuro ma anche attuale perché il suo principale interlocutore sulla politica economica sarebbe quel ministro del Tesoro, prima della Commissione. I democratici renziani ma anche ed anzi soprattutto i dem dissidenti, dovrebbero premere compattamente su questa strada come dovrebbe anche avvenire sulla legge per le unioni civili. Un Renzi laico ed europeista vincerà a mani basse il referendum. Ma se così non sarà, se continuerà ad essere contro l’Europa e con sulle spalle una riforma costituzionale che a molti non piace affatto, allora non è sicuro che il referendum confermativo passerà a larga maggioranza; potrebbe arrivare un testa a testa con esiti imprevedibili. Noi speriamo che se la cavi, alle condizioni sopra indicate perché quello è l’interesse del paese. Diversamente non speriamo niente.

Anzi: da laici non credenti (personalmente parlando) indichiamo in papa Francesco un simbolo che rappresenta più e meglio di ogni altro l’epoca globale in cui viviamo. Incontrerà tra pochi giorni a Cuba il Patriarca degli ortodossi di Russia per un futuro avvicinamento che probabilmente finirà con un sostanziale affratellamento tra quelle due Chiese cristiane. Poi visiterà il Messico, i poveri, i carcerati. Poi ci sarà un’altra riunione cui parteciperà anche il Patriarca ortodosso Bartolomeo che rappresenta gli ortodossi del Medio Oriente dalla sua sede di Costantinopoli. Infine, a fine ottobre, Francesco incontrerà in Svezia i rappresentanti di tutte le Chiese luterane sparse nel mondo a cinquecento anni di distanza dalla riforma di Martin Lutero, puntando da entrambe le parti a superare le differenze riconoscendosi fedeli in Cristo. E noi balbettiamo sull’unità dell’Europa? E non smettiamo di riaffermare la nostra isolata autonomia? Ognuno per sé e Dio per tutti? Il vero slogan dovrebbe essere: poiché Dio è spiritualmente per tutti anche noi politicamente lo siamo.

*larepubblica

Recapitato un messaggio allo spogliatoio azzurro

Come riferisce la Gazzetta dello Sport è stato recapitato un messaggio allo spogliatoio azzurro: niente scherzi oggi pomeriggio contro il Carpi per arrivare con due punti di vantaggioal big match di sabato contro il Torino. Sarri si affiderà a Gonzalo Higuain che oggi avrà tre motivazioni in piùper segnare agli emiliani. In primis il Pipita ha nel Carpi l’unica squadra alla quale non ha segnato. Il secondoriguarda il duello a distanza con Cavani; se oggi Higuaindovesse segnare supererebbe il Matador per quanto riguarda il numero di gol segnati consecutivamente. Infine c’è il San Paolo che motivacome non mai l’argentino che vuole scriveuna pagina indimenticabile della storia recentedelclub azzurro.

Giuntoli mette nel mirino Mammana del River

La Gazzetta dello Sport scrive su Cristiano Giuntoli: “Sin qui ha usato il fioretto nella gestione dei rapporti interni (si è portato dietro un solo collaboratore, il preziosissimo Giuseppe Pompilio) sfruttando le competenze di chi già operava nel Napoli, e sul mercato ha preferito tagliare la rosa ed il monte ingaggi in maniera chirurgica. Nel Carpi ha trovato una sponda preziosa e non a caso ha dato in prestito alla formazione di Castori sia De Guzman (oggi assente) che il promettente Gnahoré. I giovani sono il suo pallino: Hysaj (’94) ed Allan (’91) sono medaglie da appuntarsi al petto. Adesso aspetta di vedere l’esplosione di Grassi (’95) e ha già messo nel mirino Mammana (difensore del River classe ‘96). Per molti la scelta di De Laurentiis sembrava quella di non volere al fianco una figura ingombrante, invece Giuntoli si è dimostrato un decisionista ed ha creato un feeling con Sarri. I due si conoscevano ma non avevano mai lavorato insieme. Hanno le stesse radici e lo stesso modo di vedere il calcio. Hanno condiviso anche la scelta di non prendere calciatori ingombranti a gennaio. Per Giuntoli il rapporto con il tecnico è fondamentale”.

“Siamo tutti Koulibaly”, il San Paolo è pronto a far sentire la propria solidarietà

Dopo i cori razzisti all’Olimpico, il San Paolo di Napoli è pronto a far sentire al difensore azzurro Kalidou Koulibaly la propria solidarietà. Come? A partire dalla campagna “Siamo tutti Koulibaly”, con l’invito di presentarsi all’appuntamento con il Carpi con la maschera di Kalidou sul volto come si legge sull’edizione odierna del Corriere dello Sport: “Un messaggio, anzi una storia raccontata anche dalla Bbc e dai media di tanti altri Paesi sparsi per il globo. La migliore risposta possibile a chi ancora crede che il mondo si divida in bianchi, neri, gialli e rossi”. Oppure, direttamente, la fascia di capitano: “Attraverso i social è arrivata anche questa proposta: date la fascia a Kalidou. Così che il popolo mascherato del San Paolo avrebbe anche il suo capitano”.

Chalobah non convocato per il Carpi: ecco il motivo

Come riferisce Tuttosport, Chalobah non è stato convocato per la sfida di questo pomeriggio contro il Carpi allo stadio San Paolo, per motivi familiari. Il centrocampista che in estate è giunto in azzurro dal Chelsea, è ritornato in Inghilterra dalla sua famiglia. Non è da escludere però che il calciatore possa aggregarsi in extremis alla squadra per assistere al match contro gli emiliani.

Higuain pronto a chiudere il suo Giro d’Italia del gol

Gonzalo Higuain sta per concludere il suo personalissimo Giro d’Italia del gol: delle potenziali diciannove tappe da percorrere…gliene manca soltanto una, quella di Carpi. Perchè il Pipita, ventitrè gol in campionato finora, in ventitrè partite, ha segnato a diciotto squadre sulle diciannove attualmente in Serie A. L’unica che gli manca, è proprio il Carpi. L’edizione odierna del Corriere dello Sport scrive sull’argentino: “Sua Maestà ne ha fatti tanti da far rabbrividire, da lasciare impallidire le statistiche, da insidiare Nordhal e Angelillo: eppure si scopre che gli è rimasto un «buco» soltanto con il Carpi, l’unica nemica che s’è risparmiato una prodezza, una invenzione o magari un colpo di pancia d’un centravanti spaziale”.